Capitolo secondo Sette contro Tebe
3. I cadaveri in scena
3.1. L’APPARIZIONE IN SCENA DEI CADAVERI (v 847)
3.2.3. Confronto con il lamento finale dei Persian
Il finale dei Sette, come abbiamo visto, si basa sul tipico espediente tragico dell’uscita di scena di un personaggio verso un destino di morte o di gloria e del suo rientro, vivo o morto, dopo che un messaggero ha informato il pubblico e il coro di ciò che è avvenuto fuori scena. Questo schema, che nei Sette appare abbastanza limpido, è assente nei Persiani. Tuttavia il finale dei Sette presenta ugualmente, nella sua struttura, numerose somiglianze strutturali con quello dei Persiani: in entrambi i μελεοπαθὴς – πρόκεισαι. κατέκτας. ἴτω γόος. ἴτω δάκρυ.
– Colpito colpisti. –E tu sei morto poi che uccidesti. –Con l’asta hai ammazzato. –Per l’asta sei morto. –Povero infelice! –Povero sventurato! –Giaci disteso. –Hai ucciso. –Erompa il lamento. –Erompa il pianto. (Traduzione di F. Ferrari, BUR 2008)
52 casi troviamo un act-dividing song, un ingresso in scena (da un lato i cadaveri di Eteocle e Polinice, dall’altro Serse) e infine il lamento, a sua volta articolato in una parte lirica (divisa tra semicori o tra il coro e Serse) e in una stichomythia antifonale. Esaminiamo più nel dettaglio le somiglianze tra i due brani101:
Persiani:
a) 853-908: act-dividing song (preceduto dall’uscita di scena di Dario e della regina e seguito dall’arrivo di Serse) che, ricordando il regno felice di Dario, si sofferma sul passato, creando un netto contrasto con l’imminente arrivo di Serse.
b) 909: Serse entra in scena.
c) 909-1001: lamento lirico a dialogo composto da un preludio anapestico e da tre coppie strofiche; ogni strofe è divisa a metà tra Serse e il coro. Il lamento contestualizza il disastro di Serse in una visione più ampia ricordando i numerosi illustri guerrieri morti a Salamina.
d) 1002-1076: lamento antifonale intonato alternativamente da Serse e dal coro, per lo più in stichomythia. L’esasperazione del dolore fa sfociare il lamento in una serie di battute brevissime e di grida di dolore. Nelle ultime due coppie strofiche e nell’epodo (vv. 1038-77) tale fenomeno giunge al culmine: le battute del coro si riducono a mere manifestazioni verbali e fisiche di dolore, guidate dalle esortazioni di Serse.
Sette contro Tebe:
a) 822-47: act-dividing song (preceduto dall’uscita di scena del messaggero e seguito dall’arrivo dei cadaveri).
b) 848-53: i corpi, annunciati dal coro, vengono portati in scena.
101 A livello metrico in entrambi i casi troviamo, dopo un preludio di elementi anapestici, una
prevalenza di giambi e docmi. PERETTI 1939 (pp. 39 segg.) ritiene che tale somiglianza sia dovuta al fatto che il ritmo giambico e docmiaco era caratteristico del threnos rituale: ‘ha qualche cosa di irregolare, come uno strappo, che dà al ritmo docmiaco un non so che di inquieto, di rotto e tormentoso. Ciò spiega la presenza del docmio nei canti dove il pathos si fa più grande e doloroso, cioè nei canti funebri’.
53 c) 875-960: lamento lirico composto da quattro coppie strofiche; ogni strofe è divisa tra due semicori. La morte dei fratelli viene inserita nel contesto più ampio della maledizione e dell’estinzione dell’intera famiglia.
d) 961-1004: lamento antifonale compiuto, prevalentemente in stichomythia, dai due semicori.
La somiglianza tra i finali dei due drammi è evidente ed è stata ampiamente studiata102; possiamo dunque chiederci se sia possibile riconoscere ulteriori punti di contatto tra i Persiani e le strutture che nel corso della nostra analisi abbiamo individuato nei Sette.
In effetti, nonostante nessun personaggio muoia all’interno dello spazio e del tempo drammatico, anche nei Persiani possiamo trovare tracce di tali strutture (anche se ovviamente esse appaiono assai meno lineari rispetto ai Sette). Il dramma tratta il duplice tema della tragedia personale di Serse e di quella collettiva di tutta la Persia che ha perduto in guerra il fiore della sua gioventù; dunque anche in questo caso la vicenda prevede una partenza, una trepidante attesa e un ritorno che suscita dolore.
A differenza dei Sette, tuttavia, nei Persiani la partenza è già avvenuta al momento dell’inizio del dramma e in scena non arriveranno i cadaveri ma un sopravvissuto. Nei Persiani non era certo possibile portare in scena i corpi dei guerrieri caduti in battaglia, numerosissimi e morti lontano dalla patria; dunque l’arrivo di Serse, con le vesti lacere, sostituisce i cadaveri nel fornire al coro la prova visibile di quanto il messaggero ha narrato e nell’offrirgli lo spunto per il lamento. Infatti il lamento del coro ai vv. 909-1001 riguarda non tanto Serse quanto i compagni caduti; anche Serse stesso (che svolge il ruolo di exarchon guidando le battute del coro), del resto, piange la propria sorte prevalentemente in qualità di comandante dell’esercito sconfitto e di responsabile della morte dei soldati (cfr. e.g. vv. 915-17, 932-33).
Riepiloghiamo quindi l’andamento generale dei due drammi, evidenziandone gli elementi comuni:
102 Cfr. e.g. T
APLIN 1977 pp. 170-76, H.D.BROADHEAD, The Persae of Aeschylus, Cambridge
54 A) Uscita del/dei personaggio/i verso il destino di morte.
B) Il coro esprime la propria paura a causa della partenza del/dei personaggio/i. Si presagisce già che un evento funesto incombe.
C) Discorso del messaggero.
D) Apparizione del/dei cadavere/i, a testimonianza di ciò che il messaggero ha narrato.
E) Lamento del coro.
PERSIANI
La morte di gran parte dell’esercito è avvenuta in un tempo precedente a quello drammatico e lontano dallo spazio scenico.
(A) Manca l’uscita di scena: l’esercito è già partito da tempo, come viene sottolineato nella parodo.
B La tensione di Atossa e del coro, accresciuta dal sogno della regina, va aumentando fino all’arrivo del messaggero.
C1 Il messaggero racconta la sconfitta (vv. 249-514). Secondo le categorie proposte da Taplin non si tratta di un ‘aftermath messenger’ (come quello dei Sette) ma di un ‘advance messenger’, poiché il racconto riguarda eventi avvenuti al di fuori del tempo drammatico.
E1 Lamento del coro (vv. 532-597).
C2 All’interno della scena di Dario (vv. 598-851) troviamo un ulteriore racconto di ciò che è accaduto (ma stavolta è la regina a narrare); in un primo momento la regina racconta l’esito della battaglia (vv. 709-738), poi Dario profetizza la futura sorte dei sopravvissuti (vv. 796-842).
Il coro ricorda i tempi del felice regno di Dario (vv. 852-906).
(D) Non appaiono i cadaveri dei soldati (che sono lontani) ma un sopravvissuto, Serse, che comunque rappresenta il segno visibile di ciò che è accaduto fuori scena (v. 909).
E2 Serse e il coro intonano insieme un lamento (vv. 909-1077) che culmina nella lunghissima stichomythia finale.
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SETTE
La morte di Eteocle e Polinice avviene all’interno del tempo drammatico ma nello spazio extrascenico.
A Eteocle esce, nonostante il coro cerchi di fermarlo (v. 719). Il personaggio di Polinice invece non compare in scena da vivo poiché si trova presso le porte, al di fuori dello spazio scenico.
B Il coro, consapevole dell’incombere della maledizione, esprime il proprio terrore e ripercorre la catena di eventi che ha portato alla situazione presente (vv. 720-791). C Breve racconto del messaggero ( ‘aftermath messenger’, vv. 792-821).
D Apparizione dei cadaveri di Eteocle e Polinice (intorno al v. 847). E Lamento del coro (vv. 875-1004), che culmina nella stichomythia.
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