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Una fede incrollabile nel progetto: il caso «particulièrement délicat» delle “Apologie”

fra autori stranieri, traduttori ed editor

3.5. Una fede incrollabile nel progetto: il caso «particulièrement délicat» delle “Apologie”

Tra tutti i titoli del catalogo formigginiano, però, il riscontro più positivo da parte del mercato straniero fu quello, ottenuto anche grazie alla dedizione infaticabile dello stesso editore, delle “Apologie”: esse rappresentarono, a detta di Formiggini, l’unico caso di traduzione sistematica in

224 AEF, fasc. Bonomi, Ivanoe, doc. 39, appunto di Bonomi senza data, ma riconducibile all’incirca a agosto-settembre 1924. 225IVANOE BONOMI, Du socialisme au fascisme. La défaite du socialisme, la crise de l’état et du parlement, le

fascisme, traduit de l’italien par Emmanuel Audisio, Éditions Spes, Paris, pref. 1924; IVANOE BONOMI, From

socialism to fascism. A study of contemporary Italy, translated by John Murray, M. Hopkinson & Company, London

1924; entrambe le edizioni sono segnalate anche nella voce biografica di Bonomi compilata da Luigi Cortesi: «Già all’inizio del 1924 egli aveva pubblicato il volume Dal socialismo al fascismo, che ebbe in quello stesso anno una seconda edizione e successivamente anche traduzioni in lingua francese e inglese» (LUIGI CORTESI, Bonomi, Ivanoe, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 12, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 1970, p. 315-333: p. 328).

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più lingue – francese, spagnolo e portoghese227 – di una collana completa della sua intera produzione.228 Il fatto che, più di altre collezioni, questa avesse avuto maggiore risonanza internazionale si accordava con lo spirito intrinseco ai volumi stessi: le “Apologie” erano forse il progetto che esprimeva in modo più evidente la visione universalistica di Formiggini, volta al superamento di differenze e divergenze, nello specifico religiose, tra popoli e civiltà. Favorendone la conoscenza reciproca, infatti, Formiggini mirava a far raggiungere una comprensione maggiore di ciò che li accomunava al di là delle diversità, ovvero quel «nuovo fervore mistico» che sottendeva a tutte le esperienze religiose e intellettuali del periodo che, seppure per vie dissimili, tendevano a «uno sforzo egualmente intenso ed equipollente per scrutare e per interpretare il supremo e imperscrutabile mistero dell’essere».229 Un tentativo di «educare al rispetto delle altrui convinzioni religiose» che scoraggiasse il rifiuto del diverso, sempre nella direzione di una «umanità migliore e più fraterna».230 In un momento delicato come quello in cui iniziano a essere

licenziate le prime “Apologie”, tra il 1923 e il 1924, subito successivo allo smacco e alla delusione del ratto della Leonardo da parte di Gentile e delle istituzioni del regime, a maggior ragione si può comprendere la dedizione formigginiana nel promuovere traduzione e distribuzione oltre confine di questi volumetti che esprimevano al massimo grado i suoi più alti ideali.231 Nonostante, come si vedrà, l’affermazione di Formiggini di una sistematica traduzione in tre lingue non corrisponda del tutto alla realtà, il caso delle “Apologie” rappresenta l’esempio forse più eclatante della perseveranza e dell’accanimento di Formiggini nel creare contatti a trecentosessanta gradi, pur di dare al proprio progetto editoriale la diffusione internazionale che, a parer suo, meritava.

Fin dai lanci promozionali sull’ICS, Formiggini aveva espresso l’intenzione di far tradurre in altre lingue la nuova collana in uscita, per ampliare il più possibile la diffusione di tali volumetti e della conoscenza propedeutica di cui essi si facevano portatori. Le prime dimostrazioni di interesse arrivarono quasi immediatamente alla sede della casa editrice: un peraltro ignoto «dev.mo Paolo L.

227 «È la prima collezione italiana che sia stata tradotta in blocco all’estero (ne è stata fatta un’edizione a Parigi e un’altra

a Madrid, e più avanti una in portoghese a San Paolo nel Brasile)». (A.F.FORMIGGINI, Trent’anni dopo, cit. p. 92).

228 E.MATTIOLI,A.SERRA, Annali delle edizioni Formiggini (1908-1938), cit., p. XVIII. 229 A.F.FORMIGGINI, Trent’anni dopo, cit. p. 93.

230 Ibidem. Sfogliando la seconda tesi di laurea, ci si rende conto di come già vent’anni prima della pubblicazione

della collana delle “Apologie”, quando la vocazione dell’editore era ancora sopita, Formiggini avesse in mente, seppure in nuce, una vaghissima idea di analisi delle diverse religiosità e, soprattutto, di spiegarne e renderne comprensibili le peculiarità attraverso il libro. Nella sezione Note ed appunti, si trova l’appunto CXXXI, datato Roma, 29 marzo 1903, dal titolo Il Museo delle Religioni: «Ripensavo questa mattina, rivedendo nel Museo Kircheriano le più svariate fogge di idoli dei varii popoli e dei varii tempi, di quanto interesse sarebbe raccogliere in un Museo le manifestazioni plastiche del sentimento religioso nella umanità. Invece che un Museo che costerebbe milioni sarebbe già molto raccogliere in un libro le riproduzioni fotografiche degli idoli e degli amuleti, spiegandone la significazione» (A.F. FORMIGGINI, Filosofia del ridere. Note ed appunti, a cura di Luigi Guicciardi, CLUEB, Bologna, 1989, p. 209).

231 Non a caso, in tutti i prospetti informativi delle ultime uscite distribuiti dall’editore, esse venivano definite «la più

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Falzon» inviò una cartolina a Formiggini da Malta, con la proposta «di affidarmi la traduzione inglese di qualche volume». L’aspirante traduttore presentava delle referenze, invitando Formiggini a «vedere un saggio delle mie traduzioni dall’italiano nel periodico MELITA, del quale sono direttore». «Melita» – translitterazione dell’antico nome greco dell’isola di Malta – era un mensile maltese bilingue, italiano e inglese, fondato nel 1921; al suo interno sono, in effetti, presenti traduzioni di poesie dall’italiano in inglese a firma «L.P. Falzon», ma prive di cenni biografici di corredo.232

L’iniziativa maltese non fu la sola in tal senso. Ad agosto 1924 giunse a Roma da New York un telegramma da parte di una tale Olga Fiano: «Autorizzerestemi tradurre inglese apologie religioni referenze De Bosis Laterza».233 Alla concisa dichiarazione fece presto seguito una lettera più esplicativa della donna che, dopo aver ribadito di aver già inviato la precedente comunicazione, proseguiva con la richiesta a Formiggini di «tenere presente la mia offerta e dare alla medesima la vostra gentile considerazione», nonostante eventuali altre offerte che potessero essere già pervenute da case editrici americane.234 La Fiano espose poi l’elenco delle proprie

referenze: innanzitutto l’avvocato Adolfo De Bosis, «alle cui dipendenze ho lavorato sei anni»; la casa editrice Laterza, « pel cui conto tradussi nell’anno 1915 “Sanctuaires d’Orient” di Edoardo Schuré»;235 Felice Ferrero, «corrispondente del Corriere della Sera, in tempi di guerra direttore dell’Ufficio d’Informazioni del Governo Italiano a New York, per cui feci parecchie traduzioni dall’italiano in inglese»; infine, la Metropolitan Life Insurance Company di New York, presso cui era stata «traduttrice e bibliotecaria medica per tre anni», come avrebbe potuto confermare il dottor «Augustus S. Knight, Medical Director della medesima».236 Dopo la lunga serie di referenze transnazionali, la Fiano lanciò un appello a Formiggini:

Dal momento che la Ics sembra una istituzione che ha a cuore la diffusione della cultura italiana all’estero, son sicura che, potendo, vorrete incoraggiarmi ad introdurre presso il pubblico che legge l’inglese quelle opere recenti italiane che, ad occhio e croce, penso possano interessarlo. Naturalmente, alla lettura dei libri potrei cambiare di parere. Sono gli editori italiani disposti ad inviare copie di saggio dei loro libri a chi si proponga di far del suo meglio a tale scopo?237

232 AEF, fasc. Apologie, doc. 19, cartolina da La Valletta del 1924.

233 AEF, fasc. Apologie, doc. 24, telegramma da New York, con timbro postale del 09.08.1924. 234 AEF, fasc. Apologie, doc. 25, lettera da New York del 13.08.1924.

235 Il riferimento è al volume: Edoardo Schuré, Santuari d’Oriente. Egitto, Grecia, Palestina, traduzione di Olga

Fiano, Laterza, Bari, 1915.

236 AEF, fasc. Apologie, doc. 25, cit. 237 Ibidem.