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Dopo aver inquadrato sul piano teorico il medium cinematografico, aver rilevato l‟importanza del film come fonte testimoniale della società e aver sottolineato la necessità di considerare tutti quegli elementi di complessità e ambivalenza che rendono unica la natura del cinema, non ci resta che approfondire la prospettiva metodologica entro cui inserire questo lavoro.

La ricerca si pone l‟obiettivo di indagare come il cinema italiano degli ultimi venti anni ha raccontato l‟immigrazione straniera nel nostro paese, su quali elementi si è soffermato, quali problematiche ha evidenziato e, soprattutto, che tipo di interpretazioni ha fornito. Tali obiettivi verranno perseguiti attraverso l‟analisi di film italiani che trattano in maniera diretta, o anche solo di riflesso, la tematica immigratoria. Si tratta dunque di una ricerca documentale118 di tipo qualitativo che vede nel testo filmico la fonte appropriata da cui estrapolare utili considerazioni per la descrizione e l‟interpretazione dell‟attuale realtà sociale.

L‟analisi filmica aiuta a cogliere il senso della complessità dei fenomeni affrontati dal testo cinematografico e li esplora attraverso uno sguardo policentrico che non esclude il ricorso continuo a strumenti d‟indagine molto diversi. Questo particolare tipo di esame è un percorso

116 P. Ortoleva, Il secolo dei media, cit., p. 110.

117 Si pensi alla visione filmica tramite mobile phone o a forme segmentate di fruizione tramite il computer. 118 Per quanto riguarda il concetto di documento si veda P. Corbetta, Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Il Mulino, Bologna, 1999, in cui si legge a p. 437: «Per documento intendiamo materiale informativo su

un determinato fenomeno sociale che esiste indipendentemente dall‟azione del ricercatore. Esso quindi viene prodotto dai singoli individui o dalle istituzioni per finalità diverse da quelle della ricerca sociale: questa tuttavia se ne può impossessare per utilizzarlo ai propri fini conoscitivi». Se consideriamo il fatto che nelle attuali società avanzate il maggiore produttore di materiale documentario è probabilmente il sistema dei mezzi di comunicazione di massa, allora appare chiaro che i testi audiovisivi in genere, e quelli cinematografici in particolare, possono entrare a far parte del novero dei documenti potenzialmente utilizzabili sia dalla ricerca storica che da quella sociologica.

che parte dall‟unità del proprio oggetto di studio per scomporlo e, infine, ricomporlo sotto una nuova luce interpretativa:

Possiamo definire intuitivamente l‟analisi come un insieme di operazioni compiute su un oggetto e consistenti in una sua scomposizione e in una sua successiva ricomposizione, al fine di individuarne meglio le componenti, l‟architettura, i movimenti, le dinamiche ecc.: in una parola, i principi di costruzione e di funzionamento. Si smonta insomma il giocattolo e lo si rimonta, per sapere da un lato come è fatto dentro, qual è la sua struttura interna, e dall‟altro lato come agisce, qual è il suo meccanismo. Vista così, l‟analisi si palesa come un vero e proprio percorso: si parte da un oggetto dotato di una sua presenza e di una sua concretezza; lo si frammenta e lo si ricompatta; e si arriva al medesimo oggetto di prima, ma reso esplicito nelle sue configurazioni e nella sua meccanica [...]. In realtà il cammino consente di acquisire una più piena conoscenza dell‟oggetto analizzato: esso riappare mostrando, oltre alla sua prima faccia, anche il suo scheletro e la sua nervatura; appunto, il modo in cui è fatto e in cui agisce, il suo principio di costruzione e il suo principio di funzionamento. Sotto questo aspetto, ciò che il cammino fa guadagnare è una migliore intelligibilità dell‟oggetto investigato119.

A conclusione di questa disamina del testo è possibile, dunque, desumere alcuni validi spunti di riflessione sulla società a cui il film fa riferimento. Prima però di esporre i dettagli dell‟analisi filmica è necessario fare alcune considerazioni.

Sarebbe un errore distinguere l‟esperienza dello spettatore critico, fornito di uno sguardo più acuto e di una competenza superiore, da quella dello spettatore comune, irrazionale e senza valide capacità interpretative. Non bisogna dimenticare che ogni analisi è sempre preceduta da un‟esperienza spettatoriale, rispetto alla quale costituisce un approfondimento, una rielaborazione, ma senza la quale non potrebbe mai avvenire. Qualsiasi visione filmica è un atto conoscitivo ricco, complesso e con un‟elevata densità. Dunque, il ricercatore deve prima supervisionare il testo audiovisivo come un qualsiasi spettatore, non sottraendosi così al piacere di una visione “immediata”, e solo successivamente potrà sezionare la pellicola e realizzare un esame approfondito, magari servendosi di una scheda d‟analisi in cui inserire le caratteristiche e i punti di tensione di ogni singolo film. Lo studioso deve, allora, considerare il testo nella sua unità di intreccio, nelle sue singole componenti e nella sua struttura narrativa, ma non dovrà mai sottrarsi al piacere della visione e al cosiddetto “effetto cinema”. In questo senso, va riconosciuta la complessità dell‟esperienza spettatoriale e la sua utilità per una maggiore ricchezza conoscitiva. Il cinema, per la sua implicita ambiguità di fondo, comunica al pubblico, incrementandone la conoscenza, ma rimane sempre uno spettacolo coinvolgente, separato dalla vita quotidiana, che trasporta in un mondo “altro” di cui l‟elemento fantastico rimane parte integrante. Il ricercatore, insomma, deve sempre realizzare prima un‟identificazione totale con i personaggi della storia e solo successivamente potrà stabilire quel distacco essenziale per l‟analisi scientifica.

Ogni testo audiovisivo presenta anche un‟ambiguità narrativa e temporale. Esso mette in scena una serie di azioni drammatiche che forniscono un‟illusione di simultaneità, ma allo stesso tempo svela un intreccio narrativo compiuto, cioè elaborato a priori. Sarebbe quindi un sbaglio non considerare il film come un atto comunicativo con una specifica costruzione del racconto; così come sarebbe imperdonabile guardare l‟intreccio senza prendere in considerazione tutti quegli elementi che sottolineano l‟essenza storica del prodotto cinematografico. Il film è sempre calato in una realtà storico-sociale precisa, ma presenta anche caratteri universali. Allora, occorre fare propria l‟implicita ambivalenza narrativa e temporale del testo filmico al fine di coglierne a pieno le potenzialità descrittive e percettive.

Inoltre, nel racconto cinematografico, come già è stato in più occasioni rilevato, vi è sempre una continua tensione tra il reale, ovvero la riproduzione meccanica di alcune parti della realtà, e il fantastico, ovvero un universo fittizio frutto dell‟immaginazione creativa che sta alla base del testo. Non si deve, quindi, separare il piano del reale da quello dell‟immaginario. Ogni pellicola va analizzata tenendo conto della sua doppiezza, perchè è proprio questa che le

permette di farsi testimone di un‟epoca e dei suoi contrasti interni. L‟invenzione narrativa nasconde i riferimenti concreti alla realtà storico-sociale, che però ci sono sempre, e dà senso a quello che viene mostrato. Dunque qualsiasi tipo di film è sia riproduttivo, cioè presenta «frammenti di realtà», sia narrativo, cioè deriva da una manipolazione finalizzata a raccontare una storia. Di conseguenza, il testo filmico va analizzato nella sua interezza, nella sua organicità strutturale, e questo deve sempre avvenire in una prospettiva storica, capace cioè di vedere il film in relazione alla realtà di riferimento.

Proprio per evitare di de-storicizzare la narrazione filmica e per estrapolarne ogni sua potenzialità documentale, occorre sempre confrontarla con altre fonti. In questo modo sarà possibile analizzare il testo facendo riferimento al contesto socioculturale in cui prende vita. Solo inserendo il film nel proprio contesto, infatti, sarà possibile delineare alcuni elementi della vita sociale e talune questioni culturali di particolare interesse. Per superare i limiti della rappresentazione cinematografica è necessario allora confrontare il testo filmico con altri testi. Solo questa comparazione ci darà la giusta prospettiva per evidenziare come una società legge se stessa. Questo confronto, inoltre, permette di verificare la correttezza delle informazioni filmiche. Nel corso dell‟analisi filmica che sarà realizzata nei capitoli successivi, si cercherà di tenere in debito conto queste considerazioni e ci si sforzerà di confrontare i vari film con tutta una serie di testi: le considerazioni della critica cinematografica sui film presi in esame; gli scritti sociologici e storici sulla realtà italiana degli ultimi anni e sul fenomeno migratorio; alcuni articoli di giornale; ecc. Oltre a ciò, si proverà a tenere il più possibile in considerazione sia la storia estetica del cinema italiano che quella storico-sociale e industriale, cercando pure di evidenziare, se ce ne saranno, i riferimenti a opere straniere.

Il prodotto cinematografico, allora, è un oggetto di studio che va necessariamente contestualizzato. Esso è generato storicamente e va inserito nella giusta prospettiva temporale, secondo i canoni della comunicazione tipici del momento storico. Ecco, allora, che l‟analisi filmica deve avvenire su tre livelli:

- deve rilevare l‟oggettività dei fatti narrati, ovvero i «frammenti di realtà» che il film riesce a mostrare, in modo da inserire il testo all‟interno del proprio contesto storico-sociale;

- deve studiarne le regole espressive e, attraverso queste, rilevare come la pellicola arriva a cogliere il visibile (il detto) e il non visibile (il non detto) della società a cui il testo si riferisce, nonché il mutamento sociale;

- deve individuare simboli e tematiche ricorrenti per connettere l‟immaginario cinematografico a quello sociale e alla cultura dell‟epoca.

Tutto questo va realizzato tramite una lettura unitaria del testo filmico che prima lo scompone in unità informative e poi lo ricompone nella sua organicità, resa ormai più intelligibile. Per far ciò bisogna considerare il film come un artefatto, la cui unità si fonda su determinati principi industriali, estetici e narrativi. Il ricercatore, quindi, deve considerare l‟unità testuale del film, nonché la sua struttura narrativa così come storicamente si è determinata. Quest‟ultima, basata su una plausibilità e verosimiglianza di fondo rispetto al reale, insieme ai «frammenti di realtà» che il film riesce a carpire, mostra le rappresentazioni del mondo e delle esperienze quotidiane che il testo manifesta e la proiezione di importanti aspetti della psiche collettiva. La pellicola radica il proprio racconto nell‟esperienza emotiva e sociale del pubblico e nella realtà fisica che lo circonda, ovvero antropomorfizza il mondo fisico e lo rende parte dell‟universo fantastico costruito. Allora, la riproduzione fotografica del reale da parte del cinema si fa essa stessa strumento espressivo. Il verosimile filmico ci offre, attraverso l‟uso di precise strutture narrative e visive, una sorta di autobiografia collettiva della società, ovvero la coscienza che ha di sé l‟aggregato sociale. Il racconto filmico, insomma, è un‟auto-rappresentazione dell‟organizzazione sociale, una sorta di controverità, che mostra come una società si racconta attraverso le narrazioni che prendono vita al suo interno.

Occorre, inoltre, sottolineare che i film che verranno analizzati non sono opere di inchiesta, ma testi di fiction inseriti in cicli produttivi di massa il cui scopo primario rimane comunque quello di intrattenere il pubblico, offrendo uno spettacolo di evasione da consumare nei normali circuiti commerciali. Questi film si presentano come un osservatorio privilegiato

delle dinamiche sociali in quanto rivelano, attraverso le loro immagini, un enorme potenziale informativo e simbolico su alcune caratteristiche sociali. L‟analisi filmica cercherà, allora, di tenere conto dell‟unità del testo in cui si sovrappongono e interagiscono i tre sistemi della rappresentazione:

- parole, cioè i dialoghi tra i vari personaggi e come questi si relazionano in determinate circostanze in base ai loro specifici scopi;

- suoni, sia diegetici che extradiegetici, compresa la colonna sonora;

- immagini, cioè cosa queste esprimono per se stesse e in relazione alle altre immagini e agli altri elementi del testo filmico.

Saranno quindi analizzati:

- i contenuti veicolati (la messa in scena), ovvero il modo di allestire l‟universo raffigurato dal film;

- le narrazioni, ovvero come vengono raccontate le storie e come vengono organizzati i vari elementi;

- gli stili visivi, cioè le modalità di rappresentazione (la messa in quadro), ovvero il tipo di sguardo messo in campo dalla macchina cinematografica, e le modalità dell‟immagine e i legami tra le varie componenti del film (la messa in serie), ovvero il legame che ogni immagine del film intrattiene con le altre e i codici sintattici utilizzati.

Mettere a fuoco i racconti, evidenziare i temi, studiare le immagini, i protagonisti e le ambientazioni permette di delineare qualche filo interpretativo generale del mondo in cui viviamo. Si cercherà, inoltre, di mostrare come l‟analisi contenutistica e visiva dei film aiuti a riflettere sui contesti socioculturali e politici da cui traggono ispirazione.

Tutto questo sarà fatto tenendo conto anche di come è organizzato lo spazio (in/off) e il tempo filmico, nonché le modalità con cui vengono utilizzate le diverse componenti cinematografiche nell‟attribuzione di senso a ciò che viene mostrato e raccontato.

Prima di dedicarsi ad una breve spiegazione teorica - mentre lo studio empirico sarà esplicitato di volta in volta, in base ai film, nel corso del terzo capitolo - di alcuni elementi filmici da tenere in considerazione durante il processo di analisi, è necessario chiarire qualche altro punto del progetto di ricerca.

Prima di tutto, le unità d‟analisi di questa ricerca sono i film italiani dal 1994, anno dell‟uscita in sala di Lamerica di Gianni Amelio, al 2010 in cui la tematica dell‟immigrazione straniera in Italia è centrale nel racconto filmico e, spesso, trova in un immigrato il proprio protagonista. Saranno presi in considerazione pure talune opere in cui la dinamica migratoria fa da sfondo, ma risulta fondamentale per la piena comprensione della storia narrata. In questo caso è possibile che il protagonista non sia un immigrato, bensì un italiano che intrattiene con lo straniero importanti relazioni. Infine, si farà qualche riferimento anche a pellicole estere, spesso coprodotte da compagnie italiane. Tale richiamo verrà fatto solo nel caso in cui, o ci si riferisce direttamente alla nostra società, o vengono trattate tematiche universali che hanno ripercussioni anche sul caso italiano. Si farà inoltre riferimento a tutta una serie di film (per lo più italiani, ma può capitare anche il caso di alcuni film stranieri) in cui la figura dell‟immigrato è del tutto marginale, ma risulta particolarmente esemplificativa per i discorsi che via via verranno svolti.

Tutti i testi oggetto d‟indagine presentano un‟omogeneità cronologica, in molte occasioni anche simili caratteristiche produttive e affini vicissitudini distributive, si rivolgono ad un pubblico eterogeneo - costituito sia dallo spettatore interessato prevalentemente ad una produzione cinematografica indipendente che sappia trattare tematiche di forte impatto sociale, sia dallo spettatore comune - e sono stati scelti soprattutto per la loro complementarietà, vale a dire per la vicinanza nelle tematiche illustrate, per la comune capacità di penetrazione sociologica e per un‟analoga abilità interpretativa delle problematiche contemporanee. Per individuare la lista dei film da sottoporre ad analisi è stato realizzato, secondo i parametri sopra menzionati, un censimento dei film italiani basato sulla consultazione dei cataloghi della produzione italiana realizzati dall‟ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali) in collaborazione con la Direzione Generale per il cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

La scelta di individuare il film di Amelio sullo sbarco nelle coste pugliesi dei profughi albanesi come punto di partenza, anche se può a prima vista apparire arbitraria, trova la propria giustificazione nel fatto che questa pellicola è stata la prima, e forse la più importante, a rendere esplicita la rappresentazione dell‟immigrazione straniera nel nostro paese e a richiamare, in maniera abbastanza palese, la precedente esperienza emigratoria degli italiani. Inoltre, l‟arrivo di migliaia di individui dal paese delle aquile è stato percepito dall‟opinione pubblica nostrana come una svolta epocale e l‟inizio di una nuova fase della nostra storia, anche se è da rilevare che i primi arrivi stranieri nel Belpaese in età contemporanea sono avvenuti già a metà degli anni Settanta.

Tutto il materiale a disposizione è stato interrogato a partire da alcune ipotesi preliminari: - È possibile rilevare la percezione sociale dell‟immigrazione straniera attraverso lo studio delle narrazioni mediali, e in particolare di quelle cinematografiche?

- Che tipo di rapporto la rappresentazione cinematografica dell‟immigrazione in Italia instaura con la memoria collettiva di un paese che fino a poco tempo fa, e per certuni aspetti ancora oggi, ha visto una sterminata moltitudine di suoi cittadini emigrare in altre nazioni?

- Quali punti nevralgici il cinema riesce a smascherare dell‟attuale realtà sociale italiana e quali contrasti a livello della mentalità collettiva è in grado di intercettare?

- Come si inserisce la figura dello straniero nell‟immaginario collettivo italiano e come il cinema utilizza una tale figura?

- I testi cinematografici sull‟immigrazione aiutano il pubblico a sviluppare una maggiore consapevolezza su alcune problematiche del nostro paese?

La ricerca è un processo, un percorso aperto che trova nelle ipotesi preliminari dello studioso il punto di partenza per interrogare le fonti. Senza questo processo dialettico, qualsiasi documento risulta vuoto e privo di suggestioni utili allo studio della realtà sociale. Non è detto che una simile impostazione debba portare a conclusioni definitive o all‟individuazione di risoluzioni praticabili, ma senz‟altro può evidenziare alcune criticità del sistema e aprire a nuove ipotesi per approfondimenti successivi. Ogni documento non parla mai da sé, ma necessita sempre di essere interrogato dal ricercatore a partire da preliminari ipotesi che alla fine del percorso di analisi potranno essere verificate o condurranno a nuove congetture. I film sono racconti di una specifica epoca e di un determinato contesto sociale, come detto precedentemente costituiscono una sorta di autobiografia della società di riferimento, e alcune domande preliminari possono aprire delle prospettive interpretative che mettono in luce ciò che è ancora nascosto tra le pieghe della società.

Una volta definiti gli interrogativi di partenza e individuato il gruppo di film che si intende analizzare, è stata creata una scheda d‟analisi filmica in cui sono state raccolte, per ogni singolo film, le notizie generali, i dialoghi e i suoni considerati rilevanti, le immagini più significative e le sequenze principali, l‟eventuale utilizzo di particolari tecniche di regia per sottolineare il senso degli oggetti scopici, la funzione narrativa di costumi e scenografie e gli eventuali riferimenti a testi filmici precedenti o coevi e ad altri messaggi e linguaggi mediali. Tutto questo lavoro è finalizzato a scomporre il film in sotto-unità e a ricomporlo nella propria totalità interpretativa, sempre tenendo conto degli studi sul linguaggio cinematografico, ma utilizzandoli per finalità tipiche della ricerca storica e sociologica.