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FEUERBACH E MARX 81 zione, tra pensiero ed essere Marx, invece, che attraverso la critica

ad Hegel l ’ha colto, va ad indagare proprio questo fondamento mon­ dano, che « deve essere compreso nella sua contraddizione »: dalla

Critica del '43 al C a p ita le l ’opera marxiana è appunto la « criti­ ca » di questo fondamento mondano, tanto della rappresentazione che di esso fornisce l ’ideologia e la scienza borghese quanto della forma reale in cui si presenta. Ma proprio perché è nel fondamento mondano che si trovano le reali contraddizioni, non può essere suffi­ ciente a risolverle la comprensione: è necessario che lo stesso fon­ damento mondano venga « rivoluzionato praticamente ». Del resto, già nella Critica della filo so fia d e l d iritto d i H e g e l. In tro d u z io n e degli A nnali (1844), Marx aveva distinto chiaramente tra il « co m ­ pito della filosofia, operante al servizio della storia [la filosofia, cioè, che si presenta come analisi del mondo reale e non la filosofia come ideologia, riproduzione mistificata e mistificante del mondo reale stesso], di smascherare l’autoalienazione dell’uomo n e lle su e form e p ro fa n e » ed il « com pito della sto ria, una volta scomparso

Val d i là della verità [attraverso la critica della religione e dell’ideo­ logia in genere], di ristabilire la verità d e ll’al d i qua » 149. E nello

stesso testo, Marx conclude che « la critica della filosofia speculativa del diritto non si esaurisce in sé stessa, ma in c o m p iti, la cui solu­ zione non è data che da un unico mezzo: la p rassi ».

In conclusione, la prassi marxiana non è né un presupposto fi­ losofico (come hanno inteso Lowith ed il revisionista Mondolfo 149 150)

149. Cfr. A nnali franco-tedeschi, tr. cit., p. 126. E continua dichiarando programmaticamente: « L ’esposizione che segue [M arx si riferisce alla C ritica della filosofia d el diritto pubblico d i H egel di cui questo scritto avrebbe dovuto essere un’introduzione] ... non si adegua inizialmente all’originale, bensì a una copia, alla filosofia tedesca del diritto e dello Stato, e ciò perché questa filosofia va bene per la Germania ». Più avanti precisa meglio questo rapporto (cfr. ib idem , pp. 133- 134): « La critica della filosofia tedesca d e l diritto e d ello Stato, alla quale Hegel ha dato la forma più logica, esauriente e definitiva, è nello stesso tempo sia l ’analisi critica dello Stato moderno e della realtà ad esso connessa, sia la negazione cate­ gorica di tutto il modo precedente della coscienza giuridica e politica tedesca, la cui espressione più importante e universale, elevata al rango di scienza, è appunto la filosofia speculativa del diritto ».

130. Sulla posizione di Lowith al riguardo, si veda questo giudizio di A. Mazzone {art. cit., p. 533): « Le interpretazioni correnti da noi di questo rapporto (tipica quella di K. Lowith nel voi. D a H eg el a N ietzsche, Torino, Ei-

né il criterio di verità di tipo pragmatistico (come hanno affermato le interpretazioni che avvicinano Marx a Dewey). Essa è piuttosto, da un lato, in generale attività umana pratico-sensibile e superamento tanto del soggettivismo idealistico quanto dell’oggettivismo del vec­ chio materialismo: in quanto verifica delT« immanenza del pensie­ ro » è criterio di verità (II T esi)151. D all’altro lato, la forma specifica

naudi, 1948 [seconda edizione, 19 4 9 ], dove il distacco di M arx daH’hegelismo è fissato una volta per tutte sui temi della D oktordissertation, come problema delia pratica in termini Geistesgeschichtlich), non tenendo conto dell’importanza logica fondamentale del lavoro di M arx nei M anoscritti, in quanto fondazione consape­ vole del metodo, rovesciano il rapporto tra le formulazioni filosofiche di M arx e il problema della prassi rivoluzionaria, che viene dunque falsamente assunta come punto di partenza ideologico-teoretico. Con ciò naturalmente, M arx viene ridotto a un ideologo, a un posthegeliano tra gli altri, precisamente nella misura in cui si mostra, con apparente esattezza filologica, la connessione del suo lavoro critico giovanile con i contenuti specifici dell’economia politica, di Hegel e di Feuerbach ». Sostanzialmente vicina a quella di Low ith, è la posizione di H . M ar­ cuse: « La critica rivoluzionaria dell’economia politica è fondata in se stessa filoso­ ficamente, come d’altro canto la filosofia che la fonda porta già in sé la prassi rivoluzionaria. L a teoria è in sé già una teoria pratica; la prassi non sta soltanto alla fine, bensì già al principio della teoria, senza che per questo si sia messo piede in un ambito estraneo ed esterno alla teoria stessa ». Cfr. N e u e Q u ellen zur G ru n d leg u n g des H istorischen M aterialism us, in D ie G esellsch aft, IX , 19 32, parte I I , pp. 136 -174 (si tratta del primo saggio sui M anoscritti); e riportato da G . Backhaus in L ib r i n u ovi, Einaudi, n. 1-1968.

Quanto a Mondolfo, nel saggio su Feu erbach e M arx, ora in S u lle orm e d i M arx, Bologna 1948, pp. 253-236, afferma che la filosofia della praxis « costituisce la posizione caratteristica di M arx e la prem essa di tutta la concezione che egli ha della storia e della funzione che in questa spetta al proletariato » (corsivo mio, V.D .). Sulle orme di Mondolfo si muove ora il Rambaldi nel voi. cit. su Feuerbach; cfr. in particolare pp. 18 1-18 2 .

Il problema è evidentemente di enorme importanza per il marxismo, perché comporta una traduzione quasi immediata nel campo della pratica politica. Non a caso il dibattito sul revisionismo e in generale sul marxismo della I I Internazionale vi si riferisce esplicitamente. Da un lato abbiamo la posizione di Bernstein che, partendo da un’analsi « positivistica » della realtà (incapace di interpretare il dato; per es., teorizza l ’allargamento della proprietà, in realtà solo apparente), approda ad una concezione della prassi come attività generica, che in termini politici si traduce nello slogan: « i l movimento è tutto, il fine è nu lla». D all’altro lato, Kautsky, riducendo il marxismo ad ideologia, arriva ad una posizione « teologica » ( « lo scopo finale è tutto»), che serve in realtà a nascondere una pratica opportu­ nistica e si' presenta così come il rovesciamento della posizione di Bernstein, la faccia idealistica dello stesso errore. In Lenin invece troviamo una corretta dia­ lettica tra analisi scientifica della società e prassi rivoluzionaria e, sul piano poli­ tico, tra tattica e strategia.

1 5 1 . Beninteso, criterio di verità non assoluto; cfr. Lenin, M aterialism o ed em piriocriticism o, cit., p. 13 9 : « Certo, non si deve dimenticare che il criterio

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in cui essa si presenta dopo la critica della filosofia del diritto hege­ liana e dello Stato borghese (sociologia critica), non può che essere la prassi rivoluzionaria, il rovesciamento reale delle condizioni che reggono il sistema borghese. Perciò « I filosofi hanno soltanto di­ versamente interpretato il mondo, ma si tratta di trasformarlo< » (XI Tesi).

Vi t t o r i o Di n i

della pratica, in sostanza, non può mai confermare o confutare completamente

una rappresentazione umana qualunque essa sia. Dunque questo criterio è tal­ mente « indeterminato » da non permettere alle conoscenze dell’uomo di trasfor­ marsi in un « assoluto »; ma nello stesso tempo è abbastanza determinato per permettere una lotta implacabile contro tutte le varietà dell’idealismo e del- l’agnosticismo ».

APPUNTI PER L ’IN TERPRETA ZIO N E DI BLONDEL CON INDICAZIONI D I BIB LIO G R A FIA BLONDELIANA

I l y a en effet un clanger beaucoup plus grand qu e celu i d e n’étre pas com pris du tout, c ’est celu i d ’ètre mal compris, trop tòt com ­ pris, com pris partiellem ent.

B lo n d e l

P o esie et V é rité un inedito blondeliano

« Permettez-moi d’ajouter que de plus en plus ce que je souhaite, ce sont moins des éloges qu’un examen critique et technique de mes pensées, tendant à susciter une « in­

quietitele » précisée, normale, salutane, non point que je

cherche à intretenir le découragement ou la défiance; tout au contraire, je ne veux montrer les déficiences, les échecs, que pour faire resortir les requètes et les promesses impli- quées dans la conscience de ces déficiences mèmes et pour préparer à accuéillir une lumière plus complète. Et cela n’est pas seulement poésie, mais vérité » *.

(*) Da una lettera del Blondel ad Alfredo Poggi che pubblicamente ringra­ ziamo per la generosa offerta dell’inedito. Il documento, datato 20 settembre 19 3 1 da Magny-la-Ville par Semur (Còte d’or), troverà, forse, pubblicazione integrale negli Atti dell’« Accademia Ligure di Scienze e Lettere ». Il corsivo è nostro.

PREMESSA

Y a-t-il p lu s su b til regret qu e celu i d e l ’adolescent o b lig é p o u r entrer dans la v ie, d e bo rn er sa curiosité com m e pa r des o eillères?

Blondel, L ’A ction , 1893

Oltre ai repertori bibliografici delle opere di Blondel quali si possono trovare in « Les études philosophiques », n. 1 , 1946 e in « Le courrier des Amis de Maurice Blondel », n. 1-2, 1 9 5 1 , le no­ stre indicazioni hanno ovviamente tenuto presenti e, quando neces­ sario, corretto ed integrato le principali bibliografie blondeliane alle quali rimandiamo per più complete informazioni e più dettagliati riferimenti. Fondamentali, in ordine cronologico, la B io -b ib lio g ra p h ie di H. Duméry in appendice a L a p h ilo s o p h ie d e V action, Paris, Au- bier, 1948, la prima, ottima bibliografia analitica ragionata; la B i- b lio g ra p h ie b lo n d é lie n n e ( 18 8 8 -19 5 1) a cura di A. Hayen, in « Teo­ resi », n. 1-2, 1952 e Paris, Desclée de Brouwer, 19 5 3, quasi esem­ plare per esaustività di dati e rigore di struttura; ed il P r o filo d e lla critica b lo n d elia n a di R. Grippa, Milano, Marzorati, 1962, guida in­ dispensabile e competente alla « lettura » degli studi sul Blondel fino al 19 6 1 e quindi orientamento critico sicuro sul pensiero blon- deliano. Il P r o filo va infatti integrato con le precedenti R a sseg n e d i b ib lio g ra fia b lo n d e lia n a pubblicate dal Crippa l’una in « Giornale di Metafisica », n. 6, 19 5 1 e Torino, S.E .I., 19 52 , e la successiva in « Giornale di Metafisica », n. 5, 19 6 1. Da usare con una certa pru­ denza è U n d e c e n n io d i b ib lio g ra fia b lo n d e lia n a ( 19 5 1- 19 6 1) a cura di A. Costa, in « Teoresi », n. 1-4, 1962. Una lettura in chiave esi­ stenzialistica e fenomenologica di alcune opere significative della critica blondeliana più recente propone F. Polato in una sua nota bibliografica G l i s tu d i b lo n d e lia n i n e g li u ltim i 25 a n n i, in « Cultura e Scuola », aprile-giugno 1968.

Ovviamente preziosi rimandi bibliografici si trovano nei saggi critici più rigorosi e attenti.