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2. Metodologia della ricerca.

2.3 Gli strumenti.

Questionario. Il questionario classico rappresenta una lista lessicale o fonetica, o

morfosintattica. I primi studi dialettologici di Ascoli e di altri studiosi erano di natura fonetica. Si è passati poi all’esplorazione di altri campi come la cultura materiale, lo studio approfondito delle strutture grammaticali dei dialetti, il lessico.

La domanda posta in un modo può influenzare la risposta, sia foneticamente che lessicalmente. Per evitare questi suggerimenti possono essere usati i questionari figurati che danno la possibilità di non influenzare l’informatore (Sordi, 1987) oppure i questionari reattivi (Sobrero, 1973) che devono evidenziare non la forma, ma la modalità della risposta.

Il lato negativo d’ogni questionario è che predetermina l’esito della ricerca orientando la risposta. Con il questionario è difficile trovare qualcosa che non è conosciuto al ricercatore e quindi di solito è usato non per trovare le informazioni nuove ma per confermare quelle note. Proprio per questo di solito è detto che il miglior questionario si può fare alla fine della ricerca. Pignato (1981) “Fare una domanda vuol dire porre in una relazione significativa due o più unità e, in pratica, porre delle condizioni sulla risposta”.

Glauco Sanga nel suo articolo “I metodi della ricerca sul campo” (1991) caratterizza il questionario come una barriera protettiva tra il ricercatore e l’informatore. “Il ricercatore si presenta come mero supporto fisico del questionario, l’informatore è oggettivato come contenitore di risposte.”

I lati positivi del questionario sono la sua comodità, rapidità di compilazione e semplicità. Il questionario “nella sua asserzione più generica e neutra, non sarebbe che una sorta di pro memoria. […] il questionario è, per chi fa inchieste sul campo, come la rete per il pescatore, la cui forma e la cui maglia – oltre al modo di usarla – dipendono dal tipo di pesce che si vuole pescare” (Matranga, 2002). Attualmente il questionario è lo strumento base per gli Atlanti linguistici e per le ricerche geolinguistiche. Nel caso della nostra ricerca il questionario5 è una griglia di domande che guida l’osservatore durante le interviste.

L’intervista. Le interviste possono essere divise in tre gruppi generali:

- l’intervista strutturata a risposta libera (intervista direttiva o standardizzata). L’intervista direttiva prevede una risposta puntuale alla domanda posta e non prevede come risposta un discorso articolato;

- l’intervista semi-strutturata a risposta libera (conversazione guidata) permette di raccogliere informazioni ampie e articolate. Con la risposta “nasce” un etnotesto che fornisce i dati sia linguistici che culturali spesso non previsti dall’osservatore. Per ottenere le informazioni volute l’interlocutore deve sentirsi a suo agio, in condizioni di esprimersi con il linguaggio vicino alla sua parlata quotidiana e abituale.

“La conversazione guidata consente di ottenere informazioni in grado di spiazzare, o quanto meno di correggere e completare, il modello linguistico e culturale – non sempre etnocentrico, ma inevitabilmente parziale – imposto da un questionario” (Matranga, 2002); - l’intervista non strutturata a risposta libera (l’intervista non direttiva o conversazione libera) si usa quando “si vogliono raccogliere materiali i cui contenuti e le cui forme non sono previste né prevedibili” (Matranga, 2002).

Nella presente ricerca viene adoperata l’intervista semi-strutturata che permette alla fonte di parlare, raccontare liberamente ma anche di essere guidata dalle domande poste.

Il raccoglitore e problema della fonte. Frake (1964) dice che l`etnografia “dovrebbe

essere una teoria del comportamento culturale di una particolare società, la cui adeguatezza andrebbe valutata in base alla capacità da parte di un estraneo alla cultura di usare le proposizioni dell`etnografia come istruzioni per anticipare in modo appropriato gli eventi della società”. Per la ricerca etnografica / sul campo non servono gli esperti linguistici ma semplici parlanti (speakers) che hanno la visione del mondo tipica per la cultura da egli rappresentata.

Il raccoglitore deve possedere delle qualità particolari per poter svolgere la ricerca sul campo: essere simpatico, attento, aperto mentalmente e stabilire facilmente contatti con le persone sconosciute, saper ascoltare e intervenire al discorso solo ai momenti giusti e non influenzare l’informatore. Il raccoglitore deve rimanere sempre se stesso e non cercare di integrarsi nella società studiata, ma deve dimostrarsi profondamente interessato e solidale. “There are also times when the most appropriate behavior is to accept being treated as a guest or being the center of attention” (Duranti, 1997, p. 102). Il ruolo dell’ospite contribuisce molto alla raccolta del materiale se non ci sono ostacoli nella comprensione e comunicazione. Assumendo questa posizione il ricercatore non deve “nascondersi”, è libero di chiedere apertamente i chiarimenti, di porre domande e quindi ricevere le spiegazioni da parte dei portatori della cultura.

Il raccoglitore è nello steso tempo rilevatore/ricercatore, studioso/elaboratore. Il raccoglitore non è solo lo scienziato che analizza i materiali nello studio, ma è anche “l’operaio che lavora sul campo”. Non si può analizzare quello che non è sentito e vissuto. Il raccoglitore può ‘perdere’ la sua personalità per non disorientare gli intervistati e per non occupare troppo ‘spazio’ informativo e diventare ‘invisibile’ per assorbire quello che sente e vede. La mancanza d’identità del ricercatore è considerata come un pregio metodologico. Nel rapporto ricercatore - informatore è meglio evitare un rapporto affettivo o troppo personale con l’informatore. Questo tipo di relazione impedisce di portare la ricerca a buon fine. D’altra parte, l’atteggiamento troppo formale può condizionare l’informatore e non permettergli di sentirsi libero ed a suo agio. Il lavoro sul campo è un lavoro cooperativo e quindi ogni ricercatore, trovandosi in una comunità linguistica, deve scegliere il modo giusto diinteragire con i parlanti. L’adeguamento ai diversi tipi di informatori è essenziale per il rilevamento dei dati.

Quali sono gli informatori più adatti per la presente ricerca? Sono prima di tutto persone coinvolte nella produzione della ceramica e provenienti dal Salento. Non sono preferite le persone anziane come avviene spesso nelle ricerche dialettologiche perché uno degli interessi della ricerca è il rilevamento della variazione del linguaggio adoperato a seconda dell’età: come cambiano le scelte linguistiche tra giovani e anziani, quale codice è preferito dagli uni e dagli altri?

Nella mia esperienza ho rilevato che gli informatori con un certo grado d’istruzione e con un alto livello d’inserimento nella società e nella cultura locale possono dare molto di più alla ricerca, avendo lo spirito critico e la capacità di analizzare e valutare i fenomeni circostanti. Wright (1905) scrive: “It is certain that dialect speakers in extreme old age

revert to the dialect as it existed in their youth. Two years ago I visited an old woman in a Yorkshire village, whom I had known intimately for forty-eight years, and for at lest half of that time had been in daily intercorse with her. I found that […] some of her vowel sounds had been changed6”. Quindi vediamo che anche gli informatori anziani subiscono l’influenza dei mass media e “seguono” le direzioni di sviluppo della lingua.

L’informatore “ideale” dovrebbe parlare fluentemente la lingua studiata. Questa non è una condizione molto facile perché adesso in Italia pochi parlano il dialetto come madrelingua. Il raccoglitore si troverà nella situazione di code mixing and code switching e dovrà distinguere il passaggio da un codice all’altro (soprattutto dall’italiano regionale al dialetto e viceversa).

La quantità degli informatori. Questo è un problema che affronta il ricercatore stesso per

ogni ricerca che svolge. Lavorando con un solo informatore si può essere sicuri di stabilire un rapporto stretto d’amicizia e di fiducia, ma si può anche correre il rischio di documentare le espressioni caratteristiche di un gruppo molto ristretto di persone o ad un individuo solo.

Nel caso della nostra ricerca si è ricorsi a un numero elevato d’informatori, perché il lavoro è stato svolto svolta in diverse botteghe. In ogni bottega sono state intervistate diverse persone. Come tecnica è stata scelta la conversazione guidata con diversi informatori appartenenti alla stessa bottega.