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CAPITOLO TERZO

D. Ritorno a Cirene: Apollonio regna fino alla morte: Apollonio, la moglie, la figlia e il genero, dopo aver trascorso sei mesi a Tarso, decidono

3.2.5 Analisi del testo

Di seguito sono riportati i tratti più innovativi di questa stampa, che distanziano l’opera dal modello latino:

 La prima sezione dell’antefatto segue da vicino quello narrato da

HART: il racconto è focalizzato sull’incestuosa passione di Antioco,

fondatore e sovrano della città di Antiochia, nei confronti della figlia. Un piccolo dettaglio viene però aggiunto e cioè il motivo della morte della moglie del re, deceduta durante il parto. Come nel modello latino, viene lasciato spazio alla descrizione dell’iniziale tormento dell’empio padre di fronte all’insorgere del suo scellerato amore per la principessa; in particolare « par temptacion du dyable fut esmeu et mist son amour en sa fille »179. Nella preparazione della delittuosa unione, il sovrano non ha l’appoggio della nutrice della figlia la quale, dopo aver saputo del misfatto compiuto «

179 Vincensini 2006, p. 515.

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[…] commença a apaysier la fille en luy disant que le roy son pere en avoit le peché ».180

 Al momento dell’arrivo di Apollonio alla corte di Antioco, quest’ultimo fa alcune riflessioni sul principe di Tiro, pensieri che mostrano come il sovrano sia realmente preoccupato per la venuta di un giovane, Apollonio, molto saggio: « Quant le roy d’Antioche le vit, il doubta plus que nulz des aultres, car il estoit moult saige »181; sembra quasi che i due si conoscano. Inoltre, Apollonio, prima di dare la soluzione dell’enigma « […] s’esloigna ung petit, priant Dieu de bon cueur »182, inserzione che caratterizza sin da subito la narrazione verso un’impronta prettamente cristiana che sarà analizzata più avanti con ulteriori rimandi.

 La descrizione della tempesta che colpisce Apollonio e che lo trascina sulle coste della città di Cirene si allontana da quella di HART , scritta in versi e ricca di echi e citazioni di poeti classici, limitandosi ad un breve richiamo alle mutate e terribili condizioni meteorologiche: « Et eulx estans la le bon vent se changa en grandes tempestes, tant que toutes les trois nefz perirent […] »183

.

Eugenio Burgio184 inserisce l’esemplare G in quella tendenza che privilegia una maggiore aderenza alla versione latina, insieme con le versioni A ed L185.

Il testo, sebbene vicino alla versione manoscritta francese cosiddetta traduttoria (A)186, fu comunque in minima parte, modificato dall’autore per essere adattato al pubblico del tempo. Tuttavia, tali modifiche non possono dirsi di rilievo tale da minare in modo considerevole la struttura narrativa dell’opera latina. La stampa ginevrina non è caratterizzata infatti da

180 Vincensini 2006, p. 515. 181 Ibid., p. 516. 182 Ibid., p. 516. 183 Vincensini 2006, p. 518. 184 Burgio 2002, p. 264.

185Ibid. p. 264: « Nei ranghi degli “innovatori” si allineano F, W (la versione che nel

presente lavoro è indicata con la lettera V), B ». Cfr. anche Capusso 2007.

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particolari digressioni amorose (come in B) o politiche (come in V). Per la Archibald187 questo testo sarebbe invece molto vicino alla redazione di Londra, anche se numerose differenze impediscono di utilizzare sistematicamente L come manoscritto di controllo per eventuali correzioni della stampa, quando errata. Un momento cruciale, quello del primo incontro dei due rivali, Apollonio e Antioco, illustra già abbastanza chiaramente gli scarti tra i due testimoni qui citati, soprattutto in direzione di una maggiore sinteticità di L:

(L) : Appolin, lequel pour la grant amour dont il l’amoit s’en vint en la presence du roy Anthiocus, luy demandant sa fille pour femme, auquel le roy respondit et dist : « dy moi, josne homme, est vif ton père et ta mere ? » Sy luy respondy Appolin : «Tant comme vie me durera en fortune, j’aueray nom Appolin, seigneur de Thir. » […] Antiochus luy dist : «Josne homme, ayez mercy de toy mesmes. Je te donne terme que, d’icy a trois jours, tu ayez a declarer la question faicte par moy sur le mariage de ma fille et se tu ne l’as declaires, bien soyez certain que il te fauldra morir.» Et quant il eust dit, Appolin print congié au roy et s’en entra en sa chambre, et commencha a estudier car il estoit bon clercus.

[ Apollonio, per il grande amore che provava, venne alla presenza del re Antioco, domandandogli la figlia in moglie. Il re rispose e disse: «Dimmi, ragazzo, sono ancora vivi tuo padre e tua madre? » Così gli rispose Apollonio: «Finché avrò fortuna in vita, mi chiamerò Apollonio, signore di Tiro» […] «Giovane, abbi pietà di te stesso. Ti do tempo da qui a tre giorni, dopodiché dovrai darmi la soluzione, e se non lo farai, stai pur certo che dovrai morire». Quando ebbe detto così, Apollonio prese congedo dal re e se ne andò nella sua camera dove cominciò a studiare, dato che era molto istruito]

(G) […] le roy Appollin vinst en la cité d’Antioche. Il estoit beau, jeusne, joyeulx, plaisant, riche et tresbon clerc. Et pour tant qu’il se fuyoit, vint pour absouldre la question. Il entra ou pallais et salua le roy moult humblement. Quant le roy d’Antioche le vit, il doubta plus que nulz des aultres, car il estoit moult saige. Et pour ce dist il : «Roy, je sçai bien pour quoy tu es venu. Mais tous ceulx qui femmes sont acquicter.188» Appollin luy respondit : «Ce que vous dictes est le derrenier de la cause, car je n’ay point de femme. ais desire de avoir vostre fille a femme. » Quant le roy oÿt ainssi parler Appollin il fut si esbaÿ que ne sçavoit que

187Archibald, 1991, p. 201; Capusso, 2007 (in cui si mettono in evidenza tutte le

concordanze tra G e L), Lewis, 1915, Vincensini, 2006, p. 510.

188 Passaggio oscuro, così come dichiara Vincensini 2006, p. 516 : «Lacune sans doute de

plusieurs lignes due, probablement, à un saut du même au même. Aucun autre manuscrit ne permet de combler cette omission de façon satisfaisante. »

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faire. Si luy dist : «Appollin, tu ne scez les condicions de ma fille.» Dist Appollin : « Je les ay veues escriptes a la porte de la cité. Et pour tant le droit en sera veu, si plaist a Dieu. » Le roy d’Antioche fut moult indigné contre Appollin et luy dist : «Appollin, entens bien les questions car elles sont doutables […] »189

[ Il re Apollonio, durante il suo viaggiare, venne nella città di Antiochia per risolvere l’enigma; era bello, giovane, gioioso, amabile, ricco e molto saggio. Entrò nel palazzo e salutò umilmente il re. Quando il re di Antiochia lo vide, ebbe timore più di chiunque altro, poiché Apollonio era molto saggio. E per questo disse: «Re, so bene perché sei venuto […]. Ciò che voi dite è l’ultima ragione, poiché io non ho moglie, ma desidero avere in sposa vostra figlia». Quando il re udì Apollonio parlare in tal modo, fu così stupito che non seppe cosa fare. Così gli disse: «Apollonio, tu non conosci le condizioni per avere mia figlia». Disse Apollonio: «Le ho viste scritte alle porte della città. E tuttavia il diritto sarà visto, se piace a Dio». Il re di Antiochia fu molto indignato contro Apollonio, ascolta bene l’enigma, perché esso è incerto […]».

L’indipendenza del testo ginevrino da L risulta inoltre assicurata dalla diversa trattazione dei seguenti episodi.

A differenza dell’incunabolo, L non fa alcuna allusione alla volontà di suicidarsi della figlia di Antioco, mentre in G leggiamo chiaramente che:

(G) […] Adonc le roy se leva du lit et laissa sa fille moult tendrement plourant. […] « chiere nourrice, pour Dieu mercy ! Car se vous dictes mot, je suys morte et vous aussi, car tel la fait qui ne me vient pas a dire […] »190 ;

[ Il re si alzò dunque dal letto e lasciò sua figlia piangente […] «cara nutrice, per Dio, abbiate pietà! Poiché se vi dicessi una sola parola, sarei morta, e così anche voi. Tale è la gravità del fatto che non mi vengono parole»]

Inoltre in L, sono « trois filz de roys » che chiedono la mano della principessa di Terme, numero ricorrente in diverse versioni, mentre nella stampa ginevrina Archistrate « vit venir deux filz de roy qui par longtemps avoient demandé sa fille a femme191». Ancora L ignora completamente gli indovinelli posti da Tarsia al padre, mentre in G essi sono presenti nel numero ridotto di quattro e, nello specifico, vi si trovano quelli che hanno come soluzione il mare e il pesce, la canna, il bagno e lo specchio (enigma a cui non viene data risposta). L fa trascorrere alla moglie di Apollonio

189 Ibid., p. 516.

190 Ibid., p. 515. 191 Ibid. p. 521.

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quindici anni nel tempio ad Efeso, mentre G «[…] “et desja y avoit .x. ans qu’elle y demouroit192

». Infine, la stampa e il manoscritto si distanziano per la mancata condivisione degli episodi riguardanti Taliarco ed Ellanico, personaggi di HART completamente assenti in L.

Comuni alla versione di Londra sono invece il numero di sei copie delle proprie avventure che Apollonio redige poco prima di morire (ma solo nella stampa ginevrina la morte della moglie viene collocata immediatamente dopo quella del marito)193 e il dialogo tra la portiera (personaggio femminile introdotto al posto del più vago cenno impersonale di HART) e la badessa del tempio di Diana194 (dove proprio i suddetti termini contraddittori rendono palpabile l’imperfetta cristianizzazione del modello latino). In particolare, il personaggio femminile della portiera ha caratteristiche più loquaci in L, dove leggiamo:« Lors la portiere dist: ‘ Attendez ung petit s’il vous plaist. Et je l’iray dire a madame l’abesse’. Atant s’en vint dire la portiere a l’abesse que ung roy et sa fille et son gendre avecques grant compaignie de gens, qui sont a la porte : ‘qui vous prient que vous leur donnez congié de entrer ceaus pour faire leurs oroysons et si veullent parler a vous’ ».195

Florence McCulloch, in un saggio fondamentale per le versioni a stampa di HART196, suggerisce la possibilità che la stampa G possa essere stata concepita per un uditorio più che per un pubblico di lettori; causa ne è

192

Ibid., p. 531.

193 Vincensini 2006, p. 532 : « Aprés ces choses, il morut et en morant il embrassa sa

femme et la baysa, dont elle morut avecques luy ». In questo caso sembra quasi che la morte della regina sia una conseguenza dell’ultimo bacio di Apollonio.

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Ibid., p. 531: « La portiere vint demander a l’abesse et luy dist que a la porte avoit ung roy bien acompaigné qui vouloit faire oraison a la deesse Dyana. […] Adonc la portiere ouvrit la porte » ; McCulloch 1965 : « And finally, an amusing mixture of ancient and contemporary customs and language. Appollin stops “en la terre des Effessions” to sacrifice to Diana, and on entering the temple he and his followers “trouverent une nonain qui leur dist: ‘Seigneurs, pardonnez moy, car nul n’y aouse entrer sans licence de ma dame l’abesse’ ” ».

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Burgio 2002. Cfr. capusso 2007. [Allora la portiera disse « Aspettate un attimo per favore e andrò a dirlo alla signora badessa». Così la portiera andò a dire alla badessa che un re, sua figlia e suo genero, con un gran seguito di persone, erano all’entrata e che «vi pregano di concedere loro il permesso di entrare per fare orazione e, se vogliono, parlare con voi ».

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non solo l’estrema semplicità della sintassi e del lessico, ma anche la presenza costante della formula vous aures che rinvia, naturalmente, a dei possibili ascoltatori197. Il risultato è una storia semplificata198, maggiormente comprensibile al pubblico e caratterizzata da uno slancio verso la modernizzazione e la cristianizzazione199. Ecco alcuni esempi: mentre in A l’amore incestuoso di Antioco per la figlia è attribuito a

l’ardeur de felon desir et plaisir, in Garbin, Antioco commette il crudele

atto per tentazione e volontà del diavolo: par mauvais eschauffements et par

temptacion du dyable fut esmeu et mist son amour en sa fille. Apollonio che

è « un jouvencel de Thir, prince de son pays, […] enfourmé

habondammenten lettreure » (A) diviene un re, « beau, jeusne, joyeulx, plaisant, riche, et tresbon clerc200 ». I nomi latini dei venti che distruggono

la nave del principe di Tiro, in G, sono omessi201 e l’apostrofe che Apollonio rivolge al dio Nettuno dopo aver fatto naufragio sull’isola di Cirene: «O Neptun, robeur et pillart, defraudeur de hommes innocens, deceveur de nefs, plus cruel que Antiocus»202 è mutata in un’invocazione

alla fortuna: «O fortune ingenieuse des hommes, as tu attendu cestuy grant peril de moy fayre tant de mal?»203. Dopo che Tarsia è stata rapita e

successivamente condotta nel bordello di Mitilene il lenone vorrebbe farle adorare una statua di Priapo tempestata di gemme preziose, ma ella risponde con una domanda, chiedendo cioè se egli fosse per caso natio della città di Lapsacene (insediamento greco in Asia Minore, sede del tempio di Priapo).

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Questa supposizione è avallata dai termini utilizzati da Copland nel prologo alla sua traduzione dell’edizione di Garbin «I beseche all the reders and herersof this present hystorye […].. » Copland, Kynge appolyn of Thyre,Wynkyn de Worde, London, 1510.

198 Vincensini 2006, p. 533: «Cette pauvreté, souvent reprochée au roman, s’expliquerait

par le fait que nous avons affaire à une sorte de conte, où les héros sont plus des types que des personnages individualisés. Notre texte n’échappe pas à cette règle. Ses rares particularités glissent sur les trois pentes bien connues que suivent les derniers témoins médiévaux de l’Histoire d’Apollonius, roi de tyr : la médiévalisation, la christianisation et le recours à un vocabulaire plus ou moins savant. »

199 Storia che non cela tuttavia l’ascendenza pagana dell’opera originale (come notato per il

già menzionato tempio di Diana).

200 Nel senso di intellettuale. 201

Archibald 1984, p. 233: « classical details were systematically removed in the French prose version of Garbin ».

202 Lewis, 1915, p. 10. 203 Vincensini, 2006, p., 518.

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Questi dettagli sono attenuati in G, in cui non è neppure nominata la suddetta scultura:

Ung qui estoit maistre des ruffiens et tenoit maintes femmes en peché ou lieu publique […] la bouta en une chambre ou il avoit une ymage inhonnorable a dire et luy dist qu’elle adourast celle ymaige. Et elle luy dist : «Ja Dieu ne plaise que je adoure tel chose »204.

[ Uno che era capo dei ruffiani e manteneva molte donne nel peccato in un luogo pubblico […] la portò in una camera dove c’era un’immagine indegna a dirsi e le ordinò di adorarla. Ella gli rispose: « Dio non vorrebbe mai che io adorassi questo tipo di immagini»

Le celebrazioni che si tengono il giorno in cui Apollonio sbarca

inavvertitamente a Mitilene, sono in onore di Nettuno (A), ma nella versione cristianizzata esse onorano Saint Jehan, le patron de la nef. La riscrittura cristiana del testo, resta sino al finale della storia che vede Apollonio e la moglie insieme anche nella morte, rappresentata come simbolo di unione eterna: «Et ainssi Dieu les appella en son royaulme de Paradis, lequel nous

doint le pere et le filze t le benoist saint esperit. Amen»205.

L’eccezione a tutti questi esempi, sta nella modalità in cui Apollonio viene esortato a dirigersi presso la terra degli Efesini prima che a Tarso per punire Strangullione e Dionisiade: la versione A parla chiaramente di un angelo del Signore206 che appare in sogno ad Apollonio sollecitandolo a mutare le proprie intenzioni, mentre nella stampa leggiamo:

« […] luy vint une vision en dormant qui luy dist que s’il n’alloit faire sacrifice a Dyana, premier qu’il s’en allast, qu’il n’entreroit ja vif en son royaulme. Et disoit on que la femme deesse avoit gardee chasteté a sa fille »207

[« Mentre dormiva, gli apparve una visione che gli disse che, se prima di andarsene, non fosse andato a fare dei sacrifici al tempio di Diana, non sarebbe mai arrivato vivo al suo regno. La visione gli disse anche che era stata la Dea ad aver mantenuto sua figlia casta»]

204

Ibid., p. 525; Capusso 2007, p. 81: « La risposta della fanciulla già in alcuni testimoni di RSt si discosta da quella anche troppo freddamente glossatoria delle redazioni latine di base, fornendo lo spunto per ulteriori rivisitazioni di gusto epico-agiografico. Tali riflessi si colgono appunto in G ».

205

Il finale del testo ginevrino ci dice che Apollonio scrisse le sue avventure in sei volumi, ognuno destinato a: il tempio di Diana, la terra di Efeso, Antiochia, Cirene, Tarso e Tiro.

206 In V si parla di una voce, mentre in B, di un uomo vestito da angelo. 207 Vincensini 2006, p. 530.

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Il testo ginevrino presenta inoltre alcuni travestimenti medievalizzanti di contesti troppo specifici della civiltà antica; il risultato può consistere in piccole modifiche o anche in variazioni singolari come nel caso seguente. Quando Apollonio giunge nella città di Terme, la situazione sportiva in cui si imbatte, subisce una svolta in chiave cavalleresca che la avvicina, seppur marginalmente, alle versioni V e B:

«Hau, seigneurs, citadiens, pelerins et tous aultres quelz qu’ilz soient, qui vouldra jouer a l’escu si appareille son fait […] A celle heure le roy Archistrates, seigneur de la dicte cité, entra en jeu avecques tous ses chevaliers […] et commença fort a fraper » [e dopo l’intervento di Apollonio] « ainsi mal vestu que […] estoit, le roy dist a ses chevaliers : Je vous jure par mon salut que je ne viz oncques joyeulx d’escu208

meilleur a mon gré »209

[« Signori, cittadini, stranieri e chiunque altro vorrà gareggiare nella disciplina dello scudo, si armi. […] In quel momento il re Archistrate, signore delle detta città, entrò nel campo di gioco con tutti i suoi cavalieri […] e cominciò a battersi » [e dopo l’intervento di Apollonio] « così mal vestito qual’era, il re disse ai propri cavalieri: vi giuro sulla mia salvezza che, a mio avviso, non ho mai visto nessuno gareggiare nello scudo meglio di lui »]

Solo in poche occasioni l’autore della stampa devia sensibilmente dal testo latino aggiungendo dei dettagli ad esso sconosciuti210. Queste variazioni concorrono alla fisionomia individuale della stampa ginevrina; la più curiosa attiene all’espediente escogitato da Dionisiade per rendere ancora più verosimile anche all’olfatto dei cittadini (e dello stesso Apollonio) la morte di Tarsia.

 La perfida Dionisiade non solo bagna i propri occhi e quelli del marito con della saliva per simulare le lacrime, ma piazza anche, nel sepolcro vuoto, una pecora morta da quattro giorni211.

208

‘joeur d’esteuf’ in G.

209

Ibid., pp. 518-19; per la suddetta parte nelle altre redazioni, cfr. Capusso 2007, p. 82.

210 McCulloch, 1965, p. 116, riferendosi rispettivamente al corpo della pecora e alle finte

lacrime: «One he might have incorporated from a folk-tale; the other originated in his mode». Alcuni dettagli sono già stati menzionati in occasione del paragone con il manoscritto L.

211 Vincensini 2006, p. 533: « […] on peut supposer que, à lui seul, le livre de ary

Douglas, De la souillure, convaincrait sans peine que la pourriture animale relève bien du fonds anthropologique dans lequel les traditions ethno-folkloriques plongent leurs racines. »

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« Et quant la mauvaise femme le vit, elle print de sa salive et en moulia ses yeulx et a son mary aussi. […] La mauvaise femme soy doubtant qu’il n’allast veoir le monument s’advisa d’une faulce chose, car en ung lieu avoit en leur hostel une brebiz morte depuis quatre jours puante a merveillez. Tantoust la prinst et la porta ou tombel qu’estoit fait a cause de la fille pensant que, se Appollin y allast, qu’i pensast que celle puanteur ysist du monument de la fille, puis s’en retourna sans faire semblant ».212

[« E quando la perfida donna lo vide, prese della saliva e bagnò i propri occhi e quelli del marito […] La malvagia donna, temendo che andasse a vedere la tomba, si ricordò di una cosa, e cioè che in un luogo della loro abitazione stava una pecora morta da quattro giorni che puzzava molto. Subito la prese e la portò alla tomba della figlia, pensando che, se Apollonio vi fosse andato, avrebbe pensato che quell’odore provenisse dal monumento funebre. Poi se ne andò facendo finta di nulla »]

 La seconda variazione riguarda, come già notato in occasione della comparazione con L, gli indovinelli di Tarsia.213

 Il resoconto che Dionisiade fa ai propri cittadini per convincerli della morte di Tarsia, occupa un ampio spazio all’interno della storia, anche a causa dei motivi già messi in evidenza (uccisione della pecora;