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4.6 Josiah Warren e William B Greene

Passando all'analisi degli autori statunitensi che hanno segnato il pensiero di Tucker, il primo che si prenderà in esame è J. Warren. Come si è detto nel secondo capitolo, la teorizzazione da lui fatta dell'assoluta sovranità dell'individuo infuenzerà in maniera decisiva tutta la produzione tuckeriana e fornirà, insieme alla spenceriana legge dell'uguale libertà, uno dei pilastri fondamentali su cui si baserà l'intero pensiero anarco-individualista.

I do not admit anything except the existence of the individual, as a condition of his sovereignty. To say that the sovereignty of the individual is conditioned by Liberty is simply another way of saying that it is conditioned by itself. […] It is true that the affrmation of individual sovereignty is logically precedent to protest against authority as such. But in practice they are inseparable. To protest against the invasion of individual sovereignty is necessarily to affrm individual sovereignty. 156 Per quanto il nome di Warren non sia del tutto sconosciuto alla storiografa italiana, la sua opera è tutt'oggi inedita, fatta eccezione per il suo Manifesto la cui traduzione è rintracciabile nel web. Tale disinteresse si spiega per la settorialità della materia, visto che l'anarchismo statunitense non è mai stato particolarmente discusso in Italia, e per la natura tutto sommato pragmatica dell'autore che rifugge da eccessive rielaborazioni teoriche. Il suo pensiero presenta molte analogie con la rifessione avviata da H. D. Thoreau sulla disobbedienza civile e con il pensiero economico di stampo mutualista di W. B. Greene, tutti aspetti che condizioneranno considerevolmente il lavoro di Tucker e che inseriscono Warren a pieno titolo nella tradizione radicale americana.

La svolta anarchica di Warren avviene a Cincinnati quando incontra e segue l'imprenditore e riformatore sociale Robert Orwen nella sua

156 B.R. Tucker, Anarchism and State, cit., pp. 26-27, trad. propria: “Io non ammetto nulla se non l'esistenza del singolo come condizione della sovranità. Dire che la sovranità dell'individuo è condizionata dalla libertà è semplicemente un altro modo per dire che è condizionata da se stessa. […] E' vero che l'affermazione della sovranità individuale è logicamente precedente alla protesta contro l'autorità in quanto tale. Ma in pratica essi sono inseparabili. Per protestare contro l'invasione della sovranità individuale è necessario affermare la sovranità individuale”.

costruzione di una società utopistica chiamata New Armony. Il fallimento di questo esperimento sociale, basato su assunti prettamente comunistici e collettivistici, farà rifettere l'allora quasi trentenne Warren sulla distanza tra volontà comune e volontà individuale, palesandogli quanto la salvaguardia della differenza e della libertà individuale sia necessaria come base per una qualsiasi comunità di uomini. A partire dalla fondazione del periodico anarchico The “Pacefull Revolutionist” del 1833 – riconosciuto dalla critica come il primo giornale anarchico al mondo – l'anarchismo di Warren consisterà nella rielaborazione delle esperienze vissute e nella stesura di un sistema economico basato sulla individual sovereignty. Il laissez-faire avrebbe, per Warren, ridotto i prezzi delle merci a una quota appena superiore al costo di produzione, costituito principalmente dalla fatica e dal tempo impiegato per la realizzazione di un determinato prodotto. In questo senso si spiega il riferimento mutualistico, dato che i primi benefciari di questo sistema produttivo sarebbero stati i rappresentanti della “classe lavoratrice” (virgolette d'obbligo dal momento che non si parlerà mai esplicitamente di classi).

Nel caso di Warren il riferimento ai Founding Fathers americani diede al suo anarchismo un'evidente autonomia rispetto a quello europeo; un'autonomia di pensiero e azione che si distinse fortemente da ogni tipo di utopismo e movimento politico-sociale e che, una volta fatta sua da Tucker, caratterizzerà tutto l'anarchismo americano e la tradizione cui l'anarchico di Boston diede origine. In questo senso i radicali americani puntarono a fare del pensiero anarchico degli Stati Uniti – sebbene di anarchismo esplicito, con Warren, ancora non si parli – non tanto una corrente di opposizione, quanto la più genuina espressione della cultura americana.

In campo politico Warren era risolutamente contrario all'esistenza di un governo, sia pure limitato da un sistema di garanzie costituzionali, spingendosi, nella sua ottica individualistica, a respingere la nozione stessa di società. Questa rifessione lo portò a scrivere nel 1841 il suo celebre Manifesto, basato sulla sovranità dell'individuo. Per Warren, l'individuo non doveva essere autonomo solo sul piano morale, ma anche e soprattutto su

quello economico e politico. Se la strada percorsa da Thoreau era ancora legata a una sovranità individuale negativa, ossia rispondente al concetto di “resistenza civile” e “disobbedienza”, Warren tenterà, attraverso il suo discorso economico a renderla positiva. Centrale per Warren, e in seguito fondamentale anche per Tucker, è la considerazione del fatto che la sovranità dell'individuo, per essere effettiva, deve essere basata su un criterio di giustizia fondata sull'inalienabile diritto del singolo di disporre del proprio tempo e dei frutti del proprio lavoro. Accettando come un fatto la divisione del lavoro, sorta con l'era industriale, si trattava di creare un modello capace di tutelare gli scambi comunitari di prodotti e manodopera tutelando in qualche modo le libertà e le aspirazioni personali. Warren intravide in una particolare determinazione del valore economico di un bene – quella che sarà anche di Proudhon, di Marx e del socialismo in generale – la chiave attraverso la quale costruire dei rapporti interpersonali più equi e giusti, basati sul lavoro e sul libero scambio. In questo sistema il valore di una merce è determinato dal costo di produzione e dal tempo impiegato per assolvere un qualsiasi servizio.

Anche l'anarco-individualismo di stampo americano, sulla scia di Tucker e dei suoi maestri come Warren, proponeva una soluzione al problema dello sfruttamento mosso dalle nuove classi di lavoratori; ma questa era di segno opposto a quella successivamente proposta dai movimenti socialisti e comunisti. Non si trattava di creare un sistema collettivista basato sulla comunanza dei beni e dei mezzi di produzione e sull'abolizione del libero mercato. Al contrario, si auspicava un sistema fondato sulla libera espressione della sovranità individuale, attraverso l'estensione massima del libero mercato e della competizione.

Questa visione delle cose si evince a chiare lettere nel sistema e nelle posizioni esposte da Tucker nel suo periodico "Liberty"; molto più che dalle poche pagine scritte dall'attivista inventore del Time Store157. Infatti, più che

un teorico, Josiah Warren fu uno sperimentatore sociale, anche se con ogni

157 A Cincinnati Warren diresse per tre anni dal 1827 al 1830, un esperimento sociale, chiamato

Time Store, basato sullo scambio di lavoro. Le merci venivano vendute sulla base del costo, con

probabilità avrebbe rifutato questa etichetta. Egli non sentì mai l'esigenza di formulare una teoria generale e defnitiva. Le idee, per lui, erano condizionate dal loro tempo e dalla loro praticabilità e per questo motivo impegnò gran parte della sua vita a promuovere e sperimentare esperienze comunitarie basate sul “costo limite del prezzo”. In questo senso il suo ideale anarchico si fece interprete dello spirito pragmatico che ha sempre caratterizzato gli Stati Uniti d'America e in qualche maniera caratterizza un certo spirito, tipico dell'anarchismo contemporaneo, che critica l'esistente e che, pur non avendo le idee chiare su quali possano essere le forme organizzative che la società “dovrebbe” assumere, è aperto ad ogni sorta di sperimentalismo.

Come si è potuto evincere da questa breve presentazione, l'impostazione di Warren si presentava, per certi versi, simile a quella promossa dal francese Pierre-Joseph Proudhon in quegli stessi anni Quaranta dell'Ottocento. Per il pensatore francese gli individui produttori: piccoli artigiani, contadini, ma anche operai, avrebbero potuto costruire una società federale di cooperative di lavoratori basata sullo scambio dei prodotti. Come nell'impostazione americana, anche Proudhon pensava che l'individuo dovesse essere autonomo in una società pluralista e che la libertà di ognuno si dovesse basare sull'indipendenza economica. Inoltre, anche il suo mutualismo presupponeva un criterio economico di giustizia che fondava il valore delle merci unicamente sul costo di produzione. E' proprio per questo motivo, per la comunanza con un pensiero che già serpeggiava negli States, che il pensiero del flosofo francese trovò fortuna in America.

E' qui che si allaccia un altro protagonista del mutualismo americano che, come accennato nel secondo capitolo, contribuisce grandemente alla formazione di Tucker: William Batchelder Greene. Quest'ultimo fu un grande conoscitore dell'opera di Proudhon la cui infuenza si rende evidente nella suo opera più importante, Mutual Banking (1849). Nel trasporre i fondamenti teorici e la rifessione proudhoniana nella realtà americana, Greene diresse la sua attenzione in maniera maggiore verso la produzione industriale.

società americana degli anni Trenta del XIX secolo subì un profondo cambiamento dovuto allo sviluppo dell'industria: da un mondo agricolo composto per lo più da farmers e artigiani e quindi privo, di forti disuguaglianze economiche, si stava andando a delineare un'economia basata su grandi industrie monopoliste. Greene tentò di adeguare, dunque, la rifessione proudhoniana alla mutata realtà americana. Nel fare ciò rimane comunque visibile l'individualismo tipico della cultura radicale americana:

Il comunismo sacrifca l'individuo per assicurare l'unitarietà del tutto. Il mutualismo si basa invece su un illimitato individualismo come condizione primaria essenziale e necessaria alla propria esistenza […] tenete ben presente quest'ultimo fatto. La sovranità individuale è il Giovanni Battista del mutualismo, senza la sua venuta l'idea mutualista sarebbe rimasta vuota.158

L'interpretazione che diede Greene riguardo alla soluzione del problema sociale coincide essenzialmente con il punto di vista sviluppato da Proudhon nelle sue considerazioni sullo stesso tema, con la differenza che il pensatore americano applicò le sue rifessioni alle condizioni in cui versavano gli Stati Uniti. Esattamente come Proudhon, Greene credeva che l'epoca feudale, con le sue strutture di dominio, non fosse stata ancora superata ma fosse solamente cambiata nella sua forma.

Anche oggi si paga la decima allo Stato, al latifondista, al proprietario dei mezzi di produzione […] il lavoro crea capitale solo per utilizzarlo. Il capitale in sé non crea nulla, ma serve solamente al lavoro come mezzo per riprodursi.159

Per Greene, come per Tucker e come per Proudhon, quando il capitale si converte in monopolio, giunge ad una produttività artifciale che non corrisponde al lavoro personale, ma che si genera dal fatto che il capitalista, grazie alla sua superiorità economica, obbliga il produttore a consegnarli una parte del prodotto del suo lavoro in cambio dell'utilizzo della sua terra, dei

158 W.B. Green, Socialistic, Mutualistic and Financial Fragments, Boston, Lee & Shepard 1875, pp. 24, in Bollettino n. 40, Archivio G. Pinelli, Milano, dicembre 2012.

159 R. Rocker, William B. Greene y el mutualismo norteamericano, in Las corrientes liberales en los

suoi mezzi di produzione o del denaro elargito. Sulla scorta della legge del valore-lavoro Greene sostiene che lo status quo può essere superato soltanto se si assicura al lavoratore e al produttore l'intero frutto del proprio lavoro. Non solo; al lavoratore gli si deve offrire la possibilità di accedere liberamente alle materie prime necessarie per la produzione e agli strumenti del lavoro mediante il credito gratuito, nonché la facoltà di cambiare il suo prodotto con un prodotto equivalente di uguale valore. L'organo intermediario di tale scambio è la Bank of People, rispondente al principio del Mutual Banking; questa banca funziona grazie ad una nuova unità monetaria, che non è la misura del valore come il denaro, bensì il semplice costo del lavoro e per tanto un semplice mezzo di scambio. In questa maniera, per Poudhon e per gli individualisti americani maestri di Tucker, il capitale perde la sua capacità di produrre interesse (leggasi usura) e tutto il prodotto risultante dal lavoro individuale o cooperativo va a benefcio di ogni membro della comunità. La capacità del capitale di produrre interesse si converte in uno strumento di usura e di sfruttamento del popolo. L'abolizione del monopolio fnanziario e l'introduzione di un mezzo di scambio che rappresenti solo il prezzo del costo del lavoro è, secondo l'opinione di Greene e di Proudhon, il vero fondamento di una riforma sociale.

La visione dei processi economici di Greene corre parallelamente alla sua visione dei processi sociali. Derivante anch'essa dal mutualismo di matrice proudhoniana, contribuì anch'essa alla costruzione del pensiero di Tucker. Greene riconobbe nella mutua cooperazione degli uomini il fondo costitutivo di tutta la vita sociale, non tanto quindi una limitazione della libertà individuale quanto piuttosto una sua garanzia cosicché “l'individualismo senza il sentimento di coesione sociale e il socialismo senza il sentimento di libertà individuale sono ugualmente ripudiabili e conducono indubbiamente a catastrof politiche e sociali”160. Per Greene,

dunque, il mutualismo rappresentava una sintesi della libertà e dell'ordine, una base di nuove condizioni di vita che “si allargano nello stesso grado

nelle quali si restringono le funzioni del governo”161. In questa maniera

appare evidente come sia la concezione nutrita da Greene dello Stato. Esattamente come per Tucker, la diminuzione del potere dello Stato si converte in una unità di misura per il calcolo della libertà individuale, dove l'ultimo punto di arrivo consisterà in una condizione nella quale tutto il governo si dissolve in una amministrazione partecipata in uguale maniera da tutti. Per questo stesso motivo Greene si rifuterà, come farà successivamente Tucker, di vedere nel comunismo la soluzione del problema sociale.

Il comunismo sacrifca l'individuo per assicurare l'unità dell'insieme. Il mutualismo ha, nell'individualismo illimitato, la sua prima condizione essenziale di esistenza, e coordina gli individui nella solidarietà senza il sacrifcio dell'individualità.162

161 Ibidem, p. 185.

CAP. 5