3. UNA PROSPETTIVA ARCHEOLOGICA DEI DIVIETI SULLE CARN
3.3. L'archeozoologia e il caso del maiale nei siti palestines
Numerose ricerche sono state condotte sulla presenza del maiale, selvatico e domestico, presente nell'area del Levante e della Mezzaluna Fertile sin dal tempo della Preistoria. Nella zona sono stati innanzitutto rinvenuti esemplari di maiali selvatici appartenenti alla fine del Pleistocene. Per quanto riguarda inoltre il periodo del V-IV millennio, in quasi tutti i siti vicino e mediorientali la percentuale di resti di maiale supera il 7%14.
14 Sapir-Hen, Bar-Oz 2013. Per un quadro generale sulla presenza del maiale nel territorio del Levante e della Mezzaluna Fertile ho utilizzato l'articolo Pig husbandry in Iron Age Israel and Judah. New
Uno dei fattori determinanti la presenza del maiale sembra essere il tasso di piovosità del territorio. L'isoieta dei 300mm è il limite massimo entro cui si può ricercare una quantità discreta di resti di suini15. Fino a questo momento il campione è interamente di
animali selvatici.
L'esistenza del maiale addomesticato nell'area del Levante risale ad un periodo, identificabile probabilmente con il VI millennio a.C.. A determinare la comparsa di esemplari domestici è una combinazione di elementi ambientali, economici e sociali16.
Nel Medio Bronzo, infatti, la presenza del maiale nei resti faunistici degli insediamenti è spesso considerata indice di sedentarietà, dal momento che questo animale non è particolarmente adatto allo stile di vita nomade.
Come si è potuto notare da questo breve resoconto, il suino è un animale che compare molto anticamente nel territorio del Levante e viene presto sfruttato nelle attività umane. C'è tuttavia da notare che, pur essendo il maiale largamente allevato, nelle zone sopracitate la sua presenza è nettamente inferiore rispetto a quella di altri tipi di bestiame. Sono ovini, bovini e caprini a ricoprire un ruolo preminente nell'economia dei siti.
Molto probabilmente questo fenomeno è determinato dalle attitudini comportamentali del maiale17. Pur essendo un animale molto ricco dal punto di vista dell'apporto di
proteine, può risultare difficile da mantenere in alcune condizioni climatiche. Vi sono degli elementi che rendono l'allevamento del suino più indicato rispetto ad altri capi di bestiame: innanzitutto l'accoppiamento e la gestazione sono molto veloci, inoltre esso
intitolata “Background information on Pig Husbandry”. 15 Sapir-Hen, Bar-Oz 2013.
raggiunge autonomamente il pascolo e quindi il cibo - fornito da vegetali o spazzatura animale – nel momento in cui ve ne sia a sufficienza.
La produzione di suini è da un altro lato piuttosto svantaggiosa: essi possono essere utilizzati esclusivamente nella resa di carne e nessun prodotto secondario può essere giovevole all'uomo. Un altro lato sfavorevole del maiale è la sua inadeguatezza alla vita nomade, a differenza di ovini, bovini e caprini.
Fatte queste premesse, vale la pena di soffermarsi sulla questione della domesticazione del maiale nell'area mediorientale, la quale può chiarire alcuni punti che verranno approfonditi successivamente.
L'ambiente dell'area levantina, ed in particolare della zona palestinese, può essere definito con il classico appellativo di ambiente “a mosaico”. In questo territorio si incontrano più aree climatiche: da quella mediterranea, quindi particolarmente fertile, sulla costa, ad una fascia semi-arida che ricopre la maggior parte della regione, a località di accentuata aridità, nel Sud e nell'interno del Paese18. Come si è notato
precedentemente per quanto riguarda la presenza del maiale, esso si trova in abbondanti proporzioni laddove il limite minimo della piovosità sia entro i 300 mm annui di precipitazioni. Una simile ambientazione climatica è maggiormente prediletta dalle abitudini di vita e dalla conformazione fisiologica del suino. Delle tre aree che ho sopra citato solo quella costiera e parte della zona semi-arida rispondono a questo criterio. Nella fascia mediterranea le precipitazioni sono infatti molto abbondanti, in quella semi- arida si passa dai 400ai 250 mm annui, mentre in quella arida si precipita a 100 mm annui.
Si capirà quindi che anche per quanto riguarda il processo di domesticazione, in una
area tanto frammentata dal punto di vista ambientale, non è possibile stabilire una data precisa di inizio. Si è supposto che la presenza del maiale domestico in Palestina sia da ritenersi piuttosto recente rispetto ad altre aree del Vicino Oriente, e viene collocata all'inizio del VI millennio. L'interesse per il suino, secondo alcuni, sarebbe frutto di un'influenza dei territori vicini sull'area del Levante. Ad esempio, nel primo Novecento, l'idea più popolare tra gli studiosi era quella di identificare il nucleo di diffusione della domesticazione del maiale nella Mezzaluna Fertile. Un processo iniziato quindi nella terra fra il Tigri e l'Eufrate e da lì estesosi fino alle zone dell'Europa Centrale. La teoria della “monogenesi” del suino è stata tuttavia successivamente smentita con l'evoluzione della disciplina archeozoologica19.
Definire una data di inizio della presenza di ogni specie domestica all'interno delle diverse civiltà è, in generale, alquanto problematico per la definizione stessa di domesticazione. Il processo di addomesticamento di una categoria animale non può essere considerato univoco, né consiste in una mera dicotomia. Più precisamente non si può pensare che un animale si trasformi, senza passaggi intermedi, da selvatico in domestico. Se la domesticazione viene considerata come un rapporto di interazione tra uomo e animale, il “selvatico” che non ha alcuna esperienza diretta o indiretta con l'uomo e il “domestico” che deve la sua sopravvivenza, riproduzione e nutrizione al controllo umano, non sono altro che i due estremi di un'“evoluzione” molto più complessa20. Esistono infatti degli stadi intermedi che conducono alla trasformazione da
un esemplare totalmente libero da ogni vincolo con l'uomo ad un esemplare completamente dipendente da quest'ultimo. I diversi gradi nel processo dell'allevamento
possono essere definiti sulla base del criterio di interferenza dell'uomo nella vita dell'animale.
I fattori che lasciano intuire lo sviluppo degli esemplari selvatici in domestici sono numerosi e riguardano cambiamenti relativi all'abbondanza nel reperimento delle specie, ai parametri demografici di età e sesso della popolazione animale, alle misure del corpo e del muso, alla comparsa di varie patologie21.
Se il processo di domesticazione è in generale piuttosto difficile da determinare, per quanto riguarda il caso del maiale le condizioni sono ulteriormente complicate dalla natura stessa della specie. Quelli che ho definito stadi intermedi tra “selvatico” e “domestico” risultano infatti molto più fluidi nel suino rispetto ad altre categorie di animali addomesticati.
Vi sono infatti delle problematiche che costituiscono un ostacolo nello stabilire il momento in cui un esemplare di maiale si possa effettivamente definire addomesticato. Innanzitutto, a differenza di altre specie, le interazioni fra maiali domestici e selvatici sono molto più frequenti. Ciò dipende dallo “stile di vita” del maiale: esso, come è stato precedentemente evidenziato, non necessita di essere portato al pascolo. Vagando libero e procurandosi da solo il nutrimento – per quanto possibile ed in zone favorevoli – esso verrà a contatto con le specie selvatiche. In questo modo la specie addomesticata e quella non addomesticata subiranno continui incroci. Anche le modalità di nutrimento del suino rappresentano una particolarità rispetto ad altri tipi di bestiame. Essendo onnivoro, avrà molte più possibilità di interazione con l'uomo22.
Queste premesse portano alla conclusione che nelle prime fasi del processo di
21 Albarella 2006. 22 Ibidem.
domesticazione del maiale, il controllo da parte dell'uomo sulla specie sarà stato molto allentato. Perciò i cambiamenti morfologici, dettati dalle fasi di addomesticamento, i quali si notano in ogni categoria animale, saranno stati molto ridotti nel caso del maiale. In questo modo risulta molto complesso distinguere gli esemplari domestici da quelli selvatici, pur essendoci più parametri atti al riconoscimento delle due specie.
Considerando che, come già accennato, le fasi di domesticazione dipendono da aspetti climatici, ambientali, geografici, cronologici e culturali23, gli studiosi naturalmente non
limitano la loro analisi ad un unico momento storico. Attraverso il confronto con altri periodi riescono ad avere basi più solide nella determinazione del processo di addomesticamento delle diverse specie. Così non deve lasciare perplessi se, nell'esaminare dati risalenti al Neolitico, verranno inserite delle informazioni tratte da studi di siti medievali o contemporanei condotti sulle aree periferiche della società24.
Nel determinare esemplari selvatici e domestici viene attribuita molta importanza all'aspetto zoogeografico. Esso consiste nell'individuare la presenza nei resti faunistici di quelle specie le cui caratteristiche non siano consone a quel determinato tipo di territorio. Attraverso questo criterio si può quindi stabilire se un animale sia stato introdotto nell'area dall'uomo. Per quanto riguarda il maiale, è più difficile decretare se esso fosse effettivamente presente in quel territorio o se sia stato introdotto successivamente per opera umana. È stato notato infatti che, soprattutto nelle zone insulari, alcune tipologie di suini sono state inserite nel territorio in seguito a migrazioni di gruppi umani. I maiali ivi stabiliti non erano tutti addomesticati, ma vi venivano stanziati anche esemplari selvatici adibiti esclusivamente alla caccia.
Anche la biometria e le sue scale di misurazioni convenzionali permettono di distinguere gli esemplari selvatici da quelli domestici. Bisogna sottolineare che solitamente le variazioni nella misura degli animali vanno di pari passo con i cambiamenti morfologici. Le misure dell'animale addomesticato si riducono in modo consistente rispetto a quelle dell'esemplare selvatico.
Il caso del maiale è lampante. Nell'esemplare domestico, infatti, le dimensioni diminuiscono e allo stesso tempo si manifesta una riduzione consistente del grugno e dell'estensione del cervello. La diminuzione del grugno è un palese indicatore di adattamento al nuovo stile di vita, determinato dai cambiamenti nella dieta dell'animale riconducibili all'intervento dell'uomo. Questa parte del muso viene infatti utilizzata per scavare nella ricerca del cibo. Nel momento in cui l'animale si affida all'uomo nel rifornimento alimentare, la sua funzione viene meno e le sue dimensioni si riducono. Anche le dimensioni dei molari costituiscono un indicatore preciso della natura dell'animale. La riduzione delle misure dei molari è direttamente proporzionale alla diminuzione generale della lunghezza della mandibola che contraddistingue gli esemplari domestici.
La valutazione dell'età della morte dell'animale costituisce un ulteriore segno di distinzione tra esemplari selvatici ed esemplari domestici. Il momento dell'uccisione dipende dalle modalità di sfruttamento delle due tipologie. I capi della specie domestica vengono uccisi in età molto più giovane dal momento che il loro allevamento implica un consistente dispendio economico ed energetico da parte dell'uomo. Gli animali selvatici vengono invece cacciati in età molto più avanzata, non avendo alcun legame con le attività legate all'insediamento umano.
Anche valutare la dieta e la salute del capo in esame permette di distinguere gli animali addomesticati da quelli selvatici. I cambiamenti nella nutrizione costituiscono un chiaro segnale dell'intervento dell'uomo, piuttosto che l'incidenza di fattori esterni e ambientali. Come ho fatto notare precedentemente, essendo il maiale un animale onnivoro, l'uomo ha molte più possibilità di poter interferire nella sua dieta. Dal momento che gli esemplari selvatici si nutrono da sé, il loro grado di salute è potenzialmente molto più elevato di quelli addomesticati. Riscontrare condizioni patologiche particolari nei resti faunistici è indicatore dell'intervento dell'uomo nella vita dell'animale. Tali patologie vengono riscontrate dall'analisi dei denti, i quali sono maggiormente sottoposti ai cambiamenti nella dieta25.
Come si è potuto notare, riuscire a determinare se un animale fosse o meno allevato in un determinato periodo storico è piuttosto complicato. Per quanto riguarda il caso del maiale, precedentemente ai grandi progressi realizzati dalla disciplina archeozoologica, ogni qual volta se ne trovassero dei resti, essi venivano attribuiti ad esemplari domestici26.
Recentemente sono stati condotti molti studi in Palestina orientati a risolvere il problema del processo di domesticazione degli animali nel periodo del Neolitico. Un caso particolarmente significativo è quello del sito di Hagoshrim, situato nel Nord di Israele e occupato sin dalla Preistoria. Alcuni esperti del Dipartimento di zoologia dell'Università di Tel Aviv hanno condotto una ricerca che è stata ben riassunta nell'articolo di Annat Haber e Tamar Dayan del 2013.
25 Per questa breve rassegna sui fattori che permettono la distinzione tra esemplari domestici ed esemplari selvatici, ho utilizzato il quadro generale delineato nell'articolo di Albarella, Dobney,
Ad Hagoshrim è stato ritrovato un insieme di frammenti d'ossa che rappresentano per la maggior parte caprini, ovini, bovini e maiali, come in tutti i siti della zona meridionale del Levante. L'insediamento copre l'intervallo di tempo che va dalla metà dell'VIII agli inizi del VI millennio, un periodo cruciale nella determinazione dei meccanismi di domesticazione dell'area27 .
Le specie sopra citate vengono addomesticate in momenti diversi della vita del sito. Esemplari di caprini domestici vengono ritrovati già a partire dal Neolitico Preceramico C, la cui data di inizio corrisponde alla metà dell'VIII millennio a.C.. Per quanto riguarda gli ovini, essi vengono introdotti nell'area del Levante meridionale attorno al IX millennio, corrispondente al periodo del Neolitico Preceramico B. Le prime riduzioni delle dimensioni dei bovini sono da collocarsi alla fine del Neolitico Preceramico. La domesticazione del maiale è invece molto più tarda. I primi esemplari domestici sono fatti risalire alla fine del Neolitico Ceramico (fine VII millennio a.C.), nel periodo della cultura di Wadi Raba28.
Durante il periodo di occupazione di Hagoshrim, non sono state notate considerevoli variazioni nel modo di uccisione né nelle misure dei capi per quanto riguarda bovini, ovini e caprini. Ciò sta a significare che queste tre specie constavano di esemplari addomesticati sin dal momento della comparsa del sito. Molto diverso è tuttavia il caso del maiale.
La variazione delle misure e delle modalità di uccisione della popolazione suina dallo strato VI (il più antico) allo strato IV (il più recente) è considerevole. Se nel primo periodo di insediamento gli esemplari di maiali sono senza dubbio selvatici, si assiste
27 Haber 2004. 28 Ibidem.
successivamente, nel corso della vita del sito, ad una loro progressiva domesticazione, portata a completo compimento nell'ultima fase.
È necessario osservare che, se ovini e caprini sono molto più facilmente adattabili al clima arido/ semi-arido del Levante, più difficoltosa è la flessibilità di bovini e maiali che prediligono altri tipi di habitat. Come ho spiegato precedentemente, i suini sono animali che vantano alcune caratteristiche molto convenienti per l'allevamento: sono onnivori – possono cibarsi di una grande varietà di cibi –, si riproducono molto facilmente e la quantità di proteine contenute nella loro carne è superiore rispetto a quella di ogni altro animale. Tuttavia la circostanza di non riuscire a trarre alcun prodotto secondario da un animale risulta piuttosto sconveniente per l'uomo. Ed inoltre il maiale predilige delle temperature decisamente più basse rispetto a quelle del territorio del Vicino Oriente.
Annat Haber e Tamar Dayan riprendono nel loro articolo la teoria ecologista di Marvin Harris. Essi sostengono che in un ambiente arido i suini competono con l'uomo nell'alimentarsi. Essi sono dunque potenzialmente dannosi per il raccolto e per questo non possono essere considerati una risorsa utile29.
Il processo di domesticazione del maiale avrà avuto modalità molto differenti rispetto alle specie presenti nel sito di Hagoshrim, esemplificativo di tutta l'area del Levante. Un'alta frequenza di ossa di maiale compare nel territorio con il Neolitico Preceramico. Gli esemplari rappresentati sono selvatici, sicuramente cacciati dalla comunità umana. La presenza del maiale domestico, identificato attraverso l'analisi delle tecniche di uccisione e della riduzione delle misure, viene confermata solo duemila anni dopo30.
Ho voluto tracciare una breve descrizione sulle modalità di domesticazione del maiale e sulla sua presenza nel territorio del Levante per comprendere più chiaramente i processi che si svilupperanno nel periodo successivo, culminante con la comparsa del tabù sulla carne di suino.