La ricerca nel campo delle tecnologie, in particolar modo delle tecnologie informative, pone dei problemi che hanno origine nel più ampio dibattito che da decenni anima in special modo l’ambito delle scienze sociali, ovvero la diatriba tra ricerca qualitativa e quantitativa con il consueto corollario di paradigmi a confronto. Non è mio intento addentrarmi in tale dibattito pur avendo in merito il mio avviso, che probabilmente trasparirà nelle pagine di questo scritto. Nel fare riferimento ai problemi metodologici posti dalla ricerca nel campo delle ICT, davo conto del fatto che in letteratura è fortemente auspicato, in quanto ritenuto maggiormente appropriato, per la complessità di variabili che le interazioni tra uomini, contesti professionali e oggetti tecnologici mettono in scena, un approccio qualitativo (Bruni, 2014) indicato come meglio in grado di esplorare interazioni, percezioni, influenze, fortemente contestualizzate e di difficile generalizzabilità. Ma anche l’approccio qualitativo ha ovviamente i suoi limiti, conosciuti nella circoscritta portata degli esiti a cui può giungere, nello stesso tempo ci sono necessità, da parte delle organizzazioni, di avere indicazioni in merito a quali sono i fattori, che per esempio sono alla base della riuscita di progetti aziendali di implementazione di sistemi informativi, settore particolarmente
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157 diffuso in ambito sanitario e altrettanto delicato. Ma soprattutto, il punto essenziale è la complessità del fenomeno e del contesto di osservazione, ovvero l’organizzazione ed il lavoro sanitario, per cui per quanto concerne il seguente lavoro ritengo opportuno adottare un cosiddetto mixed-method, di cui riporto una definizione (Johnson et al., 2007):
“La ricerca con i mixed-methods è il tipo di ricerca in cui un ricercatore o team di ricercatori combina elementi derivanti da approcci di ricerca qualitativa e quantitativa (ad esempio, l'uso di punti di vista qualitativi e quantitativi, raccolta di dati, analisi, tecniche di inferenza) con lo scopo generale di raggiungere maggiore ampiezza e profondità nella comprensione e corroborazione dei quesiti di ricerca.”
Una scelta che non vuole essere una salomonica via di mezzo, ma fa riferimento al fatto che, proprio in ossequio alla complessità del tema e di tutte le dimensioni che richiama, sia utile ed appropriato osservare il fenomeno delle interazioni tra tecnologie ICT nel contesto delle organizzazioni sanitarie, con uno sguardo più ampio, utilizzando sia un approccio qualitativo che quantitativo, seguendo la logica di un pluralismo metodologico che appare essere meglio in grado di superare i limiti delle scelte di campo e di permettere una maggiore ampiezza di osservazione e comprensione (Hackney et al., 2007). Naturalmente non si tratta in modo semplicistico di associare due metodologie, ma di combinarle in modo proficuo valorizzando al meglio le potenzialità della visione qualitativa e quantitativa, secondo quello che è stato definito il “terzo paradigma metodologico” (Johnson, Christensen, 2017). Esistono diverse opzioni per l’utilizzo di un approccio mixed-method (Greene, 2015), nel mio caso la scelta più adeguata sembra essere quella della combinazione ai fini della “completezza”, laddove un disegno di ricerca mixed-method permette di spingersi ad ottenere una immagine il più ampio e circostanziato possibile del fenomeno osservato (Morgan, 2014). In questo caso i dati emergenti dall’analisi qualitativa permettono di spiegare in modo approfondito e
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158 contestualizzato, le informazioni più rigide e lineari provenienti dall’indagine quantitativa, che nel caso specifico fanno riferimento alla volontà di indagare e descrivere la relazione tra attori sociali e artefatti tecnologici, allo scopo di misurare quali variabili risultano essere significative nel comportamento dei singoli rispetto all’utilizzo di tali artefatti. I modelli ed approcci rintracciabili in letteratura (Schoonenboom, 2016), che utilizzano un approccio quantitativo, tendono a considerare poco nell’analisi il contesto relazionale e la rete sociale in cui il soggetto è inserito, da qui l’esigenza metodologica di adottare anche un approccio qualitativo capace invece di dar conto di queste dimensioni di contesto che possono fornire informazioni molto rilevanti ai fini della comprensione del fenomeno studiato. Ma voglio chiarire meglio cosa s’intende e di quali aspetti si compone e caratterizza un approccio mixed-method. A partire dagli obiettivi generali della ricerca esistono una serie di motivi per i quali un ricercatore decide di scegliere un approccio misto, Greene identifica cinque tipi di scopi (Greene, 2007):
1. La triangolazione alla ricerca di convergenze e corrispondenza dei risultati provenienti da diverse metodologie;
2. La ricerca di complementarietà l'elaborazione, la valorizzazione, la presentazione e chiarificazione dei risultati ottenuti con un metodo, comparando con i risultati di un altro metodo;
3. Ricercare l’evoluzione utilizzando i risultati di una metodologia per contribuire a sviluppare o informare un altro metodo di ricerca, in cui lo sviluppo è interpretato in senso ampio e include il campionamento e l’attuazione, nonché le decisioni in merito ai metodi di misurazione;
4. La ricerca di apertura, la scoperta di paradossi e contraddizioni, nuove prospettive teoriche, la riformulazione di domande o risultati prodotti con un metodo, con domande o risultati prodotti con un altro metodo;
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159 5. L’approccio espansivo cerca di estendere l'ampiezza e il raggio di un’indagine utilizzando diversi metodi per le diverse componenti della ricerca;
Questo per quanto attiene allo scopo generale della ricerca, un secondo aspetto rilevante in un approccio misto è la dichiarazione del rapporto tra elementi quantitativi ed elementi qualitativi, allo scopo di chiarire quale dei due approcci è prevalente, rispettivamente se si attribuisce eguale peso ad entrambi i punti di vista (Morse, Niehaus, 2009). Un terzo aspetto fa riferimento alla dimensione temporale della ricerca, ed è mirato a rendere noto se la raccolta dei dati è avvenuta simultaneamente per entrambi gli approcci, oppure se uno dei due ha seguito l’altro, le due possibilità sono definite simultaneità o dipendenza, (Guest, 2013). Per quanto riguarda la simultaneità si possono distinguere disegni di ricerca sequenziali per cui un uno dei due approcci segue l’altro e o viceversa, oppure concorrenti per cui entrambi gli approcci si sviluppano simultaneamente, (Johnson, Christensen 2017). La dipendenza temporale invece può articolarsi, dipendenza dell’attuazione di una delle due componenti dai risultati dell’altra componente, rispettivamente indipendenza quando entrambe le componenti non dipendono dai risultati dell’altra per l’attuazione. Un quarto passaggio è la questione centrale dell’integrazione dei due approcci e dei risultati ottenuti. Esistono anche in questo caso in letteratura diverse valutazioni (Teddlie, Tashakkori, 2009), per cui un momento d’integrazione è un qualsiasi punto della ricerca in cui due o più componenti dello studio sono associati o connessi, in qualche modo, (Schoonenboom et al., 2017). I due aspetti generali da considerare attengono alla necessità, di descrivere i dati emersi dalle due componenti, collegare le analisi di una serie di dati all’altra, correlare le due serie di dati utilizzando uno schema teorico di riferimento, (Creswell, Plano Clark, 2011).
In base alle considerazioni precedentemente sviluppate, l’ultimo decisivo passaggio è la scelta del tipo di disegno di ricerca da adottare, anche qui
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160 esistono diverse tipologie una delle più conosciute e quella proposta da Teddlie e Tashakori (Teddlie, Tashakkori, 2009), che riporto di seguito:
Disegno parallelo convergente
I due approcci sono usati simultaneamente iniziando con un’analisi indipendente dei dati qualitativi e quantitativi e in seguito integrando i dati nell’interpretazione/discussione dei risultati.
Disegno sequenziale esplicativo
I dati quantitativi e qualitativi sono raccolti ed analizzati in sequenza, si inizia con un disegno quantitativo e si approfondisce il fenomeno con uno qualitativo.
Disegno esplorativo sequenziale
In questo caso, in riferimento per esempio ad un fenomeno poco conosciuto, si iniziano a raccogliere i dati con un approccio qualitativo. I risultati della prima fase vengono poi utilizzati per una successiva fase di raccolta ed analisi di dati quantitativa.
Disegno integrato
In questo disegno i dati sono raccolti contemporaneamente o in sequenza, uno dei due approcci e predominante sull’altro (in genere quello quantitativo). I dati dell’altro approccio (qualitativo per esempio) sono utilizzati per comprendere degli aspetti particolari di un dato fenomeno. In conclusione quindi le motivazioni della scelta di un approccio misto sono dovute alle specificità del fenomeno oggetto del presente studio, che come detto prima presenta una molteplicità di sfaccettature, che per essere colte e dunque permettere di comprendere il fenomeno stesso, senza avere la presunzione di esaurire la sua comprensibilità ovviamente, necessità di una strumentazione metodologica flessibile ed integrabile, ed evidentemente rigorosa.
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