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Analisi del linguaggio specialistico degli artigiani.

Brano 2. Se viene qua in fabbrica o io onestamente imparo lui perché è il mio nipote,

4.3 Analisi del linguaggio specialistico degli artigiani.

In questo capitolo analizziamo il linguaggio specialistico e professionale degli artigiani. Prima di tutto riporta riamo i numeri relativi all’uso dei termini tecnici o considerati come tali nelle interviste. Il corpo delle interviste consiste di 52880 parole e 3702 sono i termini tecnici della produzione della ceramica. Abbiamo ottenuto questo numero sommando tutti i vocaboli classificati come tecnici in tutte le interviste. Essi costituiscono il 7% delle parole utilizzate.

Negli studi sui linguaggi specialistici vengono distinte le conoscenze specialistiche e le conoscenze generali, comuni. Nel nostro caso dobbiamo esaminare una varietà particolare del linguaggio: la comunicazione specialistica su un argomento specialistico, in cui risultano usati la lingua comune, varie forme del linguaggio specialistico del settore studiato, voci e forme del gergo professionale areale.

La situazione comunicativa delle interviste è la seguente: un estraneo è introdotto nella bottega da un locale ed è presentato come un interessato alla produzione. Gli artigiani rispondono alle domande dell’estraneo cercando di spiegare come producono gli oggetti, cioè trasmettendo la loro conoscenza speciale in modo orale e chiaro.

I fattori che influenzano la scelta della varietà usata sono: la posizione sociale della fonte, l’argomento del discorso, la collocazione geografica della fonte e dell’intervistatore. La lingua viene quindi esaminata come strumento di comunicazione parlata, non rigidamente pianificata, riguardante un argomento specialistico particolare. “As far as the special languages of science and technology are concerned, we can simply say that we use language to convey to others such information about our knowledge and experience of reality as we can express in language” (Sager, 1980). In questo contesto ci interessa analizzare, partendo dai presupposti teorici espressi nel capitolo 1, quali sono le caratteristiche del linguaggio degli artigiani e in quali rapporti questo linguaggio si trova con la lingua comune.

4.3.1. Caratteristiche lessicali del linguaggio specialistico.

1. Nel primo punto prendiamo in esame tre caratteristiche lessicali dei linguaggi specialistici riportate in particolare da Gotti (1991): la monoreferenzialità, la precisione

referenziale e l’ambiguità. La monoreferenzialità, come categoria del lessico

specialistico, indica la coincidenza del termine e del concetto all’interno dello stesso campo semantico: “ogni termine è rappresentativo di un concetto” (Gotti, 1991, p. 18). La

monoreferenzialità prevede l’impossibilità di sostituire un termine con un sinonimo, perché ad un concetto corrisponde un solo termine, per cui a tale termine si potrebbe sostituire solo una perifrasi.

La precisione referenziale è la stretta corrispondenza di un termine ad un solo concetto, una sola cosa o un solo strumento. Il termine specialistico normalmente rinvia immediatamente al concetto designato e per questo motivo, nota Gotti, nella comunicazione specialistica non possono ricorrere, ad esempio, degli eufemismi, come sistema di referenza indiretta (1991, p. 21). Da questi due aspetti del lessico specialistico possiamo trarre la conclusione che nei linguaggi specialistici non si possono ritrovare, normalmente, l’eufemismo e la sinonimia. Tuttavia, come terzo aspetto caratteristico, Gotti riporta l’ambiguità e la polisemia sia accidentale che voluta: “…per quanto riguarda il criterio della monoreferenzialità, in alcuni linguaggi specialistici si notano frequenti violazioni di tale principio e la presenza di numerosi casi di ambiguità e di polisemia” (Gotti, 1991, p. 31). In questo caso parliamo del rifiuto della monoreferenzialità come scelta dello specialista. Noi analizziamo sicuramente un linguaggio molto ambiguo, non monoreferenziale e non preciso perché la scelta del termine è condizionata di più dalla preferenza del parlante e non dalla rigidità della terminologia.

Possiamo trovare un esempio della non precisione/ambiguità nelle scelte lessicali degli artigiani e delle situazioni nelle quali alcuni termini specifici vengono usati uno per l’altro. Termini come “vetrina”, “cristallina”, “vetro”, “vernice”, “smalto” vengono spesso usati l’uno per l’altro, anche se non rappresentano la stessa sostanza. Ad esempio, “…E poi immersa in una cristallina che è un fondente, è un vetro, una specie di vetro trasparente di nuovo, e poi si metteva al forno”. Generalmente si distingue tra vernici e smalti come forme di rivestimento degli oggetti in ceramica usati dopo la prima cottura. Le vernici sono trasparenti ed effettivamente includono come sottotipi cristallina e vetrina, che possono essere chiamate anche fondenti, visto che abbassano la temperatura della cottura. Gli smalti sono i rivestimenti usati già dopo la prima cottura e sono chiamati anche “colori” perché non sono mai trasparenti ma ricoprono la superficie. Un altro esempio dell’uso ambiguo di questi termini: “questa è cristallina, un tipo di smalto …”

Se teniamo conto della monoreferenzialità, il concetto rimane sempre lo stesso, è relativo al termine preciso: lo smalto significa lo smalto e la cristallina significa una vernice trasparente che si applica al biscotto. L’ambiguità è intesa non nel senso della polisemia, ma come ambiguità degli usi reali.

Vediamo gli usi di roda e tornio e la differenza tra questi due termini nella precisione referenziale dell’attribuzione da parte dei parlanti. Il termine dialettale si riferisce esattamente all’oggetto tradizionale e “tornio” si riferisce a tutti e due ma soprattutto all’oggetto moderno, al tornio elettrico a pedale. Possiamo notare la differente estensione lessicale dei significati di due termini: “tornio” è più ampio e “roda” è più ridotto.

Fenomeno tipico alle lingue speciali è la specializzazione del lessico, però non è tipico alla lingua dei ceramisti che si serve molto di più dell’estensione semantica che della specializzazione.

La comunicazione specialistica può avvenire su vari livelli sociolinguistici. Nello schema riportiamo la distribuzione del linguaggio specialistico su vari livelli adattando lo schema di Sager (1980) alla situazione concreta:

Livelli Lingua nazionale Subsistemi di lingua (socioletto, linguaggio specialistico)

Idioletto

Potenziale Norma linguistica, standard

Norma sociale accettata/ riconosciuta nel gruppo esaminato

Individuale/ Del gruppo

Uso effettivo Discorso

Sager propone questo schema come contrapposizione alle dicotomie langue-parole (Saussure) e competenza-esecuzione (performance)(Chomsky) in quanto un modello tripartito: il livello individuale (idioletto), livello di sotto-sistemi linguistici (socioletto, dialetto nel senso anglosassone, lingue speciali) e il livello generale della lingua nazionale (italiano). Al livello dell’individuo si analizza la dimensione del discorso. Il discorso rientra in un sotto sistema linguistico (quello che è l’uso effettivo della lingua) che potenzialmente è “governato” dalla norma sociale. La norma linguistica a sua volta è orientata verso il sistema linguistico dominante che è la varietà nazionale. Lo schema cerca di rappresentare i rapporti tra queste varietà che sono una dipendente dall’altra e dai fattori sociali. La nostra ricerca, ovviamente, è concentrata sul livello individuale e suglu usi effettivi costituiti dagli usi individuali.

Nelle interviste degli artigiani e negli usi effettivi della lingua che abbiamo osservato possiamo trovare vari livelli di produzione linguistica più o meno lontani dal concetto di norma linguistica. Il livello più lontano è quello della parlata individuale e dell’insieme di

tutte le caratteristiche dell’idioletto di un parlante1. Il secondo livello è il livello delle subvarietà non appartenenti alla lingua standard che rappresenta la norma linguistica nazionale. Il secondo livello è caratteristico della norma locale e sociale, nel nostro degli usi effettivi che osserviamo tra gli artigiani. La norma riconosciuta nel gruppo studiato varia tra il dialetto e il suo valore nel territorio2, la varietà regionale dell’italiano e i termini tecnici di estensione sia nazionale che ristretta. Il maggiore interesse per l’analisi è dato dalla varietà tra l’idioletto e la norma nazionale, che abbiamo chiamato uso effettivo, cioè l’unione della norma con gli usi riconosciuti come prestigiosi e rappresentativi a livello locale.

L’ imprecisione riscontrata tra gli artigiani è dovuta al fatto che agli artigiani stessi è chiaro di che cosa si parla e qual è la differenza tra lo smalto e la cristallina sia nell’aspetto che nell’utilizzo. Possiamo presupporre che gli artigiani, dopo le domande che sono state fatte, abbiano percepito la profonda conoscenza delle tecniche di produzione dell’intervistatore e quindi non si siano sforzati a dare tutte le spiegazioni nella descrizione. Queste scelte e l’ambiguità delle espressioni sono dovute a vari livelli di comunicazione specialistica che può essere riconosciuta come comunicazione tra esperto e esperto. La lingua usata dagli artigiani appare non prepianificata; la distanza dalla lingua comune è minima; la distanziazione dalla lingua comune non è voluta dal parlante. Cortelazzo distingue tra due livelli di comunicazione parlata: comunicazione diretta tra tecnici e comunicazione tra esperti e profani. La comunicazione tra esperti è caratterizzata da una grande economia verbale e ha tratti dell’informalità visto che spesso e quasi sempre è la comunicazione orale. La divulgazione che è identificata con il livello di comunicazione tra profano e esperto è caratterizzata dalla perdita di molti tratti caratteristici delle lingue speciali e da un ulteriore avvicinamento alla lingua comune sia sul piano lessicale che sul piano sintattico. Sul piano lessicale Cortelazzo sottolinea la sostituzione dei termini specialistici con parole del lessico generale o con parafrasi oppure l’uso delle metafore e delle analogie. Nel nostro caso troviamo molti tratti comuni alla comunicazione tra esperti e a quella tra esperto e profano perché c’è molta informalità nell’espressione. L’ambiguità e la non precisione nell’uso dei termini tecnici possono essere spiegate con l’economia verbale e quindi come un’altra caratteristica della comunicazione tra esperti.

1 La distribuzione delle varietà del lessico utilizzato è analizzata nella parte 4 del presente capitolo. 2 Le dimensioni di inclusione e di esclusione di località e i valori della lingua locale sono descritti ed

2. La non emotività prevede un tono neutro, lo scopo informativo, l’uso di termini di