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Latreille entomologo

Johan Christian Fabricius, zoologo danese e primo specialista in entomologia, nonché allievo di Linneo, definì il suo collega Pierre André Latreille “ the foremost entomologist of his time"95, collocandolo “parmi les héros de cette science, et immédiatement après

Linné”96. Nato nel 1762 in una famiglia dalle umili origini, Latreille venne affidato alla tutela

della famiglia di Laroche, cavaliere dell’ordine reale di Saint-Michel, dove un commerciante cominciò a prestargli testi di storia naturale iniziandolo alla materia e suscitando in lui una viva curiosità nei confronti di questa scienza.

Nel 1778 si trasferì a Parigi dove studiò al collegio del cardinale Lemoine; venne ordinato prete nel 1786 e lo stesso anno tornò nella sua città natale, Brive, dove cominciò a dedicare tutto il suo tempo libero alle ricerche sugli insetti. Conobbe pochi anni dopo Fabricius, Louis-Augustin Bosc e grazie ad uno studio condotto su alcune specie particolari di piante entrò in contatto anche con Jean-Baptiste de Lamarck. Il suo Mémoire sur les mutiles découvertes en France del 1788 gli conferì notorietà all’interno della comunità scientifica, e gli valse il titoli di corrispondente della Société d’Histoire Naturelle di Parigi prima e della Linnean Society di Londra poi. Scrisse poi alcuni articoli per la sezione entomologica dell’Encyclopédie Méthodique che lo consacrarono definitivamente alle scienze naturali.

La sua carriera sacerdotale ebbe ben presto fine: non prestando giuramento entro i termini stabiliti dalla legge, fu prima imprigionato a Brive e poi a Bordeaux, e successivamente condannato alla deportazione, alla quale sfuggì grazie all’aiuto di due naturalisti, d'Argelas e Jean-Baptiste Bory de Saint-Vincent, ai quali ebbe modo di rivolgersi mentre ancora era in prigione. Tornato in libertà, grazie anche all’appoggio di personaggi noti come Georges Cuvier, Bernard Germain de Lacépèdee Lamarck, e incoraggiato da Fabricius, pubblicò a

95 Dupuis (2003, p. 1). 96 Dictionaire (1822, p. 534).

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sue spese Précis des caractères génériques des Insectes nel 1796, e dopo aver abbandonato definitivamente la strada ecclesiastica iniziò a lavorare al Muséum National d'Histoire Naturelle a Parigi affiancando Lamarck e occupandosi della sezione d’entomologia.

È del 1802 invece Histoire naturelle des fourmis che prenderò qui in considerazione, non prima di aver citato Histoire naturelle générale et particulière des crustacés et insectes, opera in 14 volumi editi tra il 1802 e il 1805, con la quale Latreille gettò le fondamenta dell’entomologia in Francia, una disciplina che alla fine del XVIII secolo era ancora ai suoi albori; e ancora la sua opera forse più importante, certamente la più stimata: Genera crustaceorum et insectorum, secundum ordinem naturalem ut familias disposita, pubblicata in quattro volumi fra il 1806 e il 1809; e infine Considérations générales sur l'ordre naturel des Animaux composant les classes des crustacés, des arachnides et des insectes, opera che riassume il lavoro precedente ed è nota soprattutto per la sua Table des genres avec l'indication de l'espèce qui leur sert de type.

Nel 1814 Latreille divenne membro dell’Académie des sciences, e cominciò così un periodo molto fertile che negli anni a venire gli procurò molte soddisfazioni in campo scientifico: accanto alle pubblicazioni nei Mémoires du Muséum, lavorò al terzo volume di Le règne animal di Cuvier del 1816 e curò centinaia di voci entomologiche nella seconda edizione del Nouveau Dictionnaire d'Histoire Naturelle (1816-1819). Ottenne inoltre l’insegnamento di zoologia alla scuola veterinaria di Maisons-Alfort e alla morte di Lamarck nel 1829 la sua cattedra di zoologia al Muséum venne divisa in due nuove discipline, di cui l’anno seguente a Latreille venne assegnata quella riguardante i crostacei e gli insetti. Prima di passare alle sue osservazioni circa gli insetti e in particolare le formiche, credo sia opportuno rammentare la figura di Latreille in qualità di tassonomista. Se Mutis non ha fatto ricerca in questo campo, Latreille non solo se ne interessa, ma apporta anche numerosi contributi; il suo nome viene infatti spesso legato più alla classificazione che alle

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molte ricerche compiute nella storia naturale, nonostante per lui la prima fosse uno strumento subordinato alla seconda.

Ma Latreille non solo cataloga nuove specie, soprattutto ama rivedere i gruppi di appartenenza di quelle già conosciute, inserendole in nuovi generi: dei 723 generi trattati nelle sue Considérations Générales97, 323 sono di sua creazione. Il suo contributo alla

tassonomia e il suo valore in questo campo sono indiscutibili: nel sistema attuale ancora usiamo molti dei nomi da lui introdotti, non solo per i generi ma anche per le famiglie, anche se alcuni sono stati assegnati a gruppi differenti rispetto a quelli individuati da Latreille.

Uno degli aspetti che più lo interessava era il comportamento degli animali, per questo sostenne che “de tous les insectes les plus intéressans et le plus dignes de nos recherches sont ceux qui vivent en société”98; e l’etologia avrebbe occupato gran parte

degli anni della sua vita, considerata una linea d’indagine perfino superiore alla tassonomia. Nell’Histoire naturelle des fourmis ribadisce questo interesse, sottolineando che “on admire, depuis une infinité de siècles, l'activité, l'ardeur pour le travail, le génie industrieux, la prévoyance de la Fourmi”99, a suo avviso sottovalutata e spesso a torto

avversata.

La sua impostazione religiosa emerge già dalle prime righe, in cui Latreille sottolinea come l’Autore della natura si palesi soprattutto in ciò che al mondo vi è di più piccolo. Ma vorrei aggiungere che il suo obiettivo qui, come del resto in tutte le sue opere, non è quello di esaltare la potenza divina, ma piuttosto di progredire nella conoscenza, cercando di compiere passi avanti nelle scienze naturali e soprattutto in questa nascente disciplina. Nonostante esprima sempre la sua stima nei confronti dei colleghi, come Lamarck, al

97 Latreille (1810, p. 421). 98 Latreille (1798, p. 5).

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quale era legato non solo professionalmente e che riteneva “plein d'amitié pour moi”100, o

Cuvier ed Étienne Geoffroy Saint-Hilaire, non cerca di conseguire gli stessi risultati o di eguagliarne la notorietà. Va ricordato che durante gli anni delle sue ricerche Latreille si trovava a Brive, circondato da una natura che gli consentì di compiere osservazioni altrimenti impossibili se si fosse trasferito a Parigi prima. Ma va anche detto che proprio nella capitale francese poté confrontare le sue analisi con collezioni provenienti da tutto il mondo, che per un naturalista che non lasciò mai la Francia era un’opportunità unica. Latreille smentisce da subito la tesi romanzata secondo cui la formica farebbe scorte durante l’estate per la stagione fredda, ribadendo però che questo nulla toglie alla sua operosità; come l’ape, la formica conduce una vita laboriosa all’insegna dell’industriosità, che per la specie umana, e per tutti gli animali sociali, dovrebbe costituire un modello:

Peut-on voir une société dont les membres qui la composent aient plus d'amour public? Qui soient plus désintéressés? Qui aient pour le travail une ardeur plus opiniâtre et plus soutenue? Quel singulier phénomène! […] Cette république n'est pas sujette à ces vicissitudes de formes, à cette mobilité dans les pouvoirs, à ces fluctuations perpétuelles qui agitent nos républiques, et font le tourment des citoyens. Depuis que la fourmi est fourmi, elle a toujours vécude même; elle n'a eu qu'une seule volonté, qu'une seule loi, et cette volonté, cette loi ont constamment pour base l'amour de ses semblables.101

Tutto il testo è permeato dall’interesse di Latreille per la classificazione. Ricordando i lavori di Swammerdam e di Linneo cerca di identificare attraverso le loro descrizioni le specie di formiche a cui i due naturalisti si riferivano. Ma è a Carl De Geer che l’autore rivolge maggiore stima per le sue dettagliate osservazioni circa le formiche nei suoi Mémoires. Questo testo diviene per Latreille la base da cui ripartire per trattare l’argomento. In breve De Geer divide questi insetti in due famiglie, di cui la prima mostra una specie di guscio

100 Ivi, p. vij. 101 Ivi, p. 2.

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(écaille) verticale sul primo tratto del ventre, mentre la seconda ha il ventre composto da una o due parti lisce indivise e arrotondate, prive dell’écaille.102 Tutte hanno denti

all’interno della bocca e antenne sulla testa, più larga posteriormente e più stretta all’estremità.

In tutte le specie, i maschi e le femmine sono dotati di ali, che invece mancano nei soldati e nelle operaie, entrambi asessuati. La società gira intorno a queste ultime, che si occupano della costruzione e manutenzione del formicaio, della nutrizione delle larve (di cui alcune formano un bozzolo per passare allo stadio successivo, altre no) e dell’educazione della prole. Le femmine (De Geer non si occupa di regine) e i maschi hanno il compito esclusivo della riproduzione che avviene lontano dal nido, al quale il maschio non fa ritorno.

De Geer ritiene sia un errore sostenere l’esistenza di granai all’interno del formicaio, visto che le formiche durante l’inverno si trovano in uno stato d’intorpidimento. E Latreille sottolinea l’importanza di questa tesi:

Voudriez-vous aussi leur prêter l'idée de former des magasins, des greniers, tout exprès pour l'hiver? Engourdies par le froid, sommeillant alors avec la Nature, dites- moi, qu'auroient besoin nos fourmis de ces provisions? Si elles en font une si grande récolte, c'est pour agrandir leur édifice, c'est pour le consolider, lui donner une telle épaisseur, que les pluies hivernales ne puissent pénétrer dans l'intérieur; c'est pour se garantir, le plus qu'il leur sera possible, des rigueurs du froid, et conserver sur-tout les germes d'une postérité du soin desquelles elles furent charges.103

Latreille evidenzia infine due osservazioni di De Geer che ritiene singolari: la prima riguarda alcune operaie, che poste in uno stesso luogo circoscritto con larve della medesima specie, ne hanno frantumato il bozzolo per poi divorare le larve stesse (ipotizza

102 Cfr. De Geer (1778, p. 748). 103 Latreille (1802, p. 39).

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che questa “crudeltà” sia dovuta alla carestia); e la seconda osservazione descrive come alcune larve filino un bozzolo per trasformarsi poi in ninfe, mentre altre della stessa specie omettano questo passaggio ed effettuino la metamorfosi “a nudo”.

Sarebbe ferma a questo punto, secondo l’autore, la storia delle formiche, che non avrebbe compiuto altri passi in avanti dopo De Geer, se non per quanto riguarda la nomenclatura che a suo dire può avanzare “sans que la plus intéressante partie de la science des insectes, celle que l'on doit étudier avant tout, la connoissance de l'organisation intérieure, celle des moeurs, des habitudes de ces animaux, fasse quelques progrès”104. Resta

tuttavia da rimarcare che anche in questo ambito le difficoltà si rivelarono numerose: spesso la distanza fra una specie e l’altra è minima e la differenza risiede in dettagli percettibili solo attraverso una minuziosa analisi e un attento confronto. In più ci sono caratteristiche che all’interno della stessa specie possono variare da un individuo all’altro, trovandosi ad esempio sotto un certo aspetto nelle operaie, ma diverso nei maschi o nelle femmine e viceversa.

Da qui riparte il lavoro di Latreille: come ho già accennato, pur non avendo viaggiato molto, i suoi contatti, fra amici e colleghi, gli misero a disposizione conoscenze e collezioni molto utili alle sue ricerche, e da persona umile quale era, non mancava di ringraziarli pubblicamente. Ma come lui stesso scrive, “entrons en matière”:

Les fourmis appartiennent à l'ordre des hyménoptères dans la méthode Linnéenne, à celui des piézates dans le système de Fabricius.

Quelques genres, tels que ceux de Typhie, Mutille, Doryle, ont évidemment les plus grands rapports avec celui de Fourmi. On peut tous les rassembler dans une même famille qui aura les caractères suivans: antennes filiformes ou un peu renflées à leur extrémité, souvent brisées, de douze à treize articles. Antennules filiformes ou sétacées (antérieures longues dans le plus grand nombre et de six articles, dont les derniers différens, postérieures de quatre). Langue courte, en cuiller, entière, ou

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simplement unidentée de chaque côté, à gaîne conique. Un aiguillon ou des glandes vénénifères dans les femelles et les mullets.

Mais les fourmis ont ces deux caractères qui les isolent de tous les insectes du même ordre: Trois sortes d'individus: des mâles, des femelles ailés, et des mulets aptères, antennes brisées: second article plus grand que les suivans, obconique.105

A questi caratteri distintivi della formica Latreille aggiunge la presenza di un peduncolo dell’addome, il peziolo, allungato e nodulare, in alcuni casi dotato di una specie di guscio (écaille) dritto e sopraelevato, posta fra il torace e l’addome. Questa parte può essere quindi nodulare (come già aveva asserito De Geer, due nodi lisci indivisi) o squamiforme. I naturalisti, secondo Latreille, non avevano notato che il peziolo non è altro la prima parte, ovvero il primo anello dell’addome stesso.

Latreille fornisce in seguito una descrizione fisica delle formiche: il corpo è segmentato in tre parti: testa, torace e addome. La testa, dal taglio piuttosto triangolare od ovale, è più larga posteriormente e comprende le mandibole, anch’esse comunemente triangolari e più forti nelle femmine e nelle operaie. Le antenne sono descritte nel dettaglio: si tratta di appendici filiformi del capo formate da dodici articoli (gli antennomeri), di cui il primo, cilindrico, occupa circa la metà dell’intera lunghezza dell’antenna. Posizionate pressappoco a metà della fronte, si presentano leggermente più lunghe e sottili nei maschi, e frazionate in tredici parti, segno distintivo tra i due sessi nella maggior parte degli imenotteri dotati di un pungiglione. I due occhi sono posizionati ai lati del capo, sferici e composti da tante piccole “facce” (ovvero occhi semplici); quelli che lui definisce “les trois petits yeux lisses”106 sono gli ocelli, occhi semplici posti a triangolo sulla sommità

della testa di maschi e femmine, ma assenti nella maggior parte delle operaie.

105 Ivi, pp. 19-20. 106 Ivi, p. 25.

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Segue il torace, ovoidale, che in alcune specie è dotato di spine o di punte; il segmento iniziale, al quale sono attaccate le due zampe anteriori, è piuttosto infossato e quasi mai presente nelle operaie, mentre risulta più evidente e centrato negli individui alati.

L’addome di operaie e femmine è composto da sei anelli, quello dei maschi da sette. Nelle specie che non possiedono pungiglione, il ventre è più voluminoso rispetto agli individui dello stesso sesso che ne sono invece dotati; e generalmente è comunque più grande nelle femmine rispetto all’altro sesso, e questo vale per ogni specie.

Gli organi che caratterizzano le femmine non sono visibili se non attraverso una pressione piuttosto forte: Latreille li scorge all’estremità del sesto e ultimo anello dell’addome, formati da due bande semicircolari unite da una membrana che serve alla loro contrazione o viceversa al rilassamento. Tutta l’anatomia di questa parte è descritta nel dettaglio, dal piccolo foro che serve per l’entrata degli organi maschili, all’uscita delle uova e degli escrementi, fino alle membrane muscolari delle zampe, agli organi riproduttivi maschili, alle mascelle con i relativi palpi e al pungiglione, conico, piuttosto corto e squamoso, il tutto corredato da fedeli rappresentazioni107. Latreille specifica di aver condotto le proprie

osservazioni su esemplari femminili, ma di poterle estendere anche alle operaie, non trovando grandi differenze fra le due castein questo tratto dell’addome, se non quella degli organi sessuali delle seconde non completamente sviluppati. In generale infatti le femmine hanno l’addome più largo e di forma più ovoidale o arrotondata rispetto alle operaie, da cui si distinguono anche dopo la perdita delle ali anche per le cicatrici che ne conservano nei punti d’inserzione.

Terminato il ritratto fisico delle formiche, ne analizza la vita sociale in un paragone con l’Antica Grecia:

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Les sociétés des fourmis sont, ainsi que nous l'avons dit, composées de trois ordres d'individus: de mâles, de femelles, d'ouvrières ou de mulets. L'égalité semble avoir été bannie de ces républiques. Les derniers sont, en quelque manière, des ilotes, auxquels la Nature a imposé tout le fardeau des affaires pénibles de l'état; et de crainte que les plaisirs de l'amour ne contrariassent, chez eux, le plan qu'elle s'étoit proposé, elle leur en a interdit les douces jouissances. Ce n'est pas assez: les individus des deux autres castes sont pourvus d'ailes, et l'empire des airs leur est ouvert; nos ilotes sont misérablement, et pour toujours, attachés à la glèbe; ils ne quitteront jamais leur lieu natal, ou leurs voyages pénibles ne s'étendront pas au- delà des environs de l’habitation.108

Per quanto riguarda le dimensioni degli abitanti di queste società, in generale secondo Latreille le femmine sono le più grandi, e le operaie e le formiche soldato (“le mulets”) leggermente più piccole.

Dopo aver cercato il luogo adatto in cui fondare la colonia, premurandosi che sia al riparo da eventuali pericoli e dalle intemperie del tempo, ogni specie vi stabilisce un tipo particolare di società: qualcuna sceglie il tronco di un albero, altre un masso a terra, altre ancora scavano nel terreno. Ma indipendentemente dalla forma che assumono:

Elles s'accordent toutes en ce point: que la colonie ne soit pas exposée aux inondations, qu'elle reçoive, autant qu'il est possible, la bénigne influence de l'astre du jour, que le sol où elles vont jeter les fondemens de leur ville se prête facilement aux travaux, afin qu'on y puisse creuser profondément, et pratiquer aux environs différens grands chemins, partant comme des rayons du centre de la colonie ou de la nouvelle cité. […] Malgré la multitude des travailleurs, tout se passe, dans ces sociétés, avec ordre et intelligence: point de trouble. Un même esprit les anime et fixe parmi eux l’union et la paix.109

Come la maggior parte degli autori citati, anche Latreille tesse le lodi dell’abilità e dell’industriosità delle formiche, invitando a trascurare per un momento i loro “brigantaggi”,

108 Latreille (1802, p. 34). 109 Ivi, pp. 37-38-39.

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le loro invasioni casalinghe per ammirarne la maestria e la perseveranza e prendere esempio dalla loro tenacia.

La presenza di un ospite indesiderato è vista come fonte di minaccia, il messaggio del pericolo si diffonde rapidamente all’interno della colonia, e il “nemico” che viene attaccato raramente si salva; e nel caso in cui riesca a scappare, lo fa solo dopo aver riportato numerose ferite. Ma ci sono anche casi in cui le formiche offrono una ospitale accoglienza a certi animali: Latreille riporta di aver visto un onisco camminare indisturbato all’interno di un nido di formiche rosse, e la larva di un millepiedi o di un coleottero presso il nido di formiche nere.

Il fatto che segue risulta del tutto singolare, e testimonia che Latreille è stato probabilmente il primo ad effettuare la rimozione delle antenne su questi insetti: avendo notato che passando il dito lungo la strada percorsa da una fila di formiche queste si disperdono momentaneamente prima di ritrovare la giusta direzione, decide di scoprire la sede del senso dell’olfatto, che per lungo tempo si era supposto risiedere appunto nelle antenne. Avendo privato diverse formiche rosse di questi importanti organi, osserva i piccoli animali mutilati cadere in uno stato “d'ivresse ou une espèce de folie”110: iniziano a

vagare da una parte all’altra senza riconoscere il proprio cammino e privi di senso dell’orientamento.

Ma ciò che davvero colpisce l’entomologo francese, è il gesto compiuto da numerose compagne che accorrono in loro aiuto: si avvicinano alle formiche in preda allo smarrimento per passare la lingua sulle loro ferite, curandole attraverso una goccia di liquido secreto da loro stesse, ripetendo più volte il medesimo atto. Un gesto di sensibilità e compassione a suo avviso degno di ammirazione.

Latreille si sofferma poi sulle capacità delle formiche nella costruzione del formicaio: sia che sia esso sotterraneo, superficiale, o preparato nel tronco degli alberi, è la saggezza

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che ne guida l’esecuzione. Le formiche di cui riporta l’architettura agiscono allo scoperto, sotto i suoi occhi senza timore, e formano delle colonie molto popolose. Ma questo