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La descrizione appena riportata fa parte di uno studio effettuato dal dott. Ranieri Bellini, professore di Tossicologia Sperimentale presso il Regio Istituto di Firenze, il quale, nell’estate del 1866, aveva trascorso vario tempo a Rimini, frequentando la fabbrica Ghetti per esaminare gli effetti nocivi legati all’uso del fosforo bianco nella fabbricazione dei fiammiferi.

Come già anticipato, la scoperta del fosforo risale al 1669 ed è dovuta al chimico Haukwitz (ma altri la attribuiscono ad Hennig Brandt). Il fosforo è molto diffuso in natura: per quantità, si trova all’undicesimo posto nella graduatoria degli elementi che compongono la crosta terrestre. Sennonché non compare mai allo stato puro a causa della sua grande ossidabilità. Il fosforo ordinario (noto anche come fosforo bianco, o giallo), ricavato da vari fosfati, risulta facilmente infiammabile anche a bas-se temperature, per cui necessita conbas-servarlo sott’acqua. È velenosissimo e sprigiona vapori altamente nocivi.

Affermandosene l’uso nelle fabbriche dei fiammiferi (o “accendi-lume”, come erano anche chiamati), ben presto la sua venefica influenza viene allo scoperto: la prima morte, dovuta a necrosi mascellare (chiamata appunto “necrosi fosforica”), è accerta-ta a Vienna nel 1839; da quel momento i casi si moltiplicano, innescando una inter-minabile polemica sulla ipotesi di proibirne l’uso, sul possibile utilizzo di sostanze alternative, sugli accorgimenti pratici atti a renderne meno pericolosa la manipola-zione.

Alcuni fabbricanti avevano escogitato varie procedure che eliminavano il fosforo bianco, inserendo in sua vece il fosforo rosso, innocuo, o altri elementi. Lo stesso Ghetti fin dal 1864 aveva annunciato la produzione di “fiammiferi innocui e di sicu-rezza”, privi di fosforo, secondo un metodo da lui brevettato, oggetto anche di presti-gioso riconoscimento da parte del Regio Istituto di Scienze ed Arti26. Ma tutti questi tentativi avevano riscosso scarso successo, perché i nuovi fiammiferi risultavano ge-neralmente più cari e meno pratici; e in ogni caso il mercato continuava a richiedere quelli tradizionali.

Il 22 gennaio 1866 alcuni medici riminesi denunciano che la fabbrica Ghetti, se aveva il merito di dare lavoro a tante persone, le esponeva tuttavia al rischio di malattie e morti. A distanza di quattro giorni Nicola Ghetti risponde di avere ben presente il problema e di avere perciò avviato la produzione dei fiammiferi “innocui e di sicu-rezza”, che purtroppo stentano ad incontrare il favore dei consumatori. Pertanto, o decide di chiudere la fabbrica, lasciando campo libero alle aziende concorrenti, oppure seguita col metodo consueto. Quale unica vera alternativa auspica l’appro-vazione di una legge che vieti a tutti l’uso del fosforo bianco, eliminando in questo

modo anche le frequenti cause di incendi e di avvelenamenti legate alla diffusione di tale materiale.

Il 3 febbraio la Commissione Sanitaria Comunale fa voti affinché il Parlamento adot-ti la legge auspicata e il Sindaco se ne fa interprete inviando l’intero carteggio al Sot-toprefetto. In data 5 febbraio si riunisce il Consiglio Circondariale Sanitario della Sottoprefettura, che riconosce a Ghetti il merito di assicurare il pane a 400 operai, constatando però trattarsi di “pane attossicato”. Viene condivisa l’urgenza di proibire l’uso del fosforo bianco, affermando però che l’intervento non può riguardare una sola fabbrica. Concorda quindi sull’esigenza di sollecitare una legge o comunque una disposizione del Consiglio Superiore di Sanità che ne vieti l’utilizzo in tutto lo Stato.

In tal senso, in data 19 febbraio, il Sottoprefetto trasmette la pratica alla Prefettura di Forlì.

Lettera circolare con l’annuncio di nuovi fiammiferi senza fosforo, 1864.

Rimini, Biblioteca Gambalunga, Fondo Gambetti.

Questa invita due esperti a stilare un rapporto per il Consiglio Provinciale Sanitario.

Nel rapporto, datato 15 maggio 1866, gli esperti prendono atto che eliminare l’u-so del fosforo bianco determinerebbe procedure più scomode e costose; quindi, per ragioni di concorrenza, la cosa risulterebbe praticabile solo se estesa a tutti i Paesi europei. Sostengono poi che sostituire il fosforo bianco con il fosforo rosso non eli-minerebbe la nocività, ma la trasferirebbe solo alle fabbriche destinate a trasformare il bianco in rosso. In alternativa suggeriscono altre misure: rendere gli opifici più sa-lubri, limitare la durata del lavoro alle persone poste a contatto del fosforo, disporre incentivi governativi atti a favorire la produzione e il consumo di fiammiferi innocui.

Il Consiglio Provinciale Sanitario, nella seduta del 15 giugno, si uniforma a queste considerazioni ed auspica che la materia venga approfondita in un Congresso Euro-peo degli Scienziati di prossima convocazione.

Da parte sua il Consiglio Circondariale Sanitario mantiene le posizioni originarie, confutando i ragionamenti dell’Organo provinciale e trasmettendo i propri deliberati al Consiglio Superiore di Sanità27.

Dunque, il dott. Ranieri Bellini capita a Rimini proprio nel momento in cui sta svi-luppandosi questo lungo e acceso dibattito. Essendo molto interessato all’argomen-to, decide di trattenersi qualche tempo e fare le verifiche sul campo, approfittando della cortese collaborazione assicuratagli da Ghetti e da tutte le maestranze. Al ter-mine dell’indagine, predispone un dettagliato studio igienico-clinico dato alle stam-pe l’anno seguente. In esso riporta meticolosamente le varie sequenze produttive, evidenziando quelle che costringono gli operai a subire le esalazioni fosforiche;

ef-Fascetta per due scatole di fiammiferi, 1865. Rimini, Biblioteca Gambalunga, Fondo Gambetti.

fettua indagini analitiche per individuare i disturbi fisici che colpiscono gli addetti alle diverse lavorazioni; formula una serie di suggerimenti pratici a tutela del perso-nale (cambiare di piano alcuni lavori; migliorare la ventilazione dei locali; sostituire alcuni componenti chimici; modificare qualche procedimento; perfezionare alcune macchine).

La sua speciale attenzione, naturalmente, va ai fenomeni di necrosi mascellare verifi-catisi nella fabbrica, cioè alla tipica malattia determinata dalle esalazioni fosforiche.

In precedenza si erano riscontrati quattro casi mortali, di cui tuttavia non riesce a recuperare le cartelle cliniche presso l’archivio dell’ospedale. Lo stesso Nicola Ghetti, agli inizi dell’attività, avendo maneggiato la pasta fosforica per 6 o 7 anni, ne aveva patito le conseguenze: ad un certo momento si era accorto che le proprie gengive si ammalavano e che i denti, cariandosi, cadevano a pezzi. A quel punto aveva imme-diatamente interrotto ogni contatto col fosforo.

A un altro caso il dott. Bellini può assistere personalmente: riguarda tale Giuseppe Grilli, di anni 44, addetto alla pasta fosforica da nove anni. Costui aveva sempre maneggiato la sostanza con spavalderia, senza alcuna precauzione, deridendo i com-pagni per le loro paure. Poi, un brutto giorno, erano iniziati i problemi: dolori, in-fiammazioni, caduta di vari incisivi e canini, necrosi dell’arcata dentaria superiore, caduta dell’osso. Avendo cambiato reparto, i suoi malanni si erano arrestati, ma era rimasto con la faccia deformata, con difficoltà di masticazione e di eloquio. Altri ope-rai che maneggiavano il fosforo da parecchi anni avevano subito un inizio di necrosi mascellare: tali Domenico Benetti e Michele Sarti. Ma dopo essere stati trasferiti ad altre lavorazioni, avevano potuto recuperare.

Al termine del proprio studio il dott. Bellini stila un lungo elenco di misure ed accor-gimenti volti a minimizzare il rischio delle malattie professionali legate all’utilizzo del fosforo bianco, perché – sulla base di varie argomentazioni – ritiene poco

credibi-Inserzione pubblicitaria della Ditta Nicola Ghetti. «L’avvisatore riminese», n. 1, 1° giugno 1887. Rimini, Biblioteca Gambalunga.

le la prospettiva di vietarne l’uso in tempi brevi28. La storia gli darà ragione, dal mo-mento che un siffatto provvedimo-mento sarà adottato alla spicciolata da alcuni Paesi29, e solo nel 1906 giungerà la firma della cosiddetta “Convenzione di Berna”, sottoscritta collettivamente da Germania, Prussia, Danimarca, Francia, Italia, Lussemburgo, Nas-sau, Paesi Bassi e Svizzera.