Capitolo terzo Agamennone
4. L’assenza del lamento
4.1. IL RUOLO DI CLITEMESTRA
La presenza in scena dei cadaveri suscita nel coro l’istinto di innalzare un lamento (cfr. soprattutto i vv. 1541 segg.) e, come vedremo, possiamo effettivamente individuare nelle parole del coro vari elementi che rimandano alle forme tipiche del compianto funebre. Tuttavia la situazione che si presenta sulla scena è paradossalmente rovesciata rispetto a quella che ci aspetteremmo per un lamento tradizionale: è presente una parente prossima, Clitemestra, che in quanto donna sarebbe particolarmente adatta a guidare il lamento; tuttavia essa non è una vedova addolorata ma l’assassina di suo marito. Gli interventi di Clitemestra intervallano le riflessioni del coro e ne guidano lo svolgimento, ma in modo ben diverso da come farebbe l’exarchon di un rito funebre: la donna non indica al coro di volta in volta le modalità del lamento, bensì lo conduce dall’ira ad una dolorosa consapevolezza della maledizione che grava sulla stirpe. Infine, ai vv. 1551 segg., Clitemestra nega del tutto al coro la possibilità del lamento. La tipica alternanza tra parenti ed estranei nello svolgere il lamento131 viene quindi rovesciata, così da ottenere un forte effetto drammatico: il ruolo inusuale svolto dalla moglie del defunto in questa scena è sintomo di un’anomalia di fondo che pervade la casa132
, tanto più se consideriamo che durante il canto del coro Clitemestra e i cadaveri si trovano ancora all’interno.
Hame133, in particolare, nota che ai vv. 1541-50 il coro, nel chiedere chi si occuperà del rito funebre, del lamento e dell’elogio del morto presso la tomba, è consapevole che non è rimasto nessun membro dell’oikos adatto a compiere il rito: non ci sono né parenti maschi per il rito di sepoltura (il parente più prossimo sarebbe
131 Vedi la trattazione del lamento dei Sette. 132 Il problema è efficacemente riassunto da H
AME 2004, p. 514: ‘funeral ritual thus served as a keen barometer for the state of familial relationships within the oikos: the completion of customary and traditional funeral rites by those deemed responsible indicates that the oikos is healthy and that the familial bonds between family members are strong; conversely, the absence of traditional rites by those who should conduct them or the inclusion of aberrant rites performed by an inapropriate individual signifies an unhealthy oikos whose members have abandoned their traditional responsibilities or are prevented from performing them because the familial bonds among them have been weakened or broken’.
133 H
76 Egisto, che tuttavia è chiaramente inadatto al compito) né donne per il lamento, ad eccezione della moglie-carnefice. Il coro teme che il rito non avrà luogo a causa della totale corruzione e dissoluzione dei legami familiari, ma Clitemestra inaspettatamente rivendica (in qualità non di parente, come sarebbe stato ovvio, ma di assassina) la responsabilità del rito, che tuttavia sarà senza pianto134.
Il rito prospettato da Clitemestra non solo si presenta come deviato ed aberrante, dato che agli assassini era naturalmente proibito di partecipare al funerale delle loro vittime, ma rifiuta il lamento e ogni coinvolgimento del coro. Quindi Clitemestra, nota Hame, si attribuisce il comando dell’oikos appropriandosi del rito funebre: paradossalmente non è la posizione del singolo nella famiglia a determinare il suo ruolo nel rito, bensì il contrario.
4.2. UN TENTATIVO DI LAMENTO
Tuttavia, già ben prima che Clitemestra si appropri del rito e neghi il lamento, il coro sembra reagire alla vista dei cadaveri ricadendo istintivamente nei moduli espressivi tipici del lamento funebre. Il rito, sebbene venga esplicitamente impedito e sia formalmente assente, viene comunque abbozzato a livello informale ed istintivo.
In effetti il canto strofico nel finale dell’Agamennone può essere considerato a tutti gli effetti un tentativo di lamento da parte del coro e vi ritroviamo molti elementi tipici del compianto funebre135. Manca tuttavia il tipico stile antifonale, poiché Clitemestra non si lascia coinvolgere nell’abbozzo di lamento del coro ma ne rimane estranea136; inoltre, a differenza dei Sette, il lamento si concentra su uno solo dei cadaveri, lasciando completamente in secondo piano quello di Cassandra.
134 In effetti in Cho. 429 segg. si ribadisce che Agamennone è stato sepolto in assenza dei
cittadini e senza pianto, in modo conforme a quanto afferma Clitemestra nel nostro passo.
135 Per quanto riguarda la metrica, avevamo già notato la prevalenze di giambi e docmi nei
lamenti dei Persiani e dei Sette. Nel caso dell’Agamennone, privo degli anapesti iniziali, dopo un preludio con prevalenza di giambi e docmi (a cui Clitemestra risponde in trimetri) segue la parte principale del testo, divisibile metricamente in tre sezioni (1448-80, 14481-1529, 1530-76); la prima sezione, ricchissima di temi tipici del lamento, è anch’essa ricca di giambi e docmi e i giambi ritornano in gran numero anche nella terza sezione. Per un’analisi metrica completa del passo cfr. FRAENKEL 1950, 660-61 e l’appendice metrica in DENNISTON-PAGE 1957.
136 Tuttavia alcuni, tra cui Butler e Blomfield, hanno immaginato anche per questo passo la
77 Elenchiamo alcune delle caratteristiche del lamento137 presenti nel passo: - ritornello: vv. 1489-96 = 1513-20;
- rivolgersi direttamente al defunto138: 1489-96 (= 1513-20);
- grida di dolore: vv. 1448, 1455, 1483, 1485, 1489, 1494, 1513, 1518; - si ripete con disperazione che il personaggio è morto: vv. 1451-53, 1492-96
(= 1516-20);
- esitazione di chi esegue il lamento e incertezza su come svolgerlo: vv. 1489-91;
- confronto tra il destino del defunto e quello del lamentatore, che andrà incontro a dolore e rovina: vv. 1530-32 (dove il coro è ridotto all’ἀμηχανία), 1448-1453;
- il lamentatore vorrebbe essere morto prima di sperimentare il dolore per la morte del personaggio: vv. 1538-40;
- un altro tema tipico del lamento è la maledizione nei confronti dei nemici del defunto; nel nostro caso tale tema diventa dominante, poiché Clitemestra è presente e il coro può rivolgersi a lei direttamente;
- anche i vv. 1541-50, in cui il coro chiede chi si occuperà del rito, contengono elementi tradizionali. Infatti, come nota Fraenkel, nei lamenti eschilei troviamo spesso domande sul modo corretto di condurre il lamento stesso139. Anche l’accumulo di domande, indipendentemente dal loro contenuto, è un fattore ricorrente140 non solo nella tradizione greca ma anche in quella ebraica e di molti altri popoli.
Sia nei Sette sia nei Persiani il lamento si articolava in un threnos composto da coppie strofiche (diviso, rispettivamente, tra due semicori e tra Serse e il coro) e in un kommos dominato dalla stichomythia. Anche nell’Agamennone troviamo una struttura strofica nella quale si inseriscono gli interventi di Clitemestra, sebbene ben lontani da quelli di Serse; manca invece il kommos finale, che il coro nella strofe γ
137
Cfr. ALEXIOU 2002.
138 Si tratta di una caratteristica ricorrente nei lamenti fin dall’Iliade; cfr. il lamento per Ettore in
Ω 725, 748, 762.
139 Cfr. Ag. 1490 seg., Cho. 315 segg., Sept. 737 segg.
78 vorrebbe intonare ma che viene impedito da Clitemestra. I vv. 1541 segg., in cui il coro si chiede con sgomento chi mai potrà eseguire il lamento sul cadavere, sono un chiaro segno che il lamento intrapreso dal coro non è completo: è infatti privo del fondamentale kommos finale, in cui i lamentatori si abbandonano completamente alle manifestazioni fisiche e verbali del lutto.
In quest’ottica è significativo che il coro, alla fine del dramma, esca di scena141
in completo silenzio, dopo che il litigio con Egisto è stato improvvisamente interrotto dall’ultima battuta di Clitemestra. Taplin142
nota che l’uscita silenziosa del coro è inusuale: in ben quattro drammi eschilei (Persiani, Sette, Supplici, Eumenidi) il coro esce in processione e le Coefore si chiudono con un breve brano anapestico, come molti drammi sofoclei ed euripidei, mentre l’Agamennone termina con dei tetrametri trocaici (vv. 1649-73) carichi di agitazione. Il comportamento del coro nel finale dell’Agamennone non solo indicherebbe l’ostilità del coro costretto a piegarsi alla volontà di Clitemestra ed Egisto, come ritiene Taplin, ma renderebbe ancora più evidente la mancanza del kommos enfatizzando il senso di brusca interruzione.
141 Al v. 1657 Clitemestra invita il coro ad andarsene. 142 T
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