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Apporti costruttivi dall’esterno: l’aiuto ambiguo del conte Gramatica di Bellagio

l’Istituto per la Propaganda della Cultura Italiana (1919-1923)

2.2 Apporti costruttivi dall’esterno: l’aiuto ambiguo del conte Gramatica di Bellagio

Nel marzo 1919, a pochissima distanza dagli annunci promozionali di Formiggini, il conte Filippo Gramatica di Bellagio lo contattò in privato. Il nobile genovese, avvocato penalista e professore di Diritto penale all’Università di Genova, ricoprì nel corso della sua carriera cariche di prestigio quali Presidente dell’Istituto Internazionale di Difesa sociale, Console generale onorario della Repubblica di San Marino, Gran croce della Repubblica Italiana, già Ministro plenipotenziario del Sovrano Militare Ordine di Malta presso la Repubblica di San Marino e Presidente nazionale della Lega navale italiana. Fu insignito di molteplici onorificenze in tutto il mondo e giunse a fine carriera a essere eletto, per acclamazione, Presidente dell’Unione dei Consoli onorari in Italia.29 Al

momento della sua lettera a Formiggini, il conte era appena diciottenne, ma gli espose per lettera un’idea piuttosto precisa, dopo aver lodato la novella ICS, «ottima pubblicazione – degna degli intelletti che la dirigono», e il suo direttore «per l’opera di propaganda che sta – con essa – svolgendo»:30

Occorreva che venisse l’ora del riscatto della gloria italiana. L’estero ci conosca! Anzi, le sue parole mi fan sorgere un’idea. Esiste – dall’inizio della guerra – un comitato per le onoranze agli Alleati che fra noi si trovano. Di esso è presidente il Senatore Ronco31 ed io sono segretario. Essendo ora finito lo scopo per

28 Fondo de Haller-Chiesa, lettera di Formiggini a Chiesa del 09.01.1919 (edita in FRANCESCO CHIESA, ANGELO

FORTUNATO FORMIGGINI, Carteggio (1909-1933), a cura di Giampiero Costa, Edizioni dello Stato del Canton Ticino, Locarno, 2010, p. 246-247). La minuta corrispondente è presente in AEF, fasc. Chiesa, Francesco, doc. 198.

29 Si rimanda al sito web ufficiale dell’Unione dei Consoli onorari d’Italia (<http://www.ucoi.it/

archivio_premi/premi.php>).

30 AEF, fasc. Gramatica di Bellagio, Filippo, doc. 1, datato 13.03.1919.

31 Trattasi del genovese Emilio Mario Nino Ronco. Senatore del Regno dal 1914 al 1922, fu costretto a dimettersi

dalla carica di Presidente del Consorzio del Porto dall’emergente partito fascista, ma fu poi richiamato come membro della Consulta nazionale nel 1945. Per quanto riguarda, invece, il «Comitato per le onoranze agli Alleati» citato dal Bellagio, di cui Ronco avrebbe la Presidenza, tale incarico non è menzionato nella scheda biografica ufficiale sul sito

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cui esisteva, si dovrebbe sciogliere. Io penso invece che se ne potrebbe volgere l’opera, per la propaganda italiana all’Estero. Le pare? Certo il Comitato dovrebbe enormemente ampliarsi, mutarsi, rendersi associazione. Certo avremmo fra i membri Ministri e personalità. Lei ne avrebbe il meritato posto e la Rivista sua potrebbe essere il nostro organo ufficiale. Tutto ciò Le propongo in forma privata e La prego non darmi pubblicità. Se mai, a cosa concretata.

Veda un po’ Lei di esaminare la quistione e volermi dire qualcosa. Dall’appoggio del Presidente Sen. Ronco, potremmo aver agevolazioni nel nostro lavoro.32

In un momento delicato come quello dell’immediato dopoguerra, la necessità di riabilitazione e consolidamento dell’immagine nazionale trovava nello slancio di espansione culturale un amplificatore significativo. La circolare pubblicitaria dell’Istituto aveva abbozzato un elenco di attività previste, che promettevano un intervento capillare e incisivo: rendere nota all’estero la vita intellettuale italiana, spargendo ampiamente nel mondo le sue pubblicazioni, tradotte in più lingue; favorire nascita e sviluppo di librerie, biblioteche, scuole librarie e d’arti grafiche; promuovere le traduzioni delle opere più rappresentative del pensiero nazionale; istituire premi e borse di studio per scrittori, librai e artieri del libro italiani.33 Esponenti della classe intellettuale e dirigenziale quali, appunto, Gramatica di Bellagio e Ronco dovettero vedere in tali primi sviluppi programmatici di Formiggini un’opportunità da cogliere e da formalizzare.

Il progetto auspicato in poche righe dal conte – creazione di un’associazione di tipo istituzionale, protetta e corroborata dalla partecipazione di ministri e personalità di spicco della politica e della cultura, supportata dall’utilizzo della rivista come organo ufficiale di comunicazione e diffusione – pare a tutti gli effetti un ritratto piuttosto fedele del processo costitutivo dell’Istituto per la Propaganda della Cultura Italiana. Esso avvenne formalmente solo due anni più tardi, ma né Gramatica di Bellagio né il senatore Ronco ebbero di fatto un ruolo di qualche rilevanza in esso. La minuta del Formiggini, del 15 marzo 1919, in risposta alla prima del conte, attesta oggi l’inviato ringraziamento per la «lettera lusinghiera» del nobile ligure. L’editore tuttavia non si sbilanciò più di tanto, se non quel che bastava per non smorzare l’entusiasmo del genovese e tenere così aperto un possibile canale di intercettazione di potenziali soci del futuro istituto. D’altronde, nonostante Gramatica avesse ventilato la possibilità di coinvolgere «ministri e personalità», lo aveva però pregato di tenere le trattative «in forma privata» e di «non darmi

web del Senato della Repubblica (<http://www.senato.it/>). Esistono riferimenti normativi risalenti all’immediato dopoguerra sulla istituzione di una Commissione per onorare la memoria dei soldati d’Italia e dei paesi alleati morti in guerra, presso il Ministero dell’Interno, con i Regi Decreti del 13 aprile, 19 maggio e, successivamente, 24 agosto 1919, n. 221, ma dalle parole di Bellagio sembra che il Comitato in questione sia stato istituito prima della guerra e in procinto di scioglimento quindi non c’è corrispondenza con tale Commissione.

32 Ibidem.

33 Cfr. Statuto della Fondazione Leonardo per la cultura italiana, approvato dall’Assemblea generale dei soci del 14

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pubblicità», e tale reticenza probabilmente provocò la medesima cautela da parte di Formiggini. L’editore auspicò ovviamente la collaborazione del volonteroso futuro avvocato, esprimendo la sua gratitudine «se ella potesse occuparsi di procurarmi adesioni degli industriali e delle grandi case genovesi al piano di propaganda da me vagheggiato»,34 ma non prese alcun impegno vincolante. Oltre a questa, non ci sono nell’archivio editoriale tracce documentarie di successive lettere a Gramatica di Bellagio, né è stato rintracciato un archivio personale dell’avvocato, dove ritrovare missive originali dell’editore. Nella lettera seguente, tuttavia, Gramatica sembrò interpretare la buona disposizione dimostrata da Formiggini quasi come un impegno già preso e si rallegrò della possibilità che l’ICS e «L’Italia che lavora»35 potessero diventare «l’organo ufficiale

della grande Associazione» futura, così che «la duplice propaganda sarà quanto mai degna e benefica per la nostra Italia così poco all’Estero conosciuta!».36 Scendeva poi più in concreto nella realizzazione della sua idea:

Si costituisse in Italia una Associazione per la propaganda italica all’Estero. Fossero a capo di codesta Associazione personalità del pensiero e dell’opera, coll’appoggio del Ministero ecc. Se ne formassero sezioni nelle varie città d’Italia e Comitati di propaganda all’Estero. Fossero da essi promosse esposizioni, conferenze, traduzioni di opere italiane, ecc. E li introiti sarebbero devoluti per 1/3 a beneficio dell’Associazione e gli altri 2/3 alla propaganda, fra cui concorsi. Organo ufficiale dell’Associazione dovrebbero essere “L’Italia che scrive” e “L’Italia che lavora”. Per questo la parola a lei, ma io credo che il miglior partito sarebbe che nella quota sociale fosse compreso l’abbonamento per l’uno o per l’altro; ed inoltre che parte delle spese di propaganda fossero devolute all’acquisto e divulgazione del n°. Lei meglio di me comprende quale vastità d’unione avrebbe la nostra Associazione: in tutto il mondo!37

Il quadro dipinto da Gramatica delineava un impianto che ricorda quello della Società Dante Alighieri, fondata nel 1889 ed eretta in Ente morale nel 1893. La suddivisione capillare in Comitati rappresentava infatti la struttura di dislocazione sul territorio dell’associazione romana, con la quale Formiggini si trovò poi a confrontarsi, come vedremo, considerata l’apparente

34 AEF, fasc. Gramatica di Bellagio, Filippo, doc. 3, minuta datata 15.03.1919.

35 «L’Italia che lavora» era stata pensata inizialmente come una rivista autonoma, in cui dovevano essere elencate le

ditte e imprese che avevano contribuito con i propri abbonamenti al sostentamento del periodico e che fornivano, allo stesso tempo, con i propri annunci industriali, uno spaccato della situazione a livello economico-industriale della nazione. In realtà, essa non raggiunse mai un’autonomia propria rispetto all’ICS: a partire da aprile 1919, si trova la menzione de L’Italia che lavora ma viene semplicemente indicato che «In appendice all’Italia che scrive inseriremo gli annunci industriali», con accanto i costi per le inserzioni (ovviamente, le inserzioni a pagamento erano solo per le ditte che volevano figurarvi senza sottoscrivere alcun abbonamento, mentre per le altre valeva il meccanismo della “doppia réclame”).

36 AEF, fasc. Gramatica di Bellagio, Filippo, doc. 4, lettera manoscritta datata 21.03.1919. 37 Ibidem.

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sovrapposizione di molti degli obiettivi che si proponeva con la creazione del proprio istituto. Il conte proseguì ragionando sull’ipotetico leader della futura associazione:

l’altro giorno Le feci il nome del Senatore Ronco il quale è già con me nel Comitato 6to Alleati, come

Le dicevo; ma non credo che lui possa assumersi tale grave impegno, avendo già gravissime e severe occupazioni. Penso ora e propongo, che chi veramente potrebbe mettersi a capo del movimento vagheggiato, sarebbe l’On. Comandini. Non occorre di più, e Lei comprende quanto a ciò l’illustre uomo sarebbe adatto. Altro degnissimo, Scialoja. Insomma, veda lei di esaminare precisamente e favorisca sapermi dire qualcosa. Una volta organizzato “summa capita” tra noi, potremo render pubblica la nuova ed officiare le personalità che dovranno esser a capo della nuova Associazione nazionale.38

La proposta di mettere a capo della struttura una figura come quella di Vittorio Scialoja, già ministro senza portafoglio per la Propaganda di guerra (1916-1917) che di lì a pochi mesi avrebbe assunto la carica di ministro degli Esteri,39 rispecchiava l’idea di Formiggini che vedeva, a guida e legittimazione istituzionale dell’impresa, i rappresentanti dei principali settori ministeriali coinvolti nell’opera di propaganda, ovvero la Pubblica istruzione e gli Esteri. Lo stesso valeva per l’inclusione dell’abbonamento all’ICS nella quota della sottoscrizione. Nonostante ciò, sembra proprio che l’editore non si decise ad accogliere formalmente l’invito di Gramatica – che comunque insisteva, stranamente, a voler tenere l’organizzazione preliminare «tra noi». Il conte fu molto più conciso e tradì un tono più formale e un po’ infastidito dall’assenza di risposta (o da una replica forse diversa dalle aspettative) nella successiva lettera, risalente all’aprile 1919:

Con questa mia terza lettera, credo esaurientemente specificare la mia proposta. Intenderei sorgesse un’Associazione Nazionale allo scopo di tener alto all’Estero il nome della nostra Italia. Vi fosse un Consiglio Centrale in Roma e varie Sedi nelle principali Città; nonché si costituissero Sezioni nelle Città Estere. Suo compito in Italia fosse render saldo il decoro della Popolazione ed il combattere le infiltrazioni forestiere; all’Estero il promuovere Esposizioni, bandire concorsi, organizzare cerimonie e conferenze. Organo ufficiale dell’Associazione fosse l’ICS. Attendo una Sua pregiata risposta al proposito, onde, appena possibile, costituire l’Associazione, a capo della quale dovrà essere Persona eminentissima. Colla massima stima.40

Formiggini non rispose più, probabilmente per non dover declinare in modo esplicito una presa d’impegno più concreta. In ogni caso, i suggerimenti del nobile genovese confluirono poi in larga

38 Ibidem.

39 Vittorio Scialoja (1856-1933) restò a capo del Ministero degli Esteri dal settembre 1919 al giugno 1920, quando gli

subentrò Carlo Sforza, già sottosegretario agli Affari esteri.

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parte nella definizione della fisionomia dell’Istituto formigginiano anche se, di qui fino al settembre 1919, Gramatica di Bellagio, piccato dal silenzio, non indirizzò altre parole scritte a Formiggini.

Tuttavia, la già ricordata nomina del Consiglio direttivo provvisorio del costituendo Istituto, avvenuta proprio in quel mese, sembrò toccarlo sul vivo. Come già annunciato a inizio anno, e come fissato nero su bianco sul numero di ottobre dell’ICS,41 la presidenza effettiva era andata a Ferdinando Martini (quella onoraria spettava al ministro della Pubblica istruzione in carica) e la vice presidenza all’On. Ubaldo Comandini; tra i consiglieri figuravano, oltre allo stesso Formiggini, l’On. Arnaldo Agnelli, il Comm. Alberto Bergamini, il prof. Ernesto Buonaiuti e l’ing. Aldo Netti, mentre sindaci erano stati nominati il Comm. Luigi Bianchi, Giulio Calabi delle Messaggerie Italiane e Oliviero Franchi, in rappresentanza delle case editrici Zanichelli e Le Monnier. Tra i consulenti del Comitato scientifico erano annoverate personalità quali il fisico Orso Mario Corbino, il filosofo Benedetto Croce, il senatore Luigi Einaudi e Giuseppe Prezzolini.42 Di fronte a tale

notizia, l’avvocato di Genova non riuscì a trattenersi e inviò subito un telegramma a Formiggini:

Plaudendo costituzione provvisoria istituto propaganda cultura italiana ricordole avergliene io suggerito idea ricordole rimesso schema statuto ricordole averle io stesso proposto fare organo ufficiale sua pregiata rivista essendo stato ulteriormente di nulla informato ne invitato partecipare istituto risentito modo procedere osequi43

L’insistenza anaforica sul «ricordole», ancora più del «risentito modo procedere» finale, anticipa il manifesto disappunto del conte di fronte a ciò che lui considerava una sorta di furto intellettuale: lo schema puntuale sul da farsi e sul come organizzare la struttura istituzionale proposto da Gramatica nelle prime missive aveva sicuramente contribuito a chiarificare e delineare più concretamente ciò che doveva già essere presente nella mente di Formiggini, in forma più nebulosa. L’impressione è che Formiggini si sia avvalso dell’esperienza a livello burocratico del suo corrispondente, già inserito in contesti pubblici e ufficiali, per costruire l’impianto societario con maggiore contezza di quella di cui egli disponeva, ma senza volerlo coinvolgere più di tanto. Ciò spiegherebbe la reticenza colpevole, se così si può definire, dell’editore. Sul telegramma sopra citato è vergata in lapis blu (utilizzato di frequente, insieme con quello rosso, da Formiggini per annotazioni successive sulla corrispondenza ricevuta) la lettera R, solitamente usata per indicare un’avvenuta risposta.

41 A partire dal numero 10, pubblicato ad ottobre in un fascicolo unico che comprendeva anche i mesi di agosto (n. 8)

e settembre (n. 9), a causa di uno sciopero dei tipografi romani che ne aveva impedito l’uscita mensile regolare, alcune pagine all’interno della rivista saranno dedicate in modo specifico alle notizie legate all’operato dell’Istituto per la Propaganda della Cultura Italiana.

42 Per il dettaglio sullo schema dello Statuto, la prima organizzazione in Sezioni e il primo elenco dei soci, si rimanda

alla sezione dedicata in «L’Italia che scrive», II, 8,9,10, agosto-settembre-ottobre 1919, p. 126-129.

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In realtà, la lunga missiva seguente di Gramatica, risalente a cinque giorni dopo l’invio del telegramma, smentisce questa ipotesi:

Egr. Formiggini,

Ella avrà ricevuto il mio telegramma. Creda infatti che fui assai meravigliato nell’apprendere la costituzione dell’Istituto Nazionale per la propaganda della cultura italiana; idea da me a lungo vagheggiata e che attendevo a varare venendo a Roma di persona, quest’inverno. Io mi fidai in Lei nell’esporle la mia idea, e stavo preparando il materiale necessario per porne le basi, quand’ecco vedo esser stato costituito l’Istituto senza esser stato di nulla informato.44

Il conte pare non aver ricevuto alcun riscontro da Formiggini fino a quel momento ed esprimeva il proprio risentimento di fronte allo svolgersi degli eventi, sottolineando quanto invece avrebbe potuto essere utile per le proprie conoscenze:

44 AEF, fasc. Gramatica di Bellagio, Filippo, doc. 7, lettera manoscritta su carta intestata dell’“Associazione ligure

dei giornalisti di Genova”, datata Genova, 18.10.1919, Piazza S. Siro.

Fig. 2. Telegramma del conte Gramatica di Bellagio a Formiggini, 13 ottobre 1919

(AEF, fasc. Gramatica di Bellagio, Filippo, doc. 6, Gallerie Estensi, Biblioteca Estense Universitaria, Modena. Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali).

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Lei ricorderà che Le avevo già comunicata l’adesione del Sen. Ronco, il quale si diceva a nostra disposizione, per far avere all’iniziativa gli appoggi necessari. Ho inoltre procurato autorevoli adesioni a Parigi, ove presto andrò personalmente, Londra, Atene, Madrid, Stoccolma, Tokio; e sono in relazioni con altri centri onde presto avrei un buon materiale con cui assicurare la buona riuscita all’iniziativa. Alcuni progetti, inoltre, stavo studiando riguardo alle esposizioni ed alle conferenze all’estero, cose che sarebbe bene includere nello statuto, il quale mi sembra di troppo limiti gli scopi dell’Istituto. Ella infatti ricorderà che nelle bozze che le inviai, pure parlavo di esposizioni d’arte, conferenze, ecc, ciò che maggiormente può fruttare alla propaganda della nostra cultura. A tale scopo, a Londra ho procurato ottimi elementi, fra cui il March. Faà di Bruno.45

I potenziali contatti con l’estero millantati da Gramatica, tuttavia, non erano in alcun modo documentati all’editore e, in ogni caso, all’epoca il conte era davvero talmente giovane da fare, forse, dubitare Formiggini della sua effettiva capacità di tenere fede a tutte le promesse avanzate. Gramatica si mostrò invece indignato per la mancata fiducia dimostrata dal silenzio formigginiano e gli fece presente innanzitutto «come decorosamente non possa permettere che non mi si inviti a far parte del Consiglio centrale dell’Istituto, cui, appunto per esserne stato l’ideatore, sento dover dare l’opera mia, per il maggiore suo incremento», e anche «come non mi sappia spiegare come Ella abbia pensato a costituire la sezione di Genova, senza nulla farmene sapere». Avanzò poi dubbi sul presidente di sezione scelto dall’Istituto, tale avvocato Vernarecci: seppure «intelligente e brillante giovanotto», non poteva paragonarsi secondo lui «al Sen. Ronco, ch’io Le avevo proposto». La lettera si chiudeva chiamando in causa nuovamente «altre personalità cittadine» di cui dichiarava di avere il sostegno e chiedendo pertanto a Formiggini l’autorizzazione «a lavorare in favore della sez. di Genova; onde, d’accordo col Vernarecci, cui scriverò di recarsi da me, poter definitivamente officiare le dette personalità ed incominciare così opera attiva in favore dell’Istituto, per la cui costituzione molto con lei mi compiaccio».46

Dopo una rimostranza così esplicita, Formiggini non poté ignorare l’incidente diplomatico in cui era incorso. Ciò doveva averlo spinto ad elaborare velocemente una risposta più articolata, del cui invio è traccia autografa sulla missiva stessa con l’usuale matita blu – «R 20.X.919» – ma della quale non è stata conservata la minuta. Una qualche forma di collaborazione con il conte genovese, in ogni caso, dovette essere occorsa,47 ma probabilmente si trattò solo di un limitato accomodamento, per evitare che il risentimento del conte avesse ricadute future o lo portasse a pretendere un incarico ufficiale. Il nome di Gramatica di Bellagio non figurò infatti tra i membri

45 Ibidem. Il riferimento dovrebbe essere al marchese Alessandro Faà di Bruno (1873-1967), console generale a

Londra fra il 1900 e il 1915.

46 Ibidem.

47 L’argomento che Gramatica di Bellagio pare avere particolarmente a cuore sono i rapporti con la Romania e

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ufficiali del Consiglio direttivo dell’Istituto né negli elenchi dei soci promotori, perpetui e temporanei dello stesso.48

Nonostante il distacco maturato nei confronti dell’ambiente aristocratico, di cui Gramatica era esponente, nel periodo di assestamento e consolidamento dell’Istituto, tra il settembre del ’19 e il marzo del ’21, Formiggini si diede da fare per promuovere, dentro e fuori d’Italia, il programma ad esso associato e procacciarsi così quanti più sostenitori possibile. Già a gennaio 1919, ad esempio, aveva interpellato Francesco Chiesa49 per avere informazioni sull’andamento del movimento culturale italiano in Svizzera e sull’Istituto librario italiano di Zurigo. L’editore aveva infatti individuato in quest’ultima istituzione un alleato indispensabile all’opera di diffusione della cultura italiana, come già scritto nel citato articolo Per l’esportazione intellettuale, ad agosto 1918,50 nominandolo tra «quanti ci hanno fin qui aiutato con convinzione e con fede a diffondere all’Estero la nostra ICS, facilitandoci il difficile compito».51 L’ente svizzero, però, come Chiesa prontamente

riportava, era sì costituito da «gente di ottima volontà e fornita di mezzi sufficienti»,52 ma mancava:

di una buona direzione tecnica e di impiegati che conoscano quanto occorre il mestiere. A Lugano, hanno affidato tutto a una brava signorina, munita di un ottimo diploma per l’insegnamento nelle scuole elementari… e c’è uno dei nostri professori del Ginnasio che, a tempo perso, ci va a tenere un po’ di