Durante uno scambio con l’Università di Parigi nel 1925, William Morton Wheeler entrò in contatto con Louis Eugène Bouvier, entomologo e allora presidente dell’Académie des Sciences, che gli permise di consultare un manoscritto inedito di René-Antoine Ferchault de Réaumur. Dopo un paziente sforzo di traduzione, reso particolarmente difficile dalla presenza di arcaismi, errori ortografici e correzioni, Bouvier confrontò l’opera con l’originale, aggiunse delle note, e ne nacque il settimo volume dell’immenso lavoro di Réaumur Mémoires pour servir à l’histoire des insectes14, riguardante una grande quantità
di insetti, compresi animali invertebrati oggi inclusi in altre classi. Il progetto avrebbe dovuto comprendere ben dieci volumi, ma è stato impossibile capire con certezza di cosa avrebbero trattato quelli conclusivi, proprio per l’uso che sia Réaumur sia i suoi contemporanei facevano della parola “insetto”.
In una lettera di Pierre Lyonnet (nel testo Lyonet) a Réaumur (sicuramente la risposta ad una precedente corrispondenza), emerge la volontà dell’autore di occuparsi nel settimo volume non solo degli scarabei (ai quali è riservata la seconda parte dello stesso), ma anche delle formiche.
I very much wish to see your seventh volume in print. The beetles have been little studied up to the present time […].
The ants, of which you will also treat, I believe, in the same volume, excite my curiosity no less. Although this animal has been more observed than the beetles, it is still very imperfectly known. I once began to study it, but I failed to continue.15
14 Réaumur (1734-1742).
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Histoire des fourmis, il manoscritto consultato e tradotto da Wheeler, non riporta alcuna data, ma da alcuni fatti storici l’entomologo statunitense è stato in grado di collocarne la stesura fra l’ottobre del 1742 e il 1744; non è però chiaro il motivo per cui il manoscritto rimase inedito nonostante Réaumur avesse avuto ben tredici anni a disposizione per portarne a termine la pubblicazione. Ma è pur vero che il suo interesse per altre materie e il suo impegno in vari campi potrebbero averlo tenuto lontano per qualche tempo dalle ricerche sugli insetti (si pensi ad esempio al fatto che per molti Réaumur era conosciuto soprattutto come inventore del termometro, e fisici e metereologi ne ignoravano il grande contributo portato all’entomologia, così come gli entomologi non erano al corrente del suo impegno nel campo della metallurgia).
L’Histoire è incompleta, spesso di difficile lettura perché scritta con scarso riguardo per la forma e la punteggiatura, e nonostante ciò Wheeler la giudica un’opera interessante, mai noiosa per il lettore, per certi versi pionieristica (ritiene che se non fosse rimasta inedita per così lungo tempo, avrebbe aiutato lo studio della mirmecologia e risolto molti problemi, soprattutto quelli relativi alla formazione e allo sviluppo delle colonie). Sostiene infine che debba essere considerata “as the most important myrmecological document of the eighteenth century”16, soprattutto se comparata ai più importanti contributi del tempo sulla
materia, tra cui quello di Swammerdam, che non era stato in grado d’identificare completamente le caste, e quello di William Gould, di cui anticipa molte delle scoperte (e di cui avrò modo di parlare più avanti).
Wheeler non è l’unico ad avere tanta stima del lavoro di Réaumur: in una lettera a sua moglie, Thomas Henry Huxley17 scrive che da certi punti di vista sarebbe stato l’uomo più
importante tra Aristotele e Darwin, e in un’altra corrispondenza ribadisce il concetto
16 Wheeler (1977, p. xvi). 17 Cfr. Huxley (1901, pp. 514-15).
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sostenendo che nessun altro uomo possa essere messo sullo stesso piano di Darwin eccetto Réaumur.
Nato nel 1683 a La Rochelle, è considerato uno dei più influenti naturalisti e scienziati francesi: il suo interesse non si limitò all’entomologia, ma si estese a svariati campi, fra cui fisica, metallurgia, matematica e storia naturale. Divenne membro dell’Académie des Sciences nel 1708, in seguito alla presentazione di un articolo su problemi geometrici, e ne fu uno dei più attivi associati, curando numerose pubblicazioni. Ma la sua opera per eccellenza è senz’altro Mémoires pour servir à l’histoire des insectes, comprendente 6 volumi pubblicati fra 1734 e il 1742, considerata come uno dei mattoni fondamentali per la nascita dello studio del comportamento animale, quantomeno in Francia. Ma l’influenza di Réaumur si estende ben oltre i confini francesi: in Svezia Carl De Geer ne fece il punto di riferimento tanto da dare alla sua opera principale lo stesso titolo18 di quella del collega
francese; mentre lo svizzero Charles Bonnet divenne suo discepolo a soli otto anni, e il suo futuro lavoro influenzerà quello di François Huber sulle api19, che a sua volta ispirò
suo figlio Pierre il cui lavoro sulle formiche svizzere (di cui tratterò più avanti) fu straordinario.
Senza dubbio Histoire des fourmis è un testo non privo di difficoltà, e il fatto che sia rimasto inedito per quasi due secoli potrebbe renderlo marginale, ma è in realtà di grande rilievo per quanto riguarda la futura mirmecologia. Il primo richiamo dell’autore è a Ulisse Aldrovandi, che nell’osservazione e nell’ammirazione della vita laboriosa e faticosa delle formiche, aveva trovato motivo di vergogna per il lusso che troppo spesso si era concesso, e molti altri illustri personaggi avrebbero tratto lo stesso insegnamento.
18 De Geer (1752-78). 19 Cfr. Huber (1792).-
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Fin dall’incipit dei Mémoires, si evince che l’interesse di Réaumur nei confronti degli insetti riguardi più il loro comportamento che la loro struttura o classificazione, che avevano invece maggiormente coinvolto Aldrovandi e Swammerdam:
Ce qui nous suffit, ce me semble, et ce dont notre curiosité doit se contenter, c’est d’en connoître les principaux genres, et surtout de connoître ceux qui se présentent à nos yeux; de sçavoir ce qui leur est propreà chacun, ce qu’ils offrent de particulier, comment il se nourrissent, les différentes formes qu’ils prennent pendant la durée de leur vie, comment ils se perpetuent, les merveilleuses industries que la nature leur a apprises pour leur conservation. D’ailleurs, j’avoue que je ne serois nullement touché d’une énumération bien exacte des espèces de chaque genre, pussions- nous la faire. […] La partie par ou elle (l’histoire des insectes) m’a le plus interessé, est celle aussi à laquelle on sera plus generalement sensible, c’est elle qui embrasse tout ce qui a rapport au génie, aux moeurs, pour ainsi dire, aux industries de tant de petits animaux.20
Fin dall’inizio dell’Histoire des fourmis Réaumur differenzia le varie specie in marroni, nere, alcune rosse, color ambra e bianche. Ritiene che non ci siano, o quanto meno precisa di non aver mai visto, formiche che emergessero per la bellezza del loro colore, che fosse blu, giallo o verde. E subito scorge nei loro comportamenti e nelle loro abitudini il criterio principale per poterle distinguere ed eventualmente classificare (va ricordato che al tempo di Réaumur le specie di formiche esotiche dai colori più appariscenti erano sconosciute). Tutte a suo dire sono fatte per la vita sociale, e non vi sono, come tra le api e le vespe, specie di formiche che conducano una vita solitaria, ma ogni specie si comporta diversamente dall’altra. Ogni individuo nella società svolge la mansione cui è destinato, e nel formicaio ognuno ha un posto e un compito specifici. Nella costruzione di quest’ultimo il numero di formiche all’opera è grandissimo, e osservando la complessità e l’ampiezza dei formicai sembra incredibile che insetti così piccoli ne siano gli artefici: i cunicoli sotterranei sono così articolati da reggere il paragone con opere ingegneristiche e i
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materiali utilizzati sono spesso talmente pesanti che difficilmente si potrebbe credere che vi siano stati trasportati senza aiuto.
Alcune specie hanno bivacchi temporanei, mentre altre preferiscono essere stanziali, e costruire il proprio alloggio all’interno di tronchi d’albero parzialmente decomposti, e in questo caso il luogo scelto fornisce loro già tutto il necessario alla preparazione del luogo. Inoltre le condizioni atmosferiche spesso costringono le formiche a lasciare i loro formicai per trovare riparo ad esempio all’interno di fessure nei muri, per uscire solo durante le pause della pioggia a cercare viveri. Una volta migliorato il tempo, escono e in meno di un giorno costruiscono un nuovo formicaio, in cui ogni parte è destinata a una funzione specifica. Per questo sono particolarmente ammirevoli, più per la loro tenacia e operosità che per l’opera stessa, la cui architettura è estremamente semplice.
Se volessimo comparare il formicaio a una città, allora si tratterebbe di città in cui tutte le strade sono coperte, o se ancora volessimo parlarne come di un edificio, allora dovremmo immaginarlo come composto esclusivamente di scale che si intersecano fra loro, e in cui lo spazio più ampio è costituito dal pianerottolo fra una rampa e l’altra. Anche Gould ne parlerà attraverso la metafora della città, paragonando i vicoli dei formicai alle strade di Londra, in cui c’è un traffico perenne, ma “Only with this Difference, that not a single Ant is unemployed, or deserves theTitle of a Vagrant”21.
L’antropomorfismo di Réaumur ha un significato particolare, e fa comprendere la sua volontà di rivolgersi a un pubblico non esclusivamente specialistico: vuole infatti consentire al lettore di capire meglio un mondo a lui estraneo attraverso l’analogia con quello a cui invece appartiene, e questo come vedremo riguarda anche il comportamento delle formiche oltre alla loro organizzazione sociale.
Nell’intento di studiare meglio la struttura del formicaio, l’autore si lancia in un esperimento: costringe le formiche alla costruzione di un formicaio davanti ai suoi occhi,
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rinchiudendole in un vaso trasparente (un alveare di vetro) e inserendo all’interno anche il materiale che avevano raccolto prima della cattività forzata. Le nutre e dà loro materiale extra, e queste, dopo un primo vano tentativo di fuga, cominciano a lavorare alla costruzione del formicaio, simile sia interiormente che esteriormente a quello in cui vivevano fuori. Ma a suo dire i più ammirevoli alloggi restano quelli costruiti nella terra compatta o nei tronchi degli alberi.
Gli alveari, di cui si occupa maggiormente, costituiscono per Réaumur l’occasione per studiare meglio le formiche, che cercano ogni inverno di approfittare del calore che le api sono solite mantenere all’interno delle loro abitazioni: l’alveare infatti era costruito in modo tale da permettere all’autore di aprire una piccola finestra di tanto in tanto per poter osservare il lavoro delle api, e più di una volta riporta di aver trovato colonie piuttosto popolate di formiche che tentavano di occupare un interstizio fra la finestra e l’alveare stesso. Ma oltre ad analizzare le loro abitazioni, fra i maggiori interessi di Réaumur figurano le abitudini e il modus vivendi degli insetti.
Uno dei passaggi più importanti riguarda le supposte scorte che le formiche farebbero durante la stagione secca prima dell’inverno; a partire da Esopo, e probabilmente già prima di lui, questi insetti sono stati esaltati per la loro lungimiranza e prudenza nel preoccuparsi del futuro e fare approvvigionamento prima dell’arrivo del freddo. Réaumur è stato uno dei primi a provare che la formica comune nel Nord Europa non fa scorte e non accumula semi per l’inverno. Solitamente viene considerato William Gould il fautore di tale scoperta, ma in realtà già Swammerdam prima di entrambi aveva osservato questo comportamento.
Per dare concretezza alla sua scoperta, Réaumur fece numerose osservazioni:
J’ai du etre curieux de voir ces magazins bien fournis dont leur a fait tant d’honneur. Pour les decouvrir j’ai fait fouiller les differentes saisons de l’année un grand nombre de fourmilleres, bien plus bas que l’endroit le plus bas ou elles se tiennent j’ai fait
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fouiller jusques dans les androits ou il ne paroissoit dans la terre aucun sentier tracé. J’ai fait fouiller de meme dans les environs de la fourmillere et ca toujours ete inutilement jamais je ne suis parvenu a decouvrir ce lieu ou sont mis en reserve touts ces grains dont elles se doivent nourrir pendant l’hiver. Je connois plusieurs personnes qui curieuses comme moy de trouver ces graniers sous terrains les ont cherche inutilement.22
E Réaumur non si limitò a scavare all’interno dei formicai, osservò di giorno in giorno durante il periodo estivo il comportamento delle formiche che avrebbero dovuto preparare le scorte, ma sempre invano. Probabilmente, sostiene Réaumur, la continua osservazione di formiche che trasportano all’interno del formicaio semi e altri prodotti simili ha portato alla credenza comune dell’esistenza di una “dispensa”, quando in realtà tutto era finalizzato alla costruzione del formicaio stesso (anche se più avanti si scopriranno e saranno descritte anche specie di formiche con questa attitudine all’approvvigionamento). Réaumur conosceva bene le abitudini alimentari delle formiche, lui stesso le nutriva durante le proprie osservazioni, e aveva avuto modo di capire che la loro nota attrazione per lo zucchero, che le conduce fin dentro le nostre case, le portava anche ad avere rapporti con altri insetti. È stato proprio Réaumur a scoprire il rapporto di trophobiosis fra le formiche e altri insetti, come gli afidi e le cocciniglie, anche se la sua concezione ha subito delle correzioni nel tempo. L’autore aveva dedotto dalle sue osservazioni che ciò che portava le formiche a scalare alberi di media e grande dimensione abitati da altre specie di insetti, erano proprio le secrezioni zuccherine rilasciate da queste ultime.
Ovviamente Réaumur non trascura di ricordare i danni che le formiche provocano agli alberi stessi, di cui spesso devastano i fiori o i più morbidi semi, o le battaglie che si disputano fra colonie diverse per il possesso di un albero. Fra l’altro viene citata la
22 Réaumur (1743) in Wheeler (1977, p. 60). Le citazioni riportano il testo originale di Réaumur, rimasto ad uno stato
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battaglia descritta da Enea Silvio Piccolomini, poi Papa Pio II, il cui racconto è stato riportato da molti grandi studiosi di formiche:
One of the older records of an ant battle is given by Æneas Sylvius, afterwards Pope Pius II, which was contested with obstinacy by a great and a small species, on the trunk of a pear-tree. “This action”, he states, “was fought in the pontificate of Eugenius the Fourth, in the presence of Nicholas Pistoriensis, an eminent lawyer, who related the whole history of the battle with the greatest fidelity”. Another engagement of the same description is recorded by Olaus Magnus as having happened previus to the expulsion of Christiern the Second from Sweden.23
E di seguito il resoconto di Olao Magno (il cui nome di battesimo era Olav Manson), arcivescovo cattolico svedese:
[…] all’hora le formiche più piccole, in gran moltitudine s’affrettano di salire sui nidi delle formiche maggiori che le più volte stanno su qualch’albero vecchio di pero, e fanno ogn’opra per cacciarnele via, e così vendicar qualche ricevuta ingiuria, e in pruovar di far questo appiccano una battaglia si grande, che non si parte, prima che molte di loro da l’una, e l’altra banda caschino da quelle frondi mezze morte, e non restino superate le maggiori, e le minori non entrino in possesso delle stanze di quelle.24
Inoltre, le formiche più piccole uscite vittoriose sono state osservate seppellire i propri “soldati” persi in battaglia, mentre lasciavano i nemici in pasto ai predatori.
Le formiche comunque non si accontentano delle suddette secrezioni dolci, o del succo che possono ricavare da sostanze vegetali, ma mangiano anche altri insetti, sebbene questo non accada generalmente in modo violento visto che si nutrono soprattutto di insetti già morti, e che solo occasionalmente ne attaccano invece di vivi. Allo stesso modo
23 Rennie (1831, p. 335). 24 Magno (1561, p. 509).
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Réaumur ricorda l’interesse delle formiche per le uova di altri insetti, che rivestite solo di una sottile membrana costituiscono cibo facilmente edibile.
Avendo dedicato tutta la prima parte del suo testo alle abitudini delle formiche, l’autore adesso sente di poter fare un richiamo alla loro descrizione fisica:
Il est temps neantmoins que nous venions à faire remarquer ce qui lui est propre, ce que les parties dont elle est composée ont de constant, et les varietes qui se trouvent dans ces memes parties. La tête est moins epaise considerablement qu’elle n’est large et qu’elle n’est longue, sa figure apeupres triangulaire, l’angle anterieur est pourtant abattu, mais en divers temps il ne paroit pas manquer , il est remplacé par les bouts des deux dents qui se trouvent appliqués l’un contre l’autre. Le dessus n’est pas plan, il est comme divise en deux parties égales selon la longueur, par un cavité peu profonde, chacune de ces parties a quelque rondeur; et c’est assez près de leur bout que part de chaque côté un antenne composé en filet graine; sur chaque côté aussi mais beaucoup plus près du bout postériuer que de l’antérieur est placé un oeil a rezeau assez gros pour être apercu des qu’on le cherche, quoi-qu’il n’ait ni le volume ni l’éclat qu’ont ceux des papillons, et des la plupart des mouches. Trois autres yeux bien moins sensible, trios yeux lisses, disposes triangulairement se trouvent entre les precedents dans la portion creuse.25
Réaumur inoltre le misura attentamente ed è certo che le operaie siano più piccole delle altre, mentre per quanto riguarda la vista cita sia la posizione di Gerolamo Cardano26,
figura di spicco del Rinascimento italiano, matematico e medico, che sosteneva che solo nei grandi animali potessero coesistere perfettamente organi di senso diversi, mentre in quelli piccoli come gli insetti, se presenti, fossero necessariamente poco o male sviluppati, e quindi inutili. Di conseguenza, le formiche dovevano essere cieche e usare le antenne per orientarsi. Aldrovandi, che a sua volta riprendeva Cardano e non voleva contraddirlo, sostenne che gli occhi non potessero trovarsi nella testa, troppo piccola, e che quindi fossero alle estremità delle antenne.
25 Réaumur in Wheeler (1977, p. 71). 26 Cfr. Cardano (1559).
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Per quanto riguarda il sesso delle formiche, Réaumur va oltre Swammerdam, che nonostante avesse compreso il sistema delle caste, aveva giudicato che le formiche alate fossero maschi, e quelle non alate al contrario femmine. L’autore di Histoire des fourmis corregge le affermazioni di Swammerdam, capendo che le formiche alate sono sia maschi sia femmine, che le più grandi sono femmine, e nello specifico regine (che potrebbero aver perso le ali in seguito all’accoppiamento), essendo regola generale fra gli insetti che il maschio sia più piccolo. Réaumur riporta di aver osservato diversi voli nuziali, uno in particolare durante un viaggio verso Tours nei primi giorni di settembre: in quell’occasione aveva catturato alcune coppie di formiche con le mani per osservarle, e queste avevano confermato la sua teoria. Inoltre sostiene di aver più volte visto le femmine e i maschi far ritorno al formicaio dopo l’unione in volo. In realtà correggerà questa sua affermazione in seguito: già in alcuni appunti a conclusione del testo riferisce di aver assistito a un volo nuziale, in seguito al quale avrebbe trovato i formicai originari completamente vuoti.
La questione delle ali in generale, la loro perdita in seguito all’accoppiamento, e la composizione delle caste restano per l’autore un enigma. Talvolta dubita che la madre sopravviva in seguito alla deposizione delle uova, ed è invece certo che le ali servano esclusivamente e appositamente per l’accoppiamento, e che questo, secondo le sue osservazioni, avvenga fra formiche provenienti dallo stesso formicaio.
Si l’on fait attention aux differents travaux auquels les fourmis ouvrieres se doivent livrer, entr’autres a celui de trainer de pesants fardeaux dont elles sont si occupees, et a la disposition des chemins entroits, et souvent raboteux de l’interiuer de leur habitation surtout lorqu’elle est costruite de brins de bois, on jurera que des aisles leurs eussent ete souvent inutiles, et meme incommodes, elles les auroient