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L’apogeo della fabbrica Ghetti

Ma torniamo alla fabbrica riminese che, a metà degli anni ’60, raggiunge il culmine della sua attività. La Guida del forestiere, pubblicata da Luigi Tonini nel 1864, la giudica

“grandiosa”, dichiarando: «ha così grande smercio che tiene impiegate di continuo al lavoro oltre 300 persone. Il suo traffico è esteso per tutta Italia»30. A sua volta la Monografia statistica della provincia, redatta nel 1866, riporta i seguenti dati:

La fabbrica dei fiammiferi in Rimini sotto la ditta commerciale “Nicola Ghetti e Comp.°” è delle più accreditate d’Italia. Ne è proprietario e direttore il nominato sig. Nicola Ghetti, al cui genio ed operosità è dovuto l’impianto e l’incremento di questo grandioso stabilimen-to industriale che conta già una vita di 25 anni. Un vastissimo fabbricastabilimen-to a quattro piani costituisce lo stabilimento: ivi giornalmente trovano lavoro circa 350 operai, 300 dei quali appartengono al sesso femminile. Si fabbricano ogni giorno 1.500 pacchi di fosfori, di cui ciascuno contiene 144 scatolette, per le quali s’impiegano quattro risme di carta di fogli 450 l’una del sesto di cent. 75 in media. Gli stecchetti vennero fin qui provvisti in Germa-nia. Ora però il sig. Ghetti ha raggiunto lo scopo da tanto vagheggiato di farne eseguire la lavorazione in Rimini, opera che porterà l’impiego di altri 30 operai circa. Molte macchine migliorate e inventate onorano altamente l’intelligenza del sig. Ghetti, il quale si ripromet-terebbe di quadruplicare la produzione della sua fabbrica ove venisse affatto proibito l’uso del fosforo lucido bianco, le cui micidiali esalazioni crescono in ragione della quantità che si adopera31.

Una Relazione predisposta nel 1872 dalla locale Camera di Commercio ed Arti si esprime in questi termini:

I Zolfanelli Fosforici. Questa industria è una delle principali di cui può menar vanto la città di Rimini. Produce una merce ordinaria la quale però ottimamente serve alla generale con-sumazione, e la fabbrica del sig. Nicola Ghetti, che ne è il proprietario, può francamente dirsi di essere la prima e di non temere la concorrenza di nessun’altra, per quanto è lunga l’Italia dalla Sicilia al confine lombardo. Egli solo, il Ghetti, con una solerzia rara, con una non comune intelligenza, con una operosità infinita, da oltre trent’anni a questa parte ha fatto sorgere da per sé solo, dal nulla, ed ha fatto prosperare la suddetta fabbricazione.

Dopo avere costruito dai fondamenti un vastissimo fabbricato, ove tutto trovasi disposto, dove tutto raccogliesi nella maniera più conveniente allo scopo suindicato, non ha desistito giammai dallo studio d’inventare macchine e mezzi per rendere più facile, più salubre, più perfetta la lavorazione e la produzione della sua merce. Sino a pochi anni addietro era me-stieri che egli provvedesse fuori d’Italia gli stecchetti di legno trafilato, materia tanto neces-saria per la fabbricazione degli zolfanelli; era la somma di ben L. 20.000 all’anno che do-veva mandarsi all’estero in ricambio della predetta merce. All’ottimo scopo di sottrarsi da detto contributo straniero, vennegli in soccorso il suo amico Ercole Ruffi, il quale contribuì per primo coll’opera a fargli adottare il modo di servirsi piuttosto con legname nostrale. E difatti ora di questo esclusivamente servesi il Ghetti, e col mezzo di macchine da lui stesso

inventate, provvede e prepara abbondevolmente la materia suddetta nell’interno della sua fabbrica. La fabbricazione attuale è capace di mettere in pronto N. 3.000 pacchi di zolfanel-li al giorno, che sono composti ordinariamente di N. 12 dozzine di scatolette; attualmente però ne produce da N. 1.000 a N. 1.200 pacchi per ogni giorno, e ogni pacco può essere dato al limitatissimo prezzo di centesimi 20. Siffatta produzione rappresenta il valore di L.

60.000 annue e si spande per ogni dove della grande zona italiana sovraindicata, sempre con ottimo credito. Nel detto stabilimento lavorano in tutti i giorni dell’anno non festivi N.

150 operai, dei quali N. 20 uomini e N. 130 donne, oltre ad altre N. 30 donne che a proprio domicilio fabbricano esclusivamente le scatole di carta. Non v’ha dubbio però che il prepa-rare il fosforo bianco e l’applicarlo ai zolfanelli non sia di gravissime conseguenze a coloro che ne aspirano le perniciose esalazioni; come è certo, per dolorosi, replicati avvenimenti, essere i fiammiferi così preparati un mezzo di suicidi tentati e consumati, e d’incendi ca-suali o maliziosamente eccitati per la facile e talvolta spontanea loro accensione. Al grave inconveniente il Ghetti pensò negli scorsi anni potesse essersi trovato il rimedio coll’avere egli stesso inventata un’altra composizione da sostituirsi a quella fatta, come si disse, col fosforo bianco; e ciò coll’adoperare il fosforo così detto amorfo, infiammabile soltanto sopra qualsiasi corpo solido alquanto rugoso o ruvido. L’attuazione però di siffatto nuovo processo non poté essere generalizzata per l’unica ragione che i nuovi fiammiferi, non accendendosi con qualunque strofinamento anche sopra corpi soffici, come gli antichi, i consumatori non seppero adattarsi alla specialità suddetta, di maniera che l’esigenza della maggiore comodità ha prevalso ad ogni vista di maggiore salubrità e sicurezza, per difen-dersi dai danni, come si disse, e troppi, e facili, cui si va incontro adoperando fiammiferi preparati col fosforo bianco.

Oltre la grande fabbrica suddetta, ne esiste in questa città anche un’altra di proprietà del sig. Raffaele Luzzi, la quale assai più piccola e senza avere le risorse della prima, produce però fiammiferi della stessa specie e lavora N. 80 pacchi di dette scatolette per giorno,

im-Il borgo San Giovanni.

Cartolina, foto Baviera, fine sec. XIX.

Rimini, raccolta F. Farina.

piegando N. 10 o 12 operai; il prodotto viene consumato in Rimini e nei suoi dintorni e si vende qualche centesimo sopra i prezzi che suol praticare la fabbrica Ghetti come sopra indicato.

Più avanti la Relazione, nella parte statistica, fra le merci esportate da Rimini nel 1871 elenca gli zolfanelli (tutti esportati via terra) per un quantitativo di Kg. 100.000 ed un valore di L. 70.00032.

Il ministro Castagnola, ricevuta la relazione della Camera di Commercio ed Arti di Rimini, risponde con una lettera datata 18 maggio 1873, nella quale scrive fra l’altro:

Con altrettanto piacere ho appreso che l’industria dei fiammiferi non è più costretta a ricavare dall’estero gli stecchini che sono tanta parte della materia prima da essa adope-rata; credo poi che codesta Camera dovrebbe con ogni mezzo incoraggiare il Sig. Nicola Ghetti a proseguire nei suoi studi per la composizione del fosforo amorfo, il quale merita certamente di essere perfezionato se, come codesta Camera assicura, è interamente privo delle qualità nocive delle paste comunemente usate nella fabbricazione dei fiammiferi fini.

Reputo inutile soffermarmi sulla proposta della Camera per quanto concerne il monopo-lio dei fiammiferi. È materia questa che fu testé oggetto in Francia di assai vive ed animate discussioni che non sono certamente sfuggite all’attenzione del mio Onorevole Collega delle Finanze33.

Quest’ultimo accenno del Ministro prelude ad un futuro intervento del Governo che, scorgendo nel settore dei fiammiferi la fonte per significative entrate fiscali, introdur-rà più avanti una tassazione foriera di turbative e crisi aziendali. Ma sul momento

Le ultime case del borgo, il ponte sull’Ausa e l’Arco d’Augusto fotografati dalla torretta di palazzo Ghetti. Cartolina, 1906.

Rimini, Biblioteca Gambalunga, Archivio fotografico.

l’attività della Fabbrica Ghetti prosegue senza grossi scossoni, subendo limitate con-trazioni nelle vendite, alle quali cerca di far fronte abbassando i prezzi. Nel 1874 i fiammiferi esportati da Rimini ammontano a chilogrammi 94.353 per un valore di L. 51.89434.

Un’indagine sul lavoro delle donne e dei fanciulli35, promossa dalla Sottoprefettura nel marzo 1877, contiene vari elementi interessanti, specie in rapporto alla fabbrica-zione dei fiammiferi:

Le donne e i fanciulli sono di preferenza usati nell’industria della fabbrica dei fiammiferi, dei vetri e nella corderia meccanica e nelle tessiture. I fanciulli sono ordinariamente messi al lavoro nell’età di anni 10. Generalmente l’orario delle donne e dei fanciulli è uguale a quello degli altri operai. Dura in media ore 12 – compreso un 3/4 per la colazione – e co-mincia per regola di buonissima ora. Per dedicarsi all’istruzione non rimangono che le ore della sera e di fatto pochi fanciulli operai frequentano con profitto le scuole serali dell’asilo infantile36.

L’orario della fabbrica dei fiammiferi comincia alle 5 circa e prosegue – con l’interruzione di 3/4 per la colazione – fino a un’ora pomeridiana. In questo modo le donne possono attendere alle cure domestiche e le fanciulle frequentare la scuola. I salari delle donne in media sono di centesimi 75 e quelli dei fanciulli 50. Quello degli adulti varia da lire 1 a lire 2,50.

Le condizioni igieniche delle fabbriche in generale non sono cattive. Industria insalubre non sarebbe che quella dei fiammiferi; ma la solerzia e lo zelo del proprietario sig. Nicola Ghetti ha adottato nella sua fabbrica, vasta, bene areata e illuminata, tutti i provvedimenti suggeriti dalla pratica e dalla scienza per togliere ogni causa d’insalubrità37.

Da un «Quadro dei lavoranti nei vari stabilimenti industriali di Rimini nell’anno 1877» si ricavano i seguenti dati (suddivisi per classi di età) relativi alla «Fabbrica di Fiammiferi del sig. Nicola Ghetti»:

Quantunque l’occupazione non sia più ai livelli di qualche tempo addietro, la Fab-brica Ghetti risulta seconda, per numero di lavoranti, dopo l’Arsenale Ferroviario e prima per numero di donne impiegate38.