• Non ci sono risultati.

FEUERBACH E M ARX 69 si spiega con il fatto che nell’industria materiale, ordinaria le « forze

essenziali dell’uomo » si trovano oggettivate « sotto la forma della estraniazione ». In altri termini, c’è una storia dell’industria in ge­ nere, come storia dell’attività lavorativa dell’uomo, dell’attività che l’uomo svolge sulla natura e con gli altri uomini; ma soltanto nella società borghese capitalistica, quando questa attività diventa forza- lavoro, cioè merce da vendere sul mercato, essa si presenta nella for­ ma specifica dell’alienazione. In questa specifica situazione di aliena­ zione, si è riusciti a cogliere come atti dell’uomo in quanto uomo ente generico solo « l’esistenza universale dell’uomo, la religione o la storia nella loro essenza universale e astratta, cioè come politica, come arte, come letteratura, ecc. ». È ciò che hanno fatto tanto Hegel, ad esempio con la descrizione del lavoro umano nella F e n o m e n o lo g ia , che Feuerbach, con la sua analisi dell’alienazione religiosa. Marx con­ clude questa parte affermando che nell’industria, « il rapporto sto­ rico reale della natura e quindi della scienza naturale con l’uomo », la scienza naturale si è intromessa praticam en te nella vita dell’uomo, pur disumanizzandosi necessariamente per la situazione di alienazione nella quale l’industria si trova ad operare nella società borghese. Per questa immissione « le scienze naturali perdono la loro direzione astrattamente materiale o meglio idealistica, e diventano la base della scienza um ana, come già ora sono diventate, per quanto in forma estraniata, la base della vita umana reale »; cade quindi ogni preteso dualismo tra scienze naturali e scienze umane, ché anzi « la scienza naturale sussumerà in un secondo tempo [in una comunità reale, in cui l’uomo si potrà immediatamente realizzare come "uomo totale” , nella pienezza dei rapporti con la natura e con l’altro uomo, quando cioè si sarà liberato dall’estraniazione che avvolge come un velo que­ sti rapporti, V. D .] la scienza dell’uomo, allo stesso modo che la scienza dell’uomo sussumerà la scienza della natura: allora ci sarà una sola scienza » 127. Più avanti Marx, in polemica con « il supera-

127. Cfr. Manoscritti, cit., p. 122. Recentemente, C. Lf.vi-Strauss (cfr. Elogio dell’antropologia, in « Razza e storia », tr. it. di P. Caruso, Torino 1967) ha utilizzato la « profezia » marxiana di una sola scienza, deformandone però il senso in dire­ zione positivistica, ponendo l’accento esclusivamente sul carattere « naturalistico »

mento dell’oggetto della coscienza » di Hegel, insisterà su questa po­ sizione e mostrerà come « il naturalismo o umanesimo condotto a termine », è la verità sia dell’idealismo che del materialismo, per quanto si distingua da entrambi128.

Nell’ultima sezione del Terzo Manoscritto Marx prende infine in esame la dialettica hegeliana, partendo da un breve excursus sui rapporti che i critici contemporanei hanno stabilito con la dialettica. Solo Feuerbach, conclude Marx dopo aver denunziato in Strauss e Bauer degli inconsapevoli seguaci della logica hegeliana, ha posto questo rapporto in modo « serio » e « critico »; e individua il « gran­ de contributo » feuerbachiano nell’identità di filosofia e religione, in quanto forme dell’estraniazione umana, nella fondazione del vero ma­ terialismo, e « nell’aver contrapposto alla negazione della negazione... il positivo che riposa su se stesso » 129. Ma è proprio su questo ultimo punto che Marx mostra subito di non condividere completamente l ’analisi di Feuerbach. Questi, nei §§ 29 e 30 dei P r in c ip i aveva svolto distesamente la critica della nozione hegeliana di « con­ cetto concreto » e della negazione della negazione 130. Il movimento hegeliano appariva a Feuerbach del tutto illusorio, soltanto formale, dal momento che il punto di partenza è l’assoluto, il concetto come astrazione assoluta e fissata; quindi il pensiero astratto rivendica a sé la singolarità, la realtà del finito, del particolare, diventando così concetto concreto; infine, soppresso il finito, viene stabilita l ’astra­ zione. E non poteva essere altrimenti, spiega Feuerbach, perché tra pensiero e positivo vi è una contraddizione, che la filosofia hegeliana risolve già nel presupposto che il concetto è il solo vero essere e per­ ciò il positivo è solo un predicato del pensiero: il concetto concreto è Dio trasformato in « concetto ».

Marx imposta la sua critica in maniera analoga: vi è in Hegel — egli dice — un « duplice errore ». Da una parte il sapere assoluto è il principio e la fine di tutto il movimento, sicché ciò da cui gli og­ getti sono alienati è il pensiero astratto: « Tutta intera la storia del-

128. Cfr. ib id e m , pp. 172-174 . 129 . Ib id e m , p. 16 1.

FEUERBACH E M ARX 71

V alienazione e tutta intera la revo ca di questa alienazione non è... altro che la storia della produzione del pensiero astratto, cioè asso­ luto, del pensiero logico speculativo ». Per Hegel lo scandalo dell’alie­ nazione non è dato dal carattere d eterm in a to dell’oggetto, dal fatto che « l ’essere umano si oggettivizzi in modo disu m an o » 131, ma pro­ prio dal suo carattere oggettivo. È perciò del tutto naturale che Hegel colga soltanto l’aspetto positivo del lavoro, collocandosi dal punto di vista dell’economia politica moderna e concependo il lavoro « come l ’essenza, l ’essenza che si avvera delPuomo », cosicché « il solo lavoro che Hegel conosce e riconosce, è il lavoro astrattam ente sp iritu a le » ed « il movimento à& W autoproduzione e della a u to -o g g e ttiv a z io n e, in­ tese come autoalienazione e a u to estra n iaz io n e, è per Hegel la m ani- festazione assoluta d ella vita u m an a, e quindi definitiva, che ha per iscopo se stessa ed in sé si acquieta, essendo pervenuta alla propria essenza » 131 132. E siamo così già arrivati al secondo errore di Hegel: avendo egli concepito lo spirito come vera essenza dell’uomo, « la rivendicazione del mondo oggettivo in favore dell’uomo » la sensi­ bilità, la religione, il potere statale, ecc., gli appaiono e n ti id e a li, en-

13 1. Cfr. Manoscritti, cit., p. 165.

Per Hegel, che ha identificato l ’uomo con l’autocoscienza mediante l ’ipostasi dell’Idea, l’« altro » in cui il soggetto si aliena è l ’oggetto esterno come tale, la natura; il recupero di essa alienazione non può quindi realizzarsi che nel ritorno alla coscienza, nell’idealismo in conclusione, sicché tutto questo movimento si pre­ senta come « manifestazione assoluta della vita umana ».

Feuerbach, dal canto suo, in virtù della comprensione dello scambio soggetto- predicato — qui un segno della fecondità di tale comprensione — , coglie il carattere negativo dell’alienazione, ma la identifica, rovesciando soltanto la posizione hege­ liana, con l ’astrazione; la coglie perciò solo come alienazione speculativa e religiosa. Il recupero non può avvenire che ritornando al soggetto reale, l’« uomo », il « ge­ nere », attraverso il « rovesciamento del rovesciamento ».

Marx invece scorge in Hegel un secondo scambio, come abbiamo visto; ne ricava che l’alienazione non è soltanto un fenomeno che avviene nella specula­ zione e nella religione, ma nella realtà storico-sociale stessa. È nel modo di produ­ zione capitalistico-borghese, quando cioè la capacità lavorativa umana diventa « la­ voro astratto » ( « lavoro in cui è cancellata la individualità di chi lavora », « lavoro

astrattamente generale», cfr. K . Marx, Ver la critica d e ll’econom ia politica, tr. it. di E . Cantimori Mezzomonti, Roma 19 37, p. 17 ) e la forza-lavoro è costretta a vendersi come merce sul mercato; è in questa specifica situazione storico-sociale,

che l’uomo è ridotto a « cosa » e, viceversa, il capitale è « personificato », Il recu­ pero, in questo caso, non può avvenire che mediante la trasformazione rivoluzionaria della società capitalistico-borghese.

tità meramente spirituali. Ma, all’interno di questo quadro, chiara­ mente vicino a quello di Feuerbach, bisogna poi analizzare più a fon­ do questo movimento della dialettica hegeliana. Marx, che non a caso intende la propria critica come una estensione e generalizzazione di quella feuerbachiana 133, rifiuta di vedere in questo movimento sol­ tanto la contrapposizione di essenza umana reale ed alienazione, ma lo vede come fu n z io n e ed esp re ssio n e teo retica d e ll’essenza um ana rea le alienata. Ciò che non può sorprendere dopo la scoperta del du­ plice scambio; ma che rimane difficilmente comprensibile senza tener presente quella scoperta. Così, Marx scorge nella F e n o m e n o lo g ia hegeliana « la critica nascosta, non ancora chiara a se stessa e misti­ ficatrice », appunto perché vede i prodotti umani come prodotti dello spirito astratto; « ma nella misura in cui essa tien ferma l’estrania­ zione dell’uomo... tutti gli elementi della critica si trovano in essi na­ scosti e spesso già p rep a ra ti ed ela b o ra ti in modo che va assai al di là del punto di vista di Hegel ». Più avanti chiarisce in che modo ciò sia possibile: « quel che costituisce in generale Vessenza della filosofia, V alien azion e d e ll’u om o che co n o sce se stesso o la scienza ch e p e n sa se stessa a lien a ta, Hegel concepisce come la sua essenza, e quindi può di fronte alla filosofia precedente ricapitolarne i diversi momenti e presentare la sua filosofia come la filosofia. Quello che gli altri filo­ sofi hanno fatto — concepire i singoli momenti della natura e della vita umana come momenti dell’autocoscienza e più precisamente del­ l’autocoscienza astratta — Hegel lo sa in base al fare della filosofia; perciò la sua scienza è assoluta » 134. Questa è la chiave per compren­ dere il senso del « tener ferma l’estraniazione dell’uomo » da parte di Hegel. In un mondo storico reale in cui le forze produttive dell’uomo sono effettivamente alienate, questa alienazione reale comporta, ab-

133. Ib id e m , p. 177: « Q u i è la radice del falso positivism o di Hegel o del suo criticismo solo apparente-, è ciò che Feuerbach indica come la posizione, la negazione e la ricostituzione della religione o della teologia, ma che conviene intendere in senso più generale ».

134. Ib id e m , p. 167. G ià Mazzone (cfr. art. cit., pp. 549-550) aveva posto l ’accento sull’importanza di questo passo ai fini della comprensione del rapporto Hegel-Marx, perché « M arx riconosce l ’assolutezza del sistema hegeliano e muove da essa, non come mero fatto: bensì secondo il suo principio (di M arx stesso), in quanto espressione compiuta dell’astrazione teoretica uguale a ll’alienazione » {iv i, p. 550).

FEUERBACH E MARX 73