3. UNA PROSPETTIVA ARCHEOLOGICA DEI DIVIETI SULLE CARN
3.2. I divieti sulle carni e l'archeozoologia Brevi cenni sulla disciplina
Con questa lunga premessa sulle problematiche riguardanti il testo biblico e la ricerca archeologica nella terra d'Israele, ho voluto mettere in luce le difficoltà oggettive per chiunque voglia trattare qualsiasi argomento concernente la storia antica del popolo giudaico. Risulta infatti molto difficile riuscire a comprendere i processi storici, sociali e culturali che hanno portato alla formazione dell'identità israelitica degli inizi. Consapevole della complessità dell'argomento, ritengo tuttavia inevitabile, per tracciare un quadro completo del dibattito sulle prescrizioni alimentari del Levitico, considerare in breve le ricerche archeologiche che si sono sviluppate su questo tema.
Ritengo infatti che solo attraverso prove tangibili si possano riscontrare risultati coerenti con il vero svolgersi degli avvenimenti. In questo modo, per riuscire meglio a comprendere quale sia l'origine dell'imposizione di divieti sulla dieta, sembra doveroso
soffermarsi sulla documentazione archeologica che, per quanto lacunosa, è la fonte più diretta. Il reperto materiale avrà di certo più valore rispetto ad alcuni degli approcci antropologici che non tengono in considerazione il particolare momento storico. E ancora, esso sarà più utile dell'Antico Testamento che, per altro, non dà alcuna indicazione sulle ragioni che spingano ad imporre regole sull'alimentazione dei fedeli. La branca dell'archeologia che deve essere in questo caso considerata è l'archeozoologia. Disciplina piuttosto recente, utilizzata a partire dagli anni Sessanta del XX secolo, viene utilizzata come veicolo di analisi sulle abitudini culturali dei popoli, partendo dalla Preistoria fino all'Età Moderna. Attraverso l'indagine dei resti animali presenti nei siti archeologici, l'archeozoologia mira ad analizzare il rapporto che intercorre tra uomo e fauna in un determinato ambiente e in una determinata epoca storica. L'utilizzo di ponderate analisi scientifiche mira alla creazione di statistiche oggettive sull'apporto della popolazione animale all'attività umana e per gli ecosistemi in generale.
Tale disciplina non si limita ad indagare esclusivamente le qualità delle specie animali di per se stesse ma a ricostruire dati sociali, cultuali ed economici legati allo stile di vita della comunità umana. Molti sono gli elementi da analizzare per approfondire parti specifiche dell'investigazione.
Ad esempio delle prime indicazioni sono fornite dalla registrazione delle specie ritrovate nei cumuli di scarto delle ossa animali e alla loro quantificazione. Individuando la percentuale delle varie specie sul totale di frammenti identificati si potrà capire quali siano gli animali più utilizzati e consumati nel sito.
informazioni sulle tecniche di caccia e allevamento. Riconoscere l'età di morte aiuterà a comprendere se l'animale sia domestico o selvatico. Infatti il ritrovamento di ossa di esemplari giovani costituirà un evidente elemento di allevamento, mentre quello di ossa di esemplari più vecchi indicherà probabilmente che essi sono stati cacciati.
Analizzare inoltre i caratteri morfologici e dimensionali sarà utile nella valutazione delle evoluzioni avvenute nella specie e nell'individuazione di esemplari addomesticati o selvatici. Esaminare le tecniche di uccisione e macellazione costituirà un elemento utile ad indicare le attività di specializzazione del nucleo umano. La differenziazione delle tecniche di macellazione in effetti potrà a volte indicare la presenza di etnie diverse in siti limitrofi12.
Attraverso le indagini archeozoologiche si potranno inoltre definire le modalità di sfruttamento da parte della comunità umana di un determinato tipo di animali, la particolarità delle condizioni ambientali e le selezioni esercitate dall'uomo sulle specie animali.
Come si sarà potuto notare, l'analisi dei reperti faunistici si sviluppa a due livelli: uno di tipo qualitativo e uno di tipo quantitativo. L'aspetto qualitativo sarà utilizzato per specificare la natura selvatica o domestica delle specie, determinata dalla quantità percentuale nel campione di ossa di un sito. L'aspetto quantitativo rifletterà invece la misura in cui determinate specie saranno state allevate. In questo modo si riuscirà a comprendere quali animali sia più conveniente allevare per l'uomo in un determinato contesto13.
12 Tozzi 1990. Per questa breve rassegna sugli elementi utilizzati dall'archeozoologia nell'indagine del rapporto tra nucleo umano e nucleo animale, ho utilizzato per sommi capi la panoramica generale delineata nell'articolo di Tozzi L'archeozoologia: problemi e prospettive.
Anche nel determinare la natura degli insediamenti umani soprattutto nel periodo preistorico e nel primo periodo storico, i reperti archeozoologici sono fondamentali. Esaminando i resti di origine animale si riuscirà a capire se un insediamento è stato occupato in modo permanente, se si tratta di un villaggio agricolo, se si è in presenza di un campo nomade, o di una “città” ben strutturata.
Ci si chiederà ora in che modo l'analisi archeozoologica possa dare delle indicazioni nella ricerca sulla questione delle prescrizioni alimentari del capitolo XI del Levitico. L'elemento sul quale ci si deve basare per rispondere agli interrogativi sulla possibile data di imposizione del tabù, che può chiarire quale sia la motivazione dell'esclusione di alcuni animali dalla dieta, è l'eventuale reperimento delle specie proibite nei campioni animali dei vari siti palestinesi.
La ricerca sui resti faunistici nel territorio di Israele ha interessato gli studiosi fin dalla metà del secolo XIX, in un periodo molto precedente alla nascita della disciplina scientifica archeozoologica. Sembra inutile osservare che una speciale attenzione è stata dedicata al ritrovamento di un animale particolare, il maiale - di cui abbiamo già detto precedentemente – nella prima Età del Ferro, momento fondamentale nella storia di Israele.
Non deve di certo stupire la sollecitudine nei riguardi del suino, nella lista delle specie proibite agli ebrei. Fra tutte le categorie prescritte è senza dubbio la più diffusa e facilmente reperibile nei resti faunistici di un insediamento. Sarà invece molto più difficile basarsi sul rinvenimento di ossa di animali come la lepre, l'irace o gli uccelli rapaci molto meno comuni e molto meno sfruttati all'interno di ogni società, per ragioni che sembrano ovvie.
Inoltre in siti di entroterra, come quelli dell'altopiano palestinese, le specie più diffuse saranno quelle più consone al territorio e alle attività dell'uomo ivi risiedente. Ad esempio la pesca non avrà costituito un grande apporto all'economia, e per questo non ci si stupirà della mancanza di resti di animali acquatici, a prescindere dal fatto che essi siano o meno proibiti. inoltre nella ricerca sull'origine dei tabù si mirerà per lo più al riconoscimento di specie animali che potevano ricoprire un certo peso all'interno del sistema economico di un determinato popolo.
Oltre a quanto detto, il caso del maiale deve la sua fama al tabù sulla sua carne presente non solo nella religione giudaica ma anche in quella islamica. Anche questo fattore influirà quindi sull'interesse della cultura popolare e intellettuale.
Ho voluto tracciare una breve premessa sui metodi di ricerca archeozoologica poiché costituiscono un elemento essenziale per il proseguimento della mia trattazione. In questo modo si avrà successivamente più chiaro il ruolo fondamentale che questa disciplina può rivendicare nella ricerca delle origini dei tabù alimentari.