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APPU N TI PER L ’INTERPRETAZIONE DI BLONDEL

l ’America anglosassone 3 e al Giappone4, dal mondo tedesco 5 a quel­ lo spagnolo e latino-americano 6, è però in Francia, in Belgio, in Sviz­ zera ed in Italia che ha avuto i più fini e sensibili interpreti anche se non pochi sono stati gli apologeti entusiasti come gli aspri ed inge­ nerosi detrattori.

3. K. Gilb e r t, M. Blondel’s philosophy of action, in «T he philosophical review », 1924; R. Jacques, Blondel’s « Action » against thè totalitarism, in «University of Toronto Quarterly », 1940; P. E. Me Keev er, Maurice Blondel:

figure of controversy, in « The American ecclesiastical review », 1932; A. Dr u,

The importance of M. Blondel, in « T h e downside review », 1962; L. Du p r é,

Reflections on Blondel’s religious philosophy, in « The new scholasticism », 1966;

I. Trbthowan, Blondel’s le sens chrétien, in « The downside review », 1967. 4. Mikumo Na t su m i, Senso dell’azione come mediatore di conoscenza, in « Philosophy », Tokio 1954; Id., Saggio sulla filosoga morale e religiosa di H. Bergson

e M. Blondel, Ibid., 1936. Scritti in giapponese, sono però accompagnati da un

riassunto in inglese ed in francese.

3. W. Warnach, Sein und Freiheit. B lon dels E n tw u rf einer norm ativen Onto­ logie, in « Zeitschrift fùr Katholische Theologie », 1939; A. Brunner, M aurice Blondel. P hilosophie des M enschen, in « Stimmen der Zeit », 1939; A. Dem pf,

M aurice B lon del, in « Philosophisches Jahrbuch », 19 33; P. Henrici, Ph ilosophie und G laubensleben, V erójfentlichungen zum B lon del-]u bilàu m, in « Orientierung », 1962; Id., G laub ensleben und kritische V ern u n ft als G ru n dk rà fte d er M etaphysik des jungen B lon del, in « Gregorianum », 1964; R. Scherer, P h ilosophieren im Horizont des G laubens. D ie A ction 18 9 3 von M . B lo n d e l im Lich te d er G eschichte,

in G ott in W elt, Festgabe fùr Karl Rahner, I I , Freiburg, Basel, Wien, Verlang Herder, 1964; G . Polzer, K ritik des Lebens. Das M ensch enbild der Friihschriften M aurice Blondels, Wurzburg, Konrad Triltsch Verlag, 1963; Id., Platons « P h ilebo s »

in Blondels Action, in Parusia, studi sulla filosofia di Platone e sui problemi storici del platonismo, Frankfurt-Main, Minerva 1963; U. Hommes, D ie « A ction » Blondels,

in « Philosophisches Jahrbuch », 1966-67; P. Henrici, Z w isch en Transzenden- talphilosophie und christlicher Praxis. Z u r philosophischen M eth ode M aurice B lon dels,

in « Philosophisches Jahrbuch », 1967-68; U. Zuidema, D e im m anentiem etode van M aurice Blondel, in « Philosophia reformata», 19 6 1. Opera di presentazione del pensiero blondeliano alla cultura olandese vuol essere il recente volume curato da A. Poncelet, Kergedachten van M aurice B lon del, Roermond, J . J . Romen, 1967. La storiografia tedesca ed in particolare l ’Henrici, indaga insistentemente intorno alla incidenza che la filosofia tedesca ebbe su Blondel, tentando di allargare il respiro problematico della critica francese; quella olandese studia in particolare i possibili accostamenti del pensiero blondeliano alle tesi riformate.

6. L ’interesse per il Blondel è assai vivo in Spagna e nell’America latina. Qui ha trovato uno studioso assiduo in J . Roig Gironella cui si deve l ’esposizione critica del pensiero blondeliano e l’informazione bibliografica più completa nell’area culturale di lingua spagnola: La filosofia dell’accion, Madrid, Istituto filosofico Louis Vivés, 1943; La apologetica y la filosofia de la accion, in « Razon y Fe », 1943;

Filosofia blondeliana, Barcelona, Ed. Balmesiana, 1944 e, in occasione del centenario

blondeliano, El sentido profundo de la filosofia de Blondel, in « Espiritu », 1962. Il centenario è stato pure celebrato dalla rivista madrilena « Pensamiento », con una bibliografia di J. Gómez Caffarena, Publicaciones sobre Blondel en el primer

Il nostro lavoro potrà sembrare, a prima vista, metodologica­ mente incerto, almeno in alcune sue decisioni. Una bibliografia che volesse darsi come scientificamente esaustiva e rigorosa non potrebbe che strutturarsi cronologicamente, e ciò per un duplice e convergente ordine di ragioni. In primo luogo il pensiero blondeliano, che appa­ rentemente sembra tutto concentrato in un operoso, superiore isola­ mento, nasce e s’approfondisce in un solco di intima aderenza all’esi­ stenziale. La filosofia non è idéophage, verbivore, logologie: « nous étudions dan le concret mème ce qui comporte une valeur univer- selle ». Di qui la sua règie implacable: « de ne jamais làcher le con­ cret »; il suo costitutivo dessein: « de revenir constamment aux vè- rités concrètes et vécues ». Ma esso matura anche in un fervore di nobile, calda polemica consapevolmente riscattata: « Je ne prétendrai pas me connaìtre et m’éprouver, acquérir la certitude ni apprécier la destinée de l’homme, sans livrer au creuset tout l’homme que je porte en moi. C ’est un laboratoire vivant que cet organisme de chair, d’appétits, de désir, de pensées dont je sens perpetuellement l’obscur travail: voilà où doit se faire d’abord ma Science de la vie... Les ètres ne sont pas seulement à voir, à décrire, ils sont à faire, ils ont à se faire ». Dalla polemica come dalla totale assunzione dell’esisten­ ziale il Blondel trae stimoli non solo di riprese e revisioni, ma anche di ideale sviluppo.

D ’altra parte, però, il suo pensiero ha una sua solida e com­ patta unità che stringe insieme e svolge una molteplicità apparente­ mente dispersa, ma in realtà fortemente unitaria di aspetti, per cui temi politico-sociali e pedagogici si saldano a quelli etici così come quelli gnoseologici respirano in una prospettiva metafisica e questa

centenario de su nascimento, 1962. Sono da segnalare due recenti saggi: G . Villa- roeil, E l ser, término del pensamiento critico blondeliano, Lima, Edit. Universitaria, 19 6 1 e O. Argerami, Pensar y ser en M. Blondel, Buenos Aires, Editorial Guada- lupe, 1967. In Brasile, A . Gomez, Blondel explorador do pensamento, in « Rivista filosofica do Nordeste », 19 6 1; in Portogallo, Cl. Hummeis, Renovaqao des provas tradicionais da existència de Deus por Maurice Blondel en l’Action (1893), in « Itin erariu m » , 19 6 3; in Cile, J . Hourton, Las condiciones de posibilidad de la filosofia cristiana. Irradiación de la posición blondeliana, in « Annales de la Fa- cultad de Filosofia y Ciencias de la Educación, Santiago, 1963 e, ancora in Spagna,

V. Abril Castellò, Biranismo, blondelismo, neotomismo-, génesis de la doctrina e spiritualista sobre la perfección humana, in « Crisis », 1967.

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vive di una sua consapevole vita religiosa. Per Blondel infatti « la vie surnaturelle n’est pas une création ex nihilo: elle renouvelle et élève, elle est transformante, elle n’est pas destructrice et mème la chair sanctifiée participe, comme la raison, à la naissance éter- nelle. Denuo nasci non tollit naturam ». La stessa ricerca storica si carica, con risentita intenzionalità, di un suo ben preciso valore teoretico: sunt multae mansiones in domo Patris et multiformes viae veritatis. L ’occasionalità ha quindi sempre una sua essenziale, radicale motivazione e la cronaca sollecita una lunga, impegnatissima, sincera meditazione critica e genera un’autentica storia di riflessione filosofica: « Prétendre qu’à un moment donné la Science philosophi- que peut ètre achevée et défìnitivement dose — scrive il Blondel in un frammento inedito che porta significativamente il titolo Róle

et raison d’étre de la philosophie — c’est méconnaitre sa nature

réelle, car, selon l’expression de Boutrox, une doctrine qui voudrait s’imposer comme exclusive, définitive et dose, prouverait par cette seule prétention et affirmation qu’elle menace de sclérose les vérités mèmes qu’elle contenait et penserait défendre. De mème que, au sein de l’humanité, les provinces ou les patries ont leur profonde raison d’exister et de se maintenir pour mettre en valeur les inépuissa- bles richesses et variétés de civilisation toujours partielles et successi- ves, de mème la diversité des doctrines philosophiques, sans jamais égaler la plenitude de la verité totale, contribue a entratenir la vie de l ’esprit, à redresser les fausses orientations, à maintenir ouvertes les voies d’accès pour les àmes et pour les sociétés humaines ».

L ’esegesi critica segue, a sua volta, questa linea di sviluppo per cui bisogna aspettare non solo, come è ovvio, la pubblicazione della

Trilogia, ma quasi la morte dell’autore per avere interpretazioni cri­

tiche autenticamente serene e scientificamente severe. La polemica intride alle sue origini gli studi sulla filosofia blondeliana e l’apolo- gia o il rifiuto, l’entusiasmo o la condanna sono atteggiamenti che non si sciolgono neppure in anni a noi vicini. Vale per il Blondel quel che acutamente faceva osservare il Mathieu per la critica bergso- niana: nascendo da una scoperta o sottile, consapevole o ingenua po­ sizione aprioristica, tende a tradursi in adesione o in scomunica e procede più per confronti che per approfondimenti. Il che non

vuol dire generica condanna per queste prese di posizione critica che talvolta offrono spunti fecondi di autentica intelligenza del pensiero blondeliano, ma intende sottolineare dei limiti spesso densi di capa­ cità di fraintendimento e definire una dimensione culturale che, in quanto assunta, va tenuta presente ai fini di una valida interpreta­ zione della figura e dell’opera del Blondel. Svellere perciò pensiero ed esegesi blondeliani dalla matrice di scoperta o segreta polemica e dalla cronaca stimolante che l’ordinamento cronologico consente di percepire almeno nei suoi termini più immediati, sarebbe avviarsi per una strada rischiosa di astrattezze e di preconcetti e precluderebbe forse un’autentica comprensione critica del pensiero blondeliano.

Nè, d’altra parte, le nostre indicazioni bibliografiche hanno pre­ tesa alcuna di esaustività: non consentono quindi strutture multiple che si integrino a vicenda. Abbiamo perciò seguito, come fondamen­ tale, il modulo cronologico, ma quando l’abbiamo ritenuto utile e cor­ retto ce ne siamo, sia pur di poco, discostati per consentire al let­ tore di individuare con più netto profilo una polemica o di cogliere l ’urgenza di un tema o l’impegno di un approfondimento critico. Ci è sembrato così interessante, per le ragioni che abbiamo cercato di precisare, isolare — quando possibile — i « confronti »: non per in­ trodurre un diverso criterio metodologico o per variare il rigore, alla lunga monotono, di una struttura rigida, bensì perché essi rappresen­ tano un modulo storiografico a se stante e testimoniano insieme di una prospettiva critica e di un animus interpretativo che conducono ad una « lettura » tutta particolare della filosofia blondeliana. Tanto più che questa « optique théàtrale », come con rara efficacia la definì il Lalande, se costituisce un filone caratteristico della cultura francese che ha indubbiamente il gusto ed il culto, ma anche il genio del « per­ sonaggio » e delle sue interiori avventure, non è tuttavia estranea non solo a quella italiana, che, subito dopo la francese, alimenta essa pure una sua propensione « dramatica », ma neppure a quella tedesca7

7. Cfr. l ’ampio e fondamentale saggio di P. Hen r ic i, Hegel und Blondel.

Etne Untersuchung iiber Form und Sinn der Dialektik in der « Fhanomenologie des

Geistes » und der ersten « Action », Pullach bei Miinchen, Verlag Berchmanskolleg,

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ed all’anglo-sassone 8 e perfino, come abbiamo già avuto occasione di citare, alla giapponese.

I limiti stessi del nostro lavoro, così come ragioni di rapidità di consultazione e facilità di reperimento, hanno inoltre indotto, quando possibile, a non ripetere l ’indicazione sia dei saggi blondeliani che di quelli della critica che hanno trovato sistemazione in specifiche raccolte o che fossero stati precedentemente citati.

In considerazione, infine, della loro particolare natura e speci­ fica intenzionalità abbiamo tenute distinte le interpretazioni pedago­ giche del pensiero del Blondel.

La traduzione italiana dei testi francesi è sempre data accanto all’indicazione dell’opera originale: un asterisco ne faciliterà il re­ perimento.

8. F. J. D. Scott, W illiam Ja m es and M aurice B lo n d e l, in « The new scho- lasticism», 1958; Ch. Mooney, B lo n d e l and T eilh a rd d e C hardin , in « Thougth », 1962; F. J. D. Scott, M aurice B lo n d e l and P ierre R ousselot, in « The new scho- lasticism », 1962.

LE OPERE DI BLONDEL

Per ea qnae videntur et absunt ad ea quae non videntur et sunt

dall’ex libris di Blondel

i. - Opere fondamentali in volume

* L ’Action. Essai d’une critique de la vie et d ’une Science de la

pratique, Paris, Alcan, 1893.

Nota anche come prima Action, è la tesi francese di dottorato del Blondel. Un resoconto dettagliato dell’andamento della discussione, su appunti stesi dal Blondel l’indomani dell’esame — sostenuto il 7 giu­ gno 1893 davanti ad una commissione presieduta dall’Himly, allora de­ cano della facoltà, e che aveva come relatore il Boutroux e come membri V. Brochard, P. Janet, H. Marion, G. Séailles — l’ha pubblicato, quasi quindici anni dopo, un amico del Blondel: * J. Wehrlé, E ne soutenance

de thèse, in « Annales de philosophie chrétienne », 1907, riedito poi in

« Etudes blondéliennes », n. 1, 19 31. La traduzione italiana si trova in appendice a Storia e Dogma, a cura di E. Carpita e M. Casotti, Firenze, Vallecchi, s. d. ma 1922. Un’efficace presentazione critica della discus­ sione, accompagnata da precise delucidazioni e opportuni commenti, è quella di uno dei più impegnati e devoti studiosi del Blondel, B. Ro- meyer, M . Blondel (1861-1949). Réflexions sur la soutenance de l’Action

(JS93), in: « Nouvelle revue théologique », maggio-agosto 1949. Pub­ blicato come reverente omaggio in occasione della morte del filosofo, il saggio è particolarmente prezioso non soltanto per le osservazioni criti­

che del Romeyer, quanto piuttosto perché ci consente di cogliere dal vivo, attraverso obiezioni e risposte, sia le difficoltà intrinseche al pen­ siero blondeliano fin dalla sua prima ed alta sistemazione, sia l’ostilità 0 per lo meno il disagio della cultura scientifica e dell’ambiente accade­ mico in cui il pensiero del Blondel viene immediatamente a collocarsi. 1 razionalisti infatti, che rappresentavano, con personalità di grande ri­ lievo, la Francia colta ed ufficiale, erano per lo meno « irrités » contro il Blondel: per loro « le rationalisme » dei suoi mezzi era pericolosa­ mente impiegato a suffragare « l’irrationalisme » delle sue soluzioni. E ’ comprensibile, quindi, come i suoi giudici, che quell’ambiente e quella cultura esprimevano, fossero « hostiles au fond » come riconosce schiet­ tamente il Blondel stesso: nella sua tesi essi non potevano che « n’y voir