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Analisi degli interventi a favore della zootecnia piemontese

Nel documento Cronache Economiche. N.007-008, Anno 1974 (pagine 54-59)

Alessandro Cicogna Mozzoni

Dopo la recente emanazione da parte della Re-gione Piemonte dei provvedimenti legislativi per l'agricoltura, è opportuno fare un breve esame degli interventi della Regione e dello Stato attual-mente in vigore in Piemonte a favore della zootecnia.

Bisogna dare atto alla Giunta Regionale, e in modo particolare all'Assessore all'agricoltura geom. Chiabrando, di avere premuto l'accelera-tore, procedendo in brevissimo tempo a «finan-ziare leggi esistenti dello Stato e promulgare leggi nuove regionali, per mettere in attuazione fino dal corrente esercizio un nutrito programma di inter-venti allo scopo di arrestare la smobilitazione delle stalle in atto per effetto della depressione verificatasi nei prezzi dei prodotti zootecnici dal-l'inizio del 1973.

Per chiarezza ritengo sia necessario elencare sinteticamente gli interventi deliberati dalla Re-gione:

•— contributi in conto capitale fino al 4 0 % ( 5 0 % in montagna) per strutture zootecniche di importo non superiore a L. 5 milioni (7 milioni per territori montani);

•—• contributi fino al 4 0 % ( 5 0 % montagna) e mutuo agevolato al 3 % ( 2 % montagna) per importo pari alla differenza tra spese ammesse e contributo concesso per strutture zootecniche as-sociative;

— contributi in conto capitale fino al 5 0 % per miglioramento pascoli montani;

— prestiti agevolati triennali al 3 % per acquisto di bestiame bovino da riproduzione e da ingrasso e quinquennali al 2 % per acquisto di bestiame bovino, equino, caprino ed ovino da riproduzione e da ingrasso;

— contributi del 3 0 % in conto capitale per acquisto tori;

— contributo del 5 0 % in conto capitale ad imprenditori associati per acquisto attrezzature mobili per la refrigerazione e a trasporto latte;

— contributo dell'80% (montagna e colli-na depressa 1 0 0 % ) sulla spesa annua di gestione di centri associativi per allevamento vitelle da riproduzione;

— contributo forfettario fino a L. 12.000 per ogni giovane capo bovino alpeggiato;

— seme gratuito (limite di L. 3000 per dose) per fecondazione artificiale di bestiame bovino di tutte le razze e prestazione gratuita per la inseminazione con tori da carne e per la inse-minazione di tutte le razze in montagna;

— premio di L. 70.000 per ogni capo bo-vino in sostituzione di un capo abbattuto in ese-cuzione del piano di risanamento;

— premio di ingrasso di L. 50.000 per ogni capo bovino portato a kg 400 se maschio e a 350 kg se femmina (limitato a 30 vitelli per stalla);

— premi di incremento ponderale di Lire 45.000 per ogni capo bovino portato a kg 420 se maschio e kg 360 se femmina;

— premio di L. 70.000 per ogni vitella da riproduzione portata al 1° parto o all'eruzione dei denti picozzi;

— premio di L. 40.000 per ogni vitella nata da vacca iscritta al libro genealogico;

— indennizzo di L. 30.000 per vitelle nate da vacche di razza piemontese utilizzate per le prove di progenie;

— contributo dell'80% alle Associazioni provinciali allevatori sulle spese di gestione dei libri genealogici e controlli funzionali e sulle spese di organizzazione delle Mostre;

Fig. 1. Colpo d ' o c c h i o su una recente mostra di b o v i n i d i razza Bruna alpina.

— contributo fino al 3 0 % per acquisti di riproduttori maschi ovini, caprini ed equini;

— contributi fino al 2 5 % agli allevamenti a carattere familiare della specie minori per acquisto di soggetti da riproduzione selezionati e attrezzature avicunicole.

È inoltre stata approvata recentemente una legge, che ha già ottenuto anche il visto dal Go-verno e riguarda le anticipazioni per la bonifica sanitaria del bestiame e il miglioramento della produzione igienica del latte mediante contributi per la cura delle mastiti subcliniche dei bovini.

Nel complesso quindi la Regione Piemonte ha messo a disposizione della zootecnia un notevole impegno; sopratutto si assicura da parte degli Organi competenti che le somme stanziate per i contributi sono disponibili e dovrebbero essere sufficienti per accontentare tutti.

Anche le somme preventivate come prestiti e mutui agevolati dovrebbero essere presto

dispo-nibili, perché leggi recentemente approvate dal Parlamento hanno autorizzato il Ministro del Te-soro allo stanziamento necessario alle banche per conguagliare la differenza tra interessi ordinari e interessi agevolati.

È importante che vi siano i fondi per accon-tentare tutti ad evitare anche che certe discrimi-nazioni previste nelle leggi regionali possano sco-raggiare alcune categorie di allevatori.

È urgente quindi mettere in moto il mecca-nismo per la concessione e liquidazione dei premi e le Associazioni Allevatori faranno di tutto per accelerare i tempi in modo che agli allevatori possano essere distribuite tutte le somme stanziate dalla Regione per il 1974.

Certo, se si vuole produrre carne, è assurdo che si limiti il premio a 30 vitelli per azienda. Auguriamoci che per i prossimi esercizi il Go-verno assegni alla Regione mezzi sufficienti per allargare il premio a tutti i vitelli che ogni alle-vatore fa nascere nella sua stalla; sarebbe un

provvedimento certamente più efficiente e più serio che quello di stanziare fondi dello Stato a disposizione del preventivato Piano EFIM per allevamenti di vitelli all'estero.

I provvedimenti regionali sono stati ampia-mente discussi prima della approvazione con le organizzazioni di categoria e molti suggerimenti e correzioni sono stati recepiti dai politici. Cer-tamente, come tutte le cose di questo mondo, an-che questi provvedimenti hanno dei difetti; ora però è inutile perdere tempo nelle critiche. E in-vece importante che le organizzazioni di catego-ria, diano la massima diffusione alle norme per il recepimento dei premi e contributi regionali.

Gli errori ed i difetti che si appaleseranno nel corso dell'attuazione degli interventi dovranno essere segnalati dalle organizzazioni di categoria agli Organi competenti proponendo eventuali va-rianti.

Auguriamoci che tutti i fondi stanziati per l'esercizio siano distribuiti entro la fine del 1974 e che siano valorizzate ed aiutate quelle aziende che hanno reali prospettive di incrementare le produzioni zootecniche. Il successo dei provvedi-menti regionali dipende sopratutto dalle norme e modalità di attuazione.

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È opportuno esaminare anche quali sono at-tualmente gli interventi dello Stato che hanno ri-percussioni sulla zootecnia piemontese e preci-samente:

— blocco delle importazioni delle carni dai paesi terzi;

— svalutazione della lira verde;

— meccanismo di intervento con stoccaggio del-le carni.

Purtroppo il blocco delle importazioni da paesi terzi non è assoluto perché si ha notizia che con-tinuano le importazioni autorizzate da accordi internazionali, quelle relative a licenze di vecchia data e sopratutto quelle attraverso la Germania dell'Est considerata parte del Mercato Comune agli effetti del Trattato di Roma.

La svalutazione della lira verde del 12,50% dal 1° luglio non ha eliminato completamente gli importi compensativi ed i premi che gli esporta-tori esteri ricevono per la carne e per i prodotti lattiero-caseari.

Il meccanismo di intervento per lo stoccaggio delle carni ha iniziato da qualche mese il suo funzionamento*m Italia, con gravi difficoltà che l'AIA ha dovuto affrontare per il finanziamento e per il reperimento dei Centri di refrigerazione, ed ha già raggiunto al 10 agosto le 6700 tonnel-late. Anche in Piemonte dal 5 agosto funziona un centro a Novara. Si tratta di un meccanismo previsto dalla CEE che può avere la sua validità nei Paesi dove vi è un surplus di carne, ma in Italia appare veramente assurdo che, per garan-tire un prezzo di intervento agli allevatori, si debba stoccare e congelare della ottima carne ita-liana, mentre il mercato è saturato e condizionato da importazioni che tra l'altro sembra costitui-scano spesso il velo di manovre speculative.

Il meccanismo di intervento dovrebbe avere carattere di eccezionalità in casi di temporanea depressione di mercato, mentre per ora nella no-stra Regione non riesce nemmeno a tonificare il mercato e rappresenta solo l'unica via di uscita per l'allevatore che vuole eliminare la stalla senza gravi perdite. Infatti i prezzi dell'AIMA sono al momento più alti di quelli del mercato, ma co-munque con gli attuali costi di produzione non sono remunerativi neanche per il bestiame nor-male, e tanto meno lo sono per il bestiame di qualità.

Pertanto chi alleva bestiame pregiato, come quello piemontese, non può nemmeno pensare di ricorrere allo stoccaggio presso l'AIMA. Né si può pensare che possano avere efficacia in Pie-monte i premi per macellazione differita delibe-rati dalla CEE, poiché detti premi non possono sopperire al danno dato dal mantenimento in stal-la di vitelloni, torelli e manzi già maturi.

Certo è demoralizzante per gli allevatori ita-liani constatare che l'Italia rischia di essere dif-ferita alla Corte di Giustizia perché non ha appli-cato le direttive agricole comunitarie entro il 31-12-1973.

E chissà quando saranno applicate! Intanto, mentre la CEE ha suggerito agli Stati membri la riduzione dell'IVA sulle carni ed ha stanziato 3 milioni di unità di conto per una campagna di-retta ad incrementare il consumo delle carni bo-vine, l'Italia ha portato dal 6 % al 1 8 % l'IVA sulla carne macellata ed il Governo ha fatto il grave affronto agli allevatori di imporre al Senato con un voto di fiducia la non applicazione della stessa aliquota al bestiame vivo, favorendo cosi gli importatori di carne rispetto agli allevatori.

Fig. 2. U n ' i m m a g i n e di moderno ed efficiente i m p i a n t o zootecnico

Non è certo con questi sistemi che si può ri-durre il deficit della bilancia commerciale del quale per gran parte si incolpano gli allevatori italiani accusandoli di non produrre abbastanza carne.

Dobbiamo dare ragione ad un articolo com-parso di recente sulla rivista « Epoca » in cui si dice « la nostra zootecnia che era già in crisi è stata distrutta dagli importatori. Costoro control-lano i grossisti ed i macellai ed hanno imposto la carne di provenienza estera ».

Né va trascurato che il deprezzamento dei pro-dotti lattiero-caseari, per effetto del blocco dei prezzi del luglio '73 e delle agevolazioni concesse con gli importi compensativi alle importazioni di latte e formaggi esteri, ha gravemente influito sulla smobilitazione delle stalle. È pertanto illu-soria ogni politica di rilancio della zootecnia che non tenga adeguato conto della produzione del latte, anche perché gran parte della carne in Italia è sempre stata prodotta dalle stalle da latte e ciò avveniva particolarmente anche nelle 3 Provincie orientali del Piemonte. In alcune provincie i Co-mitati Provinciali Prezzi hanno autorizzato

l'au-mento del prezzo del latte alimentare, riconoscen-do L. 150 per litro alla stalla, ma le centrali hanno corrisposto detto prezzo solo per il latte pastoriz-zato, che rappresenta una bassissima percentuale del latte prodotto.

Le considerazioni sopra esposte ci portano a constatare che i prezzi di mercato dei prodotti zootecnici, in particolare carne e latte, hanno su-bito dal gennaio 1973 ad oggi una continua de-pressione, mentre i costi di produzione degli alle-vatori hanno subito aumenti vertiginosi.

È pertanto chiaro che il problema più dram-matico dell'attuale situazione di mercato è costi-tuito dal progressivo divaricamento della forbice tra i costi di produzione ed i prezzi. In questa situazione, se non si riesce ad incidere sulla effet-tiva redditività degli allevamenti, ogni discorso del rilancio della zootecnia appare destinato al fallimento.

La Regione Piemonte, con gli interventi delibe-rati, ha fatto un notevole sforzo introducendo ef-ficaci incentivi per le aziende zootecniche, che mi auguro gli allevatori piemontesi sappiano sfrut-tare. Tuttavia, perché l'impegno della Regione

non resti sterile, occorre che gli allevatori riacqui-stino fiducia nella redditività della attività zoo-tecnica e questo non dipende dalla Regione, ma dalla politica agraria del Governo. Occorre che il Governo introduca d'urgenza provvedimenti in-tesi sia a rimunerare meglio il prodotto, secondo le direttive comunitarie, sia ad alleggerire i costi di produzione in particolare per quanto riguarda i concimi, i mangimi, l'uso delle macchine, non-ché gli interessi passivi che hanno raggiunto tassi estremamente elevati.

In Piemonte in questi ultimi tempi sono sorte interessanti iniziative di Cooperative Agricole, nell'interesse reciproco dei produttori di prodotti zootecnici e dei consumatori.

La Regione ha deliberato opportuni e centrati interventi in aiuto alla gestione ed alle strutture delle Cooperative; ma notevoli difficoltà di carat-tere fiscale e finanziario certamente non ne inco-raggiano l'evoluzione. L'aumento al 18%

del-l'IVA sulla carne macellata ed il mancato rim-borso dei crediti di IVA creano un grave sbilan-cio economico per le cooperative e la stretta dei crediti agevolati rischia di far fallire definitiva-mente ogni lodevole iniziativa. Si ha l'impressione che gli uomini di Governo non si rendano conto di quali serie conseguenze possono avere detti in-convenienti sullo spirito associazionistico in Ita-lia, dove la cooperazione ha sviluppo molto ri-dotto rispetto ai nostri partners comunitari, men-tre rappresenta per gli agricoltori, e in modo par-ticolare per gli allevatori, la strada maestra per la riduzione dei costi e l'accesso al mercato anche nell'interesse dei consumatori.

Concludo segnalando la drammatica urgenza di provvedimenti governativi contingenti nel cam-po zootecnico e cooperativistico, indispensabili per arrestare la smobilitazione delle stalle e per non rendere vane le misure adottate dalla Regione Piemonte.

A proposito del passaggio dei lavoratori

Nel documento Cronache Economiche. N.007-008, Anno 1974 (pagine 54-59)