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La critica delle forme è nata in Germania. Essa si sforza di passare il Vangelo al vaglio delle forme letterarie. Essa agisce quindi di fronte al Vangelo come la teoria documentaria di fronte alla Torà di Mosè.

I sostenitori della critica delle forme pretendono che i Vangeli siano composti da piccole unità o episodi indipendenti. Queste semplici unità, chiamate anche pericopi avrebbero dapprima circolato oralmente. Con il tempo, queste unità sarebbero evolute progressivamente per prendere le diverse forme della letteratura popolare, quali le leggende, i racconti, i miti e le parabole.

Tali conclusioni, evidentemente, non tenevano alcun conto dell’azione divina che presiedeva alla redazione degli scritti del Nuovo Testamento. Né la formazione di queste unità letterarie né la loro conservazione sarebbero state controllate da Dio; sarebbero i bisogni circostanziali della comunità cristiana che le avrebbero fatte nascere e salvaguardare. In altre parole, quando la comunità cristiana affrontava una situazione difficile, trovava conforto sia in una delle collezioni esistenti delle parole di Gesù, sia nelle parole che essa inventava. Per trovare una soluzione ad un particolare problema, sarebbe stata pronta a mentire, ad attribuire a Gesù delle parole che non avrebbe pronunciato.

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Il dott. Bucaille si riferisce a questa critica nel suo libro. Tuttavia non sembra aver preso coscienza che i primi promotori di ciò che si potrebbe chiamare una teoria, visto il gran numero di presupposti che la sostengono, rifiutavano tutto ciò che, da vicino o da lontano evocava il soprannaturale o il miracoloso. Non credevano che Dio si fosse rivolto ai profeti per mezzo degli angeli o dello Spirito Santo. Non credevano nemmeno che Gesù avesse inaugurato una nuova rivelazione nel Vangelo.

Rudolf Bultmann, uno dei tre avvocati più famosi della critica delle forme scrisse:

Un fatto storico che mette in gioco una resurrezione dai morti è totalmente inconcepibile.

Parlando di David Strass, un autore critico di questa teoria, del secolo scorso, W. J. Sparrow-Simpson dichiara:

Strauss era così sincero che riconosceva di essere condizionato dalle considerazioni a priori in virtù delle quali il fatto stesso di una resurrezione era inammissibile.

Insomma, per la critica delle forme, i quattro racconti del Vangelo di Gesù il Messia non costituiscono delle testimonianze storiche della vita e delle parole di Gesù, ma semplicemente la testimonianza di ciò che la chiesa credeva e che raccolse attingendo a delle fonti più antiche.

La conclusione di Martin Dibelius, un altro esponente di questo metodo di studio, è la seguente:

…non c’è mai stata testimonianza “puramente” storica resa a Gesù.

Eduard Ellwein riassume così le idee di Bultmann:

Chi è quest’uomo Gesù? È un uomo simile a noi e non un personaggio mitico (ciò significa per Bultmann che non ha mai compiuto i miracoli che gli sono attribuiti); egli non è ornato da alcun splendore messianico… È un uomo che ha rinnovato e radicalizzato la protesta di grandi profeti dell’Antico Testamento contro il legalismo e l’adorazione formalista di Dio; gli Ebrei lo consegnarono ai Romani che lo crocifissero. Tutto il resto non è attendibile ed è leggendario.

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In opposizione allo scetticismo di questi adepti della critica delle forme, cristiani del mondo intero e fra essi numerosi studiosi, credono che i Vangeli che possediamo oggi ci danno la vera storia del Messia, Gesù, Figlio di Maria. I Vangeli non riportano in maniera sistematica ed esaustiva la vita di Gesù, ma si compongono di racconti autentici, raggruppati da ciascun evangelista intorno al tema particolare del suo Vangelo. Ciò non impedisce che gli autori del Vangelo avrebbero potuto richiamarsi alle fonti iniziali scritte o orali dei testimoni oculari. Nella prefazione della sua narrazione Luca riconosce chiaramente questo fatto (Luca 1:1-4):

Poiché molti hanno intrapreso a ordinare una narrazione dei fatti che hanno avuto compimento in mezzo a noi, come ce li hanno tramandati quelli che da principio ne furono testimoni oculari e che divennero ministri della Parola, è parso bene anche a me, dopo essermi accuratamente informato di ogni cosa dall’origine, di scrivertene per ordine, illustre Teofilo, perché tu riconosca la certezza delle cose che ti sono state insegnate.

Maometto stesso ha dovuto attingere ad altre fonti per raccontare la storia dei cristiani che dormirono per trecento anni, così come lo riporta la Sura Al-Kahf (La Caverna) 18:9-26, del periodo meccano intermedio. Se qualcuno si rifugia dietro l’argomento che Maometto ha ricevuto, per rivelazione, l’ordine di includere questo racconto, noi rispondiamo che questa è per noi la situazione nella quale si è trovato Luca quando lo Spirito Santo l’ha condotto a scrivere la sua narrazione.

L’affermazione dei critici delle forme, ripresa dal dott. Bucaille nel suo libro, secondo la quale “…leggendo il Vangelo non siamo affatto sicuri di ricevere la Parola di Gesù…” prova che i suddetti critici:

1. Vogliono ignorare (o rifiutano di credere) che i discepoli di Gesù erano ancora là per verificare se ciò che era raccontato o insegnato era esatto.

2. Ignorano l’esistenza di tutti i testimoni dei miracoli di Gesù.

Decine anzi centinaia di persone erano presenti quando Gesù ha

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risuscitato Lazzaro dai morti; più di 5000 persone hanno condiviso il pasto che proveniva dalla moltiplicazione dei cinque pani e dei due pesci.

3. Ignorano che i primi cristiani avevano dei nemici che non avrebbero mancato di discreditare la fede cristiana se si fossero resi conto che i racconti riportati e diffusi erano dei falsi.

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Evidentemente, i critici delle forme già citati non credono che la tradizione orale possa essere fedelmente ricordata e fedelmente trasmessa. Non ammettono che i cristiani siano stati in grado di conservare nella memoria le parole di Gesù e di rammentare i suoi miracoli, per restituirli fedelmente trent’anni più tardi, nel momento in cui fu redatto il primo Vangelo, fra il 62 e 64 della nostra era.

Che dei critici europei delle forme rifiutino ogni possibilità di memorizzazione fedele e di trasmissione affidabile, passi ancora.

Ma come può il dott. Bucaille, che senza dubbio ha incontrato dei musulmani che avevano imparato a memoria il Corano in extenso, sostenere una tale affermazione?