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Auguste Forel

Già dall'età di sei anni Auguste Forel aveva trovato nel regno delle formiche una via di fuga dall'infanzia isolata e solitaria a cui la madre iperprotettiva lo costringeva. Nato nel 1848 nella campagna svizzera vicino Losanna da una famiglia conservatrice e benestante, Forel aveva presto manifestato interesse nei confronti delle formiche che brulicavano davanti a casa, prestando particolare attenzione alla loro vita sociale e cominciando a collezionarne diversi esemplari.

Osservava le colonie di tre differenti specie, nutrendole "lovingly […] with bread, sugar and so forth"144, come lui stesso racconta nella sua autobiografia. I suoi taccuini, pieni di note e

illustrazioni, rivelano la profondità con cui s'immergeva in quel regno, che presto divenne l'utopia di cui s'incoronò sovrano, l'alternativa a quel mondo sociale da cui era escluso. Già in adolescenza Forel abbandonò i princìpi strettamente calvinisti dei suoi genitori, per intraprendere gli studi di medicina.

Con i suoi studi manifestò interesse per l’anatomia cerebrale e la psichiatria. Laureatosi a Zurigo nel 1872, dedicò gran parte della sua carriera agli internati, dal 1879 come direttore del Burghölzli Institut di Zurigo, che sotto la sua guida ventennale divenne il più importante ricovero psichiatrico in Europa, e in seguito come praticante psichiatra in forma privata, usando più spesso l’ipnosi come tecnica terapeutica. Nello stesso anno gli venne anche assegnata la cattedra di Psichiatria all’Università di Zurigo. Mantenne comunque

143 Ivi, pp. 298-300.

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l'interesse nei confronti della storia naturale delle formiche e in particolare verso le relazioni sociali che si sviluppano fra formiche appartenenti a specie diverse.

A dimostrazione del parallelismo dei suoi interessi venne esortato a pubblicare la sua raccolta di osservazioni ed esperimenti condotti sulle formiche, che confluirono in Les fourmis de la Suisse145 (1874), lavoro che lo rese noto a livello europeo nel campo

dell’entomologia e gli permise tra l’altro di intrattenere una corrispondenza con Charles Darwin146.

In linea con il pensiero di Pierre Huber, Forel aveva osservato formiche di varie specie schiavizzare altri individui, affermando che “si quelques espèces font des esclaves, ces esclaves sont aussi libres, même plus libres, parce que moins dépendants, que leurs «maîtres» (le travail rend libre!)”147; tutti lavorano liberamente e senza ordini impartiti, vista

l’assenza di un capo. Aggiunge appena sotto:

Et néanmoins tout n'est pas instinct hérité, automatique et machinal chez les fourmis. Nous verrons qu'elles ont de la mémoire individuelle, qu'elles apprennent à profiter de leurs expériences, à distinguer les individus de leur société de ceux d'autres groupes de la même espèce, à conclure des alliances, même avec d'autres espèces et cela selon des circonstances souvent fortuites, à varier individuellement leurs procédés, etc. Donc ce ne sont pas des machines automatiques, comme certains auteurs l'ont prétendu, mais des êtres vivants doués d'une certaine faculté plastique d'adaptation individuelle aux circonstances, c'est-à-dire d'une certaine «intelligence» et même de sentiments émotifs (colère, frayeur, découragement, etc.) qui se trahissent indubitablement à nous, et que nous pouvons même comparer ainsi aux nôtres, sans en faire des synonymes à proprement parler.148

Nel capitolo conclusivo di Les fourmis de la Suisse Forel prende in esame differenze e somiglianze fra la società umana e quella analizzata presso le formiche. Una delle novità

145 Forel A. (1874).

146 La corrispondenza è parzialmente disponibile presso il Darwin Correspondence Project:

https://www.darwinproject.ac.uk.

147 Forel (1920), p. XIV. 148 Ibidem.

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più interessanti rispetto ai suoi predecessori, è che Forel aveva a disposizione The Origin of the Species di Darwin, il quale dedicò alle formiche e in particolare al “slave-making instinct” una dozzina di pagine del suo manifesto della selezione naturale. Ecco un breve accenno:

[…] as ants, which are not slave-makers, will, as I have seen, carry off pupae of other species, if scattered near their nests, it is possible that pupae originally stored as food might become developed; and the ants thus unintentionally reared would then follow their proper instincts, and do what work they could. If their presence proved useful to the species which had seized them -if it were more advantageous to this species to capture workers than to procreate them- the habit of collecting pupae originally for food might by natural selection be strengthened and rendered permanent for the very different purpose of raising slaves.149

Secondo Darwin la selezione naturale premia l’acquisizione di un carattere che sia vantaggioso per l’intera specie. Ad esempio nei generi di formica Polyergus e Strongylognathus i maschi e le femmine hanno mandibole cilindriche e appuntite come quelle delle operaie, fra le quali sono state selezionate come conseguenza del loro istinto schiavista: non sono adatte ad altri tipi di lavoro ma perfette per “rapire” le larve o le ninfe presso altri nidi. Ovviamente né ai maschi né alle femmine questo tipo di mandibola è utile visto che non svolgono la relativa mansione, ma la loro evoluzione ha sviluppato questo carattere per correlazione. Allo stesso modo negli scritti di Forel non mancano gli accenni all’ereditarietà, che si tratti di caratteri o di istinti.

In Le monde social des fourmis fa riferimento ad esperimenti condotti da colleghi, come quello di Standfuss e Fischer150, che avevano sottoposto diverse farfalle a variazioni di

temperatura causando in loro un cambiamento cromatico, e concludendo che se l’esperimento fosse stato protratto di generazione in generazione, il carattere differente

149 Darwin (1859), pp. 223-24. 150 Forel (1921), Vol. 1, p. 17.

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avrebbe potuto trasmettersi alla prole; cita inoltre l’esperimento di Paul Kammerer che “a fait ainsi varier des salamandres du jaune au noir et il a confirmé l’hérédité acquise de certaines variations grâce à la répétition systématique pendant plusieurs générations de l’action de l’agent extérieur qui les produits. ”151.

Forse non è questo il luogo per approfondire questo argomento, che meriterebbe un capitolo a parte. Ma per concludere il discorso di Forel sull’ereditarietà, vorrei citarne un passo:

[…] Il (Darwin) avait démontré chez les êtres vivants le combat pour l’éxistence et la sélection naturelle des plus fortes, des plus endurants et des plus féconds. Il avait néanmoins déjà compris que les caractères acquis par les influences extérieures devaient pouvoir s’hériter à la longue s’ils se répétaient dans plusieurs générations. Plus tard, De Vries a confirmé la chose et en a apparemment déduit ses mutations

subites des espèces qu’il oppose comme plus constantes à leur transformation par sélection naturelle en tant que cause de l’évolution des espèces.

Dès lors, Ewald Hering et R. Semon ont précisé les faits. Hering a dit en deux mots lapidaries: “l’instinct est une mémoire de l’espèce”.152

Forel considera le formiche gli insetti più intelligenti, anche un gradino sopra le api, per quanto riguarda la collaborazione fra gli individui, la cura della prole, l’architettura, meno artistica ma più varia, perfino l’istinto schiavista; ma primo fra tutti a contraddistinguerle è l'instinct social, che permette loro di vivere in società “comuniste”153 perfettamente

organizzate, in completa anarchia, ognuna con un compito che svolge in libertà, senza ricevere ordini da un capo:

On peut dire que ces insectes nous donnent le type parfait du socialisme mis en pratique jusqu'à sa dernière limite. Ils nous montrent en même temps ce qui manque à l'homme et surtout ce qu'il a de trop (individualité) pour se gouverner de cette manière. Je crois même que rien ne peut mieux démontrer la fausseté des

151 Ibidem. 152 Ivi, pp. XI-XII. 153 Forel (1920), p. XIV.

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théories anarchistes qu'une comparaison entre l'homme et les fourmis. La famille

des fourmis est leur fourmilière; elle est donc identifiée à toute la société collective.154

Il loro istinto sociale è circoscritto al formicaio, e resta vano il tentativo di comprendere come le formiche riconoscano gli appartenenti alla propria comunità e gli individui della stessa specie. La somiglianza con la società umana si fa ancora più sorprendente se si considerano i rapporti fra i differenti formicai: guerre, saccheggi, alleanze, tattiche e astuzie. Ciò che a noi manca, o meglio, vige come legge ma solo nominalmente, è la solidarietà (la collaborazione), che presso questi formidabili insetti regna per istinto naturale: “Le Tous pour un n'est pas la règle, mais bien le Un pour tous. Voilà la morale des fourmis: la collaboration des individus pour le tout”155.

Gia in uno scritto del 1898156 Forel aveva introdotto il concetto di parabiose, avendo

osservato all’interno di un nido la convivenza di due differenti specie di formiche che conservavano però un certo grado di autonomia, senza “mélange ni ménage commun”157,

distinguendosi così sia dalla simbiosi, in cui la dipendenza è reciproca e assoluta, sia dalla Symphilie, nozione proposta, come si vedrà, da Wasmann per indicare i casi in cui due specie si rendono dei servizi reciproci senza essere dipendenti l’una dall’altra (oppure in cui la dipendenza è unilaterale).

Inoltre Forel distingue il Parasitisme social sia dallo schiavismo sia dal parassitismo vero e proprio, locuzione con cui si riferisce alle situazioni in cui una regina fecondata invade una colonia ospite e sopprime la prole della regina madre, facendo sì che al suo posto vengano allevati i propri figli; caso che rimane parallelo a quello della schiavitù visto che le operaie si occupano di “ce parasite de son bon plaisir, par instinct dévoyé”158.

154 Ivi, p. 313. 155 Ivi, p. 315. 156 Forel (1898). 157 Ivi, p. 381. 158 Ivi, p. 383.

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In ogni caso, la condotta delle formiche resta scevra di implicazioni morali e il loro comportamento non subisce le conseguenze implicate invece in quello umano: mentre le formiche agiscono guidate principalmente dall’istinto (Forel stima al 97%, contro il 3% di razionalità) e il loro operato è giustificabile in termini morali - tenendo anche conto che le loro azioni, che si tratti di guerra, schiavitù o saccheggio, non raggiungono la nocività di quelle umane -, per l’uomo la guida dell’intelligenza implica una serie di risvolti etici e morali a cui rispondere:

Il nous est impossible d'imiter l'organisation anarchique des fourmis, parce que notre instinct héréditaire est tout autre que le leur et que nous ne pouvons le modifier en moinsde cent mille ans. Nous ne pouvons que changer l'éducation guerrière et individualiste de nos enfants en une éducation sociale et égalitaire au travail, éducation qui seule pourra prouver à l'homme la vraie liberté relative à laquelle puisse tendre son idéal sans léser celui de ses semblables. Le travail social c'est la liberté; les fourmis nous le démontrent.159

In seguito alla pubblicazione di Les fourmis de la Suisse Forel continuò il suo lavoro sulle formiche parallelamente alla sua attività di psichiatra. I due campi divennero per lui inseparabili e le conquiste fatte o le teorie avanzate durante il suo lavoro di medico influenzarono inevitabilmente anche le sue ricerche di storia naturale. Ed entrambi i campi non potevano prescindere dalla sempre maggior ampiezza dei suoi interessi: società, razza, antialcolismo, eugenetica, educazione, pacifismo... Durante la cena per la sua laurea in medicina, uno dei suoi amici esclamò “Forel s'occupait de fourmis, maintenant il passe aux fous à remettre!”160. E come scrive Charlotte Sleigh in Six legs better, “without

knowing it, he was exactly right. Between these twin poles, sane ants and crazy people, Forel made sense of his entire world”161.

159 Forel (1920), p. XV.

160 Forel (1937), p.85 (si tratta di un gioco di parole: in francese fourmis e fous à remettre hanno una pronuncia simile) 161 Sleigh (2007), p.22.

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Nei primi anni del Novecento, dopo quasi trent’anni passati fra Monaco prima e Zurigo poi, il suo ritorno nel cantone di Vaud gli risultò quasi soffocante. La cittadina di Yvorne tuttavia gli sembrò più apprezzabile e autonoma rispetto alla natìa Morges. Paradossalmente cercò rifugio dal senso di claustrofobia del suo cantone in qualcosa di ancora più piccolo: la fourmilière, come chiamò la sua nuova abitazione. Il confronto fra la società umana e quella delle formiche tiene conto della situazione politica della Svizzera ai tempi in cui Forel visse: considerava la storia di Morges una miniatura della storia di Vaud, che a sua volta costituiva un esempio in piccolo della storia della Svizzera. E il formicaio era per lui un perfetto rappresentante della società umana nella sua interezza: “Les ressemblance entre la société des fourmis et celle des hommes ne sont pas plus un simple jeu d’apparences que ne le sont leurs différences”162.

Sin da ragazzino, Forel condusse molti esperimenti sulle formiche: una volta creò un nido misto di Formica sanguinea e Formica pratensi, ponendo dei bozzoli delle seconde accanto a un nido delle prime, e aspettandosi che queste se ne nutrissero. Qualche anno dopo fu piuttosto sorpreso di trovare adulti di pratensi convivere con le sanguinea, e aiutare quelle che di solito sono nemiche nella riparazione del nido. Ovviamente, osservò, le colonie miste si formano più facilmente quando l’introduzione all’interno del nido avviene con esemplari in stato di larva o pupa, ma non è impossibile che individui adulti di specie differenti stringano alleanze. Forel nota che dopo un periodo di ostilità formiche appartenenti a specie diverse possono accordarsi per lavorare insieme, anche se ciò non risulta possibile nel caso di generi troppo divergenti163.

In Le Monde Social des Fourmis du Globe Comparé à Celui de l’Homme, Forel cita l’esperimento fatto da Adele M. Fielde, missionaria e attivista americana, interessata a capire i fattori che comportano l’accettazione o il rifiuto di esemplari di altre specie da parte

162 Forel (1928), vol. 5, p. 154.

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di una colonia. Le sue osservazioni la portarono a concludere che anche formiche appartenenti originariamente a una colonia possono esserne escluse se hanno passato un tempo sufficientemente lungo altrove e hanno perciò perso il loro odore distintivo164.

La società delle formiche, essendo una comunità spesso interspecifica e non fondata sulla famiglia, ci mostra che la nostra vita potrebbe migliorare se l’uomo abbandonasse o si allontanasse dalla sua attitudine di “family-loving individualist”165.

Come spiega Wheeler in Ants. Their structure, development and behavior:

Forel and Kscherich (1906) distinguish two types of ant-nests, the temporary and the permanent, but this does not involve correspondingdifferences in architecture. The same is true of Forel's convenient distinction of monodomous and polydomous colonies. The nest of a monodomous colony is a circumscribed unit, whereas a polydomous colony, as the name implies, spreads over several nests, the inhabitants of which remain in communication with one another and may visit backand forth. This may lead to the development of accessory structures, like covered runways, but in other respects the architecture is merely a repetition of that of the simple nest.166

Quest’ultima organizzazione riflette quella dei cantoni svizzeri, a sottolineare ancora una volta l’interesse di Forel per il sociale, e l’intersezione continua della mirmecologia (anche se il termine al tempo di Forel ancora non era stato introdotto) con ambiti diversi. Motivo forse per cui il parallelo fra società umana e formicai ricorre sovente. Tema che tra l’altro dà il titolo alla sua ultima opera nel campo della mirmecologia, divisa in cinque volumi, Le Monde mocial des fourmis du globe comparé à celui de l’homme, così descritti da Wheeler: “these two volumes are extremely important, not only because they are Forel's

164 Field (1903). 165 Forel (1937), p.340. 166 Wheeler (1910), p. 198.

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last great contribution to myrmecology, but because they reveal so much of his wonderful personality”167.

Il testo è ricco e dettagliato e dà spazio sia alla filogenesi delle specie sia all’ontogenesi di singole specie e individui, quanto a descrizioni minuziose dell’anatomia interna ed esterna (figure 14 e 15) accompagnate da immagini rigorose e sapientemente spiegate.

Figura 14

Figura 15

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Ancora, Forel si dedica ai nidi e alla loro ammirabile architettura: dai nidi sotterranei (figura 16/45a), a quelli scavati nel tronco degli alberi (figura 16/60), dai crateri (figura 16/48) ai promontori di varie dimensioni (figura 16/67) fino alle abitazioni ricavate nelle foglie di piante ospiti (figura16/66).

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Forel credeva che le proprie scoperte circa le formiche potessero applicarsi anche alla specie umana, e viceversa. La sua prospettiva, derivante dagli studi neurologici e medici, è stata sicuramente una fonte e un filtro attraverso cui guardare anche al mondo delle formiche. Fece numerose ricerche relative ai sensi e al sistema nervoso di questi insetti, considerati come una reazione fisica degli aspetti più evoluti della loro psiche. Sia l’uomo che la formica rispondono alle medesime pressioni dell’organizzazione sociale: entrambe le società devono evolvere nel miglior modo possibile e ogni individuo deve compiere gli sforzi necessari per la sopravvivenza e la conservazione dell’intera specie.

La plasticità è la chiave di dei comportamenti dell’uomo e delle formiche:

Comparative anatomy [has] shown me the unbroken continuity of evolution between the animal and the human brain, as clearly as comparative psychology and physiology, and the ants [have] shown me the unbroken connection between the animal and the human psyche.168

Uno degli aspetti che maggiormente distingue Forel è il suo interesse per il comportamento animale, il cui studio diede vita a varie discipline in diversi paesi d’Europa e oltreoceano. Si sentiva parlare di psicologia comparata, psicologia animale, psicologia sperimentale, etologia, storia naturale, ecologia, di behaviorism, di sociobiologia e psicologia evoluzionistica: molteplici punti di vista e approcci differenti verso un unico tema. Al tempo in cui Forel realizzava le sue ricerche, le tendenze principali erano due: un approccio meccanicistico al comportamento animale (sviluppato soprattutto in Francia e Germania) da parte di studiosi che rifiutavano l’uso del termine “psiche” in questo campo, e si limitavano a un’indagine di stampo positivista per il loro studio. Il secondo filone era determinato dalla volontà di capire il comportamento umano alla luce dell’evoluzione: si

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tratta di un approccio evoluzionistico, fortemente naturale e storico, influenzato ovviamente dai più recenti studi darwiniani.

Forel era restìo a paragonare il comportamento delle formiche a quello di altri insetti, e ancora meno a quello di altri animali. Ma in generale, le sue teorie psicologiche, anche per quanto concerne le formiche, sono plasmate sulle base delle sue ricerche riguardanti la mente umana. La sua formazione di psichiatra e il suo continuo rimando alla mente umana lo fanno rientrare nell’ambito della psicologia animale, uno dei cui maggiori esponenti è Eugene L. Bouvier, che con La vie psychique des insectes (1918) offre un contributo importante a questo argomento, trattando in particolare proprio delle formiche. Ma per tornare a Forel, ecco come definisce la psicologia:

La physiologie est l’étude des fonctions des organs du corps. On appelle phisiologie comparée celle des animaux comparée à celle de l’homme. La psychologie est l’étude de l’âme. Or, notre âme étant fonction de notre grand cerveau, la

psychologie en revient à une physiologie de notre grand cerveau, comme l’a

admirablement démontré R. Semon dans ses sensations mnémiques, et comme auparavant les fourmis me l’avaient déjà fait clairement entrevoir en 1872.

En effet, notre psychologie humaine elle-même est nécessairement comparée, car aucun homme ne peut avoir lui-même conscience d’un autre homme. Nous

admettons sans autre la conscience d’eux-mêmes qu’ont les autres hommes. C’est une pure induction scientifique que nous faisons par cette supposition. Si donc d’autres hommes que notre moi ont une psychologie, et nous ne pouvons en douter, c’est par comparaison avec nous-même que nous l’admettons. Alors pourquoi refuserions-nous une psychologie aux animaux et, spécialement ici, aux fourmis? Est-ce parce que nous ne comprenons pas leur langage? Mais comprenons-nous celui de tous les hommes?169

Nell’uomo le sensazioni vengono trasmesse al cervello tramite i nervi; vengono elaborate e comparate fra loro con l’aiuto dei movimenti e dopo essere state impresse nel cervello

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tramite gli engrammi (tracce mnemoniche che si formano in seguito all’esperienza) vengono richiamate grazie alla memoria (ecphorie).

Per le formiche vale lo stesso, con le dovute differenze:

Leurs sens les renseignent sue le monde extérieur; elles combinent leurs données sur lui à l’aide de leurs mouvements et de leur cerveau. Ce dernier conserve, combine et ecphore (rappelle) par la mémoire les données de leurs sens en les