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ARCHITETTONICO: DALL’APPROCCIO BIOCLIM ATICO AL CONCETTO D

RESPONSABILITA’

“Per poter abitare tra la terra e il cielo, l’uomo deve «comprendere»

questi due elementi, e la loro interazione. La parola «comprendere» viene usata come un concetto esistenziale che è legata all’esperienza di significati che rendono un luogo familiare, carico di sensazioni capaci di farci sentire a casa. E’ casa il luogo in cui si sa perfettamente cosa si provi a camminare su un particolare terreno, dove si ha dimestichezza con l’abbraccio caloroso del sole del meridione o con il mistero delle notti estive

del Nord”.1

Il rapporto fra l'ambiente e l'architettura nasce e si sviluppa con il concetto stesso di civiltà. La storia degli insediamenti è ricca di modelli in cui è possibile rilevare condizioni di equilibrio tra l'uso ottimale delle r isorse energetiche, le tecnologie costruttive e il rapporto con il luogo: spinto da esigenze diverse nelle differenti aree climatiche, dalla ricerca di calore in in- verno o di raffrescamento in estate, per bisogno di luce o per necessità di ripararsi dalla stessa, l'uomo ha sempre operato per or ientare e modellare i propri edifici in ar monia con gli elementi della natura.

La cultura progettuale è sempre stata inscindibile dalla conoscenza dei problemi climatici, dei materiali e delle soluzioni tecnologiche più razio- nali, esprimendo, all'interno di uno stesso ambito geografico, un'architettura che si è riprodotta nei secoli con poche varianti. Le soluzioni che nel corso del tempo generazioni di costruttori, ingegner i e architetti hanno codificato in regole costruttive e ricorrenze tipologiche costituiscono una risposta ai problemi climatici in rapporto alla disponibilità dei mater iali e alle tecniche costruttive, e rappresentano l'espressione di valori culturali e sociali.

1

C. N. Schulz, Genius Loci, Milano, 1979, pag. 23

Le soluzioni delle architetture spontanee o popolari, sedimentate nel corso dei secoli, sono caratterizzate da uno stretto rapporto con gli elementi naturali del luogo e con le variazioni climatiche giornaliere e stagionali. Il fatto che tali soluzioni siano perdurate nel tempo evidenzia fondamentalmente la correttezza dei loro principi. Architetture quindi condizionate dalle specificità climatiche dei luoghi in cui sorgevano e caratterizzate da un uso attento delle risorse e delle tecnologie, capaci di ottimizzare il principio della massima efficienza con il minimo dispendio di energie; un approccio che si può definire "sostenibile" perché caratterizzato da un sistema di comportamento e sviluppo non distruttivo, bens ì finalizzato a uno sfruttamento controllato delle risorse. La storia della cultura costruttiva di un luogo è la chiave di lettura per comprendere il "genius loci" anche sotto l'aspetto della risposta ai problemi energetici.

Fig 1, rito propiziatorio nel cantiere della Casa Entre Muros, Quito, Ecuador

La riscoperta delle relazioni che si possono stabilire fra gli edifici e le forze ambientali, ci deve indurre oggi a recuperare tali esperienze storiche di integrazione e relazione positiva con il luogo, affiancandole alle conoscenze e alle tecnologie moderne capaci di rendere la loro applicazione ancora più efficiente.

E’ necessario adottare un modo di progettare e costruire tale da instaurare un rapporto positivo e costruttivo con i processi ambientali naturali che costituiscono un’inesauribile fonte di energia pulita ed economica e per questo sostenibile. Tale concezione dell'atto costruttivo presuppone lo studio e l'analisi dei fattori peculiari del luogo quali il

microclima, la conformazione orografica del terreno, l'esposizione solare e la direzione dei venti dominanti, nonché dei diversi elementi fisici (naturali ed artificiali) del contesto. Ogni edificio, quindi, dovrebbe garantire prestazioni non solo al fine di offrire i migliori livelli di comfort ai suoi abitanti, ma stabilire anche, cos ì come è sempre av venuto fin dall'antichità, relazioni positive con il contesto ambientale e l'ecosistema in cui si inserisce.

Fig. 2, a confronto: sopra l’edificio come elemento di perturbazione del contesto ambientale, sotto l’edificio concepito come un “organismo viv ente” integrato nell’ecosistema ambientale.

“L'edificio perciò non può essere più concepito come una scatola

chiusa capace di comportarsi indifferentemente allo stesso modo in qualunque contesto geografico perché sostenuta da efficienti quanto co- stosi impianti. L'edificio, e in una visione più ampia l'intero sistema città, deve essere inteso come un organismo vivente configurato, grazie a un

attento progetto e a un'accurata costruzione, in maniera tale da risultare mutevole nel suo funzionamento al variare delle condizioni giornaliere e

stagionali.”2 La metodologia progettuale da adottare può quindi definirsi

"bioclimatica3" e influisce sensibilmente sulla scelta della collocazione,

dell'orientamento e della forma dell'edificio. I volumi costruiti possono essere progettati con una conformazione che discende dai caratteri del luogo, la distribuzione degli ambienti di vita sarà effettuata secondo criteri razionali legati alla relazione con le loro funzioni, ad esempio, in particolar i condizioni, predisponendo quelli di servizio nelle zone nord a creare spazi di filtro e protezione dai versanti più freddi, e lasciando gli ambienti principali a sud con ampie vetrate. I materiali di cui è composto l'involucro e la struttura interna, possono funzionare, grazie alla loro massa termica, come accumulatori e riserve di calore in inverno e come mitigatori del surriscaldamento estivo.

Diviene quindi fondamentale porre, nuovamente, estrema attenzione alla progettazione dell’oggetto edilizio che, nei suoi componenti, diventa inter mediario tra le condizioni esterne, spesso estremamente mutevoli, e i bisogni relativamente stabili di un ambiente interno. “L'involucro, ad

esempio, dell'edificio bioclimatico deve essere capace di adeguamenti costanti, reagendo alle sollecitazioni esterne in modo ciclico e intermittente: deve affrontare variazioni sostanziali di temperatura, illuminazione solare, velocità dell'aria e anche far fronte a situazioni di scarsa occupazione o di sovraffollamento. L'involucro deve garantire il giusto compromesso fra possibilità di captare la radiazione solare, quando fa freddo e limitare l'accesso all'irraggiamento quando fa caldo, garantire un'elevata quantità di luce naturale all'interno, ma al contempo proteggere dai riflessi, consentire un'abbondante ventilazione naturale, ma evitare un'eccessiva perdita di

calore.”4

Dall’architettura bioclimatica si arriva infine a quella che gli anglosassoni definiscono “ambientalmente responsabile” ovvero che accoglie le problematiche descritte in precedenza ponendo tuttavia in maniera più consapevole e generalizzato il problema della scarsità

complessiva delle risorse e introducendo la complicazione

dell’inquinamento ambientale. I temi di un’architettura che possa definirsi ecologica, possono quindi raggrupparsi in una serie di filoni che necessariamente devono concorrere alla pari nella complessa azione della

2

G. Minguzzi, Op. Cit. pag. 42 3

E’ possibile far risalire il concetto di architettura bioclimatica all’opera dei f ratelli Olgyay, i quali applicarono, per la prima v olta negli Stai Uniti, negli anni 50 del secolo scorso la bioclimatologia (scienza che studia le connessioni tra clima e v ita) alla progettazione. Il termine bioclimatica, parola composta da bios (βιοσ) e clima (κλιµα), racchiude, nel suo signif icato i termini vita e latitudine, ovvero la caratterizzazione delle condizioni di vita sul nostro pianeta al mutare della posizione, del luogo.

4

G. Minguzzi, Architettura Sostenibile, pag. 42. WZK'dd/KE

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progettazione responsabile: comportamento energetico degli edifici e impiego di energie alternative a quelle fossili; analisi del ciclo di vita dei mater iali e dei componenti; riuso e riciclo dei materiali e dei componenti; inquinamento indoor; ricerca di materiali e componenti alternativi rispetto a quelli impiegati nel passato che hanno rivelato nel tempo effetti dannosi sulla salute umana e sull’ambiente; valutazione ecologica e economica delle fasi complesse del processo edilizio e dell’impatto che esso ha con l’ambiente.

Fig.3 , R.Rogers, studi per un edif icio per l’Erario a Nottingham, GB

La strada ecologica dell’architettura può essere una soluzione affinché l’atto del costruire, e quindi del modificare i luoghi naturali, possa tornare ad essere percepito dalla società, cos ì come è stato in ogni tempo, non più come temibile atto di aggressione da parte dell’uomo sull’ambiente, bensì come una nuova alleanza tra l’abitante e la sua abitazione, momento centrale di relazione tra l’uomo e il mondo in cui vive.

2.2

TECNOLOGIE COSTRUTTIVE E M ATERIALI A