L’ITALIA E IL FENOMENO MIGRATORIO
Umbria 93.243 2,2 Totale 4.235.059 100,0 FONTE: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes Elaborazioni su dati Istat
2.5 CINEMA, IDENTITÁ NAZIONALE E MEMORIA SOCIALE
Prima di passare all‟analisi filmica è opportuno ritornare a parlare di cinema. Come abbiamo visto nel precedente capitolo, il medium cinematografico esercita una doppia funzione sociale, quella di testimone della società circostante e quello di agente costruttore della realtà stessa. Senza ritornare su un discorso già affrontato e sulle questioni ad esso connesse, appare però necessario rilevare che il mezzo cinematografico partecipa, spesso in maniera inconsapevole, ai processi di costruzione identitaria di un popolo e favorisce la formazione di una memoria sociale, in cui passato e presente si legano in un continuum spazio-temporale.
Il cinema ha la capacità di farci confrontare con il presente e, contemporaneamente, con il passato ancora dibattuto. I testi audiovisivi, in maniera differenziata, a seconda delle loro qualità intrinseche e degli obiettivi che vi stanno alla base, hanno la potenzialità di sviluppare uno sguardo critico sul sociale, riuscendo così a dar forma, anche in prospettiva storica, alle inquietudini che attraversano un dato assetto societario. La vocazione per la “cineverità”, di cui si è gia dibattuto, fa si che il film lavori a cavallo tra filmico e profilmico, tra realtà e rappresentazione, riuscendo in questo modo ad esplicitare la propria valenza testimoniale della cultura di riferimento:
Tra fenomenologia ed epistemologia, l‟immagine non è semplicemente un supporto sensibile per l‟attestazione del mondo esterno, ma si costituisce in quanto costrutto culturale complesso e stratificato, corrispondente ad un universo di attese e credenze ampio e condiviso all‟interno di un determinato spazio sociale; la messa in forma della rappresentazione si definisce così come occasione di continua “diagnosi della civilizzazione”, mentre il racconto cinematografico manifesta le proprie potenzialità critiche e analitiche nei confronti del “campo del reale” corrispondente, operando una “testualizzazione” e un montaggio dei discorsi sociali e delle “forme di vita” che inquadrano una società in un determinato momento storico301.
Questo discorso è ancora più vero in un mondo mediatizzato come il nostro, in cui artefatti tecnologici e attori umani cooperano nell‟edificazione del reale. Il cinema, allora, fornisce “quadri di senso” utili a percepire il mondo, incanalandolo entro definite categorie cognitive, e, al contempo, a intervenire attivamente su di esso, partecipando così alla sua produzione. Deleuze, infatti, aveva già notato come il cinema dagli “spazi chiusi” del reale riesca a creare di sana pianta altri spazi appartenenti alla sfera del mentale302. In un certo senso, come abbiamo già detto, il medium cinematografico lavora su frammenti del reale per creare una nuova realtà, qual‟è appunto il film, che a sua volta si reinnesta sulla prima realtà di riferimento.
In questo modo, il cinema registra e contemporaneamente partecipa alla costruzione continua dell‟identità nazionale di un popolo e della sua memoria sociale. Con richiami continui al paesaggio nazionale, ai caratteri culturali di un determinato popolo, al passato - mitico o storico che sia - che di continuo si innesta nel presente, all‟immaginario collettivo che caratterizza la società e alle problematiche sociali che segnano un dato contesto, l‟occhio cinematografico registra e dirige “il film” dell‟identità culturale, vista nella sua processualità, di una nazione. Il cinema, insomma, fonde lo spazio con il tempo, creando un sentimento del luogo che simultaneamente invoca un sentimento del tempo, il presente con il passato,
301 R. Guerrini, G. Tagliani, F. Zucconi, Lo spazio del reale nel cinema italiano contemporaneo, Le Mani,
Genova, 2009, p. 13.
unendoli in una continuità processuale, e la realtà con la sua rappresentazione. Così facendo ci fornisce, a noi spettatori, la possibilità di riflettere in maniera critica sulla nostra identità e sulla memoria sociale su cui si basa:
La prospettiva storica e storiografica (nonché quella sociologica) deve necessariamente prendere a carico sia il prodotto, una certa immagine di identità nazionale, sia il processo, ovvero il percorso della sua costruzione, dove l‟uno è inscindibile dall‟altro, dal momento che lo stesso progressivo cammino verso una definizione è destinato ad affinarsi, articolarsi in «differenze», complicarsi, e quindi riflettersi nel (provvisorio) prodotto finale. Se la comprensione degli eventi non è una forma di «riconoscimento» di ciò che esiste, non punta semplicemente a confermare un senso comune acquisito dai fenomeni ma mira a una visione continuamente rinnovata, costruttiva e critica, allora si dovrà prendere in considerazione il mutare delle fonti e delle testimonianze, e una delle moderne fonti di documentazione storica - la principale, essendo la più importante forma di discorso del XX secolo, secondo molti pareri - è senz‟altro il cinema303.
Il cinema diviene quindi un documento che riprende i ritmi della vita, interpreta l‟evoluzione storico-sociale, problematizza la storia nel presente, immagina possibili scenari futuri e testimonia ansie, frustrazioni, aspettative e idee del tempo, illuminandole in una prospettiva storica:
Il presente diventa allora il divenire in cui si determina la capacità di ereditare, la capacità della finzione di stare al passo con la propria “realtà” presente e passata, di saperla finalmente decifrare nei propri tratti virtuali, di mantenerne la memoria e, al contempo, lasciare che passi304.
La narrazione filmica si fa, dunque, parte della memoria sociale e dell‟immaginario collettivo e, contemporaneamente, al suo interno racchiude tratti di memoria e immaginario preesistenti ad essa. In un certo senso, l‟immagine filmica si nutre e diviene frammento di una memoria collettiva che può alimentare l‟azione presente. È una dimensione sincronica del passato, dove esso è tutto insieme presente all‟uomo:
Solo all‟umanità redenta tocca interamente il suo passato. Vale a dire che solo per l‟umanità redenta il passato è citabile in ciascuno dei suoi momenti. Ognuno dei suoi attimi vissuti diventa una “citation
à l’ordre du jour” – e questo giorno è il giorno finale305.
In questo senso il cinema, proprio come la memoria umana, seleziona aspetti della realtà, passati o presenti, che racchiudono un particolare senso (funzione conservativa), li sottopone ad un‟operazione ermeneutica (funzione interpretativa) e suggerisce inedite elaborazioni e prospettive (funzione innovativa).
La memoria sociale è qualcosa di vivo che rimescola il passato, creando nuove categorie e inedite relazioni, reali o immaginarie che siano:
Vi è comunque una ragione più «strutturale»: un evento passato, in quanto insieme indeterminabile di atti e trama complessa di senso, può essere ricordato attribuendogli significati ogni volta diversi. Soprattutto se denso di significato, esso non manifesta il suo senso tutto in una volta, ma continua «a sprigionarlo gradualmente e in tempi lunghi, spesso addirittura in processi interminabili. Esistono cioè esperienze che risultano irriducibili alla prima interpretazione, che ne viene data “a caldo”, proprio perchè contengono un eccesso - e non un difetto - di senso». Così l‟evento viene attivamente modificato dalla sua interpretazione, che accresce il significato dell‟evento stesso306.
Questo discorso è ancora più vero in relazioni a scottanti problemi attuali quali quelli dell‟identità e dell‟immigrazione. La società moderna sente la necessità di pensare in modo
303 G. E. Bussi, P. Leech, Schermi della dispersione. Cinema, storia e identità nazionale, Lindau, Torino, 2003,
p. 21.
304 R. Guerrini, G. Tagliani, F. Zucconi, Lo spazio del reale nel cinema italiano contemporaneo, cit., p. 90. 305 W. Benjamin, Angelus Novus, Einaudi, Torino, 1995, p. 76.
diverso il senso dell‟appartenenza e di prendere atto che le attuali inquietudini sono il prodotto di una fase di cambiamento. L‟esito di una tale sfida deve essere quello di una salutare presa di coscienza del fatto che certi processi, come quelli dell‟identità e della memoria sociale, sono complessi, mutevoli, dinamici, ambigui e conflittuali, nella misura in cui la posta in gioco è la validazione del presente, facendo ricorso a significati sedimentati nel passato.
Se però partiamo dal presupposto che ogni narrazione, compresa quella cinematografica, parte da un processo di assemblaggio e costruzione creativa degli elementi a disposizione, allora giungiamo alla conclusione che il cinema partecipa a questi processi, utilizzando anche il silenzio su certi accadimenti o le distorsioni che nel corso del tempo sono intervenute sulla loro percezione sociale come strumenti per ri-attualizzare gli eventi particolarmente significativi e le loro interpretazioni in vista dell‟esistenza presente.
È in questo senso che si cercherà anche di analizzare i film oggetto di studio, al fine di rilevare quale tracce riportano, a livello inconsapevole, dell‟esperienza e della rappresentazione emigratoria italiana del passato nella raffigurazione dell‟attuale immigrazione straniera in Italia.