Capitolo quarto Coefore
2. Differenze nell’utilizzo delle strutture rispetto all’Agamennone
2.2. IL CADAVERE DI EGISTO
Nell’Agamennone le grida venivano immediatamente seguite dallo svelamento dello spazio interno; nelle Coefore i due moduli sono invece separati dall’annuncio della morte da parte del servo e dalla scena che precede la morte di Clitemestra. Alcuni critici, tuttavia150, ritengono che il cadavere fosse ugualmente visibile durante il dialogo tra Oreste e Clitemestra151.
149 A tale proposito è interessante, come nota D
I BENEDETTO 1984,pp.308-309,che l’urlo di Agamennone somigli piuttosto alle esclamazioni del servo ai vv. 875-76 (οἴμοι πανοίμοι δεσπότου· οἴμοι μάλ’αὖθις ἐν τρίτοις προσφθέγμασιν·): il grido di Egisto è volutamente diverso da quello di Agamennone, ma il modulo precedente viene comunque ripreso e affidato al servo.
150 Cfr. e.g. W
EIR SMYTH 1963, LLOYD-JONES 971, ROSE 1958, DALE 1969 (p. 269). Tra coloro che non ritengono che il corpo fosse visibile ricordiamo SOMMERSTEIN 2008 e TAPLIN 1977.
151 Per una trattazione completa del problema cfr. T
83 Tale ipotesi si fonda sulla presenza nelle parole di Oreste di dimostrativi riferiti ad Egisto152; inoltre Clitemestra si rivolge a lui in seconda persona al v. 893 lamentandone la morte. Tuttavia Taplin nota che i dimostrativi non comportano necessariamente la presenza del cadavere153: possiamo immaginare che il delitto sia avvenuto appena all’interno della casa, fisicamente abbastanza vicino ai personaggi, e che Oreste abbia sicuramente ancora ben vivida nella mente la sua immagine. I dimostrativi, inoltre, costituirebbero gli unici indizi testuali della presenza dei cadaveri. Infatti nell’Agamennone Clitemestra aveva affermato chiaramente di trovarsi ancora sul luogo del delitto e Oreste, ai vv. 973, inviterà a guardare i cadaveri indicandone inequivocabilmente la presenza, mentre ai vv. 892 segg. non troviamo nulla di tutto ciò. Al v. 904, anzi, Oreste invita la madre a seguirlo (ἕπου) così da poterla uccidere accanto al compagno; ciò fa intuire che il cadavere non si trovi nelle immediate vicinanze.
A causa della già citata importanza rivestita dall’interno della casa, inoltre, è preferibile che nessuno dei cadaveri esca dal palazzo; per permettere ciò Egisto dovrebbe essere visibile attraverso la porta154, ma difficilmente gli spettatori seduti nei posti laterali avrebbero potuto vederlo. È più probabile, quindi, che il cadavere rimanesse semplicemente nascosto.
Infine, la visibilità del cadavere priverebbe del suo rilievo la sanguinosa scena finale e si rischierebbe di ottenere una ripetizione eccessiva dello stesso modulo scenico, proposto addirittura tre volte nel corso di due drammi.
In conclusione, l’intera scena che ruota intorno alla morte di Egisto, personaggio sicuramente di secondo piano rispetto alla grandiosità di Clitemestra, non fa altro che accrescere la suspence e preparare fin d’ora il pubblico al grande
152 Vv. 892, 904, 906, 907.
153 Allo stesso modo i deittici ai vv. 408 e 472 dei Sette non bastano a indicare l’ingresso in
scena insieme a Eteocle degli altri sei querrieri, del cui arrivo non avremmo altra traccia; cfr. TAPLIN 1977, pp. 149-151.
154
In questo caso non sarebbe praticabile l’ipotesi dell’ekkyklema (nonostante essa sia stata sostenuta da alcuni; cfr. e.g. DALE 1969 e ROSE 1958), dato che Clitemestra dovrebbe in qualche modo arrampicarvisi sopra per ‘entrare’ nella casa. Sarebbe da scartare anche l’apertura parziale della
skené, poiché verrebbe a mancare la porta attraverso cui far passare Clitemestra per il suo ingresso
84 tableau finale. Il pubblico, conscio del parallelismo con l’Agamennone innescato dall’espediente delle grida, può aspettarsi che a breve apparirà il cadavere; i deittici usati da Oreste acuiscono il senso di attesa, sottolineando che il corpo non è lontano. Ma l’evento fondamentale – il matricidio – deve ancora avvenire e il tableau di morte è momentaneamente rimandato.
2.3. LA
PREPARAZIONE
ALL’APPARIZIONE
DEI
CADAVERI
Dopo aver chiarito questi due problemi di base, possiamo ricapitolare le somiglianze e le differenze rispetto all’Agamennone per quanto riguarda il processo che porta all’apparizione dei cadaveri.
Egisto, dopo una brevissima apparizione in scena per avere conferma della notizia della morte di Oreste, viene invitato dal coro ad entrare nel palazzo per informarsi lui stesso. Al v. 854 Egisto entra seguendo il consiglio del coro, ignaro di ciò che lo aspetta.
Ai vv. 855-868 il coro, consapevole del delitto che si sta consumando all’interno, è in trepidante attesa. Si tratta di una situazione molto diversa da quella dell’Agamennone: se nel primo dramma il coro dopo l’ingresso di Agamennone nella casa veniva colto da un timore irrazionale (vv. 975 segg.), nelle Coefore il coro non solo è a conoscenza della sorte di Egisto ma, dopo averlo lui stesso invitato ad entrare, si schiera dalla parte di Oreste e teme non per la morte di Egisto ma per un eventuale esito negativo del piano.
Anche le grida di Egisto provenienti dall’interno (v. 869) vengono accolte dal coro in modo ben diverso. Se nell’Agamennone il coro si chiedeva inizialmente a chi appartenessero le grida (v. 1344) e si consultava in seguito su cosa fare, nelle Coefore la prima reazione (v. 871 ‘cosa accade nel palazzo?’) è di impazienza per sapere cosa è successo, ma è immediatamente seguita da un atteggiamento di passività e distacco rispetto all’accaduto. Al v. 875, infine, esce un servo che esorta Clitemestra ad uscire dal gineceo e le annuncia molto brevemente che Egisto è morto.
L’arrivo di Oreste segna l’inizio della grandiosa scena dell’incontro tra madre e figlio, al termine del quale Clitemestra è costretta a entrare nella casa. Il coro, che
85 sa già per certo ciò che accadrà, si limita a commentare la vittoria ormai vicina. Al v. 973, infine, compare Oreste con i due cadaveri.
Nonostante le somiglianze con i moduli incontrati nell’Agamennone siano innegabili (in entrambi i casi troviamo le grida, la morte retroscenica, lo svelamento dello spazio interno, la mancanza del lamento finale), le due strutture non sono perfettamente parallele. Oltre al diverso atteggiamento del coro, che abbiamo già sottolineato, sono infatti presenti due notevoli differenze strutturali.
In primo luogo, anche se in entrambi i drammi a gridare è il primo personaggio che esce di scena avviandosi alla morte, nell’Agamennone si trattava del personaggio di maggiore spicco tra le due vittime. Di conseguenza Eschilo metteva in massimo rilievo la sua morte facendo sì che l’apparizione dei cadaveri seguisse immediatamente le grida; nelle Coefore invece a causa della marginalità di Egisto ciò non accade e solo dopo la morte di Clitemestra potremo finalmente vedere i cadaveri. Un’altra differenza è costituita dalla presenza dell’annuncio del servo, che commenteremo tra poco; ma anche il racconto da parte dell’assassino, come vedremo, è in realtà molto diverso dal suo corrispettivo nel dramma precedente.
2.3.1. L’annuncio della morte
La figura del servo, come abbiamo già accennato, svolge la funzione di separare le uccisioni di Egisto e Clitemestra e creare al tempo stesso una connessione tra i due eventi (è lui, infatti, a chiamare sulla scena Clitemestra preparando il suo incontro con Oreste) in modo decisamente movimentato, contribuendo alla suspence tramite la rapidità e dinamicità del suo intervento155.
Per quanto riguarda la struttura interna del brevissimo discorso del servo (egli parla per un totale di appena 11 versi) possiamo distinguere due momenti: una tirata iniziale mentre tenta di farsi aprire la porta del gineceo156 e un brevissimo dialogo, costituito da soli due versi, con Clitemestra.
155 Cfr. T
APLIN 1977,pp. 348 segg., dove viene anche trattato il problema del numero di porte necessarie per la realizzazione della scena.
156 Forse si trattava di una seconda porta, laterale rispetto a quella principale del palazzo degli
86 Mentre bussa alla porta del gineceo il servo, con una triplice esclamazione che rimanda all’uso di levare tre grida per il defunto157
, esplicita fin da subito che Egisto è morto. Siamo dunque ben lontani dall’annuncio dei Sette, in cui la notizia fondamentale veniva chiarita solo alla fine di uno scambio di battute con il coro: il servo spera di richiamare l’attenzione di Clitemestra con le proprie grida e, del resto, già i lamenti di Egisto che il pubblico ha appena udito non lasciavano spazio a dubbi su quanto fosse accaduto. In questo caso, dunque, è la situazione stessa a dettare le modalità con cui viene esplicitata la morte del personaggio.
Tuttavia le parole del servo, nonostante abbiano una funzione prevalentemente ‘pratica’, contengono comunque spunti di riflessione significativi. Da notare è la sua risposta alla domanda di Clitemestra, τὸν ζῶντα καίνειν τοὺς τεθνηκότας λέγω (‘dico che i morti uccidono il vivo158’ v. 886): ad un primo livello il servo intende dire che Oreste, creduto morto, ha ucciso Egisto, ma il plurale τοὺς τεθνηκότας suggerisce che anche il defunto Agamennone abbia in qualche modo partecipato all’azione spronando il figlio alla vendetta. Questo nesso tra passato e presente, elemento chiave nella trilogia, viene immediatamente ripreso da Clitemestra, che al v. 888 commenta ‘perirò d’inganno come ho ucciso’.