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Dalla rivista al Governo: l’ingresso nella Commissione consultiva per la diffusione all’estero del libro italiano

L’editore del suo tempo, secondo Formiggini, doveva impegnarsi non solo a produrre cultura, attraverso le proprie pubblicazioni, ma anche e soprattutto a diffonderla. E il tentativo pubblicitario, oltre che dalle colonne di un periodico bibliografico e letterario, necessitava di essere sostenuto da riconoscimenti politici ai più alti livelli, per assicurare l’impatto coerente con gli sforzi spesi per raggiungerlo. Nell’ennesima circolare distribuita, datata 18 agosto 1918, egli insistette su questo, con il richiamare le molte istituzioni e i molti spazi librari coinvolti dall’«ICS», dalla scuola alle ambasciate, dalle librerie alle edicole:

Egregi colleghi, Avrete visto nella ITALIA CHE SCRIVE pag. 71 quali proporzioni ha assunto questa iniziativa: tutte le scuole medie, le sezioni della Unione Magistrale, i Comitati della Dante, le Ambasciate, i Consolati, tutti i centri di propaganda italiana all’estero che sono in rapporto col nostro governo, le librerie, le edicole, centinaia e centinaia di periodici, innumerevoli simpatizzanti, sono diventati o meglio diventeranno in seguito altrettanti centri di diffusione dell’ICS. Avrete anche visto, adombrato, un grandioso e nuovo piano di propaganda per il NOSTRO LIBRO in Italia e all’estero, a cui sto dando forma concreta valendomi di una collaborazione varia e scelta e sostenuto da autorevoli e benevoli appoggi.151

Il riferimento finale presente nel passo puntava all’articolo Per l’esportazione intellettuale,152 che apriva il numero di agosto dell’ICS e portava la firma di Formiggini; gli «autorevoli e benevoli appoggi» vennero presentati ai lettori della rivista per dare maggiore credibilità e legittimità al progetto di diffusione della stessa. Troviamo dunque citato innanzitutto Giovanni Vacca, storico della scienza genovese ed esperto di cultura cinese, che aveva effettuato viaggi di esplorazione in Cina tra il 1907 e il 1908 e fu in seguito professore di storia e geografia dell’Asia orientale all’università di Firenze prima e di Roma poi. Riferendosi proprio alla letteratura cinese, sua area di competenza, Vacca aveva avanzato a Formiggini un suggerimento attinente ai «libri importanti stranieri che si potrebbero e dovrebbero tradurre», già sottoposto al pubblico sul numero di maggio, nella sezione Rubrica delle rubriche:

Giovanni Vacca ci propone di pubblicare un elenco che richiami e tenga presente, alla mente di coloro che scrivono e traducono, i libri importanti stranieri che si potrebbero e dovrebbero tradurre, e tenga desto in quelli che leggono il desiderio di conoscere in veste italiana nitida e chiara libri poco accessibili

151 AEF, Circolari, vol. 3, 1918-1927, c. 15, circolare datata 18.08.1918.

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nella loro lingua originale e che infine stimoli lo spirito di iniziativa degli editori. Vito Volterra, presidente della “Intesa Intellettuale”, cui abbiamo ufficialmente comunicato la utilissima proposta del Vacca, ci scrive di averne fatto oggetto di discussione in una riunione del Comitato direttivo e che “L’Intesa” contribuirà con entusiasmo alla compilazione dell’elenco.153

Nel trafiletto di maggio e nell’articolo di agosto appare menzionato pure il senatore Vito Volterra, presidente dell’Associazione italiana per l’intesa intellettuale fra i paesi alleati e amici, una istituzione costituitasi tra giugno e luglio 1916 con sede presso l’Università La Sapienza di Roma, seguendo l’esempio di altre nazioni dell’Intesa, con un fine di orientamento della scienza e cultura italiana verso obiettivi sia di affermazione di italianità all’estero, sia di gestione delle relazioni intellettuali con gli alleati, favorendo i rapporti transnazionali tra università, accademie e istituti di cultura.154 Volterra ne fu il primo Presidente, appoggiato da un Comitato esecutivo composto da

illustri protagonisti del mondo della scienza, del giornalismo, della politica e dell’amministrazione dello Stato, tra cui Marco Besso, Salvatore Lauro, Alfredo Rocco, Leonardo Bianchi, Guido Castelnuovo, Ubaldo Comandini, Antonio De Viti De Marco, Francesco Durante, Pietro Fedele, Luigi Pigorini, Fortunato Pintor, Vittorio Rossi, Alberto Tonelli, Andrea Torre.

Personaggio chiave nella trasformazione del ruolo di Formiggini da editore interessato a membro di una istituzione chiamato a eseguire azioni di «propaganda del libro italiano» all’estero, l’ebreo e professor Volterra (1860-1940), senatore per i suoi meriti scientifici acquisiti nello studio della meccanica razionale, che insegnò a Pisa, fu la persona che consentì l’ingresso dell’editore negli ambienti governativi. Volterra, di indirizzo liberale e moderato, fedele alla monarchia, non nutrì mai simpatia per il movimento fascista ma, nella prima fase di insediamento del governo mussoliniano, decise di onorare le proprie responsabilità istituzionali e attenersi a una linea di

153 Libri da tradurre, «L’Italia che scrive», I, 2, maggio 1918, p. 29. Nell’archivio editoriale esiste un appunto

manoscritto dal medesimo titolo Libri da tradurre che corrisponde ai contenuti del trafiletto pubblicato: «La letteratura italiana deve arricchirsi, se vuol vivere florida e ricca dei pensieri e degli scritti non solo degli italiani, ma di tutti coloro che nel mondo hanno creato opere durature. Un elenco che richiami e tenga presente alla mente di coloro che scrivono e traducono ciò che si potrebbe e si dovrebbe tradurre, e tenga desti in quelli che leggono i desideri di conoscere in veste italiana, nitida e chiara libri poco accessibili nella loro lingua originale e che infine stimoli lo spirito di iniziativa degli editori, sembra dover essere cosa utile. Esso dovrebbe contenere i titoli di libri da tradurre, ovvero anche soltanto da ritradurre se fossero tradotti nei secoli scorsi da persone che avevano modi di esprimersi e di pensare diverso dal nostro. Ecco per cominciare, alcuni esempi. Confucio. I dialoghi confuciani, e gli scritti di Mencio, sono noti in italiano soltanto in frammenti tradotti magistralmente da C. Puini nel suo Buddha,

Confucio e Laotse, Firenze, Sansoni, 1885. Una traduzione completa italiana fatta sull’originale cinese e tenendo

conto dei principali commentatori cinesi e giapponesi gioverebbe a far conoscere uno dei più grandi uomini del mondo. Chi esprime questo desiderio spera, in avvenire, di soddisfarlo» (AEF, fasc. Vacca, G.). L’esempio portato, proveniente dalla letteratura cinese, contribuisce all’attribuzione in maniera pressoché certa della segnalazione a Giovanni Vacca (anche se sull’intestazione del fascicolo si trova solo una G.).

154 Nel 1918, l’associazione fondò anche una propria rivista denominata «L’Intesa Intellettuale», diretta dal professor

Andrea Galante dell’Università di Bologna e pubblicata da Zanichelli (in proposito, cfr. trafiletto L’Intesa

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collaborazione con l’esecutivo approvato dal re.155 I due erano entrati in contatto epistolare nel 1912, per tramite proprio di Giovanni Vacca, matematico e collega di Volterra, e il senatore aveva già preso parte (in qualità di presidente della sezione Scienza e filosofia) al III Congresso della Società filosofica italiana nel 1909, di cui la casa editrice Formiggini aveva pubblicato gli atti nel 1911. Considerato che gli obiettivi dell’Associazione presieduta da Volterra – affermazione di italianità all’estero, gestione delle relazioni intellettuali con gli alleati, coltivazione di rapporti transnazionali tra università, accademie e istituti di cultura – e quelli di Formiggini convergevano, senza contare il coinvolgimento dell’amico Vacca, il senatore aveva sottoposto la questione al Consiglio direttivo, in cerca di ulteriore supporto. Il riscontro positivo era giunto quasi all’istante, a Formiggini, per lettera: il Consiglio accettò «la Sua proposta perché vengano segnalate al giornale “L’Italia che scrive” da Lei diretto, le pubblicazioni dei paesi alleati e amici di cui si ritiene più opportuna la pubblicazione in lingua italiana» e si riservò «di concretare le modalità per una segnalazione periodica».156 Formiggini poté così comunicare ai propri lettori, nell’ICS di

agosto, tale attestato di stima da parte di una pubblica ed autorevole associazione e, anzi, l’ampliamento della proposta presentata in origine su segnalazione del Vacca da parte del senatore Volterra, «invitando i soci non solo a dire quali sono i libri stranieri che sarebbe opportuno far conoscere agli italiani, ma anche a compilare un elenco delle opere italiane che dovrebbero essere raccomandate agli editori ed agli studiosi dei paesi amici»,157 in consonanza perfetta con il progetto formigginiano di diffusione della cultura italiana.

Il nuovo piano di «propaganda per il nostro libro» su cui Formiggini stava iniziando a ragionare seriamente era troppo grandioso per lui solo; per tale ragione, aveva iniziato a interagire con autorità del governo italiano, nell’ottica che questo suo progetto avrebbe portato a un’effettiva concorrenzialità del mercato librario sul piano internazionale e che fosse pertanto un servizio reso anzitutto alla nazione. Il modo più efficace per realizzare qualcosa di concreto era quello di dare vita a un vero e proprio istituto, un organismo indipendente che perseguisse come unico obiettivo le attività di incremento del mercato librario e di promozione del libro italiano all’estero, di cui l’ICS sarebbe diventata fedele e indispensabile ancella e portavoce.

155 Il dissenso manifesto nei confronti del regime giunse più avanti, con l’opposizione alla riforma Gentile, la

sottoscrizione del Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce e, infine, il rifiuto di prestare giuramento al regime fascista in qualità di professore universitario dell’ateneo romano, nel 1931; per questo motivo, abbandonò la cattedra di Fisica matematica all’università e decadde dalla presidenza dell’Accademia dei Lincei. Da quel momento fino alla morte, tutte le pratiche a lui relative passarono al vaglio diretto del Duce e fu sempre oggetto di stretto controllo da parte del governo (ANGELO GUERRAGGIO,GIOVANNI PAOLONI, Vito Volterra, Muzzio, Roma, 2008; JUDITH R.GOODSTEIN, Vito Volterra. Biografia di un matematico straordinario, Zanichelli, Bologna, 2009).

156 AEF, fasc. Volterra, Vito, lettera dattiloscritta su carta intestata dell’Associazione italiana per l’intesa intellettuale

fra i paesi alleati e amici, datata Roma, 12.04.1918.

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Il primo passo ufficiale verso una concretizzazione vide Formiggini rivolgersi alla terza personalità in proposito menzionata, ovvero all’onorevole Romeo Gallenga Stuart, dal novembre 1917 posto a capo del sottosegretariato per la Propaganda all’estero e per la stampa, costituito proprio allora acquisendo le competenze dell’Ufficio di propaganda di guerra all’estero. Quest’ultimo era nato nel 1916, sotto la direzione del ministro senza portafogli Vittorio Scialoja, con il compito preciso di convincere l’opinione pubblica dei paesi alleati della legittimità delle aspirazioni dell’Italia nel corso della Prima guerra mondiale. Il nuovo sottosegretariato fu posto alle dipendenze del Ministero dell’Interno, diretto ad interim dall’allora presidente del consiglio Vittorio Emanuele Orlando, e Gallenga Stuart fu individuato come guida sia perché legato ad Orlando da vincoli di amicizia e collaborazione politica, sia per l’esperienza già maturata in precedenza alle dipendenze dell’Ufficio di propaganda di guerra all’estero, e infine «per le sue origini e per aver fatto parte del comitato interparlamentare alleato», cosa che gli aveva procurato «moltissime conoscenze negli ambienti inglesi e francesi».158 La posizione di mediatore

transnazionale ricoperta dal Gallenga Stuart e il ruolo di propagandista lo rendevano un interlocutore chiave per Formiggini per ampliare in proprio raggio d’azione e, pertanto, l’editore lo contattò con il pretesto di esprimere «il mio profondissimo grato animo per la simpatia che ella ha dimostrato per una mia fervida iniziativa alla quale ho dato e darò tutto quello che di migliore c’è in me»,159 ovvero l’ICS.

Se la mia “Italia che scrive” ha subito ottenuto una insperata larghezza di simpatie fra tutti gli elementi colti italiani e fra i simpatizzanti della causa italiana all’estero, essa lo deve al grande calore di convinzione che l’anima. E non dimenticherò che i primi consensi sono venuti proprio da Lei. Sarò estremamente soddisfatto se l’E.V., veduto più da vicino come questa mia impresa si è affermata e con quale anima è stata concepita vorrà giovarsene come organo naturale della sua opera di propaganda spirituale italiana all’estero, visto che vi è nella mia opera identità di fini con quella che è stata affidata alla sua alta competenza ed alla sua alta autorità.160

L’«identità di fini» auspicata dall’editore faceva dunque appello sia all’attuale incarico di Gallenga Stuart ma anche, probabilmente, ai precedenti mandati sotto le direttive di Scialoja, come propagandista della causa italiana presso i paesi alleati,161 e ai tentativi di risolvere la spinosa contesa territoriale tra Italia e Jugoslavia andando nella direzione di un accordo tra i due

158 Cfr. LUCIANO TOSI, Romeo Gallenga Stuart e la propaganda di guerra all’estero (1917-1918), in «Storia

contemporanea», II, 1971, p. 519-542.

159 AEF, fasc. Gallenga Stuart, Romeo, minuta dattiloscritta del 01.06.1918. 160 Ibidem.

161 Un esempio, il viaggio in Inghilterra nell’estate del 1917, in cui il Gallenga Stuart guadagnò la fiducia e l’appoggio

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Stati che riuscisse a trovare un equilibrio tra le rivendicazioni di ambo le parti e, allo stesso tempo, salvaguardasse l’unità e l’indipendenza territoriale. Tale attitudine alla conciliazione era emersa anche nel corso dell’insediamento del neo-sottosegretario, la cui prima mossa era stata di contattare gli altri responsabili della propaganda alleati e gettare le basi per una reciproca collaborazione, riuscendo a conquistare il consenso del governo francese a febbraio 1918 e a far convocare una conferenza interalleata di propaganda, che ebbe luogo a Parigi dal 5 all’8 marzo.162 Formiggini doveva avere presenti i risultati ottenuti dal sottosegretario quando gli inviò la missiva, il primo giugno dello stesso anno, sottolineando in ogni caso il concetto di propaganda «spirituale», a scanso di equivoci, per sottolineare la dimensione pacifica e priva di scopi diversi del suo intendimento. La risposta non si fece attendere, giungendo appena tre giorni dopo: Gallenga Stuart lo ringraziò a sua volta «delle parole gentili e lusinghiere che Ella mi rivolge, per l’opera mia, alla quale attendo con tutta la fede che ispira la certezza, badi, la matematica certezza, che noi, quanti siamo, stiamo lavorando per una grande Italia futura, e per il bene di coloro (beati da vero!) che verranno in seguito».163 Proseguì poi accogliendo la dimensione prettamente culturale dell’impresa

formigginiana:

La cultura – intesa a modo nostro, non alla tedesca! – ha da essere lo strumento più poderoso per la nostra buona fama all’estero, e in questa guerra, che combattiamo per un nobilissimo impulso del sentimento, dobbiamo dimostrare che, negli italiani, l’altezza della mente è proporzionata alla generosità del cuore.

Ecco perché il suo aiuto mi è prezioso; ed ecco perché di lei che, con coraggio ed intelligenza dà opera al rinnovamento delle nostre lettere, ho bisogno, come d’un prezioso collaboratore.

Mi venga a trovare, quando ha un momento libero; e a voce ci intenderemo anche meglio.

Non sono affiorate al momento tracce concrete di un effettivo incontro in carne e ossa tra i due protagonisti,164 però il sottosegretario dovette ritenere particolarmente validi l’impegno e le ragioni dell’editore modenese se, appena un mese dopo, già lo ricontattava con una buona notizia:

Con recente decreto di S.E. il Presidente del Consiglio, in seguito a mia proposta, è stata istituita presso questo Sottosegretariato una Commissione consultiva per la diffusione del libro italiano all’Estero.

162 Cfr. Roma, Archivio centrale dello Stato, Carte Gallenga Stuart, R., Carteggi personali, 1917-24.

163 AEF, fasc. Gallenga Stuart, Romeo, lettera ms. su carta intestata del Sottosegretariato per la propaganda all’estero

e per la stampa, datata 04.06.1918.

164 Nelle Carte Gallenga Stuart conservate presso l’ACdS tra i fondi degli Archivi di personalità della politica e della

pubblica amministrazione, non sono presenti lettere di Formiggini, quindi ci si è potuti basare solo sulle minute

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Sono lieto di comunicarle che in considerazione dell’alta competenza della S.V. Ill.ma, Ella è stata col medesimo decreto, del quale, qui unito, Le trasmetto una copia, chiamata a far parte della Commissione suddetta.

Non dubito che Ella vorrà dedicare a tale incarico l’opera Sua tanto illuminata ed efficace.165

In allegato alla missiva, come anticipato dal sottosegretario, si trovava infatti il ciclostilato del decreto del 20 giugno 1918 firmato dal Ministro degli Interni Orlando che sanciva, «allo scopo di sviluppare la diffusione del libro italiano all’estero e in genere di far sempre meglio conoscere dagli stranieri la attività letteraria e scientifica dell’Italia contemporanea», la costituzione presso il Sottosegretariato di Stato per la propaganda all’estero e per la stampa di «una Commissione Consultiva», tra i cui membri figurava anche «Formiggini Dott. A.F.».166 Forte del nuovo incarico

ufficiale, Formiggini si rivolse all’Ufficio stampa del Ministero dell’Interno per ottenere di tirare l’ICS su carta di Stato, concessione che inizialmente gli fu negata, come si intuisce dalla minuta:

Le LL.EE. Gallenga e Comandini hanno chiesto a S.E. Ciuffelli che conceda alla ITALIA CHE SCRIVE carta di Stato, volendo essi favorire la mia laboriosa e costosissima opera di propaganda che vado svolgendo in Italia e all’Estero. La domanda non è stata accolta perché codesto ufficio per informazioni assunte non ha dato parere favorevole, essendo a codesto ufficio stato riferito che il GIORNALE HA… CARATTERE DI SPECULAZIONE!!167

L’indignazione di Formiggini per l’accusa del carattere speculativo della sua rivista traspare chiaramente dall’utilizzo delle maiuscole. Non c’è dubbio che il privilegio di stampare su materiali a spese dello Stato fosse un vantaggio economico notevole, considerati i costi sempre più alti della carta e della manodopera dopo la fine del conflitto mondiale.168 Ma, viste la dedizione e le spese sostenute fino a quel momento per l’avvio della stessa, ritenuta da lui null’altro che un (dispendioso) strumento di pubblico servizio, Formiggini riteneva la richiesta ragionevole, onesta e doverosa:

165 AEF, fasc. Gallenga Stuart, Romeo, lettera dattiloscritta con firma autografa, Roma, 03.07.1918. 166 Il ciclostilato è allegato alla lettera precedente.

167 AEF, fasc. Gallenga Stuart, Romeo, minuta dattiloscritta indirizzata all’Ufficio stampa. Il documento è privo di

data, ma è senza dubbio precedente al 15 agosto 1918, data della comunicazione successiva dell’Ufficio.

168 Giorgio Montecchi ricorda che già dal 1915 si erano riscontrati preoccupanti incrementi nel costo della carta,

dovuti sia alla scarsità che alla lievitazione dei prezzi delle materie prime a causa della chiusura dei mercati tedeschi: la carta da giornale era aumentata da 35 a 55 lire il quintale e, dopo l’inizio della guerra, i prezzi delle materie prime per la lavorazione (cellulosa, carbone) e della manodopera erano schizzati alle stelle (cfr. G. MONTECCHI,

L’“azienda” Formiggini, cit., p. 179-205). Su tali problemi, si veda il dibattito sul «Giornale della Libreria» negli

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La colpa è stata mia che, ignaro che la cosa dipendesse da codesto ufficio non potei direttamente informarlo della portata e del carattere e dei fini della mia iniziativa.

Dobbiamo per desiderio di S.E. Gallenga farne una grossa tiratura per l’estero: si tratta di una assai delicata propaganda: di una propaganda della coltura e del pensiero nazionale. Mi spiego benissimo come tutto questo non sia apparso al loro informatore anche perché è desider mio e di chi mi incita nel perseverare che il carattere di propaganda non sia esplicito ma implicito.169

La professione di (finta) umiltà in chiusura ma, soprattutto, la chiamata in causa diretta di Gallenga Stuart funzionarono e il diniego, forse anche grazie alla mediazione del sottosegretario, venne riconsiderato: già il 15 agosto il capo dell’Ufficio stampa comunicava all’editore che «il Ministero per l’Industria, al quale vennero fatti presenti gli speciali scopi di propaganda che si prefigge la rivista “L’Italia che scrive”, ha comunicato, che, in considerazione di tali scopi, è venuto nella determinazione di concedere a detta rivista la chiesta assegnazione di carta, alle condizioni praticate per le pubblicazioni di interesse generale».170 Anche di tale riconoscimento

infine ricevuto venne data pronta e orgogliosa notizia ai lettori dell’ICS, sempre nell’articolo formigginiano di agosto:

A provvedere a questo alto e difficile compito di propaganda nazionale ci stimola con grande larghezza di vedute e con organicità di concetti, anche S.E. Roberto171 Gallenga Stuart, Sottosegretario di Stato

per la stampa. E mentre noi, per la benevolenza e per la fiducia di cui ci si onora, sentiamo centuplicato nell’animo il nostro fervore per l’azione da noi iniziata, accogliamo gli incitamenti e ci riserbiamo di comunicare al pubblico nostro, appena l’arduo piano sarà concretato e vagliato dalla autorità e dalla esperienza di chi ci ha stimolati, e dal consiglio di competenti collaboratori, quale sarà per essere la nostra azione. Diciamo soltanto che contiamo di poter tentare una simpatica e vasta opera di propaganda intellettuale nel mondo, assolutamente nuova nella storia della coltura italiana sia per l’ampiezza che