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A PPU N T I PER L ’INTERPRETAZIONE DI BLONDEL

Fondamentale diventa perciò la storia della stesura, delle varian­ ti, delle aggiunte, delle rifusioni dei manoscritti e delle bozze di stampa. Offre documenti importanti a questo proposito, in parti­ colare per quel che riguarda le inquiete vicende dell’ultimo capi­ tolo (presentato e poi ritirato alla discussione e finalmente reinseri­ to, rifuso, nell’edizione definitiva) un ampio studio di H. Bouillard, Le dernier chapitre de l’« Action » (1893). Edition critique, in « Archi- ves de philosophie », gennaio-marzo 1961, accuratamente completato dalla pubblicazione di alcune lettere del Delbos attinenti la composizione del-

VAction. Momento fondamentale della riflessione del Blondel, punto di

partenza ineludibile di qualsiasi studio del suo pensiero, centro di una polemica aspra ed ingiusta accolta con una dignità che incute autentico rispetto, non stupisce che, dopo la morte dell’Autore, VAction del 1893 sia diventata, per i fedeli seguaci del Maestro di Aix-en Provence, un testo da studiare con il rigore filologico e la cura puntuale che si deve ai « classici ». Assai significativi, a questo proposito, i saggi, nei loro limiti veramente esaurienti, di A. Hayen, Fragment d’un commentane

technique de la première « Action » e Fragment d’un vocabulaire blon- délien, pubblicati in appendice al suo studio L’inachévement du blondé- lisme et ses exigences, in: « Teoresi », n. 1 - 4, 1950.

Poiché — a suo parere — la stessa « densité » dell’opera scorag- gerebbe i lettori impazienti e la sua « complexité » potrebbe generare errori d’interpretazione, R. Saint-Jean ne ha tentato uno studio « gene­ tico » ripercorrendo criticamente il fondamentale lavoro preparatorio del-

VAction che occupa il dodicennio di formazione del Blondel; gli anni

duri in cui « la philosophie marque l’homme de ses stigmates d’exigen- ces » e « l’homme confère à la philosophie l’élan et les accents drama- tiques d’une vie des recherches ardues »: Genèse de l’action. Blondel

1882-1893, Bruges, Desclée De Brouwer, 1965. Una via già indicata,

ma appena tracciata dal saggio dell’Archambault, con il medesimo titolo, in «La nou velie j ournée » del 1921.

Interessantissimo diventa oggi seguire le reazioni immediate alla pubblicazione dell Action. Vi provvede molto opportunamente il x0 fase, degli « Etudes blondéliennes » cit. ristampando le più autorevoli recen­ sioni uscite sulle più prestigiose riviste dell’epoca. Si tratta delle note critiche di L. Brunschvicg nella « Revue de Métaphysique et de Morale », di V. Delbos nella « Revue philosophique de la France et de l’Etranger » e di A. Margerie negli « Annales de philosophie chrétienne ». La « Revue de Métaphysique et de Morale » era stata la più dura nel manifestare la sua ripugnanza all Action ed aveva pronosticato con franchezza degli « adversaires résolus ». Strano — ci vien da pensare — dato il program­ ma di superiore equilibrio e di intelligente apertura che la rivista s’era

dato; ma va tenuto presente l’ideale risentitamente razionalistico che ani­ mava quel foyer e nel quale tutti si ritrovavano. Il Blondel reagì imme­ diatamente con una fiera lettera, che la « Revue de Métaphysique et de Morale » pubblicherà nel supplemento al n. i del 1894, con la quale non solo si difende dall’accusa di aver violato i diritti della ragione, ma rivendica per sé il diritto di affrontare « en philosophe » il problema della religione e quindi proclama la « filosoficità » della sua ricerca « proposant à l’audiance de tous les esprits libres un problème qu’on ne saurait exclure sans mutiler la raison elle mème ». Il Brunschvicg fu poi il primo a riconoscere cavallerescamente il suo torto. La tradu­ zione italiana della lettera del Blondel si trova in appendice a Storia

e Dogma, a cura di E. Carpita e M. Casotti, cit.

Da non trascurare — in quanto puntualizzazioni preziose che su­ perano i limiti dell’occasione che le ha dettate e quindi riflessioni che, collocandosi nell’arco compreso tra le due Action, consentono di seguire il precisarsi e l’approfondirsi di alcuni aspetti tematici dell’opera del 1:893 — sono i contributi del Blondel alla stesura della voce Action nel Vocabulaire technique et critique de la philosophie del Lalande (cfr. Cri-

tique, observations e la lettera del Blondel al Lalande in « Bulletin de

la Société Frangaise de Philosophie », 1902). La voce del 1902 è stata poi ripresa ed integrata nella seconda e quarta edizione del Vocabulaire, Paris, Alcan, 1926 e 1932. Critique, observations e lettre sono riprodotte rispettivamente nella struttura della voce e nell 'Appendice della fonda- mentale quinta edizione, Paris, Presses Universitaires de France, 1947.

Un ripensamento, in pacata, rapida sintesi, di tutta la problematica

dAd Action, dal suo proporsi ai suoi più maturi sviluppi, in particolare

alle sue implicazioni etico-sociali, è il saggio del Blondel ormai ultraot­ tantenne: La philosophie de l’action, in: « Les études philosophiques », n. 1, 1946.

Della prima Action è stata curata, subito dopo la scomparsa del filosofo, una nuova edizione: Paris, Presses Universitaires de France, 1950. E ’ questo il primo volume del programma di riedizione di tutte le opere del Blondel a cura dell’associazione « Amis de Maurice Blondel » in corso a Parigi, presso le Presses Universitaires de France.

Un’ottima scelta dei temi morali dAd Action, per la collezione « Les moralistes chrétiens », è stata curata da Y. de Montcheuil, che ha breve­ mente, ma acutamente connesso e commentato i testi, e da A. Valensin, che l’ha finemente presentata: Maurice Blondel, Paris, Gabalda, 1934.

Un’avventurosa traduzione italiana, non autorizzata dal Blondel, è opera di E. Codignola, 2 voli., Firenze, Vallecchi, 19 21. Non essendo stato preventivamente neppure informato, il Blondel reagì con una let­ tera significativamente intitolata Un rapi, in: « La nouvelle journée »,

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i° marzo 1921, nella quale precisava che non intendeva affatto rinne­ gare l’opera del '93, ma sottolineava la sua adesione a certe tesi dell’ari- stotelismo. Ne nacque, come conseguenza, una polemica con il Laber- thonnière sull’« aristotelismo blondeliano », particolarmente interessante,

e che è possibile seguire nella correspondance.

Buone antologie scolastiche sono L ’Azione, a cura di G. Durante, Firenze, Sansoni, 1934, 2a ediz. 1946 e quella, opportunamente accom­ pagnata da passi della seconda Action, curata da A. Vedaldi, Torino, Paravia, 1950.

De « vinculo substantiali » et de substantia composita apud Leibni- tium, Paris, Alcan, 1893.

Su questo tema, materia della tesi latina di dottorato che il Bro- chard aveva giudicato « une étude sérieuse et consciencieuse », il Blondel tornerà, approfondendolo, oltre trentanni dopo, testimoniando così la lunga e feconda presenza al suo spirito del pensiero di Leibniz, con il saggio: Une énigme historique: le « vinculum substantiale » d’après

Leibniz et l’ébauche d’un réalisme supérieur, Paris, Beauchesne, 1930,

preceduto da una lunga ed importante lettera al P. Aug. Valensin in cui il Blondel chiarisce le ragioni profonde che lo legano al tema ed all’au­ tore. Al « suo » Leibniz tornerà ancora appena pochi anni prima della morte per sfiorare un problema sottile, Souplesse et sincérité de Leibniz, in: « Giornale di metafisica », n. 6, 1946.

All’impegno critico di Blondel intorno a Leibniz hanno dedicato studi F. Olgiati, Leibniz e Blondel, in: « Rivista di filosofia neoscola­ stica », n. 4-5, 1931, Y. de Montcheuil, Le problème du «Vinculum »

leibnizien d’après M. Blondel, in: Mélanges théologiques, Paris, Aubier,

1946, ma già in: « Revue apologétique », 1931 e, recentemente, J. Brun,

Leibniz et Blondel, in Hommage à M. Blondel, Faculté des Lettres et

des Sciences Humaines de l’Université de Dijon, Paris, Société Les Belles Lettres, 1962; J. Flamand, L’idée de médiation chez M. Blondel, Lou­ vain, 1969.

Qu’est-ce que la foi?, Paris, Bloud et Gay, 1908 (con il nome di

F. Mallet).

Il saggio, premiato al concorso indetto nel 1905 dalla « Revue du clergé frangais », raccoglie gli articoli pubblicati sulla rivista rispettiva­ mente nel 1906 e 1908, con i titoli: La foi et la Science e L ’unite com-

plexe du problème de la foi: méprises et éclaircissements.

Comment réaliser l’apologétique intégrale: thèse de rechange ou point d’accord?, Paris, Bloud et Gay, 1913 (con lo pseudonimo di Ber­

nard de Sailly).

Raccoglie gli articoli sul tema pubblicati in: « Annales de philo- sophie chrétienne », 19 12 e 19 13.

L e procès de l ’intelligence, Paris, Bloud et Gay, 1922.

Raccoglie i saggi usciti con il medesimo titolo in: « La nouvelle journée », giugno, luglio, agosto 19 2 1, riprendendo l’idea centrale del breve scritto L e vrai et le faux intellectualism e, in: « Revue du clergé fran^ais », 1919.

* Léon Ollé-Laprune. L ’achèvem ent et l ’avenir de son o eu vre, Pa­ ris, Bloud et Gay, 1923, nuova edizione nella collezione « Les maitres d’une génération », ibid., 1932. Rielaborazione di una serie di articoli apparsi in: « La nouvelle journée » dal marzo all’agosto del 1922. La terza parte dell’opera riprende, con ritocchi e con una nota introduttiva, il saggio L ’unité intellectuelle et m orale de la France) in « Annales de philosophie chrétienne », 1892 e L a responsabilité intellectuelle d ’après une lettre inèdite de L . O llé-Laprune à Caro su f la C ertitu d e morale, in: « La nouvelle journée », 1920.

La traduzione italiana è a cura di O. Arcuno, Firenze, Vallecchi, 1923.

Al suo maestro il Blondel aveva già dedicato un ampio saggio com­ memorativo della sua morte: * L éon O llé-Laprune, in: « Annuaire An- ciens Elèves de l’Ecole Normale Supérieure », 1899; in fascicolo, Paris, Dumoulin, 1899. Il saggio è tradotto da A. Codignola in L. Ollé-Laprune, I l valore della vita, Firenze, Vallecchi, 2a ediz. 1924.

L ’itinéraire philosophique d e M aurice B londel. Propos recueillis par Frédéric Lefèvre, Paris, Spes, 1928.

Non ostante il titolo e la lettera-prefazione del Blondel, l’opera è interamente del filosofo d’Aix, come ormai inconfutabilmente dimostra il manoscritto affidato, nel 1961, alla biblioteca Méjane d’Aix-en-Provence. L ’autore ha voluto, così intitolando (anche il titolo è stato infatti scelto dal Blondel), sottolineare la struttura, il tono e l’occasione dell’opera nata dai colloqui con F. Lefèvre che allora teneva un’importante rubrica Line heure avec... sulla « Nouvelles littéraires » di cui era redattore capo. Unico intervento del Lefèvre, alcune osservazioni sull’opera di P. Marcel Jousse (cfr. la lettera al P. Aug. Valensin del 21 marzo 1928 in Cor- rispondance, voi. I li, pp. 141-142). Una nuova edizione di questo sag­ gio, fondamentale per cogliere genesi, sviluppo e conclusioni del pensiero del Blondel attraverso un esame critico che l’autore fa di sé e del suo centrale impegno di una filosofia del concreto nel rapporto filosofia-cri­ stianesimo, l’ha curata, con l’opportuna eliminazione della lettera-prefa­ zione, H. Bouillard, per le edizioni parigine Aubier-Montaigne, nel 1966.

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L e problèm e de la philosopie catholique, Cahier de la Nouvelle Journée n. 20, Paris, Bloud et Gay, 1932.

Sul medesimo tema il Blondel tenne pure una relazione alla seduta della « Société d’Etudes Philosophiques » del 26 novembre 1932: inter­ verranno sul problema il Castelli, il Gouhier, il Devolvè, il Maréchal. I testi del dibattito in: « Etudes philosophiques », 1933.

Il cahier, che si trova al centro di un amplissimo arco di medita­ zioni che vanno dalla Lettre del 1896 a La philosophie et Vesprit chrétien, va collocato, per una sua più esatta e puntuale intelligenza sia teoretica che storica, anche nell’ambito di una vasta polemica — di cui è essa stessa espressione — maturata nella cultura francese di quegli anni. Il problema l’aveva acutamente avvertito e quasi provocato il Gilson il quale, nel suo Introduction a l’étude de Saint Augustin (Paris, Vrin, 1929), aveva proposto una « révision » del concetto di filosofia cristiana. Ma chi porterà alle sue estreme, negative conclusioni la questione sarà E. Bréhier con il suo saggio significativamente intitolato Y a-t-il une phi­ losophie chrétienne? Lo studio del Bréhier, a sua volta frutto di una convinzione approfonditasi tra il 1928, quando egli tenne sull’argomento un ciclo di conferenze all’« Institut des hautes études de Belgique » di Bruxelles, e il 1931, quando la sua problematica usci, rielaborata in forma di saggio, sulla « Revue de Métaphysique et de Morale », provocò una immediata risposta del Blondel pubblicata nell’ultimo fascicolo del 1931 della medesima rivista e con l’identico titolo Y a-t-il une philosophie chrétienne?

Il tema aveva investito ufficialmente la cultura accademica francese che alla Sorbonne dibattè ampiamente il problema della Notion de phi­

losophie chrétienne in una memorabile seduta della « Société Frangaise de Philosophie ». Alla discussione il Blondel partecipò con una lettera

al Gilson che, in quella sede, tenne la relazione introduttiva (cfr. seduta del 21 marzo 1931 in « Bulletin de la Société Frangaise de Philosophie », 1931). L ’ampiezza e l’impegno di questa fondamentale polemica genera­ rono contributi che vanno presi in attenta considerazione non foss’altro per saggiare, nelle diverse pieghe della stessa interpretazione « cattolica » e perfino « blondeliana » della delicata questione, la posizione autentica del Blondel. Si vedano, tra gli altri, oltre E. Gilson, Le problème de la

philosophie chrétienne, in: «Vie intellectuelle », 19 31 e Autour de la philosophie chrétienne, ibid., 1933, le repliche di G. Marcel nel cahier

de « La nouvelle journée » dedicato al problema e nella « Nouvelle revue des Jeunes », 1932; J. Huby, Sagesse chrétienne et philosophie, in: « Etudes », 1932; B. Romeyer, Autour du problème de la philosophie

chrétienne. Phase critique et hlondélienne, in: « Archives de philosophie »,

de Métaphysique et de Morale », 1932; J. Maritain, De la philosophie

chrétienne, Paris, Desclée, 1933; A. D. Sertillanges, De la philosophie chrétienne, in: « Vie intellectuelle », 1933; B. de Solages, Le problème de la philosophie chrétienne, in: « Vie intellectuelle », 1933; P. Guerin, A propos de la philosopie chrétienne, in: « Revue d’histoire et de la phi­

losophie religieuse », 1935; H. de Lubac, Sur la philosophie chrétienne.

Réflexions à la suite d’un débat, in: « Nouvelle revue théologique », 1936.

Una ricca bibliografia offre il Gilson in L ’esprit de la philosophie

médiévale, Paris, Vrin, 1932, 2a ediz. 1944 (traduzione italiana, Brescia,

Morcelliana, 1947), mentre un ampio panorama critico dell’intera que­ stione ha tracciato M. F. Sciacca in II problema di Dio e della religione

nella filosofia attuale, Milano, Marzorati, 4a ediz. 1964.

Per comprendere tuttavia la polemica nella sua profonda matrice e nella vastità e portata dei suoi echi, è necessario inserirla in una ancor più radicale discussione aperta dal Brunschvicg nella sua fondamentale opera Le progrès de la conscience dans la philosophie occidentale, Paris, Alcan, 1927, la cui tesi di fondo — di origine pascaliana — della inconciliabilità tra il Dio di Abramo e il Dio dei filosofi trovò concisa formulazione, ed insieme degno e ampio dibattito di idee, nella relazione da lui tenuta alla « Société Frammise de Philosophie » su La querelle

de l’athéisme (cfr. « Bulletin de la Société Frammise de Philosophie »,

1928). Per la posizione assunta dal Blondel, si vedano anche le interpre­ tazioni che ne danno il Maresca: Dna recente discussione sul problema

di Dio in Francia, in appendice a II problema della religione nella filosofia contemporanea, Milano, Dante Alighieri, 1932 e A. Carlini, Dna questio­ ne sull’ateismo, in: « Giornale critico della filosofia italiana », 1932. *

* La pensée, 2 voli.: I) La genèse de la pensée et les paliers de

son ascension spontanée-, II) Les responsabilités de la pensée et la pos- sibilité de son achèvement, Paris, Alcan, 1934.

E ’ la prima opera della cosiddetta « trilogia » che offre nello spazio di soli tre anni, 1934-1937, quando ormai il Blondel aveva lasciato volon­ tariamente la cattedra, la sistemazione organica della filosofia blondeliana maturatasi lungo tutta una vita di isolato, studiosissimo, raccolto ripen­ samento. Giova certamente all’intelligenza della « trilogia » e dell’opera immediatamente seguente, la pubblicazione, a cura di N. Panis, di Deux

notes inédites sur la trilogie et l’« Esprit chrétien »: Sur l’idée directrice de la trilogie e Idée animatrice de la tétralogie, in « Archives de philo­

sophie », gennaio-marzo 1961. Un interessante inedito immediatamente connesso con la composizione di La pensée l’ha pubblicato il « Giornale di metafisica »: Pian de la pensée, n. 3, 1959. Lo Sciacca, presentando l’inedito, lo data tra il 19 31 e il 1932. Nell’inverno del 1929, con l’in-

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tento di chiarire, interpretare, approfondire temi e spunti di La pensée, il Blondel stese i Dialogues sur la pensée. Conflits et éclaircissements. Testo non originale e di scarsa capacità di incidenza, è tuttavia un « com­ mento » utilissimo a La pensée soprattutto in quanto sottolinea e ri­ prende, documentando un nobile atteggiamento di autocritica, motivi di difficoltà intrinseche all’opera. L ’ampio inedito, presentato da J. Paliard, insieme ad una Prefazione stesa nel 1942 ed edita come Avvertenza con­

clusiva, è stato pubblicato dagli « Etudes blondéliennes », fase. Ili,

Paris, 1954.

La prefazione dell’opera con il titolo significativo Introduction à

l’étude de la pensée. Déblaiement et sondages comparve sul n. 4 della

« Revue de Métaphysique et de Morale» del 1933. Il fatto, in sé abba­ stanza usuale, ha tuttavia una sua importanza storica e critica se la rivi­ sta che aveva salutato VAction come un tradimento dei diritti della ra­ gione avvertiva ora « le besoin d’un examen nouveau et d’une procédure qui conforme aux démarches de la nature comme à celles de la réflection, nous degagé cependant du terrain habituellement battu par les conflits philosophiques ».

Di La pensée è in corso la traduzione italiana a cura di M. F. Sciacca presso l’Editrice « La scuola ». E ’ uscito fino ad ora il I voi., Brescia,

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M-

* L ’Etre et les ètres. Essai d’ontologie concrète et intégrale, Paris, Alcan, 1933.

Il Pian de « L ’Etre » l’ha pubblicato il « Giornale di metafisica », n. 5, 1961. L’interessante inedito è introdotto e presentato da M. Méry.

La traduzione italiana è a cura di M. F. Sciacca, Brescia, « La scuo­ la », 1952.

L ’Action, 2 voli.: I) Le problème des causes secondes et le pur agir, Paris, Alcan, 1936; II) L ’action humaine et les conditions de son aboutissement, ibid., 1937.

Numerosi documenti testimoniano del lungo, tormentoso, severo ri- pensamento del Blondel e ci consentono, almeno per quanto ciò è pos­ sibile, di ripercorrere l’iter critico ed umano insieme che conclude in questa seconda Action: Note rédigée par M. Blondel et destinée à étre

inserée dans les volumes de l’« Action » (particolarmente interessante

perché costituisce forse la prima « integrazione » al testo del 1893);

■ Esquisse d’une reprise de « VAction » (redatto nella forma attuale nel

1927-28, risale tuttavia al 1912 e sembra essere la prima fondamentale testimonianza di una precisa volontà di una nuova stesura dell’opera);

pratique de VAction-, R ó le et raison d ’ètre de la philosophie-, La pensée pour Vaction et l ’action pour Vunion au vrai et au bien\ P rojets d e pré- face pour l ’« A ction »; L ettre préface. Tutti questi fondamentali inediti sono pubblicati nel fase. I degli « Etudes blondéliennes » cit. Non meno interessanti i documenti, essi pure inediti, reperibili nel fase. II degli «Etudes blondéliennes», Paris, 1952: Prem ier cahier: N otes pour la seconde édition de l ’« Action »; D euxièm e cahier: Pro jet d ’une préface pour la seconde édition de l ’« A ction ».

Una lucida schematizzazione istituzionale dei cinque volumi della « Trilogia », con evidenti intenti didattici, ha tentato P. Archambault, Initiation à la philosophie blondélienne en form e d e court traité de mé- taphysique, Paris, Bloud et Gay, 1941.

E ” appena il caso di avvertire come la « Trilogia », ed in partico­ lare la pubblicazione della seconda A ction, abbia dato vita ad un con­ fronto critico tra le giovanili e le mature posizioni del pensiero del Blon­ del, specialmente tra le due redazioni dell’opera maggiore e, conseguen­ temente, a due prospettive interpretative sottilmente polemiche: radi­ cata l’una — nel suo stesso impegno di liberare la filosofia del Blondel dall’accusa di « phénoménisme » ribadita dal Cartier — nella tematica della prima A ction studiata, con attenta acribia critica, nella sua stessa lenta ed inquieta gestazione (cfr. R. Saint-Jean, G en èse d e l ’A ction cit.) e giudicata il documento autentico della fondamentale ricerca blonde- liana: per cui l’Hayen — che pure aveva avvertito come il lettore si trovi « dans la nécessité de depasser le maitre sous peine de lui ètre infi- dèle » — non esita recentemente a dichiarare che « la philosophie chré- tienne de l’Action trouve son expression la plus achevée dans le livre que reste le chef-d’oeuvre de Maurice Blondel, l’Action de 1893 » {La philosophie catholique de M aurice B lo n d el au tem ps de la prem ière A ction, in: « Revue philosophique de Louvain », 1961, p. 313); tesa l’altra a dimostrare come soltanto la « Trilogia » rappresenti la dimen­ sione veramente matura e compiuta del pensiero del filosofo d’Aix e quindi il luogo fecondo dell’indagine critica dello storico. E se, con disinvolta approssimazione, si è potuto giudicare « immatura » la prima A ction ed affermare che essa altro non rappresenta che « una esercitazione scola­ stica data prematuramente alle stampe » (cfr. M. Fiorì, in: « Civiltà cattolica », 1933, p. 177), con più maturo giudizio e con lucida consa­