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4.2 Herbert Spencer e la legge dell'uguale libertà

Si procederà ora ad analizzare autore per autore i concetti fatti suoi da Tucker partendo dai pensatori europei e seguendo con quelli statunitensi. Tra gli europei si inizierà da quelli insulari: Spencer e Herbert. Il contributo dato da Spencer nella formazione del pensiero di Tucker è fondamentale. Già da una lettura approssimativa emerge come la spenceriana “legge dell'uguale libertà” costituisca uno degli assunti cardine del redattore di "Liberty". Essa viene descritta in uno dei primi testi di Spencer: Social Statics del 1851, la cui rilevanza per i pensatori successivi, soprattutto americani, è enorme. In particolare, ai fni del lavoro qui proposto, è importante, all'interno di questo testo, il capitolo intitolato The Right to Ignore the State. In quest'opera, nella quale si palesano diverse sfumature anarchiche del pensiero spenceriano, l'autore propone una visione dello Stato estremamente simile a quella tuckeriana. Le somiglianze tra i due autori sono strabilianti. L'intero sistema teorico di Spencer, come del resto quello di Tucker, si basa su un fondamentale principio dal quale derivano, per consequenzialità logica, tutte le posizioni assunte nelle varie questioni. Questo assunto cardine è descritto dal principio dell'uguale libertà e fssa quella che è la regola centrale della giustizia, ossia che “ogni uomo è libero di fare ciò che vuole, purché non violi l'uguale libertà degli altri”. Come si può leggere nel già menzionato articolo The Relation of the State to the Individual Tucker afferma distintamente che:

The history of humanity has been largely one long and gradual discovery of the fact that the individual is the gainer by society exactly in proportion as society is free, and of the law that the condition of a

permanent and harmonious society is the greatest amount of individual liberty compatible with equality of liberty. 85

Nella citazione qui riportata si ritrovano almeno due tematiche

85 B.R.Tucker, The Relation of the State to the Individual, in Individual Liberty, cit., p. 22, trad. propria: “La storia dell'umanità è stata in gran parte una lunga e graduale scoperta del fatto che l'individuo beneficia della società nella stessa proporzione in cui una società è libera e che la legge

che segnala se una società è stabile e armoniosa è la maggiore quantità di libertà individuale compatibile con l'uguaglianza della libertà”.

tipicamente spenceriane: 1) l'idea che la storia dell'umanità sia una storia caratterizzata dalla sempre maggiore e continua perfettibilità dell'individuo; 2) l'idea che questa progressione porti la società a conformarsi alla legge dell'uguale libertà. Questa legge, che si propone come una cosa apertamente intuitiva, se presa alla lettera e sviluppata coerentemente porta i due pensatori a compiere tutta una serie di considerazioni sulla natura dello Stato, della legislazione, della società e dell'individuo. Grazie ad essa le funzioni dello dello Stato si riducono per Spencer alla semplice tutela della libertà individuale. Non ancora dichiaratamente anarchico, ma catalogabile sotto quella denominazione politica che dopo Nozick diventerà famosa con il nome di miniarchismo, lo Stato emergente dalle opere spenceriane è indiscutibilmente minimo. E' un apparato costruito in maniera tale da non poter limitare quel libero dispiegarsi delle facoltà individuali che rappresenta la condizione primaria per il conseguimento della felicità e del progresso della civiltà. Ad esso è vietato intromettersi nella vita religiosa del singolo o regolamentare la produzione e la circolazione delle merci, così come gli viene contestata la pretesa di garantire l'istruzione pubblica e l'assistenza sanitaria.

Anche se l'evoluzionista inglese non arriva a bollare l'istituzione statale come totalmente immorale, ma conviene con Paine nel defnirlo un male reso necessario per correggere la natura dell'uomo ancora imperfetta, l'affnità con la rappresentazione che ne da l'anarchico americano è incredibile. In alcune parti Spencer arriva addirittura a manifestare delle riserve sulla prerogativa statale di battere moneta, riserve che sono riscontrabili in tutta una serie di articoli di Tucker riguardanti l'argomento86 (“First in the importance of its

evil infuence [...] the money monopoly.87”).

La legge dell'uguale libertà si dimostrerà decisiva per comprendere tutta una serie di argomenti che Tucker farà suoi nel corso della propria carriera. Questo principio sarà in grado di stabilire i limiti delle sfere d'azione dei diversi individui e dunque, attraverso di esso, sarà possibile negare o affermare la legittimità di ogni azione che si andrà ad analizzare, siano esse

86 Cfr., B.R. Tucker, Free Money First, ora in Individual Liberty, cit., p. 63, Free Banking, ora in

di privati o di istituzioni statali. In particolar modo per Tucker la legge dell'uguale libertà, unita al principio della sovranità individuale, fungerà da vera e propria cartina tornasole per testare l'invasività delle eventuali iniziative private e no, un criterio di valutazione oggettivo ed intransigente che non si piega ad alcun tipo di compromesso, tanto che arriverà ad identifcare apertamente il principio dell'uguale libertà con il principio di giustizia:

I am not wedded to the term “justice,” nor have I any objection to it. If Mr. Robinson doesn’t like it, let us say “equal liberty” instead.88

Data l'opinione che entrambi gli autori hanno riguardo la legislazione, a detta loro troppo invasiva nei confronti delle sfere d'azione dei singoli individui, si può ora capire sulla base di che cosa essa sia sempre stata vista con malcelato sospetto o aperto dissenso tanto dall'anarchico di Boston quanto dal flosofo britannico. Se quest'ultimo non arriverà mai a sostenere che il governo sia in sé e per sé l'incarnazione del principio di aggressione, le critiche che muoverà al legislatore e alla cosiddetta onnipotenza della maggioranza non sono per questo di minore incisività. L'infuenza giocata da Spencer su Tucker si rende evidente in tutte queste tematiche che, si ricorda, sono corollari di quel principio primo che fssa l'uguaglianza della libertà di ogni individuo. La legislazione delle moderne organizzazioni statali, oltre a favorire di volta in volta una parte della società rispetto all'altra – tanto attraverso leggi proibizionistiche a tutela dell'industria quanto tramite leggi umanitarie contro la povertà - tende a produrre un'infazione normativa generatrice più di danni che di benefci. Le argomentazioni economiche di Tucker, in questo frangente, ricalcano quelle di Spencer. Entrambi sono dell'opinione che le leggi, creatrici di privilegi e favoritismi, danneggino la classe operaia stessa, favorendo un abbassamento dei salari e mantenendo alto l'interesse sui capitali. Inoltre, sebbene molto spesso cerchino di arginare la povertà, esse, interferendo nei complessi processi sociali, sono in grado tutt'al più di mitigare soltanto alcuni effetti dei mali sociali risultando così un rimedio palliativo che agisce sui sintomi visibili ma non riesce ad intaccarne

le cause. A detta dei due pensatori tutte le leggi sono miopi, tengono conto del breve periodo ma non del lungo, lasciando così ai posteri l'arduo compito di fronteggiare una serie di calamità sempre crescenti. Come se non bastasse il processo legislativo, per come lo intendiamo oggi, non responsabilizza chi lo fa, nel senso che ai legislatori non è mai chiesto di rispondere dei propri atti per quanto questi possano essere dannosi e gravosi per gli individui. In un altro testo fondamentale di Spencer del 1884 considerato da tutti il suo manifesto politico, The Man Versus the State, la tematica torna alla ribalta. Considerando il lavoro del parlamento alla stregua di una qualsiasi altra professione il flosofo paragona la somministrazione di leggi alla somministrazione di farmaci, ponendo in evidenza come:

L'alunno farmacista che, dopo aver ascoltato la descrizione di determinati dolori, scambia un'infammazione all'intestino cieco per una colica e prescrive un forte purgante uccidendo il malato, viene normalmente accusato e condannato per omicidio. Non serve certo a scusarlo il fatto che non era sua intenzione fare del male. L'idea che abbia soltanto commesso un errore di diagnosi non è certo suffciente a salvarlo. Non aveva il diritto di produrre conseguenze disastrose occupandosi di questioni delle quali non aveva suffciente cognizione. Il fatto di aver “ignorato di essere ignorante” non può aver peso nel giudizio89.

Non si può dire che lo stesso trattamento sia rivolto ai legislatori, nei confronti dei quali la gente sembra avere una maggiore comprensione:

Le responsabilità dei legislatori ed i loro misfatti sono giudicati invece con maggior indulgenza. Nella maggior parte dei casi, non pensiamo che meritino di essere puniti per aver causato – attraverso le leggi emanate – con la loro ignoranza dei danni90.

Non solo. Per Spencer l'assurdità dell'atteggiamento tenuto nei confronti dei legislatori si spinge ben oltre. Infatti, nonostante molti fatti storici dimostrino che una cattiva legge può causare guai immensi e che “i

danni prodotti da legislatori ignoranti sono senza dubbio maggiori di quelli causati da medici ignoranti”91, per l'opinione pubblica, che sembra non

cogliere questa certezza storica, “gli errori del governo diventano una buona ragione per chiedergli un sempre maggior intervento nelle cose pubbliche”92.

Alla base di un tale comportamento non sta tanto una semplice dose di irresponsabilità, quanto piuttosto un atteggiamento propriamente fdeistico e irrazionale. Quello per il legislatore viene defnito dal flosofo un vero e proprio “culto” da cui l'umanità non è ancora in grado di emanciparsi e quel che è peggio è che questo culto fa da specchio ad una altra superstizione anche maggiore, quella dell'illimitato potere della maggioranza. Nel capitolo quarto di The Man Versus the State Spencer afferma che:

la grande superstizione politica del passato era costituita dal diritto divino dei re. La grande superstizione politica odierna è il diritto divino dei parlamenti.93

Questa superstizione - che è tale nel senso etimologico del termine in quanto consiste in una credenza ingenua che sopravvive a se stessa in una forma vuota priva di contenuto – è totalmente ingiustifcata e molto dannosa. E' contro di essa che la ragione (e l'anarchismo) si deve scagliare. Infatti, nonostante con l'illuminismo sia defnitivamente caduta la giustifcazione divina del potere, l'atteggiamento che “i governati” - siano essi sudditi o cittadini – hanno nei confronti di chi detiene il potere non è mutato di una virgola. La sacralizzazione del potere è semplicemente passata dal monarca alla maggioranza parlamentare. Ma mentre nell'assolutismo, o negli stadi precedenti della storia, la cosa poteva avere un senso - dato che il monarca era per tradizione un Dio, un discendente di un Dio o un delegato di Dio - la situazione attuale non si può motivare nella stessa maniera in quanto l'attuale organismo legislativo non pretende di avere origini divine. Inoltre, mentre in passato l'essere il “delegato del cielo” rendeva legittima l'onnipotenza dei poteri governativi, ora, caduta questa giustifcazione, nessuno, parlamento compreso, può più reclamare una autorità assoluta e un

91 Ibidem, p. 71. 92 Ibidem, p. 82. 93 Ibidem, p. 105.

potere illimitato.

Se si prescinde da origini o deleghe divini, nessun governo, sia esso rappresentato da un uomo solo o da molti, possiede titoli tali da giustifcare le pretese di sovranità assoluta. Già mi sembra, però, di sentire un coro di obbiezioni: “Non è certo possibile negare l'imprescindibile diritto della maggioranza, diritto che essa trasmette ai parlamenti che elegge?”. Eccoci giunti alla questione fondamentale. Diritto divino del parlamento signifca diritto divino della maggioranza. L'opinione comune tanto tra la gente, quanto tra i legislatori, è che ai poteri della maggioranza non è possibile porre alcun limite.94

Sono parole che sembrano uscite dalla penna del Bruno Leoni di Freedom and the Law del 1961 o del Friedrich A. von Hayek di Law, Legislation and Liberty del 1973. Che l'onnipotenza della maggioranza sia una superstizione risulta chiaro anche in Tucker quando, parlando della futilità del voto per riformare la società, sostiene che:

Traces of faith in its effcacy still linger in the minds of those who suppose themselves emancipated; the old majority superstition yet taints the reformer’s blood, and, in face of evils that threaten society’s life, he appeals to its saving grace with the same curious mixture of doubt and confdence that sometimes leads a wavering and timorous Infdel, when brought face to face with the fancied terrors of death, to reembrace the theological superstition from which his good sense has one revolted and to declare his belief on the Lord Jesus, lest, as one of them is said to have profanely put it, “there may be, after all, a God, or a Christ, or a Hell, or some damned thing or other.”95

O ancora quando, allarmato per le derive che potrebbe prendere il

94 Ibidem, p. 109.

95 B.R.Tucker, The Futility of Ballot, in Individual Liberty, cit., p. 55, trad. propria: “tracce di fede nella sua efficacia ancora rimangono nelle menti di coloro che si suppongono emancipati; la vecchia superstizione della maggioranza contamina ancora il sangue del riformista e, di fronte ai mali che minacciano la vita della società, si appella alla sua grazia salvifica con la stessa curiosa miscela di dubbio e di fiducia che a volte conduce, un miscredente vacillante e timoroso che si trova faccia a faccia con i terrori immaginari della morte, a riabbracciare la superstizione teologica da cui il suo buon senso si era ribellato e a dichiarare la sua fede nel signore Gesù, poiché, come aveva profanamente affermato uno di loro 'ci può essere, in fin dei conti, un Dio, o un Cristo, o un

socialismo di Stato di impostazione marxista, scrive che:

What other applications this principle of Authority, once adopted in the economic sphere, will develop is very evident. It means the absolute

control by the majority of all individual conduct […] There would be but one

article in the constitution of a State Socialistic country: “The right of the

majority is absolute.” 96

Come si è potuto notare, la preoccupazione che coglie i due autori nel parlare della legislazione e dello Stato è di pari intensità. Entrambi concordano pienamente nell'affermare che, sulle questioni riguardanti la sfera privata di condotta, la maggioranza non dovrebbe avere il diritto di deliberare ed entrambi vedono lo Stato come una istituzione pericolosa, invasiva e sempre pronta ad espandersi. Sebbene questa posizione possa sembrare, con buone ragioni, comune a tutti i liberali in generale, tanto Tucker quanto Spencer non si fermano qui. A queste considerazioni fanno seguire almeno un paio di conseguenze coerenti che li caratterizzano come aderenti ad una corrente maggiormente anarchica. Queste due conseguenze sono “il diritto di ignorare lo Stato”, e la “cittadinanza volontaria”.

Alla prima tematica Spencer dedica un intero capitolo di Social Statics, intitolato giust'appunto: The Right to Ignore the State. Da questo testo Tucker attingerà a piene mani, tant'è che nell'articolo The Relation of the State to the Individual, parlando dell'atteggiamento che gli anarchici dovrebbero tenere nei confronti dei monopoli statali, menzionerà esplicitamente il testo di Spencer e attribuirà a lui la paternità del “right to ignore the State”

[…] time is lacking to explain the Anarchistic view of the dependence of usury, and therefore of poverty, upon monopolistic privilege, especially the banking privilege, and to show how an intelligent minority, educated in the principle of Anarchism and determined to exercise that right to

ignore the State upon which Spencer, in his “Social Statics,” so ably and

96 B.R. Tucker, State Socialism and Anarchism, cit., p. 11, trad. propria: “Quali altre applicazioni questo principio di Autorità svilupperà, una volta adottato nella sfera economica, sono davvero evidenti. Significa il controllo assoluto da parte della maggioranza di tutti i comportamenti individuali […] Non esisterebbe altro che un articolo nella costituzione di un paese con socialismo di Stato: 'il diritto della maggioranza è assoluto'”

admirably insists [...]97

La base da cui Spencer svilupperà la questione rimane la legge dell'uguale libertà, enunciata nei capitoli precedenti. Sia chiaro: la libertà di cui godono le persone non è “uguale” nel senso che ciascuno può fare le medesime cose di qualcun altro. La libertà della quale si gode è “uguale” nel senso che è “ugualmente limitata”. E’ a partire da questo principio che Spencer illustra, come suoi corollari, i diritti dell’individuo. “Il diritto di ignorare lo Stato” è uno di essi. In queste pagine, il flosofo lega la legittimità dello Stato all’adesione volontaria dei cittadini allo stesso.

Se è vero che un uomo ha la libertà di fare tutto quello che vuole, a patto che non violi l'eguale libertà di ogni altro uomo, allora è libero di interrompere il rapporto con lo stato, di rinunciare alla sua protezione e di rifutare di pagare per il suo mantenimento.98

Rinunciare alla protezione statale, qualora non richiesta, e negare il conseguente pagamento delle imposte sono dunque due dei punti che vengono geometricamente dedotti dallo sviluppo coerente della legge di giustizia. Il “non conformista” ha tutto il diritto di secedere dallo Stato e nel fare ciò non viola nessuna legge. “E' di per sé evidente”, scrive Spencer, “che comportandosi così egli non interferisce indebitamente in alcun modo nella libertà degli altri, in quanto la sua posizione è passiva, e fnché resta passiva non può diventare un aggressore”99. La dinamica invasione-resistenza

passiva, aggressione-difesa è la medesima che si incontra nelle pagine dell'anarchico di Boston. La difesa della propria libertà e dei propri diritti attraverso la non interferenza e l'astensione è la strada maestra indicata dagli anarchici per essere indipendente, in quanto è il solo metodo che ti consente, coerentemente, di non essere un complice dello stato e insieme di non infrangere la legge dell'uguale libertà. Se si assume la teoria degli scienziati

97 B.R.Tucker, The Relation, cit., p. 23, trad. propria: “[...] manca il tempo per spiegare la visione anarchica della dipendenza dell'usura, e conseguentemente della povertà, dai privilegi monopolistici, specialmente dal privilegio bancario, e di mostrare come un'intelligente minoranza educata ai principi dell'anarchismo e determinata ad esercitare quel diritto di ignorare lo Stato sul quale Spencer, nella sua Social Statics, insiste così abilmente ed ammirevolmente [...]”.

politici per la quale il popolo è l'unica fonte del potere, che lo esercita direttamente o attraverso i suoi rappresentanti, ne consegue che il diritto di ignorare lo Stato è assolutamente legittimo. Infatti, come sottolinea Spencer:

Se l'autorità legislativa è delegata, ne consegue che coloro da cui procede sono i padroni di coloro a cui è conferita: ne consegue ulteriormente che come padroni conferiscono la detta autorità volontariamente: e ciò implica che possono darla o trattenerla come loro aggrada. Defnire “una delega” ciò che in realtà viene sottratto agli uomini, siano essi d'accordo o meno, non ha alcun senso.100

Insomma, a sostenere la tesi della delega del potere da parte del popolo, non si può negare il diritto di ignorare lo Stato senza cadere in un'assurdità. Considerando il governo un semplice agente assunto da una comunità di individui per ottenere un certo vantaggio, la natura del rapporto implica necessariamente che stia ad ognuno dire se vuole impiegare tale agente o no. E' evidente come qua l'impostazione metodologica di Spencer sia quella tipica dell'individualismo radicale, vale a dire che date le premesse e considerando la società come un insieme di singoli individui spinti dall'interesse a cooperare, ciò che è vero per tutti collettivamente è ugualmente vero di ciascuno separatamente, “come un governo può agire a buon diritto per il popolo solo quando autorizzato dal popolo, così esso può anche agire a buon diritto per l'individuo solo quando da lui autorizzato”101.

Stato e società si formano in maniera del tutto naturale attraverso la spontanea associazione dei soggetti individuali e non sono niente di più della