1.Ordine del discorso antropologico: vita, organismo sociale, lavoro
1.3 Antropo – sociologia: auto – regolazione e conservatio vitae
L’estensione delle acquisizioni biologiche a tutti i concetti della filosofia dello spirito implica anche un allargamento della tematica della conservazione della vita al contesto sociale. Nel corso del XIX secolo compare un concetto di grande importanza, quello di regolazione che viene esteso non soltanto all’organismo individuale ma anche a quello sociale. Ѐ dal confronto tra tesi meccaniciste e tesi organiciste che tale elemento assumerà rilevanza e che si intreccerà con la semantica dell’economia animale. Data la grande importanza che il concetto di regolazione
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assume nell’ordine del discorso bio – politico – economico, vorrei seguirne brevemente gli sviluppi storici attraverso l’analisi di G. Canguilhem18.
Secondo l’autore la tematica della regolazione compare, infatti, nel 1710 nella prefazione della Teodicea di Leibniz ed è connessa al dibattito tra questi e Newton sulla teoria dei rapporti di Dio con il Mondo. Contro la tesi newtoniana del necessario intervento provvidenziale di Dio per correggere le leggi del moto, Leibniz difende, invece, l’idea di un regolamento conservativo dell’universo, che si mantiene inalterato sin dall’origine. Il punto di vista di Leibniz, dunque, collega la teologia divina dell’auto – regolazione con le leggi della conservazione della materia. La metafora leibniziana pone a confronto il modello dell’orologio, su cui già Cartesio aveva posto l’attenzione (riferendolo all’analogia dell’animale – macchina), con il modello della spirale regolatrice (o bilanciere), inventato nel 1675 da Huygens. A differenza dell’orologio che, sostiene Leibniz, implica l’idea del continuo intervento di Dio per regolare il meccanismo che ha creato, la macchina auto – regolata, di cui il bilanciere rappresenta il modello, non ha bisogno di intervento e di manutenzione. Aggiunge Canguilhem:
Leibniz ritiene che la relazione tra regola e regolamento, nel senso di un ordine dello Stato o di regolazione delle macchine, è una relazione fin dalle origini statica e pacifica. Non c’è alcuno sfasamento tra regola e regolarità. La regolarità non è ottenuta per effetto di una regolarizzazione, non è vinta su un’instabilità o riconquistata su una situazione di degrado, è una proprietà d’origine. La regola è e rimane regola, anche se in mancanza di sollecitazione la sua funzione regolatrice resta latente19.
L’ottimismo leibniziano per quanto riguarda l’ordine cosmico si impone sulla concezione postuma di regolazione nel campo della fisiologia, dell’economia, della politica. La conservazione dell’equilibrio si afferma nella forma del finalismo interno alla natura e non necessita di un principio di regolazione esterna. Il passo successivo si ebbe con la sostituzione del Dio leibniziano con le leggi del moto della materia. Da Laplace in poi una cosmologia senza teologia affida il concetto di regolazione ai principi di conservazione della materia, fondati su costanti interne ed inerziali. L’ingresso del termine regolazione nel campo della fisiologia, però, è stato mediato da un’altra definizione importante, quella di oikonomia animale. Questo concetto determina una convergenza tra il modello meccanicista dell’animale – macchina e quello organicista dell’auto – regolazione conservativa. In fisiologia la semantica
oikonomico – animale veicola, infatti, l’idea di una regolamentazione interna nel
funzionamento degli organi che conduce al coordinamento delle parti per la realizzazione del benessere del tutto. Tale punto di vista si estese facilmente all’ambito sociale ed economico attraverso i concetti di divisione fisiologica del
lavoro e regolazione organica della società. Si può, dunque, notare come l’economia
animale, nata dall’estensione del modello leibniziano della macchina se – movente ai campi della regolazione organica ed economico – sociale, rappresenti il perno intorno al quale ruota la nuova rappresentazione del corpo e della vita. Anche il
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Cfr. G. Canguilhem, Macchina e organismo in La conoscenza della vita, trad, it di F. Bassani, Il Mulino, Bologna, 1976.
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concetto di funzione racchiude tale idea di coordinamento delle diverse parti tra loro al fine di garantire l’armonia e l’unità del sistema auto – regolantesi. Non c’è, dunque, da stupirsi, afferma Canguilhem che, nel corso del XIX secolo, la tecnologia meccanica mirasse a rendere le macchine più adattabili alle caratteristiche organiche, più simili ai sistemi di organi coordinati o regolati da funzioni interne. Da ciò deriva l’introduzione, già sul finire del XVIII secolo, del termine regolazione nel linguaggio fisiologico, prima, e sociologico, poi. La fisiologia e la medicina, infatti, attribuirono evidenza empirica al meccanismo dell’auto – regolazione che nell’ambito dell’astronomia e della fisica newtoniana erano sottratti all’osservazione spontanea. Le teorie mediche del XVIII secolo accettavano come un dato di fatto l’esistenza di una vis medicatrix naturae. La natura rappresentava la forma originaria dell’auto – conservazione del corpo vivente. L’esperienza della malattia e della guarigione suggeriva l’ipotesi di un potere organico di ristabilimento e riequilibrio.
Secondo Canguilhem e Jacob20 il primo testo di carattere scientifico relativo alla regolazione è Mémoires sur la respiration et la traspiration des animaux di Lavoisier e Seguin. Lavoisier, infatti, fu il primo a comparare l’organismo vivente ad una macchina idraulico – meccanica auto – regolantesi. L’uso esplicito del concetto di regolazione è riferita a tre funzioni fisiologiche: respirazione, traspirazione e digestione. L’economia animale della regolazione che presenta Lavoisier tende al bilanciamento dell’equilibrio perduto con l’equilibrio ritrovato. Fa riferimento, dunque, ad un’idea di conservazione del tutto interna alla natura. La libertà che la natura sembra dare agli organismi non intacca, dunque, l’ordine fisico assoggettato a leggi immutabili ed inalterabili. La natura ha ovunque i propri regolatori che dirigono l’ordine fisico, come quello morale. L’economia animale e le proprie forme di regolazione si estendono, dunque, dal contesto fisico a quello morale e sociale. Infatti, le leggi della compensazione e della conservazione valgono sia per la singola esistenza organica che per la vita in generale.
Inoltre, il problema della regolazione biologica nel XVIII secolo si concentra sul passaggio della tematica della quantità di vita a quella della quantità di viventi contemplata nella struttura auto – regolativa della natura. Se, infatti, Buffon aveva risolto il problema della quantità di vita supponendo l’esistenza di un numero costante di elementi indistruttibili, Linneo parla, invece, di una quantità costante di viventi, teorizzando, cioè, l’esistenza di una proporzione fissa di specie animali e vegetali che si conservano. Il concetto di auto – regolazione della natura o di economia animale, dunque, cominciò a strutturarsi intorno al rapporto tra numero di organismi viventi e costanza della natura. L’auto – regolazione realizzava la conservazione della vita attraverso il mantenimento di una relazione costante tra numero dei viventi e quantità delle risorse presenti in natura. Ma, anche se il concetto di bilancia della natura di Linneo si avvicina a quello di equilibrio ecologico, non è possibile vedere nel naturalista francese l’annunciatore della teoria post – darwiniana della distribuzione geografica degli organismi e della lotta per la sopravvivenza. In Linneo, così come in Lavoisier, la legge della conservazione è direttamente riferita ad una forma di creazionismo che ha in quello che viene definito “Sovrano
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Per approfondimenti si veda F. Jacob, La logica del vivente: storia dell'ereditarietà, trad. it. di A. e S. Serafini, Einaudi, Torino, 1971.
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Moderatore” il proprio criterio di intelligibilità ed il proprio finalismo interno. Nonostante ciò, Canguilhem osserva che da Linneo a Malthus la transizione è diretta in quanto la teoria economica della popolazione ha esteso all’uomo ed alla società il problema della non coincidenza tra numero dei viventi e quantità dei mezzi di sussistenza su un medesimo spazio.
Al di fuori della sua formulazione matematica, il problema di Malthus è il seguente: come rendere compatibili una tendenza e un limite? Come conciliare due aspetti della natura: la prodigalità nella moltiplicazione degli esseri viventi e l’avarizia nell’attribuzione dello spazio e del nutrimento? Trattandosi di animali, il freno all’accesso di popolazione vitale è la morte. Trattandosi di uomini, il freno rappresentato dalla distruzione agisce anche qui, ma sarebbe eminentemente umano ridurne l’intervento utilizzando un freno preventivo21.
Canguilhem prosegue affermando che porre un freno ad una tendenza umana significa, nel linguaggio malthusiano, imporre una costrizione o una volontaria rinuncia. L’unico elemento che possa motivare ciò è per l’economista inglese l’interesse. La regolazione del principio di popolazione, dunque, si basa su un calcolo economico. La crescita della popolazione trova un regolatore nella natura umana, la quale sarebbe spinta originariamente verso l’interesse. La psicologia utilitaristica ha nel principio della regolazione organica il proprio presupposto economico. Il principio di conservazione diviene, dunque, nell’ambito dell’economia animale, una funzione sia organica che sociale o meglio sociale perché organica ed organica perché sociale.
Con questa formulazione il problema della regolazione è trasposto anche a livello sociale e penetra nelle prime concettualizzazioni sociologiche come, ad esempio, la teoria positivista di A. Comte. Di formazione scientifico – tecnica, il filosofo francese ha ispirato una scuola di medici facenti parte della Società di biologia che si occuparono soprattutto di mesologia, cioè dello studio dell’influsso ambientale sul problema della regolazione fisiologica. Da questo punto di vista, Comte parla di regolazione come forma di azione dell’ambente esterno nella condizione organica interna. Nel Cours de philosophie positive l’autore fa riferimento agli influssi regolatori che le condizioni di equilibrio del sistema solare hanno sulla stabilizzazione dei sistemi viventi, grazie alla mediazione dell’ambiente22. L’idea centrale è che esiste un’armonia fondamentale tra l’organismo e l’ambiente data dalle particolari condizioni astronomiche, fisiche, chimiche della natura inorganica che influenza, pur senza condizionarla, la natura organica, suddivisa anch’essa su più livelli gerarchici. Lo spirito positivo procede, in primo luogo, attraverso l’esistenza matematica (geometrica e meccanica) poi attraverso lo studio generale dei fenomeni astronomici. Le leggi della matematica e dell’astronomia investono la filosofia dell’inorganico che determina la coscienza sistematica di un’economia necessaria, il cui influsso è sottratto all’influenza umana ma che ne guida la condotta biologica e sociale. A questa coscienza iniziale si deve aggiungere la filosofia organica che rende
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G. Canguilhem, Macchina e organismo in La conoscenza della vita, op. cit., p. 90.
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conto dei fenomeni più complessi, già contenuti nelle leggi astronomiche. La fisica ed, ancor più, la chimica costituiscono gli elementi di unificazione tra mondo inorganico e mondo organico.
Fin qui Comte fa riferimento alla scienza analitica che studia i fenomeni del mondo inorganico. Il mondo organico, invece, è caratterizzato dalla scienza sintetica. La filosofia organica deve essere distinta in due parti: la scienza biologica (fisiologia ed anatomia) e la scienza sociologica. La seconda deve sempre fondarsi sulla prima anche se, a loro volta, i fenomeni biologici sono radicati in quelli chimici, fisici ed astronomico – matematici. Paertendo da tale considerazione si comprende quanto Comte dice nella quarantesima lezione del Cours:
Sappiamo oggi che lo stato di vita presuppone, per sua natura, un’armonia fondamentale tra l’organismo che lo sperimenta e l’ambiente in cui si svolge […]. Ebbene, è chiaro che se l’ellisse terrestre, invece di essere quasi circolare fosse eccentrica come l’ellisse delle comete propriamente dette, l’ambiente organico e l’organismo stesso, ammettendo che potesse esistere, sarebbero sottoposti, in epoche enormemente distanti, a variazioni pressoché indefinite che sorpasserebbero di gran lunga da ogni punto di vista i massimi limiti entro i quali la vita può essere realmente concepita23.
Nonostante tale influenza fondamentale non si può in alcun modo dire che nel sistema positivista di Comte i livelli inferiori della scale positivista siano preminenti rispetto a quelli superiori. Infatti, l’idea centrale di tale interpretazione del mondo è che il livello inferiore condiziona il superiore ma non lo determina. Così la vita organica e la biologia, in particolare, sono fondate sull’astronomia, la matematica, la fisica e la chimica ma non sono determinate da esse. Allo stesso modo, la biologia condiziona ma non determina la sociologia che rappresenta il massimo grado di perfezione e di sviluppo dello spirito positivo.
Tornando alla biologia, Comte riconosce, dunque, l’importanza che le scienze dell’inorganico hanno nella propria formazione ma intende anche sviluppare un pensiero che si ponga in discontinuità, con le principali teorie biologiche che lo hanno preceduto. In tali formulazioni la biologia, al di fuori della scienza positivista, si dibatteva tra metafisica e meccanicismo. Da una parte, infatti, la discontinuità con il mondo inorganico era posta nell’esistenza di un’anima razionale che si opponesse alla dimensione puramente fisico – meccanica del corpo. Comte si scaglia contro il dualismo che pone nella dicotomia tra anima e corpo il proprio fondamento metafisico o teologico. Ma, allo stesso modo, il filosofo francese si oppone alle teorie meccanicistiche di Cartesio e Buffon, che vedono il corpo completamente dominato dalle leggi matematico – fisiche.
Il filosofo individua un importante punto di svolta nella teoria di Bichat che, fondendo fisiologia ed anatomia, anticipò il punto di vista organicista. Ciò, soprattutto, grazie alla celebre distinzione tra vita vegetativa (o organica) e vita animale. Tale distinzione, secondo l’autore, costituì il primo fondamento della filosofia biologica. L’unità sintetica della vita è, dunque, fondata sulla necessaria scissione interna che, ponendo la parte vegetativa in continuità con la natura inorganica e la parte animale con quella organica, inserisce il vivente in uno statuto
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epistemologico – naturale unitario ma contrassegnato dalla non coincidenza interna. Questi aspetti della filosofia biologica non sono inerenti solo all’uomo ma riguardano una complessa gerarchia animale che si contraddistingue sul versante vegetativo per differenze di grado o di quantità di forze e su quello animale per differenze qualitative. Secondo Comte, il primo a parlare della gerarchia animale fu Lamarck. Nel suo pensiero il punto di vista anatomico e quello fisiologico convergono nella configurazione tassonomica e nominalistica della classificazione dei saperi.
Ma la biologia non rappresenta il livello massimo di sviluppo sulla scala positivista. La sociologia fa del sistema positivo il contesto nel quale l’evoluzione naturale si trasforma in storia. La legge dell’evoluzione sociale si sviluppa, secondo il filosofo, sulla base di due aspetti fondamentali: l’universale dominio della morale e la nozione generale di ordine spontaneo. Nel primo caso, la dimensione morale che contraddistingue l’agire sociale poggia sulla superiorità dell’uomo rispetto all’animale. L’uomo è caratterizzato da una naturale socialità, portato della specifica apertura del mondo umano all’ambiente. L’ordine spontaneo, invece, è concepito come qualcosa di naturale che, ancor prima degli influssi astronomici, è condizionato dalle leggi della meccanica. Ai gradi inferiori del mondo inorganico, infatti, Comte riconosce l’esistenza di tre leggi che influiscono sull’equilibrio generale dei rapporti tra gli organismi viventi ed il proprio ambiente. Ѐ in ballo, in questo caso, la possibilità di riconoscere delle costanti su cui fondare il concetto di regolazione biologica e sociale. La prima è la legge di inerzia, chiamata anche legge di Keplero, che indica la persistenza meccanica, cioè la tendenza spontanea di tutti i fenomeni naturali a conservarsi nel loro stato se non interviene un’influenza perturbatrice esterna. La seconda legge, legge di Galileo, inerisce il movimento. Esso si addice, non soltanto alla vita animale, che sarebbe impensabile senza questo principio, ma è una caratteristica fondamentale di tutti i fenomeni inorganici ed organici. Questo principio si estende, inoltre, dalla biologia al contesto sociale: se il progresso sociale tende ad alterare l’ordine interno di un sistema ciò avviene perché il movimento non si estende allo stesso modo nelle diverse parti, la cui economia non comporterebbe la diversa progressione energetica degli elementi. La terza legge, legge di Newton, consiste nella corrispondenza costante tra azione e reazione. Questa legge ha un grado di universalità maggiore delle altre due: essa si estende ad ogni economia naturale. Comte sottolinea che ciascuna delle tre leggi su cui poggia la meccanica razionale non è altro che la manifestazione di un principio generale, quello in base al quale d’Alambert aveva collegato i problemi del movimento con quelli dell’equilibrio.
L’argomento si chiarisce facendo riferimento alla quarantanovesima lezione del
Cours, che si intitola Relazioni necessarie tra la fisica sociale e le altre branche fondamentali della filosofia24. In questa lezione Comte prende in considerazione l’importante rapporto che esiste tra la sociologia e le scienze biologiche, sostenendo che la netta superiorità gerarchica della prima ha le proprie radici nella seconda.
Lo studio positivo dello sviluppo sociale presuppone necessariamente la correlazione continua di questi due concetti indispensabili, l’umanità che realizza il fenomeno, e
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l’insieme costante delle influenze esteriori di qualsiasi genere, o ambiente scientifico propriamente detto, che domina quest’evoluzione parziale e secondaria di una delle razze animali25.
Da questa citazione emerge una tematica molto importante nel pensiero comtiano: il rapporto tra fenomeni organici e influenze ambientali. Tale relazione è presentata nella quarantanovesima lezione come “necessaria”. Il perfezionamento positivistico delle scienze naturali ha condotto all’attribuzione di un nuovo significato al termine necessità. Con questo termine, infatti, si indica nel campo delle scienze biologico – naturali non soltanto ciò che è indispensabile ma anche ciò che è inevitabile. Comte cita la frase di de Maistre secondo cui “Tutto ciò che è necessario esiste”26. Tale precisazione è di grande interesse: la relazione tra equilibrio e mutamento è inserita all’interno della semantica della necessità che intreccia, rendendoli indistinguibili, i concetti di indispensabilità ed inevitabilità. Ciò significa che la regolazione è data da una configurazione necessaria dei rapporti tra leggi d’inerzia e leggi del movimento. L’ambiente esterno e le proprie caratteristiche influenzano l’organismo che influenza, a sua volta, la società. Dunque, è la relazione tra natura individuale ed ambiente sociale ad essere, in primo luogo, necessaria, cioè inevitabile ed indispensabile per la vita del singolo. Tutte le perturbazioni esterne che influenzano l’esistenza individuale alterano anche l’esistenza sociale del tutto. Abbiamo già visto quale influenza fondamentale abbiano le leggi astronomiche nella costituzione dell’equilibrio biologico e sociale. In questa lezione Comte specifica che le leggi meccaniche o astronomiche non influenzano le caratteristiche dello sviluppo umano alterandone la costituzione ma modificandone la velocità di sviluppo. Il mutamento tocca le leggi dell’evoluzione nella loro globalità. Dunque, Comte sottolinea che: -gli organismi non sono modificabili nella loro singolarità ad opera delle forze esterne.
-le perturbazioni ambientali riguardano la variazione nei gradi di evoluzione dei fenomeni, non nella loro natura.
-le influenze perturbatrici non possono superare i limiti consentiti dalle leggi meccaniche, astronomiche, fisiche e chimiche presenti in natura. In caso contrario, la variazione non investirà l’organismo modificandolo ma distruggendolo, spingendolo all’estinzione.
Ciò significa che l’ambiente esterno tende a stabilizzare i sistemi viventi ed a fornire ad essi regolarità. In caso contrario, infatti, tali sistemi verrebbero investiti da una tale quantità di variazioni da essere spinti all’estinzione. Da ciò discendono due conseguenze: la prima esplicita, la seconda implicita. In primo luogo, diremo che le tesi comtiane mirano a dare rilevanza alle modificazioni esterne dell’ambiente nei confronti del contesto organico interno. Si tratta di un movimento che dall’esterno, cioè dall’ambiente, si riflette sull’interno, cioè sul sistema. Ma l’altro aspetto implicito nell’idea di regolazione di Comte implica che il principio di variazione che
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A. Comte, Quarantanovesima lezione in Corso di filosofia positiva, op. cit.p. 299.
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fornisce ordine e stabilità non sia ulteriormente indagabile e sia influenzato dalle leggi spontanee dell’equilibrio naturale. Si evince che l’idea di progresso non è altro che lo sviluppo dell’ordine reso possibile dalla gerarchia dei saperi positivi ed incarnato nell’ideale dell’equilibrio spontaneo della natura. Come abbiamo visto, anche Comte, precorrendo i tempi, parla di oikonomia dei fenomeni naturali riferendosi a quei processi che si fondano sull’auto – regolazione che crea una compensazione tra leggi di variazioni e fenomeni inerziali. Anche il filosofo, ad