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L’apparizione dei cadaveri: confronto con l’Agamennone 1 DUE SCENE PARALLELE

Capitolo quarto Coefore

3. L’apparizione dei cadaveri: confronto con l’Agamennone 1 DUE SCENE PARALLELE

Al v. 973 lo spazio interno veniva nuovamente svelato al pubblico mostrando ancora una volta un assassino con due cadaveri. Ai vv. 1316-19 dell’Agamennone Cassandra aveva già istituito un parallelismo tra le due coppie di vittime:

οὔτοι δυσοίζω θάμνον ὡς ὄρνιν φόβωι ἄλλως· θανούσηι μαρτυρῆτέ μοι τόδε, ὅταν γυνὴ γυναικὸς ἀντ’ ἐμοῦ θάνηι ἀνήρ τε δυσδάμαρτος ἀντ’ἀνδρὸς πέσηι·

Certo non temo, come un uccello il cespuglio, per paura; a me che sto per morire siate testimoni di questo, quando una donna muoia in cambio di me donna e un uomo cada in cambio di un uomo dalla moglie scellerata.

In effetti, come nota Konishi162, Agamennone e Egisto sono accomunati dalla fiducia nei confronti di Clitemestra e dall’essere uccisi per primi e a sorpresa (di entrambi, infatti, udiamo le grida), mentre Cassandra e Clitemestra, che muoiono per seconde, affrontano consapevolmente il loro destino di morte. Tuttavia Egisto appare assai più meschino e spregevole rispetto ad Agamennone e la sua morte non è quella di maggior rilievo all’interno del dramma; si viene così a creare una struttura al tempo stesso sia parallela, a causa dell’inconsapevolezza di Agamennone e Egisto e della consapevolezza di Cassandra e Clitemestra, sia chiastica. In effetti non solo il personaggio più importante muore per primo nell’Agamennone e per secondo nelle Coefore, ma nell’intenzione di Oreste è proprio la morte di Clitemestra a vendicare in modo diretto quella di Agamennone163. Tuttavia Egisto, in quanto complice di Clitemestra nell’elaborazione del piano, non è completamente dimenticato nelle parole di Oreste. Infatti egli ai vv. 973 segg. si riferisce a entrambi i cadaveri come assassini e, nonostante ai vv. 989-91 abbia chiarito che la principale colpevole è

162 K

ONISHI 1990, pp. 186-87.

163 Come chiarisce Oreste stesso ai vv. 989-91 (‘non dico la sorte di Egisto; ha infatti la

91 Clitemestra, al v. 1011 torna a confermare la complicità di Egisto con il riferimento alla sua spada164 per ribadire la giustizia del duplice omicidio appena compiuto.

L’uso di immagini analoghe nei due drammi, come è noto, contribuisce a rafforzare il senso di continuità tra Agamennone e Coefore e tende a passare, con l’evolversi della vicenda, dal livello metaforico a quello materiale165

. Basti pensare al paragone tra Clitemestra e un serpente, introdotto da Cassandra (che in Ag. 1233 la confronta con la creatura serpentina Anfisbena) e ripreso da Oreste sia in Cho. 249 sia al v. 994: ai vv. 1049-50 saranno le Erinni della madre a essere anguicrinite. Allo stesso modo la rete gettata su Troia (Ag. vv. 355 segg.) trova un suo corrispettivo materiale nella veste-trappola.

3.2. LO SPAZIO RETROSCENICO NUOVAMENTE SVELATO

L’evidente ricerca di parallelismo rispetto all’Agamennone lascia ipotizzare che il meccanismo usato per mostrare l’interno dovesse essere lo stesso; a favore dell’uso dell’ekkyklema si schiera lo scolio antico166

, la cui testimonianza è tuttavia di scarso valore in quanto potrebbe essere influenzata dall’utilizzo dell’ekkyklema in drammi di età posteriore all’Orestea.

Del resto, mentre Clitemestra affermava di trovarsi ancora sul luogo del delitto, nelle parole di Oreste non troviamo nessun indizio esplicito che lui e i cadaveri siano ancora all’interno della casa. Ai vv. 984-86, anzi, Oreste invita il sole a guardare la veste insanguinata che egli ha ordinato al coro di distendere; ciò spinge Taplin167 a ritenere che in realtà i cadaveri venissero semplicemente portati in scena. Tuttavia il parallelismo con il dramma precedente, dove sicuramente l’interno diventava visibile, ne risulterebbe gravemente danneggiato e verrebbe meno anche il ruolo della casa; supporre che Oreste e i cadaveri si trovino anche in questo caso all’interno permette invece di sfruttare appieno l’essenza demoniaca della casa, nella

164 Tale riferimento alla spada non comporta necessariamente che l’arma del delitto fosse

proprio una spada, poiché Oreste sta semplicemente ponendo l’accento sulla complicità di Egisto; cfr. pp. 60 segg. 165 Cfr. G ARVIE 1987, pp. xxxvi-xxxvii. 166 Σ 973: ἀνοίγεται ἡ σκηνὴ καὶ ἐπὶ ἐκκυκλήματος ὁρᾶται τὰ σώματα ἃ λέγει δ ι π λ ῆ ν τ υ ρ α ν ν ί δ α . 167 T

92 quale giacciono i cadaveri e hanno sede quelle Erinni che, nei versi finali, iniziano a tormentare la mente di Oreste costringendolo alla fuga.

Il problema dei vv. 984-86 può essere aggirato se ipotizziamo che gran parte della skené venisse rimossa, così da creare una certa continuità tra interno ed esterno rendendone meno netti i confini: in tal modo Oreste si troverebbe ancora per il momento dentro la casa, ma il Sole (che del resto viene spesso invocato come testimone per giuramenti168 proprio in qualità di ‘colui che tutto vede’; cfr. v. 985) sarebbe perfettamente in grado di vedere la veste spiegata.

La visione dell’interno, nonostante il pubblico vi sia stato preparato in modo meno capillare rispetto all’Agamennone (dove le visioni di Cassandra di fatto avevano già anticipato perfino particolari come il bagno e la veste169), non è comunque totalmente inaspettata; come abbiamo già notato, anzi, fin dalle grida di Egisto si crea un’attesa dell’apparizione dei cadaveri e la suspence cresce ulteriormente fino al momento in cui anche Clitemestra entra nel palazzo.

Il quadro che compariva agli occhi degli spettatori comprendeva Oreste, i due cadaveri e, ancora una volta, la veste. Non solo non si fa menzione dell’arma con cui Oreste ha ucciso la madre ed Egisto, ma il fatto che il focus del suo discorso non sia il delitto da lui compiuto ma quello da lui vendicato lo spinge ad evidenziare ancora una volta l’oggetto che ha reso possibile l’uccisione del padre, la veste170

. Anche in questo caso, dunque, è possibile che Oreste non avesse con sé la spada171 o almeno che essa rimanesse in secondo piano. Significativamente essa viene sostituita dal ramo da supplice172 (che egli stesso nomina al v. 1035), così da sottolineare la diversa condizione di Oreste rispetto a Clitemestra: l’orgoglio per il delitto lascia ben

168 Cfr. G

ARVIE 1987,p.322.

169 Cfr. D

I BENEDETTO-MEDDA 1997,p.66.

170 ἴδεσθε δ’αὖτε al v. 980 rimanda non solo a ἴδεσθε del v. 973, dove Oreste invitava il coro a

guardare i cadaveri, ma ricorda anche al pubblico della presenza in scena della stessa veste nel dramma precedente, allentando per un secondo l’illusione drammatica.

171

La spada che la Pizia dice di avere visto in Eum. 42 non è necessariamente l’arma del delitto: più probabilmente si tratta della spada usata per il sacrificio necessario alla purificazione, come Oreste chiarisce in Eum. 283.

172 Ornato da bende di lana; questo è probabilmente il significato di στεφός, che quindi non

93 presto spazio al ricordo dell’uccisione del padre e alla consapevolezza della contaminazione (v. 1017) derivata dalla vendetta.

Gli accessori scenici che accompagnano la presenza in scena dei cadaveri sono dunque investiti di un forte significato: nei Sette la spada, nonostante probabilmente non fosse visibile, era ripetutamente nominata e nell’Agamennone trovavamo la veste come simbolo dell’orgogliosa rivendicazione del delitto da parte di Clitemestra, mentre nelle Coefore la presenza non solo della medesima veste ma anche del ramo tipico dei supplici rende immediatamente evidenti a livello visivo non solo le connessioni e la continuità ma anche le differenze tra i due assassini. Anche nel finale delle Eumenidi troveremo delle vesti rosse, quelle delle Erinni.

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