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Capitolo terzo Agamennone

2. L’apparizione dei cadaver

2.1. LO SVELAMENTO DELLO SPAZIO INTERNO

I cadaveri, insieme a Clitemestra, erano visibili agli occhi degli spettatori a partire dal v. 1372. Il testo indica con sicurezza che la scena che si presenta alla vista è quella dell’interno della casa. Infatti al v. 1379 Clitemestra dice chiaramente di trovarsi ancora sul luogo del delitto, all’interno di quella casa che, come abbiamo visto, era connotata come sede di una realtà demonica. Ai vv. 1538 segg. e 1494 (=1518) sembra che il coro veda la vasca, giaciglio di morte di Agamennone; inoltre il dimostrativo riferito alla rete al v. 1492 (= 1516) lascia supporre che anch’essa fosse visibile agli spettatori. La scena, quindi, era costruita in modo da mettere in risalto la morte ignobile e poco onorevole alla quale Agamennone era andato incontro.

Ne consegue che i cadaveri non venivano portati in scena su barelle, come avveniva nei Sette, ma che l’interno della casa diventava in qualche modo visibile.

Gli studiosi hanno dibattuto a lungo su quale espediente scenico potesse essere stato utilizzato per rendere visibile l’interno; dato che il problema coinvolge non solo questa scena (e quella parallela nelle Coefore), ma anche l’eventuale uso dell’ekkyklema per l’apparizione di Oreste e delle Erinni all’inizio delle Eumenidi e, ancora più in generale, la dubbia esistenza di un tale macchinario a questa altezza cronologica, ci limiteremo ad elencare brevemente le proposte più accreditate:

- uso dell’ekkyklema: Clitemestra e i cadaveri escono dall’edificio su una piattaforma; in tal modo essi, nella percezione del pubblico, si trovano ancora nello spazio interno, che tuttavia viene momentaneamente ‘avvicinato’ e reso accessibile;

- apertura della porta della skené: la porta dell’edificio si apre, rendendo visibile ciò che avviene nella casa. Tale ipotesi è stata spesso criticata in quanto per gli spettatori seduti nei posti laterali sarebbe stato difficile avere una buona visuale dell’interno;

- rimozione parziale della skené106: è infine possibile che la skené fosse costruita con materiale abbastanza leggero da renderne agevole la rimozione,

106 Cfr. D

60 totale o parziale, sia tra un dramma e l’altro sia all’interno delle singole tragedie. Ciò permetterebbe di spiegare, senza essere costretti a ricorrere all’ekkyklema, tanto le apparizioni dei cadaveri in Agamennone e Coefore (per le quali sarebbe sufficiente una rimozione parziale) quanto la scena iniziale delle Eumenidi (rimuovendo gran parte della skené o addirittura eliminandola totalmente).

2.2. L’ARMA DEL DELITTO E LA VESTE

È possibile che Clitemestra, al momento dello svelamento dello spazio interno, avesse con sé l’arma usata per uccidere Agamennone; tuttavia nel suo racconto l’arma non viene nominata e viene invece dato grande risalto alla veste, gettata addosso ad Agamennone per impedirgli di reagire all’aggressione. Già nei Sette le spade che avevano causato la morte dei fratelli venivano ripetutamente nominate non tanto per la loro funzione materiale quanto per quella simbolica: era con il ‘ferro scitico’ che Eteocle e Polinice si spartivano la loro lugubre eredità. Allo stesso modo, nella nostra scena dell’Agamennone viene evidenziato il ruolo dell’oggetto dal maggiore significato simbolico, cioè non l’arma ma la veste. Essa era già stata nominata nella profezia di Cassandra107, che addirittura la identificava con Clitemestra, e ancora ad essa farà riferimento Oreste quando, nella scena parallela nelle Coefore, ricorderà l’uccisione del padre108: la veste non è soltanto l’elemento

107 Vv. 1114-1117: Κα. ἒ ἒ παπαῖ παπαῖ, τί τόδε φαίνεται; ἦ δίκτυόν τί γ’Ἅιδου; 1115 ἀλλ’ἄρκυς ἡ ξύνευνος, ἡ ξυναιτία φόνου.

CASSANDRA:Ahi, ahi, cos’è che appare? Forse una qualche rete di Ade? Ma il laccio è la sposa, la complice dell’uccisione. 108 A. Cho. vv. 980-84: ἴδεσθε δ’αὖτε, τῶνδ’ἐπήκοοι κακῶν, 980 τὸ μηχάνημα, δεσμὸν ἀθλίωι πατρί, πέδας τε χειροῖν καὶ ποδοῖν ξυνωρίδα. ἐκτείνατ’αὐτὸ καὶ κύκλωι παρασταδὸν στέγαστρον ἀνδρὸς δείξαθ’, ὡς ἴδηι πατήρ-

61 che ha reso materialmente possibile ad una donna uccidere un forte guerriero, ma è anche il simbolo dell’inganno da lei tramato contro il marito.

La veste viene definita da Clitemestra al v. 1382 ἄπειρον ἀμφίβληστρον. Il termine ἀμφίβληστρον, che solitamente indica la rete da lancio per la pesca, conserva in sé il significato di ἀμφιβάλλειν; ciò permette al termine di assumere un senso metaforico109 e di indicare la veste110 gettata su Agamennone così da catturarlo e immobilizzarlo, come i pesci in una rete. ἄπειρον è di più difficile interpretazione: dato il suo significato di base di ‘privo di πέρας’ può essere inteso sia come ‘infinito, cioé enorme’ sia come ‘senza fine’, cioè ‘senza uscita, inestricabile’111

.

Per quanto riguarda invece l’arma del delitto vera e propria, le opinioni degli studiosi oscillano tra chi ritiene che si trattasse di un’ascia e chi di una spada112

.

E guardate ancora, voi che udite questi mali, l’espediente, laccio per il mio misero padre, cepi per le mani e doppia catena per i piedi. Stendetelo e intorno, avvicinandovi, mostrate il drappo dell’eroe, affinché il padre veda.

A. Cho. 997-1004: τί νιν προσειπὼν ἂν τύχοιμ’ἂν εὐστομῶν; ἄγρευμα θερός, ἢ νεκροῦ ποδένδυτον δροίτης κατασκήνωμα; δίκτυον μὲν οὖν ἄρκυν τ’ἂν εἴποις καὶ ποδιστῆρας πέπλους. 1000 τοιοῦτον ἂν κτήσαιτο φιλήτης ἀνὴρ, ξένων ἀπαιόλημα κἀργυροστερῆ βίον νομίζων· τῶιδέ τ’ἂν δολώματι πολλοὺς ἀναιρῶν πολλὰ θερμαίνοι φρένα.

Chiamandola in che modo potrei dire buone parole? Rete per una fiera, o velo da bagno ce circonda i piedi del morto? Rete dunque e tranello potresti chiamarlo, e peplo che avvolge i piedi. Uno simile si procurerebbe un ladro come inganno per gli ospiti ed essendo solito a una vita di rapina; e con questo inganno uccidendo molti, molto si scalderebbe nel cuore.

109 Per un procedimento analogo cfr. e.g. S. Tr. 1052 e E. Hel. 1079.

110 In epica troviamo casi (come quello di Circe) in cui donne non appartenenti al rango servile

lavano e vestono degli uomini prima di un banchetto; cfr. FRAENKEL 1950, 648.

111

Sembra invece esagerata e poco probabile l’interpretazione ‘senza fori per la testa e le mani’, supportata e.g. da Stanley e già presente nello scolio a E. Or. 25.

112 Per un riepilogo più dettagliato degli argomenti a favore delle due ipotesi cfr. F

RAENKEL 1950, 806-809 (appendix B), MARSHALL 2001. Purtroppo non è d’aiuto il v. 1496 (=1520), dove βελέμνῳ di per sé indicherebbe un’arma da lancio (chiaramente poco adatta al contesto dell’uccisione

62 L’ipotesi dell’ascia (sostenuta, tra gli altri, da Wilamowitz, Bethe e Schadewaldt), arma adatta alla funzione quasi sacrificale dell’uccisione di Agamennone per vendicare il sacrificio della figlia, sembrerebbe appoggiata dal fatto che Sofocle e Euripide, nelle loro versioni della vicenda, pensavano sicuramente ad un’arma di questo tipo.

L’ipotesi della spada è stata anch’essa ampiamente sostenuta (ad esempio da Campbell, Wecklein, Mazon, Denniston). Essa si basa principalmente su Cho. 1010- 11 (‘questo manto mi testimonia che la spada di Egisto lo tinse’), dove Oreste nomina la spada di Egisto, e dunque la sua complicità nel delitto, per giustificarne l’uccisione; la spada viene nominata anche da Clitemestra in Ag. 1528 (ξιφοδηλέτωι, ‘ucciso dalla spada’), ma questo passo è meno probante in quanto Clitemestra sta cercando si istituire un parallelo tra la sorte di Ifigenia, effettivamente uccisa con la spada, e quella di Agamennone.

Indipendentemente da quale delle due ipotesi sia quella corretta, il punto fondamentale, come nota giustamente Fraenkel113, è che Eschilo ha volutamente tralasciato di fornire questa informazione là dove ci saremmo aspettati di trovarla (ovvero nelle parole di Clitemestra) per mettere in maggior risalto la rete. In quest’ottica non possiamo escludere che l’arma non fosse visibile al momento poiché l’elemento scenico di maggior rilievo, e come tale evidenziato dal testo, è un altro.

2.3. LE

CONSEGUENZE

DELL’APPARIZIONE

DEI

CADAVERI

La comparsa dei cadaveri, indipendentemente dal modo in cui viene materialmente realizzata, mette in moto una serie di azioni e di riflessioni da parte del coro e di Clitemestra:

- in primo luogo è necessario un chiarimento di ciò che è accaduto all’interno della casa114: il pubblico ha udito le grida di Agamennone ed è chiaro che egli

di Agamennone), ma nel caso specifico può significare semplicemente ‘arma’, sfruttando un significato più esteso di βέλος.

113 F

RAENKEL 1950,808-809.

114 Come vedremo tra poco, solitamente tra la morte del personaggio e l’apparizione del

63 è stato ucciso, ma mancano ancora i dettagli dell’uccisione, che verranno forniti da Clitemestra stessa ai vv. 1380-1392;

- ma Clitemestra non si limita a narrare l’accaduto e rivendica con orgoglio le proprie azioni; questo tema, che chiaramente non poteva essere presente nei Sette, viene invece ripreso (anche se con significative differenze) nelle Coefore. La situazione si complica con l’arrivo di Egisto, che dichiara di avere ideato lui stesso il piano per l’uccisione;

- sorge inoltre la riflessione sulle cause profonde che hanno portato alla situazione presente. Tale riflessione (che non esamineremo nel dettaglio in quanto si tratta di una riflessione contingente da parte dell’assassino e non è direttamente generata dalla presenza dei cadaveri) si articola su vari livelli: non ci si limita al passato recente ma si risale anche a quello più lontano, ripercorrendo, come usuale in Eschilo, le tappe della dolorosa storia della famiglia e le responsabilità sia umane sia divine;

- il coro, ai vv. 1541 segg. solleva un altro fondamentale problema: a chi spetterà compiere il lamento? Clitemestra, tuttavia, nega al coro la possibilità di prendere parte al rito.

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