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CAPITOLO QUINTO

A. Ritorno a Tarso Apollonio, accompagnato dai suoi familiari giunge a Tarso per punire Strangullione e Dionisiade che vengono messi a morte per

2. Enigmi e prove di intelligenza

2.2. Gli indovinelli di Tarsia

Tarsia, la figlia di Apollonio, si rende autrice di una serie di indovinelli che, al contrario di quello enunciato da Antioco, hanno uno specifico scopo di liberazione, di salvamento, sia nei confronti di se stessa, sia nei confronti del padre368. Questi enigmi, insomma, rivelano la parentela intellettuale tra padre e figlia, che condividono la stessa intelligenza e la stessa penetrazione; essi permettono anche di rivelare la loro parentela familiare e sottolineano la ricerca intellettuale di questi personaggi dallo spirito sempre vivo. Il concetto di riscatto può essere applicato anche in termini di mercato: se Apollonio indovina la soluzione agli indovinelli di Tarsia, ella se ne andrà portando con sé il denaro che il padre le aveva donato poco prima, ma se Apollonio dovesse fallire nell’impresa, la figlia dovrà restituirglielo. Tarsia si assicura in questo modo che il padre si presterà al gioco, mentre quest’ultimo, accettando la “sfida” mostrerà di non voler affatto indietro il denaro e che quella è l’unica ragione per cui risponderà. Questi indovinelli scongiurano, con la loro soluzione, la minaccia dell’incesto e mettono in evidenza il rapporto stretto tra padre e figlia: un legame illustrato dall’armonia delle due intelligenze o meglio, dall’identità di un’intelligenza che si riflette in se stessa: solo Apollonio può sciogliere enigmi così complicati escogitati, per l’appunto, da una mente così capace come quella di Tarsia369.

368 Per uno studio approfondito sugli enigmi di Tarsia, ibid., cap. III, pp. 67-89. 369

Secondo Pioletti (2000, p. 172), che si concentra più sulla struttura del testo: « […] non è da mettere in dubbio il nesso interno fra gli indovinelli, dato il loro riflettere, con possibili intenti simbolici, segmenti della storia narrata. Si sarebbe in presenza […]d’un segmento macrotestuale inserito in un testo per altro in gran parte convenzionale: gli indovinelli

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La fanciulla cerca anche di moltiplicare i segni di una loro relazione personale, capace di distruggere il muro di dolore che avvolge Apollonio: saltandogli al collo, tirandolo verso di lei, cerca in ogni modo di strappargli un dono affettivo. I suo indovinelli sono quindi una tappa della liberazione dallo stato morboso di prostrazione in cui Apollonio è caduto.

Nella versione di Vienna, così come nella traduttoria, troviamo elencati i seguenti indovinelli tratti dalla raccolta di Sinfosio370:

1. Une maison qui rend un bruit clair et résonne beaucoup. Mais son habitant se tait . Toutefois , la maison et son habitant courent ensemble. [l’eau]

2. Je suis la fille d’une haute forêt, je suis emportée loin et vite, je suis accompagnée de choses innombrables. Je cours par maints chemins sans laisser derrière moi aucune trace. [la nef]

3. Je suis entrée dans un grand feu et je suis environnée de flammes, et néanmoins je ne suis pas brûlée ; il n’y a pas là de maison, l’hôte y entre tout nu. [le bain]

4. Je ne suis pas pesante, mais le poids de l’eau s’amasse en moi. es entrailles en sont tout enflées. L’eau se tapit au-dedans de moi, elle est répandue à travers les cavernes ouvertes, et pourtant elle ne tombe pas au fond. [l’éponge]

5. Je ne suis pas environnée de crins, et pourtant je ne suis pas dénuée de cheveux. es crins sont à l’intérieur. Les hommes ne les voient pas, ils me jettent et m’envoient, et, de la main, me rejettent et me renvoient. [le ballon] 6. En moi aucune figure n’est certaine et aucune n’est étrangère. Je resplendis de l’intérieur comme une étoile divine qui ne montrerait rien d’autre que ce qui lui est montré. [le miroir]

7. Nous sommes ce qui fait aller vers le ciel ceux qui veulent monter haut. Notre mesure est égale. [les échelles]

rappresenterebbero un ridotto macrotesto la cui cornice sarebbe data dal dialogo fra tarsia e il padre Apollonio[…] ».

370 I testi sono resi in francese moderno, secondo la versione che ne dà Zin 2006, pp. 211-

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La versione di Londra, così come le HT, non menziona gli indovinelli di Tarsia, mentre quella di Bruxelles opera nel seguente modo: mantiene gli enigmi che hanno come soluzione il mare e i pesci, la nave, il bagno, la palla e lo specchio, così come la loro esposizione, mentre elimina quelli la cui soluzione è scale e spugna, per rimpiazzarli con i due seguenti:

1. Deux armes porte à mon costé, et combach à le tempesté dou vent et luitte contre luy, et les euwes encherkans suy, et si m’en vois la terre mordre que de my ne se puelt estordre. [l’ancre]

2. El monde sont quattre serours, qui sont d’une meismez labours, et sont toutes d’une semblance, d’un abit, d’une contenance : ars et engiens touttes les maine, et ly une à l’autre est prochaine, mais pour courir ne pour aller ne se pöent entresaller ; ja l’une à l’autre n’avenra ne sa serour attaindera. [les quattres rues d’un kar]371

La versione F presenta invece ben dieci indovinelli: i già citati nelle altre versioni che hanno come soluzione il mare e il pesce, la spugna (enigma di cui manca la risposta) la palla (Apollonio non dà la vera e propria soluzione: si limita a specificare che grazie alla sua abilità con quell’oggetto divenne amico del re di Pentapoli), lo specchio e le quattro ruote del carro.

In aggiunta, si trovano i seguenti enigmi non presenti in nessuna delle altre versioni:

1. La douz amie de la rive tous tenz voisine au parfont. Maine soefment son chant et est de noire color. Je sui messagiere de la langue signée au maistre dois. [le ruissel]372

2. Nos somez qui alonz au ciel demandant lez autes chossez et ensenblez somez afichées par noz s’en vont en l’air par concordable maistre les quelz uns ordre contient. [le degré de la schale]373

Zink attribuisce un significato particolare ad alcune delle soluzioni degli enigmi che Tarsia propone al padre e che sono da legarsi alle

371 Lewis, 1915, pp. 120-1. 372 Brucato 1995/96, pp. 187-89. 373 Ibid. p. 193.

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esperienze di Apollonio o di altri personaggi all’interno della storia. Secondo ciò, quindi, l’enigma che ha come soluzione le ballon,o meglio, il

ballon stesso, richiama, a causa della sua pelosità interna, la sessualità

incestuosa di Antioco; lo specchio richiama le intelligenze di Apollonio e Tarsia che si contemplano proprio come in uno specchio, durante il gioco delle domande e delle risposte; il bagno rappresenta l’acqua domestica ed è ciò a cui il protagonista ha fatto voto di rinunciare finché sua figlia non si sarà sposata; la canna, intesa come flauto, simboleggia i talenti musicali di Apollonio e di Tarsia.

La versione di Louis Garbin contiene solo quattro enigmi. Tre di questi si trovano anche nella versione originale traduttoria (A) e cioè quelli che hanno come soluzione il mare con i pesci, il bagno e lo specchio; il quarto, meno comune, è quello che cela la figura della canna.

L’unico enigma a cui Apollonio non dà risposta è quello che riguarda lo

specchio; la sua forma criptica, così come suggerisce F. McCulloch374, potrebbe essere la causa del silenzio del protagonista:

« Dedens se monstre resplendissant, et se tu t’approuchez lune semble le solei et ne monstre si non ce que est devant luy »375.

[« All’interno si mostra rispendente, e se ti avvicini, la luna sembra essere sole; non mostra che ciò che gli è davanti»]

In A, invece, il testo recita nel seguente modo:

374 McCulloch 1965, p. 116-17. 375 Vincensini 2006, p. 529.

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«En moy n’a point de certain figure ne d’estrange, anssi j’ay en moy resplendisseur par dedens aussi comme ce se feust une estuelle divine, la quelle ne demoustre rien fors ce qui par avant ly est demoustray ».376

[« In me non vi è figura né certa né strana, ho in me uno splendore interno, come se fosse un trono divino, il quale non mostra altro che ciò che gli appare dinanzi»]

Per quel che riguarda l’ultimo enigma, quello che ha come soluzione la

canna, Apollonio, dà, si, la giusta risposta, ma con una spiegazione non

proprio consona. Riprendendo l’enunciato di Tarsia si legge:

«Quelle amye de l’eau du fleuve qui yroit a la rive, de laquelle musicque et doulz chant se font et n’est de noire coulleur ? Messaigier est de allegrance quant l’on la touche avecques les doiz. ».

[Qual è l’amica dell’acqua del fiume che sta vicino alla riva, dalla quale escono dolci musiche e canti e che non è di nero colore? Messaggera è di allegrezza quando la si tocca con le dita »]

Il padre di Tarsia risponde :

« La doulce amye de la rive du fleuve, c’est la cane tous jours veult estrepréz de l’eau, de laquelle musicque et doulz chant ce font. C’est quant on a des fleuctes ou aultres instrumens et n’est point de noire coulleur, car elle est blanche. essaigier est d’allegrance quant on la touche avecques les dois sus les partuis, car on luy fait dire ce que l’on veult 377

».

[« La dolce amica della riva del fiume, è la canna, sempre dissodata dall’acqua, dalla quale dolci canti e musiche sono emessi, così come fanno i flauti o altri

376 Lewis 1915, p. 38.

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strumenti. Non è nera, poiché è di colore bianco. Messaggera è di allegrezza quando la si tocca con le dita sui fori, poiché le si fa dire ciò che si vuole»]

L’autore della versione di Garbin non realizzò, probabilmente, che l’ultimo dettaglio si riferiva all’uso dell’inchiostro nero e di una penna costruita con una canna palustre.

Il terzo enigma, se così può essere definito, è quello della figlia del re di Cyrene. Enigma trasparente, a dire la verità, che la principessa propone a suo padre scrivendogli che sposerà solamente il naufragé. Questo enigma è una semplice manifestazione del pudore della giovane fanciulla che non osa rivelare di persona al padre il segreto del suo amore; così ella non lo designa nemmeno per iscritto, ma utilizza una perifrasi. Il biglietto contenente la sua risposta si articola, quasi sempre, nel seguente modo: elogio del padre, dichiarazione d’amore nei confronti del naufragé, giustificazione per l’atto “ardito” della manifestazione d’amore:

 « Très aimé et excellent père, puisqu’il vous plaît que je choisisse, je veux avoir ce naufragé qui a tout perdu en mer. Et si vous étonnez que moi, qui suis vierge et chaste, je vous réponde si hardiment, sachez que ce que par pudeur je n’ose vous dire de vive voix, je vous l’écris sur la cire, qui ignore la pudeur». [Versione di Vienna, pp. 121-23]

 « Seigneur roy misericordieux, puis qu’il te plaist que je escripve lequel je veulx pour mary, sachiez que je veul celluy qui a souffert peril en mer, et quia esté trompé par la fortune de la mer. Et ne te merveille se une pucelle t’a ainsi escript, car pour honte ne l’ose dire de bouche, mais je le mande par escript en papier et en encre, qui n’a point de cognoissance ne de honte». [Versione di Londra]

 « on très chier et très bon père, puis qu’il vous plaist que je eslise, je vueil ycely naufragé qui a tout perdu le sien en mer ; et, se vous vous merveillés que je, qui pucelle et chaste sui, vous ay sy hardiement escripst,

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sachéz que ce que pour honte ne vous ay osé dire de bouche, je vous escry en cire qui n’a point de honte en soy». [Versione traduttoria, p. 17]

 « Chiers peres, je vuel à mari le perilliers de mer que Neptunus le dieux des yauwes a dechëus». [Versione di Bruxelles, p. 82]

 « Bon rois et tresbon perez, de ta endulgence me parmet que je t’escrive ore te rescif je, je lui voeil celui a baron qui fu en la mer perilliez et fu en la mer deceuz par l’aventure. Et a ce que tu ne merveilles que la chaste virgez t’a escrit ensi hardiement et sanz vergoigne car ce que por vergoigne je ne t’ai peu dire t’ai envoié par letre qui n’a point de vergoigne». [Versione franco-italiana].

187 APPENDICE II

Interventi del narratore