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CAPITOLO QUINTO

5.6 Matteo Bandello e François de Belleforest

Matteo Bandello fu un famoso novelliere che nacque a Castelnuovo di Scrivia nel 1485 e morì ad Agen nel 1561. La sua fama è legata soprattutto alle Novelle. Ad ognuna di esse, incentrata su fatti reali o leggende storiche, è premessa una dedica a personaggi del tempo. Apprezzate più oltralpe che in Italia, diedero la trama a molti drammi di Lope de Vega e al Romeo e

Giulietta di W. Shakespeare.

282 Cfr. Appendice I.

283

Dati presi da Beidatsch, 1973, p. 40; l’autore sottolinea anche il fatto che queste dediche contenevano comunque tratti convenzionali e che Belleforest cercò per tutta la vita, e soprattutto inutilmente, di di farsi compiacere dai signori del regno con lo scopo di ottenere una certa sicurezza materiale

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Domenicano, condusse vita mondana e cortigiana piuttosto che religiosa. Costante nell'odio verso gli Spagnoli, fu al servizio di Alessandro Bentivoglio e Ippolita Sforza, e alla corte d'Isabella d'Este a Mantova. Dopo la battaglia di Pavia (1525) la sua casa a Milano fu saccheggiata e i suoi libri dispersi. Al costituirsi della 2a Lega santa, il Bandello seguì Francesco Gonzaga e Giovanni dalle Bande Nere; fu poi al servizio di Ranuccio Farnese, e, dal 1528, di Cesare Fregoso, generale della Repubblica veneta, passato poi alle dipendenze di Francesco I di Francia. Essendo stato ucciso il suo mecenate nel 1541, ne seguì la vedova in Francia, a Bassens. Fatto vescovo di Agen, più che attendere al vescovato, continuò a comporre e correggere le novelle. Esse sono 214, divise inegualmente in 4 parti, di cui le tre prime furono pubblicate dall'autore nel 1554, la quarta postuma nel 1573.

A ogni novella è premessa una dedica a personaggi del tempo, nella quale si accenna all'occasione e al luogo dove la novella si immagina raccontata, al narratore e agli ascoltatori. Argomento delle novelle sono fatti reali e leggende storiche, casi strani e imprevisti, dove si alternano il drammatico e il comico, avventure amorose e altre assai licenziose. In queste ultime emerge il suo lato brioso e malizioso, mentre resta di solito freddo e monotono in quelle serie, passionali e drammatiche (che pure sono le più numerose). Scrisse poi un proprio Canzoniere ed altri scritti in volgare e in latino (considerati di importanza minore). Tra questi ultimi troviamo la versione in latino della novella di Tito e Gisippo (una delle ultime del Decamerone), la Titi Romani Aegisippique Atheniensis

amicorum, historia in latinum versa, apparsa a stampa nel 1509 e il discorso

commemorativo nell'anniversario della morte del marchese di Mantova Francesco Gonzaga, composto per ordine di Isabella d'Este nel 1520 (Parentalis Oratio pro clarissimo imperatore Francisco Gonzaga). Maggiore importanza hanno le opere poetiche in volgare, come i Canti XI

de le lodi de la signora Lucrezia Gonzaga di Gazuolo e del vero amore,

stampati ad Agen nel 1545 e le Tre Parche, capitoli in terza rima per la nascita di Giano, primogenito di Cesare Fregoso.

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Il successo dell’adattamento francese delle novelle di Bandello, cancella ad ogni modo quello dell’edizione originale. A Parigi, a Lione, a Torino e, più tardi a Rouen, la stampa moltiplica i volumi di Belleforest, mentre il testo di Bandello ha solamente tre edizioni, di cui due incomplete284. A Parigi, nel 1559, uscirono non meno di cinque edizioni diverse dell’opera di Belleforest; quaranta sono invece le pubblicazioni, più o meno complete, redatte fino al 1616. Insomma, gli eruditi e scrittori francesi del tempo, ritenevano che qualunque uomo o donna di buona famiglia dovesse leggerle e che poteva ritenersi vergognoso il non averlo ancora fatto285. Come spiegare questo successo? Sembra indiscutibile che la ragione principale dell’accoglienza riservata alle HT sia da ricercarsi nella società aristocratica dell’epoca che, in questi racconti tragici ed eleganti, autentici e moderni, trovava delle risposte adatte alle proprie attese culturali e morali. Il “Bandello” in versione francese era d’altronde considerato una sorta di manuale del savoir vivre. Il tema tragico, l’alto rango dei personaggi, le continue peripezie dei protagonisti, tutto rinviava al conflitto tra ordine e disordine così vicino all’esperienza quotidiana dei lettori, ai quali le HT proponevano quel materiale che compensava le loro frustrazioni e che li aiutava ad autodefinirsi in questo periodo di instabilità, di perdite sociali, morali e religiose. Sembra comunque che il pubblico sia rimasto abbastanza insensibile all’intenzione moralizzatrice ostentata da Belleforest e che abbia invece cercato maggiormente nelle HT ciò che il titolo prometteva, cioè storie dalle peripezie violente e dagli esiti spesso brutali286.

Un altro motivo di successo dell’opera era costituito dal fatto che i racconti contenuti nelle HT dovevano sembrare tanto più sconcertanti, in quanto erano quasi sempre dati per veri287: la stessa storia di Apollonio,

284

Reynier, 1971, p. 161, n. 1: « Lucca, Vincentio Busdrago, 1554, 3 v. in -4o, édition qu’il faut completer par la IVe partie (posthume), Lyon, Alessandro Marsilij, 1573, in-8o. (En tout, 214 nouvelles.) – Milan, Antonio degli Antonij, 1560, 3 v. in-8o (140 nouvelles seulement). – Venise, Camillo Franceschini, 1556, 3 v in-4o (140 nouvelles, dont 18 ne sont pas de Bandello) ; per tutte le edizioni apparse delle HT, cfr. Fiorato, 1995, p. 111.

285

Reinyer, 1971, pp. 161-162.

286 Ibid., p. 164.

287 Ibid., p. 164: « L’histoire 119e est une histoire vraie “arrivee du temps de nos peres, ainsi

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viene presentata come trascrizione delle memorie che il protagonista aveva lasciate scritte e che l’autore si limitava a riportare con modifiche limitate o soppressioni di singole parti (ad esempio le sequenze in cui il narratore esprimeva la volontà di non volersi dilungare troppo con la descrizione di questo o quell’altro dettaglio poco importanti per il prosieguo della storia stessa).

La traduzione di Belleforest è un adattamento in generale abbastanza indipendente. Belleforest si vantò di non essere stato semplicemente un

superstitieux imitateur, n’ayant seulement prins de Bandel que le subject de l’histoire.288

Effettivamente, molte sono le modifiche apportate al testo originale: alcuni racconti sono soppressi, altri aggiunti; l’ordine delle novelle in ogni volume e quello dei fatti narrati all’interno di ogni racconto, è completamente stravolto. Le riflessioni personali di Bandello, il più delle volte, sono eliminate o rimpiazzate da copiose dissertazioni morali e ricordi della storia greca e romana. La narrazione, così viva e naturale, con tutto il fascino e la semplicità familiare di una conversazione, viene dunque ampliata e appesantita spingendo così l’intera opera a raggiungere la lunghezza di sette volumi contro i tre dell’edizione italiana.

La storia narrata da Bandello289 che servì a Belleforest come punto di partenza per la narrazione dell’Apollonio, racconta di come Antioco, figlio di Seleuco, re di Babilonia, si sia innamorato della propria matrigna Stratonica e, successivamente, ammalato gravemente per non poter

l’histoire qui s’ensuit”. […] De la nouvelle 123e on nous dit “la chose estant aussi vraye

que chose qui jamais advint en France”».

288 Ibid. p. 160, n. 4: il testo riprende l’avvertenza al lettore del IV tomo. Il titolo di questo

tomo, in particolare, è molto significativo: « Le Quatriesme tome des Histoires tragiques, partie extraicte des œuvres italiennes de Bandel, et partie de l’invention de l’Autheur François »

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dichiarare la passione che lo consuma. Per salvare il figlio, Seleuco accetta di concedere Stratonica ad Antioco290.

Nella versione di Belleforest, al contrario, l’autore si mostra convinto che gli esempi di amore innaturale ed incestuoso fungano come perversione dell’ordine della natura, come elemento di caos e infelicità per l’uomo; di conseguenza, per neutralizzare questi esempi perniciosi, Belleforest propone di passare rapidamente sopra l’amore incestuoso del re per la propria figlia, per poi raccontare più ampiamente delle avventure di Apollonio. Sullo studio delle scelte narrative di Belleforest, occorre tenere presente anche il contesto storico, poiché l’enorme fortuna editoriale che ebbe in Francia la traduzione delle novelle del Bandello reca l’impronta dei disordini politico- religiosi dell’epoca e del conseguente tentativo di ristrutturazione promossa dalla Chiesa negli anni 1560-1570. Le HT vennero pubblicate per la prima volta nel 1559, data cardine della storia politica e culturale francese; essa segna, infatti, la fine di mezzo secolo di guerre e vede l’intensificarsi della censura, quasi al termine del Concilio di Trento, che impone una severa disciplina ecclesiastica e culturale.291

E’ dunque sul piano ideologico e morale che le HT si distaccano in modo più evidente dalle novelle del Bandello: lo sfondo edonista e la visione naturalista dell’uomo evocati dall’autore italiano, spariscono per fare spazio ad una moralizzazione sistematica, fondata sull’esecrazione delle passioni, sulla sfiducia della natura e del destino degli uomini. Il meccanismo di inquadramento morale dei racconti è chiaramente evidenziato da molti commenti o richiami diretti al lettore che interrompono di frequente la narrazione guidando il destinatario tra le peripezie della vita

290 McCulloch, 1965, p. 125, n. 27: « […] a gesture warmly approved by Bandello.» Nella

versione di Belleforest, Antioco è spesso chiamato Seleucus.

Vediamo dunque come questa novella abbia veramente poco a che fare con la storia di Apollonio di Tiro.

291 Fiorato, 1995, p. 110 : « […] c’est l’année de la création de l’index romain et du début

de l’expurgation des livres interdits, à commencer par le Décameron ; c’est enfin l’époque de l’extension, surtout dans le sud-ouest, des troubles provoqués par la propagation de la Réforme et par la réaction catholique, qui vont déboucher sur la première guerre de Religion (1560), rendant de plus en plus incertaine la frontière entre la loi et sa trangression. »

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umana, causate, soprattutto, dalle vicende amorose.292 Si tratta, per Belleforest, di un sentimento considerato come malattia dell’anima che non può che portare al disordine individuale, familiare e sociale.293 Lo scopo della morale puritana di Belleforest è quello di inspirare il disgusto per gli effetti della passione, a meno che questa non sia santificata dal sacro vincolo del matrimonio consacrato dalla Chiesa; i protagonisti che invece contraggono il vincolo benedetto o che percorrono la strada della rettitudine e dell’integrità morale, come lo stesso Apollonio, sono presentati come modelli di castità e specchio di tutte le altre virtù. All’elemento sentimentale viene dato poco spazio e Belleforest lo riserva solamente per tre o quattro racconti e, tra questi, può essere collocato il racconto delle storie di Apollonio di Tiro, con le sue digressioni amorose e i suoi personaggi passionali294. In ogni caso, non sono i movimento del cuore che interessano a Belleforest, ma le loro conseguenze rare, straordinarie e crudeli (come quelle dell’affetto incestuoso del padre per la figlia). Appare quindi sorprendente la compresente tendenza del traduttore Belleforest a sviluppare, e talvolta in termini alquanto suggestivi, le scene erotiche. Lo scrittore si comporta come se fosse convinto che per far detestare il vizio, occorra dipingerlo a vivi colori, quali sono i suoi.295

Un grande numero di racconti riguarda drammi domestici che interessavano soprattutto le nobili famiglie del tempo: adulteri e omicidi, vendette di sposi traditi, incesti, stupri e infanticidi.296 Riguardo queste circostanze, l’autore veut qu’en les lisant, on “accuse les adulteres”, on

“deteste les infames”, on méprise ces incensés qui se laissent mourir pour un plaisir si peu durable que l’aise du corp297

. Non a caso, Belleforest

292 Come sviato può essere considerato il sentimento che lega Antioco alla figlia.

293 Ancora, l’amore incestuoso di Antioco impedisce la prosecuzione della dinastia regale,

negando alla figlia di sposarsi con Apollonio.

294

Ibid., p. 164: altre storie in cui è presente l’elemento amoroso: Histoire de Dom Diego et de Genievre la blonde (tomo I, 18); storia 52, tomo III.

295 Simonin, 2004, pp. 42-43.

296 Reinyer, 1971, p. 163: « Presque partout du sang répandu, et presque toujours c’est

l’amour qui appelle la mort. On tue pour laver son honneur, on tue dans le délire de la jalousie, on frappe en aveugle, et parfois des innocents paient pour les coupables. La passion amoureuse fait mourir de regrets et elle fait mourir de joie.»

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accentua la volontà di morte della figlia di Antioco che, dopo essere stata defraudata della propria verginità, è pronta a brandire un coltello contro se stessa. Qualche episodio più lieto è ugualmente presente, ma Belleforest lascia volutamente da parte le avventure frivole e farsesche. Il traduttore avrebbe così trasformato la narrazione piacevole ed edonistica di Bandello in un racconto di alto livello retorico e dalla tragicità univoca e manicheistica, tale da educare la gioventù francese all’ordine morale e istituzionale, e, in definitiva, consolidare il potere monarchico. Lo stesso Simonin298 sottolinea il fatto che Belleforest tenda a privilegiare i racconti di Bandello che si caratterizzano per la loro tragicità; preoccupato di operare per una società cristiana moderna, egli si eleva contro il divorzio che sovverte i modi di vita e i valori religiosi, esalta la verginità delle donne, tiene dei discorsi contro i pericoli insiti nella bellezza fisica,299 e denuncia anche i cattivi matrimoni, ossia quelli clandestini o quelli voluti da parenti per qualche interesse personale.300 Continua Simonin301, sostenendo che Belleforest abbia proprio un’ambizione pedagogica e una volontà vera di far progredire la società cristiana; a questo scopo costruisce egli stesso una sorta di sommario per ogni narrazione, lì dove Bandello aveva posto la dedica a questa o a quella personalità.

Se da una parte, l’autore sente il bisogno di adeguarsi a quella che era l’esigenza morale del tempo, dall’altra la letteratura romanzesca, dopo le continue lotte perpetrate alla fine del XVI secolo, richiedeva emozioni forti, più che palpiti sentimentali: avventure, episodi eroici capaci di stimolare le menti, o ancora, delle storie liete capaci di dissipare la tristezza dei giorni

298 Simonin, 2010, p. 311. 299

In Apollonio, la figlia del re Antioco maledice la propria bellezza che l’ha resa colpevole di un misfatto tanto orribile.

300 Simonin, 2010, p. 311 : « Le Concile de Trente avait tranché le conflit qui opposait

canonistes et civilistes, et les pouvoirs spirituel d’un côté, temporel de l’autre avaient fini par établir une liste d’empêchements. Leur incidence sociale est manifeste dans l’examen qu’en font les Histoires Tragiques de Belleforest. Si l’histoire du mariage clandestin est encore à faire, Belleforest a contribué à réhabiliter le mariage et la fidélité conjugale ». Per tutti gli esempi di novelle in cui si tratta di questo argomento cfr. ibid., pp. 312-331.

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bui.302 Il risultato è ben espresso dalla Fiorato, la quale mostra come, intorno al 1560, si abbia una congiuntura storico-editoriale molto propizia allo sviluppo della histoire tragique,303 cioè di quel genere di cui il pubblico voleva leggere; niente di stupefacente, continua l’autrice, se i traduttori e gli scrittori dell’epoca hanno messo spesso in rapporto l’apparizione della

histoire tragique con i disordini politico-religiosi e con la corruzione dei

costumi che ne seguì.304 Il risultato dell’interazione di queste due esigenze: necessità di rispettare una rigida morale religiosa e volontà del pubblico di leggere testi più forti dal punto di vista emozionale, sfocia nella creazione di racconti tragici da cui si può ricavare una sorta di lezione univoca. I personaggi si muovono in un mondo manicheo: ci sono la legge morale e il codice sociale che i buoni rispettano e i cattivi infrangono, incappando così nella sconfitta in tutti i campi.