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VERSETTI CHE PARLANO SPECIFICATAMENTE DI

la TradIzIone muSulmana

H. VERSETTI CHE PARLANO SPECIFICATAMENTE DI

“TAHRIĪF”

Quattro versetti del Corano rimproverano ai Giudei di aver modificato o alterato (harrafa ﹶﻑﱠﺭﹷﺤ) delle parole ed un altro li accusa di deformare la lettura attraverso una ginnastica delle loro lingue. Esaminiamo questi versetti nel loro contesto globale.

Ricordiamoci tuttavia che le circa 50 o 60 citazioni coraniche precedenti rappresentano già un contesto allargato di questi versetti – nel quadro più generale del Corano tutto intero.

H1. Sura ‘Âl-‘Imrân (La Famiglia di Imran) 3:78, anno 2-3 dell’Egira:

Ci sono alcuni (farūiq ﻕﻴﺭﹷﻔ) di loro (tra il popolo del Libro) che distorcono la Scrittura con la lingua (ﹶنﻭٔﹿﻠﹷﻴ ﻡﹹﻬﹷﺘﹷﻨﹻﺴﻠﺍ) per farvi credere che ciò è parte della Scrittura, mentre le è estraneo. Dicono: “Proviene da Allah”, mentre invece non proviene da Allah. E, consapevolmente, dicono menzogne

contro Allah.

Questo versetto accusa apertamente i Giudei di deformare le parole durante la lettura. Essi lo fanno per far credere agli ascoltatori che si tratti di altre parole della Torà e, di conseguenza, di Dio. Il versetto coranico sventa l’imbroglio affermando: “non proviene dal Libro, non proviene da Dio”.

H2. Sura Al-Mâ’ida (La Tavola Imbandita) 5:12-13, anno 10 dell’Egira:

Allah accettò il Patto dei Figli di Israele e suscitò da loro dodici capi... Ma essi ruppero l’alleanza e Noi li maledicemmo e indurimmo i loro cuori: stravolgono il senso delle parole (ﻪﹻﻌﹻﻀﺍﹶﻭﹷﻤ نﹷﻋ ﹶمﹻﻠﹷﻜﻠﺍ ﹶنﻭﹹﻔﱢﺭﹷﺤﹹﻴ) e dimenticano gran parte di quello che è stato loro rivelato. Non cesserai di scoprire tradimenti da parte loro, eccetto alcuni. Sii indulgente con loro e dimentica. Allah ama i magnanimi.

I Giudei increduli, il cui cuore è stato indurito perché hanno violato l’alleanza, “hanno stravolto il senso delle parole”, e

“dimenticano (di proposito) una parte della loro legge”.

Preso da solo, questo versetto potrebbe significare che i Giudei trinciassero delle parti della Torà per cambiarne delle parole o eliminare dei passi interi. Ma le sezioni D ed E, così come il riferimento H6, mostrano che il Corano considera la Torà come

“essendo CON i Giudei”, come “ESSENDO letta” da loro e come

“AVENTE il comandamento di Dio” in essa.

Per questo motivo esso vuole rimproverare ai Giudei di dissimulare alcuni versetti e di leggerne altri fuori dal loro contesto, come lo conferma l’esempio ben conosciuto sulla lapidazione. È ciò che viene chiamato in arabo al tahrūif al ma’nawūi (ﻱﹺﻭﹷﻨﹿﻌﹷﻤﻠﺍ ﻑﻴﹺﺭﹿﺤﳲﺘﻠﺍ) o “modificare il significato”.

Ma bisogna sottolineare anche la piccola espressione “eccetto alcuni”. Questa testimonianza attesta che esistevano alcuni Giudei integri che credevano, come lo conferma quest’altra citazione del Corano. Questi Giudei non avrebbero mai acconsentito di modificare una qualunque cosa né nelle parole né nel significato della loro Torà.

H3. Sura ‘Âl-‘Imrân (La Famiglia di Imran) 3:113-114, anno 2-3 dell’Egira:

Non sono tutti uguali. Tra la gente della Scrittura c’è una

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comunità (ﺔﹷﻤﺈﹷﻗ ﺔﳲﻤﺍ) che recita i segni di Allah durante la notte e si prosterna. Credono in Allah e nell’ultimo Giorno, raccomandano le buone consuetudini e proibiscono ciò che è riprovevole e gareggiano in opere di bene. Questi sono i devoti.

Nei seguenti tre passaggi non credo che il Corano stia accusano alcuni Giudei di cambiare la propria Torà, bensì di alterare e distorcere quello che Maometto diceva quando egli recitava o spiegava il significato del Corano.

H4. Sura Al-Baqara (La Giovenca) 2:75-79, anno 2 dell’Egira:

Sperate forse che divengano credenti (i Giudei) per il vostro piacere, quando c’è un gruppo (farūiq ﻕﻴﹺﺭﹷﻔ) dei loro che ha ascoltato la Parola di Allah per poi corromperla (ﻪﹷﻨﻭﹹﻔﱢﺭﹷﺤﹹﻴ) cientemente dopo averla compresa? E quando incontrano i credenti dicono: “Anche noi crediamo” ma quando sono tra loro dicono: “Volete dibattere con loro a proposito di quello che Allah vi ha mostrato (la Torà) perché lo possano utilizzare contro di voi davanti al vostro Signore? Non comprendete?”.

Non sanno che Allah conosce quello che celano e quello che palesano? E tra loro ci sono illetterati che hanno solo una vaga idea delle Scritture sulle quali fanno vane congetture.

Guai a coloro che scrivono il Libro con le loro mani e poi dicono: “Questo proviene da Allah” e lo barattano per un vil prezzo! Guai a loro per quello che le loro mani hanno scritto, e per quello che hanno ottenuto in cambio.

“Un gruppo di Giudei” (e non la totalità) ascoltano la lettura del Corano e dicono ai musulmani: “Noi crediamo”. Poi “corrompono”

coscientemente le spiegazioni date da Maometto e rispondono nel modo descritto in maniera dettagliata dal passo seguente della Sura An-Nisâ’ (Le Donne). Ma in privato, essi si rivolgono dei rimproveri reciproci dicendo: “Perché svelate loro ciò che afferma la Torà? La prossima volta, essi se ne serviranno contro di voi”.

H5. Sura An-Nisâ’ (Le Donne) 4:44-47, anno 5-6 dell’Egira:

Non hai visto [quel che hanno fatto] coloro a quali fu data una parte della Scrittura? Comprano la perdizione e cercano di farvi allontanare dalla Retta via… Alcuni tra i Giudei stravolgono il senso delle parole (ﹶنﻭﹹﻔﱢﺭﹷﺤﹹﻴ ﻪﹻﻌﹻﻀﺍﻭﹷﻤ نﹷﻋ ﹶﻡﹻﻠﹷﻜﻠﺍ) e dicono: “Abbiamo inteso, ma abbiamo disobbedito”.

Oppure: “Ascolta senza che nessuno ti faccia ascoltare” e

“râ’ina”, contorcendo la lingua e ingiuriando la religione. Se invece dicessero: “Abbiamo inteso e abbiamo obbedito”, e:

“Ascolta” e: “undhurnâ”, sarebbe stato meglio per loro e più retto. Allah li ha maledetti per la loro miscredenza. Credono molto debolmente (oppure “solo pochi crederanno”). O voi che avete ricevuto la Scrittura, credete in quello che abbiamo fatto scendere a conferma di ciò che già avevate (CHE È CON VOI, la Torà), prima che cancelliamo i volti…

Come nel testo precedente, l’accusa è rivolta contro “alcuni tra i Giudei” che “stravolgono il senso delle parole”; ma gli esempi portati mostrano chiaramente che si tratta delle parole di Maometto. Yusuf Ali spiega ammirevolmente questo atteggiamento nella nota che accompagna questo testo:

Un espediente utilizzato dai Giudei consisteva nel distorcere il significato delle parole e delle espressioni per rendere ridicolo l’insegnamento più solenne sulla religione. Quando avrebbero dovuto dire: “Abbiamo inteso e abbiamo obbedito”, essi affermavano ad alta voce: “Obbediamo” e aggiungevano mormorando: “Disobbediamo”; invece di dichiarare con il massimo rispetto: “Abbiamo inteso”, essi aggiungevano a bassa voce “ciò che non s’intende” per ironizzare. Quando volevano attirare l’attenzione del Maestro, si servivano di una formula ambigua, apparentemente innocente, ma in realtà intenzionalmente irrispettosa. Quando gli arabi vogliono dire: “Per piacere, presta attenzione!”, essi utilizzano con un profondo rispetto l’espressione “râ’ina” che significa anche

“Guardaci”. Con una contorsione delle loro lingue, questi Giudei pronunciavano qualcosa come “O tu che ci conduci al pascolo!”

H6. Sura Al-Mâ’ida (La Tavola Imbandita) 5:41-48, anno 10 dell’Egira:

O Messaggero, non ti affliggere per quelli che ricadono nella miscredenza dopo che le loro bocche hanno detto:

“Noi crediamo”, mentre i loro cuori non credevano affatto, e neppure a causa dei Giudei che ascoltano solo per calunniare, che ascoltano per altri che non sono mai venuti da te;

stravolgono il senso delle parole (ﹶنﻭﹹﻔﱢﺭﹷﺤﹹﻴ ﻪﹻﻌﹻﻀﺍﹶﻭﹷﻤ

ﺩﹿﻌﹷﺒ نﹻﻤ ﹶمﹻﻠﹷﻜﻠﺍ) e dicono: “Se vi è dato questo accettatelo,

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altrimenti siate diffidenti!”… Se vengono da te, sii arbitro tra loro o allontanati. E se ti allontanerai non potranno mai nuocerti in nulla. Se giudichi fallo con giustizia, ché Allah ama i giusti. Come mai potranno (i Giudei) sceglierti come giudice (Maometto), quando HANNO la Torâh con il giudizio di Allah e dopo di ciò volgere le spalle? Essi non sono credenti! Facemmo scendere la Torâh, fonte di guida e di luce (letteralmente “nella quale È guida e luce”). Con essa giudicavano tra i Giudei, i profeti sottomessi ad Allah, e i rabbini e i dottori: [giudicavano] in base a quella parte dei precetti di Allah che era stata loro affidata e della quale erano testimoni. Non temete gli uomini, ma temete Me.

E non svendete a vil prezzo i segni Miei. Coloro che non giudicano secondo quello che Allah ha fatto scendere, questi sono i miscredenti. Per loro prescrivemmo vita per vita, occhio per occhio, naso per naso, orecchio per orecchio, dente per dente e il contrappasso per le ferite. Quanto a colui che vi RINUNCIA per amor di Allah, VARRÀ per lui come espiazione. Coloro che non GIUDICANO secondo quello che Allah ha fatto scendere, questi sono gli ingiusti.

Facemmo camminare sulle loro orme Gesù figlio di Maria, per confermare la Torâh che scese prima di lui. Gli demmo il Vangelo, IN CUI vi È guida e luce, a conferma della Torâh che era scesa precedentemente: monito e direzione per i timorati. GIUDICHI la gente del Vangelo in base a quello che Allah ha fatto scendere. Coloro che non giudicano secondo quello che Allah ha fatto scendere, questi sono gli iniqui. E su di te (Maometto) abbiamo fatto scendere il Libro con la Verità, a conferma della Scrittura che era scesa in precedenza (letteralmente che “È nelle sue mani, nella sua presenza”) e lo abbiamo preservato da ogni alterazione.

Giudica tra loro secondo quello che Allah ha fatto scendere, non conformarti alle loro passioni allontanandoti dalla verità che ti è giunta. Ad ognuno di voi abbiamo assegnato una via e un percorso. Se Allah avesse voluto avrebbe fatto di voi una sola comunità. Vi ha voluto però provare con quel che vi ha dato. Gareggiate in opere buone: tutti ritornerete ad Allah…

Questo passo descrive una situazione identica. Alcuni “fra i

Giudei” che prestano l’orecchio ad ogni menzogna – anche alle citazioni delle parole di Maometto fatte da persone che non l’hanno mai sentito – “stravolgono il senso delle parole” (lett. “che cambiano la parola dal suo posto”). Secondo la nota riportata da Hamidullah nella Sura 4:46 essi dicono: “Se Maometto vi afferma tale o tale cosa, accettatela. Altrimenti, state attenti”. Sono le spiegazioni di Maometto che essi alterano e che rigettano, e non la loro Torà.

Tuttavia, anche se commetto un errore di interpretazione, poiché anche questi ultimi tre passi alludono ai Giudei che alterano il significato delle loro Scritture (al tahrūif al ma’nawiى), il contesto generale dei versetti menzionati permette di dedurre i seguenti fatti:

1. Dei Giudei furono increduli. Quanti? Alcuni? Molti? La maggior parte? Ma alcuni CREDEVANO in Dio e desideravano compiere la sua volontà.

2. Il Corano attesta la verità della Torà che È CON LORO.

3. Il Corano conferisce a Dio le parole secondo le quali i Giudei

“HANNO la Torà che contiene il comandamento di Dio”.

4. Il principio “vita per vita, occhio per occhio” è tratto dalla Torà (Esodo) come un principio sempre valido secondo il quale i Giudei devono GIUDICARE a meno che essi non preferiscano FARE carità (o perdonare lo sbaglio).

5. Il popolo del Vangelo è invitato a “GIUDICARE secondo ciò che Dio ha rivelato in esso”.

Da questi testi – i soli che parlano di tahrūif – concludiamo che all’epoca di Maometto c’erano dei Giudei e dei cristiani integri che possedevano, leggevano e seguivano la Torà autentica e il Vangelo autentico.

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oncluSIone

Riassumiamo ciò che abbiamo tratto dall’insegnamento che dà il Corano sulla Torà, sul Vangelo e sul popolo del Libro, nei diversi gruppi di versetti coranici:

Gruppo A. La vera Torà era conosciuta da Giovanni Battista (Yahyaى), da Maria, da Gesù e dai discepoli del I secolo.

Gruppo B. Il Corano attesta l’esistenza di veri credenti cristiani almeno fino all’inizio del monachesimo, verso il 300-350 d.C.

Possiamo ragionevolmente ammettere che questi credenti fedeli

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non hanno mai alterato il loro Vangelo, altrimenti il Corano li indicherebbe come dei falsi credenti.

Gruppo C. Il Corano conferma la verità dei libri anteriori che sono “nelle sue mani” cioè “alla sua presenza” o “sotto i suoi occhi”.

Questi libri sono CON i Meccani, ma poiché quest’ultimi non potevano capire i libri anteriori, bisognò dar loro il Corano arabo.

Gruppo D. Secondo il Corano, Dio stesso, o Maometto al quale lo ordinava, fa appello alla Torà e al Vangelo più di venti volte. I Salmi di Davide e la Torà sono menzionati. Maometto chiede ai Giudei di addurre la Torà per risolvere un diverbio. Le persone LEGGONO la Torà e il Vangelo che sono CON LORO.

Gruppo F. I cristiani si sono divisi e combattuti l’un l’altro, ed hanno dimenticato una parte del Libro, ma nessun versetto afferma che hanno modificato o corrotto il testo.

Gruppo G e H. Alcuni tra i Giudei sono colpevoli di al tahriūf al ma’nawūi perché nascondono delle cose che sono scritte nei loro Libri e rigettano dei passi che non convengono loro. Essi rifiutano il Corano, lo rivestono di bugie, vendono i segni di Dio per un vile prezzo, e sono doppiamente colpevoli di tahrūif perché trasformano anche le spiegazioni date da Maometto. Ma niente, in tutto questo, indica lo stesso che questi Giudei increduli hanno modificato il testo scritto della loro Torà; ad ogni modo, i Giudei credenti non l’hanno alterata e non avrebbero tollerato che altri lo facessero.

Il Corano stesso dichiara nella Sura Al-‘An’âm (Il Bestiame) 6:34: “…Nessuno può cambiare le parole di Allah.”, affermazione ripetuta nella Sura Yûnus (Giona) 10:64: “Le parole di Allah non subiscono alterazione”.

Il nostro studio del Corano sfocia quindi alla sola conclusione possibile: esemplari della VERA TORÀ e DEL VERO VANGELO circolavano alla Mecca e a Medina all’epoca di Maometto. Inoltre, poiché nessun musulmano ha mai trovato nelle biblioteche islamiche una Torà diversa o un Vangelo diverso, e poiché nessuna scoperta archeologica ha messo in luce un’ iscrizione incisa che sia diversa da quelle della Torà e del Vangelo che SONO CON NOI oggi, sono assolutamente convinto che i libri che circolavano alla Mecca durante la vita di Maometto erano identici ALLA TORÀ E AL VANGELO CHE NOI LEGGIAMO OGGIGIORNO.

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Nel capitolo precedente, abbiamo esaminato la testimonianza resa dal Corano all’integrità della Torà-Antico Testamento e al Vangelo-Nuovo Testamento. Ma non siamo alla fine delle nostre ricerche, poiché i musulmani traggono le loro informazioni e la loro dottrina anche da un’altra fonte, quella degli Hadith.

La parola hadith può essere tradotta con “conversazione” o

“racconto” o “proposito” ma nella teologia islamica questo termine indica la narrazione degli atti e dei propositi del Profeta Maometto, riportata dai suoi discepoli. Queste azioni e queste parole sono state poi riunite in diverse raccolte, come l’Hadith Qudsi, nel quale è Dio stesso che parla, e l’Hadith Nabawi che riporta le parole e le abitudini o pratiche (Sunna) di Maometto.

Ad un certo momento, le parole Sunna e Hadith erano praticamente sinonimi, ma poco a poco si è dato alla parola Sunna un senso più specificatamente religioso. Oltre che dover essere ripetute per l’edificazione spirituale dei credenti, le parole e le pratiche di Maometto erano codificate con cura e costituivano un precedente che diventava giurisprudenza. Questo codice prese il nome di Sunna e divenne la seconda legge dopo il Corano. Il seguente aneddoto aiuterà a capire l’importanza della Sunna e degli Hadith.

Vivevo in Tunisia già da un po’ di tempo quando ho incontrato un Mu’addib. Il Mu’addib viene ad aiutare la famiglia di un defunto recitando degli estratti del Corano sulla tomba dello scomparso.

Quello che ho incontrato io era vestito poveramente, ma aveva

Gli Hadith e la Sunna

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una vasta conoscenza su numerosi soggetti. Oltre alla sua religione era in grado di citare Abramo Lincoln e altri grandi uomini della storia.

La nostra conversazione si indirizzò sulle questioni religiose. A proposito dell’islam, mi dichiarò:

La nostra religione si basa per metà sul Corano e per metà sull’Hadith.

Ecco un altro fatto che mette in evidenza l’importanza degli Hadith per i musulmani. 200.000 esemplari del Corano e degli Hadith di Al-Bukhari sono stati appena stampati in Uygur, una delle lingue parlate in Cina. Si capisce che dopo tanti anni di persecuzioni inflitte dal regime ateo e dalle Guardie Rosse, i musulmani abbiano sentito il bisogno di ristampare il Corano, così come i cristiani cinesi hanno desiderato ristampare la Bibbia nella loro lingua. Ma il fatto di aver associato al Corano l’Hadith è molto significativo per il ruolo svolto da quest’ultimo. (Al-Bukhari è, assieme a Muslim, uno dei musulmani più stimati fra tutti quelli che hanno raccolto le tradizioni di Maometto).

Nel corso di una conversazione i musulmani per sostenere la dottrina al centro della discussione, citano gli Hadith tanto spesso quanto il Corano. “Il Corano rivela la dottrina fondamentale;

l’Hadith apporta i chiarimenti ai punti oscuri del Corano e spiega i suoi decreti” mi confidò un amico.

L’editore francese del libro Quarante Hadiths de Imam Nawawi dichiarò nella sua prefazione: “Il Corano parola di Dio rivelata a Maometto e gli Hadith, insegnamenti del Profeta, sono le due fonti dell’islam. La conoscenza di questa religione non potrebbe fare a meno di questi due testi”.

È senza dubbio molto poetico e molto bello considerare l’Hadith come un testo, ed ogni credente musulmano troverà delle buone ragioni per ragionare in questo modo. Tuttavia, considerare l’Hadith come un testo si presta a confusione. In effetti potremmo pensare che il suo contenuto sia bel delimitato e che tutti siano d’accordo con questo. Sfortunatamente non è così. Dal momento in cui si affronta il problema degli Hadith si solleva un dibattito di fondo: quali sono gli Hadith autentici e quali quelli che non lo sono?

Nel corso dei secoli si diffusero innumerevoli aneddoti su Maometto. Si finì con il rendersi conto che non tutti gli Hadith

erano autentici. Studi approfonditi furono intrapresi per effettuare una scelta e ritrovare le collezioni dei racconti e delle parole più antiche. A proposito della collezione raccolta da Bukhari, E. K.

Ahamed Kutty, dell’Università di Calcutta in India dichiara:

Egli (Bukhari) prese in considerazione 600.000 tradizioni di cui ne trattenne solo 7397 o, secondo altri specialisti 7295.

Una stessa tradizione è spesso ripresa in parecchi capitoli. Se si eliminano le ripetizioni, si riduce il numero degli Hadith distinti e differenti a 2762.

Ne deduciamo che 3000 o 4000 Hadith soltanto furono giudicati autentici o “forti”. Gli altri furono rifiutati come “deboli” o “fragili”

o “apocrifi”, per usare un termine teologico.

Per quale ragione sono stati scritti gli Hadith inesatti? Senza dubbio per esaltare l’islam e Maometto e per fornire una giustificazione ad una dottrina favorita. Nel suo libro Islam Fazlur Rahman porta il seguente esempio:

Con il fossato sempre più profondo che si stabilì tra la pratica sufica da una parte e l’emergenza di un sistema ortodosso dall’altra, apparve un nuovo corpo di Hadith. Per appoggiare il loro punto di vista, i Sufi formularono (cioè inventarono) delle affermazioni, talvolta le più rocambolesche e storicamente del tutto immaginarie che essi attribuirono al Profeta.

I Sufi non furono i soli ad agire così. Alla pagina 65 dello stesso libro, dopo aver citato il preteso Hadith secondo il quale il profeta avrebbe dichiarato:

Qualunque sia il proposito, se è buono, potete considerarlo come pronunciato da me.

Rahman prosegue con queste parole:

Non c’è altra ipotesi che questa che possa spiegare il fatto che sviluppi post-profetici tangibili – le posizioni teologiche riguardanti la libertà umana, gli attributi divini, ecc… - furono messi in bocca al Profeta stesso.

È per questo che poniamo di nuovo la domanda lancinante:

“Quali sono gli Hadith autentici?” A questa domanda, un uomo ha risposto: “Sono autentici gli Hadith che hanno un senso per me”. Una simile risposta fa dunque intervenire un presupposto per ogni Hadith. Un altro uomo, un maestro di scuola, davanti alla

Gli Hadith e la Sunna

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stessa domanda ha dichiarato: “Per 10 anni mi sono interrogato su questo argomento e non so ancora quali Hadith sono veri!” Molti musulmani risolvono la difficoltà rifiutando di accettare gli Hadith come una rivelazione.

La confusione è alimentata dai capi religiosi e dai conferenzieri che continuano ad appoggiarsi sugli Hadith dubbiosi quando questi possono sostenere la loro argomentazione.

L’Imam An-Nawawi ha scelto i suoi Quaranta Hadith nel VII secolo dell’Egira (XIV secolo dell’era cristiana); nella sua introduzione, spiega a lungo il valore della sua scelta e della memorizzazione dei Quaranta Hadith:

Secondo quanto ci è stato trasmesso da ‘Ali ibn Abi Talib,

‘Abdallah ibn Mas’ud, Mu’adh ibn Jabal, Abu al-Darda’, Ibn

‘Umar, Ibn ‘Abbas, Anas ibn Malik, Abu Huraira e Abu Sa`id al-Khudri, Allah sia soddisfatto di loro, attraverso molte catene di trasmettitori, e in varie versioni, il Messaggero di

‘Umar, Ibn ‘Abbas, Anas ibn Malik, Abu Huraira e Abu Sa`id al-Khudri, Allah sia soddisfatto di loro, attraverso molte catene di trasmettitori, e in varie versioni, il Messaggero di