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I modi e i tempi dell’intervento

Sotto il profilo operativo, l’intervento ha seguito una duplice modalità, cui hanno fatto riscontro anche due lotti di appalto e due momenti realizzativi in successione cronologica.

Costolature in ferro per le volte a crociera a copertura del secondo piano ala Riccione.

Infatti, dato che il corpo residenziale aveva già subito una conversione ad uffici nel 2000 ad opera del Comune di Rimini, Banca Malatestiana ha ritenuto di insediarvisi prima possibile, seppur in via provvisoria e con una parte ridotta del personale, in ordine alla volontà di dare un segnale forte alla cittadinanza e testimoniare la propria fattiva presenza nello storico borgo San Giovanni.

Ciò ha determinato la necessità di avviare il cantiere di restauro nella parte rimanente del complesso – la fabbrica di fiammiferi – in contemporanea con l’insediamento di Banca Malatestiana nell’ala residenziale, con tutte le difficoltà che la gestione delle attività di cantiere avrebbe comportato sia sotto il profilo logistico, sia sul piano delle interferenze con l’operatività della Banca.

A tal proposito, va ricordato che le tre ali della fabbrica versavano in uno stato di tota-le abbandono e rovina, e patota-lesavano l’urgenza di lavori di consolidamento e restau-ro, radicali ed impegnativi anche in relazione alla grande varietà di tipologie struttu-rali impiegate, alle quali avrebbe fatto riscontro una corrispondente molteplicità di tecnologie e tecniche di intervento.

Il progetto, autorizzato dalla competente Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici di Ravenna, prevedeva il recupero della percezione spaziale interna ori-ginaria mediante la rimozione delle superfetazioni novecentesche e la creazione di un nuovo sistema di divisori interni, funzionali alla nuova destinazione, che non arrivassero a toccare gli intradossi dei solai soprastanti e delle coperture, consenten-done la lettura senza soluzione di continuità e mantenendo il più possibile libere le visuali.

La prima operazione condotta sulla fabbrica è stata, dunque, di sistematico smontag-gio di tutte le partizioni interne realizzate in mattoni apparecchiati “di coltello” e di tutte le pavimentazioni in graniglia e ceramica risalenti agli anni Venti e Quaranta.

In questa fase, a fabbricato svuotato e messo a nudo, è stata affinata la progettazione strutturale, sulla quale è stato esercitato un costante e puntuale controllo architetto-nico, in ragione della natura e delle caratteristiche dell’edificio, in cui gli elementi strutturali risultano fortemente connotati e connotanti, e costituiscono elemento im-prescindibile per il riconoscimento delle fasi di accrescimento del complesso, dalla metà del XIX secolo al primo ventennio del secolo successivo. In questo senso, il con-solidamento e l’integrazione delle diverse tipologie strutturali esistenti nell’edificio sono stati affrontati mediante la realizzazione di opere che ne costituissero un siste-matico contrappunto, ponendosi in dialettico confronto con gli elementi originali, a seconda dei casi nella direzione di una integrazione e ricostruzione delle parti seriali mancanti o deteriorate oppure in quella dell’inserimento di elementi nuovi e com-plementari, chiaramente leggibili e riconoscibili nella loro natura.

Parallelamente all’intervento di consolidamento strutturale è stato condotto lo scavo per la realizzazione dell’interrato per vani tecnici sul sedime della grande corte ret-tangolare centrale, consentendo di effettuare una significativa indagine archeologica in un’area rimasta sostanzialmente inesplorata in età moderna, fornendo documenti e reperti di notevole importanza relativi agli insediamenti medievali, tardo-romani e romani. Immediatamente a seguire è stato aperto anche un secondo fronte di in-dagine nell’area scoperta prospiciente via Circonvallazione Meridionale, nel sito che prometteva di fornire indizi sulla cinta muraria malatestiana del borgo San Giovanni:

questa si è in effetti palesata nelle fondazioni di una delle murature esterne della

fab-brica e negli avanzi di un prominente torrione poligonale.

L’impegno negli scavi di uomini, mezzi e competenze diverse, benché cospicuo e rilevante anche in termini di tempo e di costi, non ha ostacolato la continuità del-le operazioni sull’edificio, proseguite con la realizzazione di tutti i nuovi impianti;

questi hanno comportato una progettazione integrata e strettamente connessa anche con la componente architettonica dell’intervento, dal momento che tutte le nuove partizioni sono state concepite come un organico sistema di pareti leggere realizzate con tecnologie “a secco”, cioè costituite da elementi assemblati senza malte; tale im-postazione ha implicato un controllo sistematico a monte delle operazioni di mon-taggio, e una stretta sinergia con tutti i progettisti e gli esecutori degli impianti, con i quali sono state concertate tutte le soluzioni adottate, in un rapporto di quotidiana e proficua collaborazione.

In ragione di questa caratteristica, anche le finiture sono state affrontate in maniera contestuale con le componenti tecnologiche delle nuove partizioni, realizzando si-multaneamente tutte le parti costitutive delle tramezzature.

Un secondo lotto di intervento avrebbe riguardato, concluso il restauro della fabbri-ca, l’ala residenziale, postulando lo spostamento degli uffici di Banca Malatestiana negli ambienti già completati. Ma il corpo su via XX Settembre, che appariva non necessitare di grossi interventi, almeno di tipo strutturale, avrebbe rivelato anche in questo senso alcune criticità; dal punto di vista impiantistico, d’altra parte, la dota-zione dell’ala medesima risultava assolutamente inadeguata alle esigenze della Banca e le finiture andavano completamente riviste. Il dato più importante da sottolineare, però, è che anche l’assetto dei paramenti esterni del corpo residenziale, alla luce di più accurate indagini sull’esistente e di una parallela ricerca storica, avrebbe compor-tato una revisione integrale delle finiture, in ordine all’obiettivo di recuperare, ove possibile, le caratteristiche della configurazione originale.

Il tetto in legno dell’ala Ravenna, con le capriate ripristinate e rinforzate con puntoni telescopici in ferro e cavi in acciaio inox.

Tecniche e tecnologie del consolidamento