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5.1 L'anarco-capitalismo e Tucker

Dopo aver esplicitato sommariamente le fonti da cui Tucker attinse per la costruzione del suo pensiero, si andrà, in questo capitolo, a delinearne le eredità.

Gli echi del pensiero tuckeriano non sono pochi, molte delle critiche e delle proteste all'attuale sistema politico ed economico mondiale sono, più o meno consapevolmente, debitrici del lavoro del libertario americano pur non portando il suo vessillo. Le tracce lasciate da Tucker nella storia sono presenti e numerose, ma purtroppo confuse e coperte dal chiasso che contraddistingue la fumosa galassia dei movimenti politici e la loro lotta.

Per non creare ulteriore confusione e tentare invece di fare chiarezza, tratteremo qui gli autori che si defniscono debitori del radicale di fne Ottocento, cercando di tracciare una sorta di ponte tra il libertarismo del XIX secolo, se così lo si può defnire, e quello contemporaneo. L'arena rimane quella americana dove, per motivi storici e culturali, l'individualismo libertario ha trovato un terreno maggiormente fertile. In questo frangente Tucker può essere visto come un triplice ponte: a) un ponte tra l'identità di un'America giovane vista come frontiera e la identità di un mega Stato federale, industrializzato e pronto a divenire una potenza politica ed economica mondiale; b) un ponte tra un anarchismo e un pensiero politico europeo, caratterizzato dal collettivismo e dalle ideologie utopistiche, e un anarchismo e un pensiero politico tipicamente americano, contraddistinto dai suoi tratti individualistici e pragmatici; ed infne c) un ponte tra un libertarismo delle origini, utopico e selvaggio che ben si sposava con l'identità dell'America come frontiera, e un libertarismo contemporaneo che

cerca di farsi spazio tra i partiti politici e si propone come un'alternativa reale al governo comunemente inteso. Se nei capitoli precedenti si è trattato dei primi due punti, ora si cercherà di sviluppare il terzo, chiamando in causa come interlocutori principali gli aderenti al libertarianism, anarco-capitalisti in primis, con Rothbard come punta di diamante.

Nonostante ci siano alcuni punti di disaccordo e alcune forzature nell'interpretazione del pensiero tuckeriano da parte di Rothbard, i tratti comuni sono moltissimi e lapalissiani. Come si evince dalle prime righe di un articolo apparso nel volume 20 del “Journal of Libertarian Studies”163 del

2006, intitolato The Spooner-Tucker Doctrine: An Economist's View, Rothbard è un grande ammiratore del lavoro dei due radicali statunitensi:

FIRST, I MUST BEGIN by affrming my conviction that Lysander Spooner and Benjamin R. Tucker were unsurpassed as political philosophers and that nothing is more needed today than a revival and development of the largely forgotten legacy that they left to political philosophy.164

In più occasioni si è lasciato scappare qualche parola di encomio nei confronti dell'anarchico di Boston, arrivando addirittura a sostenere che il suo pensiero è una “modernizzazione di quello di Tucker”.165 La

riformulazione della massima di Paine operata da Tucker per il quale se lo Stato è un male necessario, “it must be made unnecessary”166, è una di quei

motti che ispirò e fece suo l'anarco-capitalista contemporaneo. Nel succitato articolo Rothbard rintraccia, infatti, le radici del suo pensiero proprio

163 Cfr. rivista fondata da Rothbard stesso nel 1977 e che sopravvisse fino al 2010. A proposito di essa il sito del Mises-Institute informa che “The Journal of Libertarian Studies (1977 – 2010) was founded by Murray N. Rothbard in 1977 and was the premiere venue for the advancement of libertarianism, anarco-capitalism, the individuaist society, and non-interventionism as the first principle of political theory and practice”. Per maggior informazioni si veda l'archivio online del Mises-Institute contenente un vastissimo numero di articoli appartenenti al giornale rothbardiano.

164 M.N. Rothbard, The Spooner-Tucker Doctrine: An Economist's View, in “Journal of Libertarian Studies”, vol. 20, n. 1, winter 2006, trad. propria: “Per prima cosa, devo iniziare affermando la mia convinzione che L. Spooner e Benjamin R. Tucker sono insuperabili come filosofi politici e che niente è più necessario oggi che la riattivazione e lo sviluppo della grande eredità dimenticata che hanno lasciato alla filosofia politica”.

165 Ibidem.

nell'attività degli individualisti radicali del XIX secolo, di cui Tucker fu massimo esponente.

A metà Ottocento la dottrina anarchica individualista arrivò a tal punto che i suoi pensatori più avanzati si resero conto che lo Stato era incompatibile con libertà e moralità.167

In una forma che per il libertario di For a New Liberty era ancora incompleta, Tucker e il suo entourage riuscirono a scorgere nel libero mercato una istituzione esistente, non coercitiva e non impossibile da realizzare nella sua interezza; uno spazio libero e aperto in grado di opporsi allo Stato. Grazie a questa intuizione, ripresa in toto dal libertarismo contemporaneo sia esso left o right, Tucker fu in grado di allontanarsi dagli utopisti suoi colleghi soprattutto europei. In Tucker c'è già, infatti, la chiara percezione che l'anarchismo – si traduca rothbardianamente in libertarismo – sia più una flosofa politica che non una flosofa di vita: “Anarchism is philosophical, but it is not a system of philosophy, it is simply the fundamental principle in the science of political and social life”168. Questa professione di fede e di

modestia mette l'anarchico di Boston al riparo da qualsivoglia accusa di utopismo; Tucker è lontanissimo dal prospettare, credere o evangelizzare qualunque “uomo nuovo” e afferma in tutta tranquillità che “[…] there are some troubles from which mankind can never escape. Well, the Anarchists […] are pessimistic enough to accept this moral fully. They never have claimed that liberty will bring perfection; they simply say that its results are vastly preferable to those that follow authority”169 concludendo, dopo

qualche riga che “as a choice of blessings, liberty is the greater; as a choice of evils, liberty is the smaller. Then liberty always, say the Anarchists. No use of

167 M.N. Rothbard, The Spooner-Tucker Doctrine, cit.

168 B.R. Tucker, Resistance to Government, in Individul Liberty, cit., p. 32, trad. propria: “L'anarchismo è filosofico ma non nel senso di un sitema di filosofia. E' semplicemente il principio fondamentale nella scienza della vita politica e sociale”.

169 B.R. Tucker, The Moral of Mr. Donisthorpe's Woes, “Liberty”, 25 gennaio 1890, in Instead of a Book, cit., trad. propria: “[..] ci sono alcuni problemi dai quali gli uomini non possono mai sfuggire. Gli anarchici […] sono abbastanza pessimisti da accettare pienamente questa morale. Non hanno mai preteso che la libertà porterà a perfezione; dicono semplicemente che i suoi

force, except against the invader”170. Anche in Per una nuova libertà. Il

manifesto libertario, Rothbard ci tiene a specifcare, nel primo capitolo intitolato Il retaggio libertario, che il suo credo nasce da quelli che nell'Ottocento erano chiamati “radicali” ossia dalle forze sostenitrici del laissez-faire.

Oltre alle esplicite affermazioni di Rothbard miranti a sottolineare la discendenza del proprio pensiero da quello di Tucker, tra i due autori si possono rintracciare diverse comunanze, questa volta non esplicitate ma ugualmente evidenti. In primo luogo il manifesto antistatalismo che costituisce la componente di maggiore impatto in entrambi gli autori, “i libertari ritengono che lo Stato sia il supremo, eterno e meglio organizzato aggressore delle persone e delle proprietà dei cittadini. Tutti gli Stati, ovunque, siano essi democratici, dittatoriali, monarchici, rossi, bianchi, blu o marroni”171 sostiene Rothbard nel suo manifesto libertario. Alla stregua di

Tucker, l'anarco-capitalista considera lo Stato un'istituzione apertamente invasiva, basata sulla violenza e sulla conquista, la cui caratteristica principale è quella di essere un aggressore in grado di imporre, al pari di un'organizzazione criminale, monopoli coercitivi e protezionistici.

In secondo luogo, ad accomunare il pensiero degli individualisti radicali e dei libertari novecenteschi c'è l'idea del mercato. La concezione del mercato che emerge dagli scritti tanto tuckeriani quanto rothbardiani va, infatti, ben oltre la mera analisi economica e si inserisce nella tradizione che concepisce la flosofa politica come risposta al problema del miglior ordine. Il mercato è lo spazio adibito all'incontro cooperativo e pacifco degli uomini che, seppur mossi dal semplice self-interest, mirano alla reciproca soddisfazione dei bisogni nel pieno rispetto delle loro libertà. Esso non è una struttura o un'organizzazione ma una rete di relazioni volontarie tra soggetti consenzienti; quando, invece, si è in presenza di relazioni volontarie tra soggetti il cui consenso è stato estorto quello non è il mercato ma il campo politico. Il mercato si riduce a tutta una serie di scambi volontari e pacifci tra

170 Ibidem, trad. propria: “Come scelta tra le benedizioni, la libertà è la maggiore; come scelta tra i mali, la libertà è il minore. Quindi libertà sempre, dicono gli anarchici. Nessun uso della forza, tranne che contro l'invasore”.

coppie di individui in cui tutte le parti coinvolte vedono aumentata la propria utilità. Ordine, compatibilità delle azioni individuali, soddisfacimento dei bisogni, incontro e riconoscimento reciproco degli altri, collaborazione pacifca e produttiva; sono queste le caratteristiche del mercato sia per Rothbard che per Tucker .

Dall'unione di questa visione, se si vuole un po' idealizzata, del mercato con l'immagine dello Stato visto come un corpo invasivo elargitore di ingiusti monopoli, si può notare come, nell'anarchismo tuckeriano, sono delle forme di associazione volontaria a sostituire lo Stato nel compito di produrre la sicurezza. In un articolo dal titolo Contract Or Organism, What's That To Us? apparso su "Liberty" il 30 luglio 1887, Tucker, discutendo con un critico sulla tassazione volontaria, non vede diffcoltà nell'immaginare la coesistenza di una pluralità di Stati – da intendersi qui, per l'appunto, come associazioni volontarie – all'interno di un medesimo territorio, come ad esempio l'Inghilterra. Se attraverso la tassazione volontaria lo Stato si sciogliesse e si formassero “fve or six States in England”172 la situazione non sarebbe diversa

da quella esistente, essi potrebbero benissimo coesistere li uni accanto agli altri così come coesistono già cinque o sei religioni o cinque o sei compagne assicurative. L'assunto teorico che Tucker invoca manifestamente è il già citato diritto di secessione o right to ignore the State ripreso da Spencer, e lo strumento pratico per giungere a questa “abolizione dello Stato” è l'introduzione della voluntary taxation di provenienza herbertiana in grado di scardinare i meccanismi della sovranità. Come si evince da questo discorso, per Tucker, la difesa non è diversa da un altro servizio, è un bene utile e desiderato che deve essere soggetto alla legge della domanda e dell'offerta in un libero mercato, dove i compratori possono scegliere tra diversi fornitori in concorrenza tra loro.

Gli anarchici […] negano perfno che i governi sostenuti dalla tassazione coercitiva possano svolgere la semplice operazione poliziesca di protezione della persona e della proprietà. La protezione è vista come una cosa che deve essere garantita, fno a quando sia necessaria,

attraverso l'associazione e la cooperazione volontaria di autodifesa, oppure come una merce che deve essere acquistata, come ogni altra, presso coloro che offrono l'articolo migliore al prezzo più basso. Dal loro punto di vista costituisce di per sé un'invasione dell'individuo costringerlo a pagare per una protezione non richiesta né desiderata”.173 La cooperazione mutualistica di ascendenza proudhoniana, unita alla divisione e parcellizzazione del lavoro nel mercato, nonché al volontarismo delle decisioni individuali prese in quest'ambito, sono suffcienti, per Tucker, ad assicurare il soddisfacimento del bisogno di protezione e sicurezza, spezzando in questo modo uno dei grossi monopoli statali e rendendo ingiustifcata l'invasività della compulsary taxation: “quando la tassazione coercitiva sarà abolita, non ci sarà lo Stato, e l'istituzione difensiva che lo succederà avrà un solido deterrente che le impedirà di diventare un'istituzione invasiva nel timore che i contributi volontari diminuiscano”174.

Il parallelismo emergente tra il pensiero tuckeriano e quello rothbardiano è, in questo frangente, più lampante che mai. La sfda numero uno per tutto l'anarco-capitalismo coincide, infatti, con il dimostrare come il servizio di sicurezza, normalmente considerato necessario appannaggio dello Stato, possa essere fornito da operatori privati.

Per proteggerci dai criminali privati, possiamo rivolgerci allo Stato e alla sua polizia; ma chi può difenderci dallo Stato stesso? Nessuno. Difatti, una caratteristica distintiva cruciale dello Stato è che esso impone un monopolio dei servizi di protezione; lo Stato si arroga il diritto di avere, nella pratica, il monopolio della violenza e di poter prendere da solo decisioni importanti per la società. Se non siamo soddisfatti delle decisione delle corti dello Stato, ad esempio, non ci sono altre agenzie di protezione a cui rivolgerci.175

Come suggerito da Tucker, per Rothbard la difesa, intesa alla stregua di un qualsiasi altro servizio, potrebbe essere tranquillamente offerta sul libero mercato da parte di associazioni, competitive e non coercitive, che

173 B.R. Tucker, State Socialism, cit., p. 14.

174 B.R. Tucker, Liberty and Organization, in Individul Liberty, cit., p. 35. 175 M.N. Rothbard, Per una nuova libertà, cit., p. 72.

guadagnerebbero in base a scambi volontari senza arrogarsi o potersi arrogare il diritto a detenere il monopolio di essa. La contrapposizione tra libera concorrenza e monopolio è la stessa tanto nel radicale di fne Ottocento quanto nel libertario del XX secolo, e costituisce la molla argomentativa per negare allo Stato il monopolio della difesa. Questa contrapposizione viene applicata a tutto tondo in qualsiasi campo, sia nell'ambito del commercio, sia nell'amministrazione della difesa e perfno della giustizia. Infatti, come sottolinea giustamente Carlo Lottieri: “Secondo la teoria libertaria […] lo Stato deve abbandonare ogni sua sfera d'azione, ponendo fne a quelle aggressioni di cui si rende responsabile in continuazione”176 e poco più

avanti: “nel suo sforzo di delineare un'alternativa radicale, il libertarismo è quindi portato a valorizzare ogni costruzione normativa su base consensuale (i contratti), ogni sistema privatistico di produzione delle sentenze (gli arbitrati), ogni forma di autorganizzazione mirante alla difesa e alla protezione (polizie private e sistemi di assicurazione)”.177

Insomma, la contrapposizione tra concorrenza e monopolio deve applicarsi, per i due pensatori, in tutti gli ambiti: la competizione tra agenzie private che forniscono protezione permette di soddisfare meglio i bisogni dei consumatori e a un prezzo più basso che nel caso del monopolio governativo. Il sistema delle polizie private, ugualmente privato e concorrenziale, è chiamato a gestire e sciogliere le controversie tra privati e a stabilire i risarcimenti per gli individui i cui diritti sono stati lesi o violati, nonché le punizioni per gli aggressori. Sorge qui un problema. Se, per quanto riguarda le associazioni di difesa e protezione le argomentazioni e le conclusioni dei due autori confuiscono e si identifcano, nel tema della giustizia le cose si fanno più complesse. Che il sistema giuridico debba lasciarsi alle spalle la logica coercitiva che è propria degli odierni sistemi giudiziari è certo per entrambi, e altrettanto certo è il fatto che il “servizio giudiziario” debba far parte del mercato e, dunque, entrare in una logica concorrenziale; non è altrettanto chiaro invece come la legge possa e si debba applicare in questa

176 C. Lottieri, Il pensiero libertario contemporaneo. Tesi e controversie sulla filosofia, sul diritto e

disgregazione del monopolio statale. Il ruolo della legge (rule of law) e il sistema giuridico in una società anarchica sono, infatti, dei punti caldi all'interno del panorama libertario, e il pensiero di Rothbard si discosta, in questo frangente, da quello dell'anarchico di Boston. Quest'ultimo, oltre a credere in un sistema di tribunali individuali in un libero mercato, sostiene che ogni giudice e giurato debba essere totalmente libero nelle sue decisioni giudiziarie. Per Tucker, non esiste un corpo razionale e oggettivo di leggi che i giurati hanno l'obbligo di consultare e nemmeno un insieme di precedenti giudiziari che leghino i giurati nelle loro decisioni. Come afferma in Property Under Anarchism, la legge stessa deve essere messa sotto giudizio perdendo la rigidità che la contraddistingue:

[…] all disputes, whether about land or anything else, will be submitted to juries which will judge not only the facts, but the law, the justice of the law, its applicability to the given circumstances, and the penalty or damage to be inficted because of its infraction.178

Per l'anarchico di Boston bisogna combattere la rigidità della legge che si manifesta nella rigidità dalla sua applicazione: “sotto l'anarchismo la legge sarà talmente fessibile che formerà se stessa in ogni emergenza e non avrà bisogno di alterazioni. E sarà considerata giusta in relazione alla sua fessibilità e non, come avviene ora, in proporzione alla sua rigidità”.179 In

questo modo ogni giurato avrà la facoltà di decidere tanto gli atti quanto la legge ad hoc per ogni caso, adattandola alle contingenze particolari di ogni accusa e difesa.

Una visione siffatta della legge viene ripudiata apertamente da Rothbard che afferma:

Secondo la mia opinione, la legge è un bene prezioso […] lo Stato può essere separato dall'incarico legislativo come può esserlo dalla sfera religiosa ed economica della vita. In particolare, non ci sarebbero grosse

178 B.R. Tucker, Property Under Anarchism, in Individul Liberty, cit., p. 130, trad. propria: “[...] tutte le dispute, che riguardano la terra o qualsiasi altra cosa, saranno sottomesse a giurie che giudicheranno non solo i fatti, ma anche la legge, la giustizia della legge, la sua applicabilità alle circostanze date, e la pena o il danno da infliggere a chi causa l'inflazione.”

diffcoltà per i legislatori e giuristi libertari di arrivare a un codice razionale ed obbiettivo di principi legali libertari basati nell'assioma della difesa della persona e della proprietà e, conseguentemente, della non coercizione che si utilizzerà nei confronti di chi non è un provato e condannato invasore della persona e della proprietà.180

Un tale codice deve essere assunto, e rispettato, dalle corti private e dai tribunali in competizione tra loro che applicheranno il suo contenuto ad ogni caso specifco. La costituzione o Rule of Law ci sarebbe ancora perché le agenzie giudiziarie dovranno essere guidate da un codice giuridico di base per poter distinguere tra difesa e invasione; non riuscire a stabilire questo codice sarebbe, per Rothbard, un grossissimo errore. Come si sostiene in quest'ultimo passo, la redazione di un codice libertario non necessita dell'autorità del legislatore statale per essere decretato. Un tale codice “razionale e obbiettivo di principi libertari” non richiede, per lui, alcuna diffcoltà di stesura in quanto si baserà sull'”assioma della difesa della persona e della proprietà”. Il motivo di una tale aproblematicità può essere rintracciato nella certezza adamantina – che Tucker defnirebbe fede - che il libertario americano dimostra nell'esposizione di ciò che viene da lui denominato “assioma di non-aggressione”. Alla centralità dei diritti dell'uomo nella flosofa politica rothbardiana, si affanca, infatti, l'assioma, di derivazione randiana, di non-aggressione:

Il credo libertario si basa su un assioma centrale: nessuno può aggredire la persona o la proprietà altrui. Lo si potrebbe chiamare “assioma della non-aggressione”. L'”aggressione” viene defnita come l'uso o la minaccia della violenza fsica contro la persona o proprietà di altri.181

Per certi aspetti questo assioma può assomigliare al principio tuckeriano, e prima ancora spenceriano, della legge di uguale libertà, ma la differenza di fondo tra i due è fondamentale. L'intero sistema rothbardiano si fonda, infatti, sul riconoscimento della realtà dei diritti naturali dell'uomo, diritti che Tucker, dall'alto del suo stirnerismo, non potrebbe mai

condividere. Va delineandosi qui la più grande differenza tra i due autori: Rothbard, per sua stessa ammissione, è un “giusnaturalista moderno” - ovverosia un giusnaturalista non contrattualista – mentre Tucker è uno stirneriano, ossia un potente negatore del giusnaturalismo in tutte le sue forme.

I punti di scissione tra i due pensatori non si esauriscono nel problema di una “legge anarchica”, in The Spooner-Tucker Doctrine: An Economist's View Rothbard ci tiene a sottolineare altre due tematiche in cui il suo pensiero cozza con quello del radicale ottocentesco: la proprietà della terra, e, in maniera molto più netta, la “legge del costo” o teoria del valore-lavoro.