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Nei capitoli I e II della seconda sezione abbiamo esaminato ciò che il Corano e l’Hadith dichiarano a proposito del tahrif, o alterazione deliberata del Vangelo. Non vi abbiamo scoperto la più piccola accusa in questo senso. I due scritti confermano che c’era una Torà e un Vangelo autentici tutti e due al tempo di Maometto, alla Mecca come a Medina e durante tutto il I secolo dell’Egira.

Nelle parti 1 a 6 di questo capitolo affronteremo lo stesso problema sotto un aspetto diverso. La formazione del testo del Corano sarà paragonata a quella del Vangelo per vedere se le ipotetiche alterazioni scoperte nel testo hanno potuto veramente verificarsi, e se sì, quando e dove.

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Inizieremo questa discussione invertendo i ruoli. Supponiamo che io abbia portato contro il Corano la stessa accusa di quella portata contro il Vangelo. Per un istante pretenderò che, poiché il Corano non afferma ciò che a mio avviso dovrebbe dire, voi lettori musulmani o i vostri antenati, avete falsificato il Corano. Che cosa rispondereste? Come ve la cavereste per respingere questa accusa?

In primo luogo, direste che il Corano è stato dato da Dio. Alla mia domanda “come lo sapete?” rispondereste cominciando col dirmi

come questo libro è stato formato storicamente.

Le prime tappe della formazione del Corano

Secondo coloro con i quali ho affrontato questo tema, Maometto ha ricevuto i primi versetti del Corano tredici o quattordici anni prima dell’Egira. Nel corso dei tredici anni seguenti, quindi al momento dell’Egira, i due terzi del Corano erano già stati rivelati.

I testi erano scritti su delle scapole di animali domestici, su dei pezzi di cuoio, su delle pietre bianche, su ogni supporto a portata di mano, poi essi venivano imparati a memoria.

Alla domanda quanti credenti erano fuggiti con Maometto dalla Mecca a Medina al tempo dell’Egira, alcuni mi hanno risposto

“75” altri “150”. Il Corano stesso non dà alcuna indicazione cifrata.

Tuttavia la Sura 8, detta Sura del Bottino (Al-‘Anfâl), dell’anno 2 dell’Egira, dà al versetto 26 una piccola precisazione:

Ricordate quando eravate pochi, oppressi sulla terra e timorosi che gli altri si impadronissero di voi!

Nella sua traduzione inglese del Corano J. M. Rodwell condivide lo stesso punto di vista: “Il numero di coloro che emigrarono nello stesso tempo di Maometto si innalza a circa 150 persone”. C’erano certamente in più dei credenti che, a Medina, invitarono Maometto a unirsi a loro; tuttavia, c’erano anche senza dubbio altre persone, essenzialmente degli schiavi, che non poterono abbandonare La Mecca in compagnia di Maometto. Seguendo il ragionamento, ammetteremo che ci furono quindi 150 credenti sicuri e affidabili pronti ad abbandonare le loro case per la loro fede.

Con questo dato in mente, poniamo ora la seguente domanda.

Come sapete che il Corano è stato fedelmente trasmesso mentre non c’erano che 150 credenti realmente consacrati? Dopo tutto, potrebbe essere accaduto che alcuni pezzi di pergamena si siano perduti o che una scapola sulla quale erano scritte due Sure, sia caduta da un cammello. Non crediate che io scherzi. La domanda è molto importante. COME SAPETE CHE NON C’È STATA ALTERAZIONE?

Io immagino la vostra risposta. “Essi avevano imparato il Corano a memoria; e alcuni dei 150 credenti erano presenti quando

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Maometto ripeté le Sure. E Maometto era ancora lì per correggere gli eventuali cambiamenti”.

Non pretendo il contrario ma vorrei per l’appunto che abbiate coscienza di una cosa importante. Non potete provare la vostra affermazione. Non possedete le Sure originali scritte sulle scapole.

Ma lo CREDETE. È ciò che io chiamo UN POSTULATO DI BASE.

Dall’Egira alla morte di Maometto

Nel corso del secondo o terzo anno dell’Egira ebbe luogo la battaglia di Badr, 300 soldati musulmani trionfarono su un esercito molto più importante, venuto dalla Mecca. Nella sua traduzione del Corano Yusuf Ali dichiara, nella nota della Sura 3:13: “Le forze musulmane contavano solo 313 uomini, in maggioranza senza armi… L’esercito meccano comprendeva più di 1000 uomini tutti ben armati e ben equipaggiati”. Se supponiamo che ciascuno di questi combattenti avesse una donna e qualche bambino possiamo ragionevolmente fissare a 1500 il numero dei musulmani a questa data. Anche se ce ne fossero stati di più, ciò non cambierebbe gran ché alla nostra discussione.

Nell’anno 6 dell’Egira, Maometto si diresse verso Mecca per compiere il suo pellegrinaggio. I Coreisciti gli vennero incontro a Hudaibiya. Fu conclusa una tregua. In occasione di questo viaggio c’erano 1400 uomini con Maometto. Ciò rappresenta quindi, ammettendo gli stessi criteri di composizione familiare che abbiamo indicato prima, una popolazione musulmana di 6000 a 8000 persone.

Maometto s’impadronisce della Mecca nell’anno 8 dell’Egira. Nel corso dei due anni seguenti il numero dei musulmani continuò a crescere, così che alla morte di Maometto, nell’anno 10 dell’Egira, si potevano contare i musulmani per decine di migliaia. Hamidullah afferma che al momento dell’ultimo pellegrinaggio Maometto si era rivolto a 140.000 musulmani.

Fu durante questo periodo dei primi dieci anni dell’Egira che l’ultimo terzo del Corano fu rivelato. Allora ripongo la stessa domanda: come sapete che esso è stato trasmesso integralmente nel corso di questi dieci anni? Alcuni testi si sono potuti perdere!

COME SAPETE CHE NON C’È STATA ALTERAZIONE?

Voi mi opporrete la stessa risposta: “Essi avevano imparato il Corano a memoria e Maometto era ancora in vita. Anche dopo la sua morte, parecchi di coloro che avevano combattuto a Badr – forse 200 o 250 persone – erano ancora in vita. Essi erano dei testimoni oculari di questa battaglia e delle parole di Maometto”.

Io non negherò questo fatto ma attiro di nuovo la vostra attenzione sulla stessa verità.

Non possedete un esemplare del Corano dell’anno 10 dell’Egira.

CREDETE che il Corano in vostro possesso si compone delle stesse Sure che i musulmani imparavano a memoria nei primi anni della loro storia. CREDETE che gli Hadith dicano la verità quando vi parlano delle origini del Corano e della battaglia di Badr e del trattato di Hudaibiya.

La prima raccolta del Corano

Bisogna ora che analizziamo come le Sure e i versetti sparsi siano stati riuniti in un solo libro, il Corano. Al-Bukhari dichiara che un anno circa dopo la morte di Maometto, il Corano fu riunito in una sola raccolta da Zaid ibn Thabit, su richiesta del califfo Abu Bakr.

Ecco come Al-Bukhari riporta il racconto di Zaid:

Al momento del massacro della popolazione di Al Yamamah, Abu Bakr mi fece cercare ed ecco Omar ibn Khattab era con me. Abu Bakr disse: In verità Omar è venuto verso di me e mi ha dichiarato: Veramente, il massacro perpetrato all’epoca di Al Yamamah ha causato perdite crudeli fra i Narratori del Corano e temo veramente che ci siano stati devastazioni nelle file dei Narratori. È per questo che una buona parte della materia del libro sta per perdersi. Così credo che dovresti dare degli ordini per riunire il contenuto del Corano. (Abu Bakr continuò) Io dissi ad Omar: come potrei fare ciò che l’Inviato di Dio non ha fatto? Allora Omar riprese la parola: Per Dio, è una buona cosa! e Omar non cessò di ripetermelo e fece pressione su di me fino a che Dio non aprì il mio cuore a questo progetto e io condivisi l’idea di Omar.

(In seguito) Abu Bakr mi disse: In verità tu sei un giovane uomo intelligente. Abbiamo piena fiducia in te, poiché sei

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stato abituato a scrivere le rivelazioni per l’Inviato di Dio.

Per questo seleziona i diversi capitoli e versetti del Corano e riuniscili. Per Dio, se avesse ordinato a una delle montagne di posarsi sulla mia testa non ne avrei provato più peso di quello che rappresentava per me l’ordine di riunire i pezzi del Corano. Dissi: Come farete ciò che non ha fatto l’Inviato di Dio? Egli disse: Per Dio, è una cosa buona. Di conseguenza Abu Bakr non cessò di assillarmi finché Dio aprì il mio cuore per accettare le parole che Omar aveva messo nel cuore di Abu Bakr. Di conseguenza, mi misi a ricercare il Corano.

Riunii i testi scritti sulle nervature mediane delle palme, su delle pietre bianche piatte o conservati nella memoria degli uomini, finché ebbi trovato la fine della Sura At-Tawba (9:128-129) con Abu Khuzaimah il Ansar. Soltanto con lui trovai questo testo: Ora vi è giunto un Messaggero scelto tra voi, fino alla conclusione di Bara’ah. I fogli restarono presso Abu Bakr fino al momento in cui Dio lo fece morire; poi i testi furono conservati da Omar durante la sua vita poi da Hafsa, la figlia di Omar.

Nell’introduzione alla sua traduzione francese del Corano Hamidullah fornisce molti dettagli interessanti tratti dagli Hadith e riguardanti il processo di formazione della raccolta coranica.

Egli cita in particolare una dichiarazione di Zaid: “Se invece di due ci fossero stati tre versetti (alla fine della Sura At-Tawba), li avrei costituiti in Sura indipendente”. Hamidullah dice ancora: “Le fonti sono unanimi nel dire che Abu Bakr ordinò a Zaid di non affidarsi unicamente alla memoria ma di cercare per ogni versetto due testimoni, copie scritte presso due persone”.

Per quanto si sappia questo era il solo esemplare ufficiale del Corano prima che Uthman diventasse califfo. C’erano ben altri uomini come Ubai b. Ka’b a Medina e Ibn Mas’ud a Kufa in Iraq che avevano fatto la loro propria raccolta quasi completa del Corano, ma la maggioranza degli uomini e delle donne erano dipendenti da ciò che era stato imparato a memoria. Si può dunque affermare che per quarant’anni, dall’anno 13 prima dell’Egira, data nella quale la prima rivelazione fu concessa, fino all’anno 27 dell’Egira,

data nella quale Uthman procedette alla sua recensione ufficiale, la trasmissione del Corano si faceva quasi unicamente oralmente.

Poniamo di nuovo la domanda fondamentale: come sapete che il Corano è rimasto senza alterazione per tutti questi anni in cui la sua trasmissione si basava essenzialmente sulla testimonianza orale? Dopo tutto, qualcuno avrebbe potuto omettere qualche verità? Alcuni versetti avrebbero potuto essere divorati da qualche animale! COME SAPETE CHE NON È STATO MODIFICATO?

Esistono degli Hadith che affrontano questi problemi. Sull’autorità di Omar stesso, Muslim il grande collezionista dell’Hadith, cita le parole di Omar in Mishkat, Kitab al Hudud, pag. 301:

In verità Dio ha inviato Maometto con la Verità e gli ha comunicato il Libro dall’alto. Di conseguenza, il versetto che tratta della lapidazione faceva parte di ciò che il Dio Altissimo aveva inviato. L’Inviato di Dio ha lapidato e poi, noi abbiamo lapidato e nel Libro di Dio la lapidazione delle adultere è un dovere.

Altrove, Ibn Majah riporta le parole di Aisha:

Il versetto relativo alla lapidazione e all’allattamento (vedi sezione 4, capitolo II, 8°, Genetics and Milk-mothers) è venuto e il suo foglio si trovava sotto il mio letto: così, quando l’Inviato di Dio morì e noi fummo occupati con i dettagli riguardanti la sua morte, un animale domestico entrò e divorò il foglio.

Hamidullah cita Omar:

Se non avessi temuto l’accusa di aver aggiunto una qualsiasi cosa al Corano, ci avrei scritto il versetto sulla lapidazione delle adultere.

Mi risponderete senza dubbio: “Non so quale valore dare a questi Hadith, in particolare quello di Aisha; ma anche se fossero autentici, nessuna alterazione importante avrebbe potuto infilarsi nella formazione del Corano prima dell’anno 27 dell’Egira. Se poteva accadere che un musulmano dimenticasse una certa cosa, degli altri sarebbero stati là per ricordargliela. Per di più, parecchi degli Ansar e dei Compagni erano ancora in vita per correggere gli eventuali errori”.

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L’espansione dell’islam fuoir dell’Arabia

Voi mi direte probabilmente che durante questi primi 27 anni dell’Egira, l’islam si era diffuso in parecchi altri Paesi. Nell’anno 13 dell’Egira avvenne la presa di Damasco e di tutta la Siria. L’anno seguente gli eserciti musulmani avevano raggiunto la Persia.

Nell’anno 19 dell’Egira (o 641 della nostra era) fu il turno dell’Egitto ad essere occupato; 25 anni dopo l’Egira, il futuūhaūt cioè la guerra di conquista aveva raggiunto l’Armenia, a nord della Turchia moderna.

Parecchi dei soldati e degli amministratori che si recarono in questi Paesi avevano imparato a memoria parti intere del Corano e conoscevano bene gli avvenimenti storici relativi all’origine di questo libro. Alcuni avevano anche conservato nella memoria tutte le Sure di cui avevano conoscenza.

Come conclusione alla nostra risposta mi direste: “È impossibile che dall’anno 27 dell’Egira, qualcuno abbia potuto alterare il contenuto del Corano la cui conoscenza si era già diffusa dall’Arabia in Turchia, a nord, e dall’Egitto alla Persia a est”.

Nuovamente, condivido il vostro punto di vista facendovi notare tuttavia che è CIÒ CHE VOI CREDETE. Non possedete quella copia del Corano riunita da Zaid ibn Thabit, nell’anno 12 dell’Egira, “nelle vostre mani” (مﹹﻜﹿﻴﹶﺩﹷﻴ ﹶنﹿﻴﹷﺒ).

Non c’è niente di falso né di illogico a credere queste cose.

Studiando come il Vangelo si è costituito e diffuso, ci accorgeremo che sono gli stessi ragionamenti e gli stessi atti di fede che caratterizzano il nostro cammino.

Prime tappe dello sviluppo storico del Vangelo (Ingil)

In questa sezione, esamineremo ciò che i cristiani sanno dell’origine del Vangelo. Ma prima, bisogna precisare ciò che comprende la parola “vangelo”. Essa traduce la parola greca euangelion che significa “BUONA NOVELLA”. E benché poche persone lo sappiano la parola araba ingiūl (ﻝﻴﹻﺠﹿﻨﻻٕﺍ) è una parola presa in prestito derivata dalla stessa radice greca. Il greco euangelion è passata nella lingua popolare utilizzata dai cristiani nel vicino Oriente e in Arabia nel corso dei primi secoli dell’era cristiana e arrivò ad essere pronunciata ingiūl nell’arabo corrente

dei Coreisciti, questa lingua nella quale per l’appunto fu dato il Corano.

Qual è questa notizia che Dio chiama BUONA NOVELLA? È l’annuncio della morte sulla croce di Gesù il Messia per procurare il perdono dei peccati, un perdono concesso a colui che crede che Gesù è il Salvatore che ha sofferto. Diverse affermazioni esprimono la stessa verità: “Egli ha versato il Suo sangue per noi”, “Egli è il nostro sacrificio”, “Egli ci ha riscattato”, “Egli ha pagato il nostro riscatto”, “Egli è l’Agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo”.

Gesù stesso ha insegnato questa verità quando ha celebrato la Pasqua ebraica con i suoi discepoli. Matteo 26:27-28 racconta:

Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, dicendo:

“Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti per il perdono dei peccati”.

Indicheremo con A la dottrina: Gesù è morto per me.

Noi crediamo che se Gesù poté compiere ciò è solo perché L’UNICO CREATORE - Padre, Figlio e Spirito Santo - fu unanime affinché il Figlio - il Verbo eterno o kalima (ﺔﹷﻤﹻﻟﹷﻜﻟﺍ), Gesù il Messia, - venne, e compì quest’opera di redenzione del genere umano. Noi crediamo questo perché Gesù l’ha insegnato. Quando fu portato in giudizio, poco prima della sua morte il Sommo Sacerdote lo interrogò e gli disse:

“Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?” Gesù disse: “Io sono”.

(Marco 14:61-62)

Così, Egli dichiarò con le sue stesse parole di essere il Figlio di Dio.

Indicheremo con Dottrina B questa verità nella quale crediamo:

Gesù è il Figlio di Dio.

Dobbiamo qui mettere le cose in chiaro. Non crediamo affatto che Dio abbia avuto delle relazioni con una donna, una sūahiba (ﺔﹷﺒﹻﺤﺎﳲﺼﻟﺍ), o con Maria. Noi accettiamo pienamente l’affermazione del Corano, che dichiara, nella Sura 6:101, intitolata Sura del Bestiame e risalente al periodo meccano tardivo:

Il Creatore dei cieli e della terra! Come potrebbe avere un figlio, se non ha compagna, Lui che ha creato ogni cosa e che tutto conosce?

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Un tale pensiero sarebbe blasfemo. Noi comprendiamo e crediamo che “la Parola” o kalima è eternamente in unità spirituale con il Padre. La sola nuova realtà che si formò al momento della sua apparizione sulla Terra, fu un corpo, formato nel seno di Maria.

Le Dottrine A e B costituiscono ciò che io chiamo il Vangelo dottrinale. Esaminando da vicino lo sviluppo storico del Vangelo ci interesseremo alla trasmissione orale del significato di questa dottrina così come al processo che condusse al testo scritto.

La parola “vangelo” ha ancora un altro significato, derivato dal primo. Indica i racconti della vita di Gesù, della sua morte e resurrezione. Sulla testimonianza di questi scritti, sappiamo che Gesù sapeva leggere e scrivere:

...e, com’era solito, entrò in giorno di sabato nella sinagoga.

Alzatosi per leggere, gli fu dato il libro... (Luca 4:16) Ma Gesù non scrisse lui stesso il Vangelo.

Quattro uomini diversi furono guidati dallo Spirito Santo di Dio per trasmettere i fatti della vita terrestre di Gesù. In origine si indicavano questi racconti con “il Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo” o “il Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca”. Ma con il tempo si prese l’abitudine di parlare dei quattro Vangeli. Si potrebbe pensare che ogni autore avesse scritto il suo proprio Vangelo. Ma è falso. Crediamo che Gesù il Messia ha portato una sola “buona novella”: quella della liberazione dal peccato. Essa costituisce l’unico vero Vangelo.

Infine, conviene ancora ricordare qui un altro nome, quello del Nuovo Testamento. Questo termine indica l’insieme dei quattro racconti del Vangelo, sulla vita e l’insegnamento di Gesù, così come delle lettere di consigli e di dottrina scritte dai discepoli di Gesù a diversi gruppi di cristiani.

Il termine coranico di Ingil indica manifestamente qualcosa di scritto, ma è difficile sapere se viene attribuito all’insieme degli scritti dei discepoli di Gesù, cioè al Nuovo Testamento, o se si limita solo agli scritti del Vangelo che riportano la vita e l’opera di Gesù.

Ritorniamo al problema dell’origine del Vangelo scritto. Noi affermiamo, così come ci è stato dato da Dio, che degli “uomini di Dio consacrati furono guidati dallo Spirito Santo” mentre

scrivevano. Se ci venisse chiesto come lo sappiamo, anche noi, cominceremmo col raccontare come si è svolta la storia.

Gli inizi del Vangelo

I cristiani sanno che Gesù ha cominciato a predicare il Vangelo all’età di trent’anni. È ciò che scaturisce dal testo del Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 3:23 dove è scritto:

Gesù, quando cominciò a insegnare, aveva circa trent’anni.

Stabilire le date più remote pone ai cristiani gli stessi problemi dell’esatta determinazione cronologica degli avvenimenti che hanno segnato la vita di Maometto prima dell’Egira. I cristiani erano l’oggetto dell’odio e della persecuzione durante i primi tre secoli che hanno seguito l’Ascensione del Cristo. Si capisce quindi facilmente come le autorità romane non abbiano conservato nei loro archivi le tracce della loro storia. Ci sono tuttavia nel Vangelo due fatti che permettono di stabilire con una certa approssimazione la data della nascita di Gesù.

Il primo indizio è la citazione di Erode il Grande come re al momento della nascita di Gesù (Matteo 2:1), e il secondo, la precisazione che Pilato era già governatore quando Gesù si mise a predicare (Luca 3:1,23).

La storia profana fa risalire all’anno 4 a.C. la morte di Erode e all’anno 26 la nomina di Pilato a governatore. Se Gesù nacque nel 4 a.C. poco prima della morte di Erode e cominciò il suo ministero all’età di trent’anni, nell’anno 26 della nostra era, poco dopo che Pilato venisse a Gerusalemme, allora gli avvenimenti concordano;

riconosciamo di conseguenza la data del 26 della nostra era come

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