4. IL DIVIETO DEL MAIALE: UNA QUESTIONE ANCORA IRRISOLTA
4.3. Considerazioni sui nuovi risvolti della ricerca archeozoologica
Se, come si è visto nel capitolo precedente della mia trattazione, i risultati che si erano delineati con la rassegna di Hesse sembravano piuttosto chiari e fondamentalmente piuttosto semplici, le nuove ricerche hanno portato ad una situazione molto differente. La questione si può ora definire particolarmente complessa e prevede un'ampia gamma di soluzioni. È chiaro che oggi la teoria etnica dell'utilizzo del maiale deve essere accantonata per permettere un nuovo sviluppo degli studi.
La dicotomia Filistei-Israeliti, che secondo lo stesso Finkelstein poteva essere individuata attraverso il ritrovamento di ossa di suino nei siti della Palestina, non sembra più così marcata. La rigida divisione tra presenza e assenza del maiale nelle zone appartenenti alle diverse etnie sembra ora molto più flessibile.
Precedentemente sembrava chiaro dai reperti che dai siti dei Filistei, insediati nella pianura costiera, emergeva un'alta percentuale di sfruttamento del maiale, mentre presso
gli Israeliti esso era assente per una questione di abitudini pregresse di natura pastorale, che in quel periodo costituivano un chiaro marcatore etnico.
In Pig husbandry in Iron Age Israel and Judah. New insights regarding the origin of
the “taboo, si notano tuttavia degli elementi che rendono necessaria una ritrattazione dei
dati precedenti.
Innanzitutto non tutti i siti dei Filistei dimostrano un'alta percentuale di ossa di maiale. Questo fenomeno sarebbe stato individuato esclusivamente nei centri più grandi, mentre negli insediamenti rurali la presenza dell'animale sarebbe stata molto limitata o addirittura nulla.
Sono state formulate delle ipotesi che mirano a dare chiarimento a questo fenomeno. Una corrente punta ad indagare l'aspetto economico delle genti insediate nei siti presi in considerazione. Il consumo del maiale sarebbe quindi legato a determinati strati della popolazione, corrispondenti alle classi più basse e quindi meno facoltose95. Questo
fenomeno era già stato individuato, come ho fatto notare nel capitolo precedente, nell'articolo di Hecker del 1984 Preliminary report on the faunal remains from the
workmen's village. Lo studio si riferiva all'indagine sulle abitudini alimentari delle
classi più disagiate della cultura egiziana che sembravano avere, a differenza delle parti più alte della piramide sociale, una maggiore predisposizione al consumo del suino96.
Un'altra possibile spiegazione è invece di stampo culturale. Gli abitanti delle città e quelli dei siti rurali dovevano avere una differente origine culturale: nelle città si poteva supporre una più alta percentuale di genti di provenienza egea che quindi erano solite cibarsi di carne suina, mentre nei siti rurali dovevano risiedere maggiori componenti di
genti “autoctone”97.
Un altro fenomeno è tuttavia quello che rivoluziona la maggior parte delle idee pregresse sulla presunta imposizione dei tabù alimentari nell'etnia israelita. Ciò che emerge dai nuovi studi è certo una dicotomia, non più tuttavia basata sulla distinzione tra diverse culture, ma su una divisione interna alla stessa etnia.
In base alle recenti ricerche, emerge infatti una spaccatura tra regno di Israele e regno di Giuda dove non sembrano più corrispondere usi e costumi comuni, almeno per quanto riguarda la questione alimentare. In questo modo il popolo di Israele, inteso in senso lato, non può più essere considerato, almeno sotto questo punto di vista, un popolo unico.
Come ho spiegato precedentemente, durante l'Età del Ferro IIB, negli insediamenti compresi nel territorio del regno di Giuda, non compaiono resti di maiale. Questo fenomeno sembra dunque essere un indicatore della tendenza dell'esclusione del suino dall'allevamento e dalla dieta. Un processo totalmente inverso che vede la crescita esponenziale di ossa di maiale si riscontra invece nel regno del Nord, in particolare per quanto riguarda la valle di Jezreel.
Come si fa notare in Pig husbandry in Iron Age Israel and Judah. New insights
regarding the origin of the “taboo , l'alta percentuale di resti di maiale si riferisce ad
esemplari domestici che quindi sono parte integrante del bestiame allevato nel territorio98. In un altro fatto da notare è che il maiale non viene nemmeno trattato in
modo diverso rispetto al resto della fauna allevata nel territorio del regno del Nord. Nulla quindi lascerebbe intendere che la popolazione insediata nel territorio
97 Sapir-Hen 2013. 98 Ibidem.
settentrionale avesse qualche motivazione nel ritenere il maiale un alimento da escludere dalla propria dieta.
Si potrebbe quindi concludere che laddove esistano dei siti nel territorio della Palestina dove non sia imposto un divieto sulla carne del suino, essi siano da ritenere collegati al regno settentrionale99.
Se nell'Età del Ferro IIB si è determinata, nel regno di Israele, una tendenza all'aumento dello sfruttamento del suino, rimane da chiedersi quali siano le motivazioni sottese. In effetti è necessario cercare di determinare quali possano essere le cause della netta demarcazione creatasi tra i due regni nel rapportarsi all'animale che fino a questo momento era stato considerato il più “odiato” presso il popolo “eletto”.
Nell'articolo Can pig remains be used for ethnic diagnosis in the Ancient Near East?, Hesse e Wapanish sostengono che tre possono essere i fattori determinanti la crescita dell'allevamento del maiale nei diversi siti: condizioni ambientali, funzione dei siti e fattori politici o sociali100.
Per quanto riguarda il primo fattore, sono stati recentemente condotti degli studi ambientalistici e palinoligici. Questi hanno dimostrato che molto difficilmente le condizioni ambientali possono aver determinato la crescita esponenziale dell'allevamento del maiale nel regno di Israele durante il periodo dell'Età del Ferro IIB. Sebbene bisogni considerare che le condizioni climatiche al tempo erano sicuramente più favorevoli nel territorio palestinese rispetto ai giorni nostri, non si registra tuttavia un miglioramento delle condizioni climatiche tra Età del FerroII A ed Età del Ferro IIB, momento in cui l'allevamento del maiale nel regno del Nord prende il sopravvento101.
Come ho spiegato precedentemente, un territorio con una maggiore quantità di precipitazioni annue è di certo più favorevole alla presenza del suino. È tuttavia emerso che nel periodo in cui i resti di maiale erano minori o quasi nulli (Età del Ferro I), la percentuale di precipitazioni era molto più elevata rispetto al periodo successivo.
Inoltre nell'Età del Ferro II si denota una radicale riduzione delle zone forestali nell'area della Palestina dovuta probabilmente all'aumento della popolazione e alle condizioni climatiche più aride102. Le zone forestali, come si è notato in precedenza sono molto più
favorevoli alla vita del maiale.
Viste queste premesse i fattori ambientali non possono essere considerati la causa della crescita dell'allevamento del maiale nel regno di Israele durante il periodo in questione. Anche le funzioni dei siti e gli aspetti politici e sociali molto probabilmente non saranno stati la causa del drastico aumento dei reperti di suino. Nessun mutamento è stato infatti notato nelle dimensioni e nell'organizzazione degli insediamenti tra l'Età del Ferro IIA e l'Età del Ferro IIB nel territorio settentrionale, dove l'incremento dell'allevamento del maiale sembra sorgere quasi improvvisamente.
Si determina invece un altro fenomeno di cui si era precedentemente trattato e che era emerso anche dall'articolo di Hesse. Nel regno di Israele, laddove le dimensioni dei siti sono maggiori la presenza del suino è molto più rara rispetto a quella dei siti rurali, probabilmente per una questione di difficoltà di redistribuzione dei beni da parte del governo centrale.
La causa dell'incremento dell'allevamento del maiale sarebbe quindi da ricercare, secondo gli studiosi, nel processo demografico che ha luogo in questo periodo nel
territorio del regno del Nord103. Come si fa notare in Pig husbandry in Iron Age Israel and Judah. New insights regarding the origin of the “taboo”:
«In both the northern valleys and the Samarian highlands the number of settlements and their size, and thus the population, grew significantly and steadily throughout the Iron Age I-IIA and reached a peak in the Iron Age IIB104».
Questo grande processo di evoluzione demografica avrebbe dunque determinato un drastico calo delle aree potenzialmente adibite all'allevamento di ovini e caprini e avrebbe costretto gli abitanti del regno del Nord a mutare il loro rapporto con l'allevamento del bestiame. In questo modo le greggi di ovini e caprini sarebbero state ridotte e l'allevamento del maiale, il quale può fornire quantità di carne molto maggiori sarebbe divenuto più conveniente105.
Se nel regno di Israele era avvenuto un grande sviluppo demografico, la stessa cosa non si era verificata nel regno di Giuda dove la minore concentrazione di popolazione e la più grande quantità di pascoli non aveva reso necessaria alcuna variazione nell'allevamento animale106.
103 Sapir-Hen 2013. 104 Sapir-Hen 2013: 12.