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La richiesta che l’architettura, oggi, contribuisca allo sviluppo sostenibile, sia ambientale che sociale, impone ai progettisti responsabilità che vanno ben oltre i limiti di un programma autonomo. Il prestigio ed il potere della maggior parte dei professionisti hanno subìto un netto declino sotto la spinta delle pressioni commerciali. La necessità di una architettura sostenibile deve stimolare i progettisti verso la creazione di nuovi equilibr i (est)etici che siano in grado di soddisfare le esigenze di conservazione ambientale

Gli edifici dovrebbero essere concepiti come elementi della città capaci di integrare la società e la natura. Il progresso tecnologico raggiunto nel campo delle costruzioni, consente una tale varietà di scelte formali che i moderni edifici possono essere realizzati sia per rispondere agli usi mutevoli degli utenti sia per preservare le risorse energetiche, con il contenimento dei consumi e la riduzione delle emissioni inquinanti. Pensando alle necessità odierne e valutando i bisogni di una società che muta con un ritmo sempre più accelerato, gli edifici, nell’arco della loro vita possono, anzi devono, cambiare la propria destinazione d’uso, anche più volte: ciò che oggi è un centro finanziario, potrà e dovrà ospitare uffici tra qualche anno e una università tra dieci. Quindi il primo passo verso un architettura che vuole essere sostenibile è pensare e realizzare edifici che si possono modificare facilmente, essi avranno sicuramente una vita più lunga e rappresentano un uso più efficiente delle risorse.

Nuove idee richiedono nuove forme e ciò è applicabile sia agli edifici che ci servono nelle nostre esigenze quotidiane, sia alle istituzioni, case, uffici, università, scuole, ospedali o musei. Edifici non flessibili ostacolano l’evoluzione della società perché ostacolano le idee nuove. “Progettare

edifici che incorporino tecnologie sostenibili riducendo l’inquinamento ed i costi di gestione è una sfida per i progettisti. Tre quarti dell’energia giornaliera negli edifici è usata in egual misura per l’illuminazione artificiale, il riscaldamento e l’aria condizionata; ma sono tutte funzioni in via di trasformazione a causa di nuove tecnologie e metodi in grado di ridurre

radicalmente i costi di gestione e l’inquinamento prodotto dagli edifici”.27

La progettazione contemporanea, supportata dalle tecnologie informatiche ha “liberato” le forme della composizione architettonica verso

dimensioni linguistiche fino a qualche anno fa impensabili.

Contemporaneamente diventa prioritario l’impegno etico verso una progettazione che sfrutti le nuove tecnologie e modifichi le esigenze anche per diminuire in maniera considerevole il consumo energetico di un edificio; riducendo del 50% l’energia consumata dagli edifici si abbatte di un quarto il consumo di energia globale. Gli accorgimenti sono svariati ma tutti si

26

Cfr. Ibidem 27

basano sui fondamenti del ciclo naturale regolato dai comportamenti climatici associato alla scelta di materiali naturali a basso carico energetico.

Microclima interno. In casa e nei vecchi edifici, ad esempio, tolleriamo

volentieri le variazioni di temperatura stagionale. Se questo principio venisse adottato anche negli uffici, che invece tendono a fare mantenere la temperatura costante in tutto l’anno sui 20°, l’edificio potrebbe essere aperto all’ambiente esterno e la sua dipendenza dall’aria condizionata essere grandemente ridotta, ristretta solo alle settimane di grande freddo e grande caldo, con un conseguente rispar mio del consumo energetico, pur mantenendo l’ambiente interno sotto controllo.

Recupero della funzione bioclimatica delle piante. Un qualsias i

albero, assorbe anidride carbonica, emette ossigeno, traspira 380 litr i d’acqua al giorno e purifica l’aria nelle sue vicinanze. In estate gli alber i forniscono ombra, riducono l’accumulazione del calore del sole e il suo riverbero negli edifici. Gli alberi, l’acqua, gli arbusti e le piante creano un paesaggio capace di filtrare l’inquinamento e di umidificare l’aria rinfrescandola.

Circolazione dell’aria. Edifici più sottili per mettono a più persone di

avere finestre a portata di mano e riducono la necessità di luce artificiale. All’interno degli edifici, l’aria che entra dalle finestre può circolare senza ventilatori meccanici dando forma aerodinamica a soffitti e tetti e mettendo in comunicazione ogni piano con un grande spazio o atrio: quando la temperatura dell’aria vi aumenta “l’effetto camino” crea una corrente ascensionale che aspira l’aria viziata dai luoghi di lavoro. Al profilo del tetto può essere data una forma tale da rispondere e in alcuni casi catturare i “venti dominanti”. In certi climi e condizioni questo può aumentare il naturale tiraggio dell’edificio e rendere confortevoli le condizioni ambientali, senza la necessità di condizionamento d’aria meccanico ad alto costo energetico.

Esposizione solare. L’orientamento di una costruzione verso il sole è

cruciale per il progetto di un edificio a basso impiego energetico. Alcune porzioni dell’edificio possono essere sfruttate come accumulatori di energia termica, sfruttandone la massa. Per esempio i solai in calcestruzzo, direttamente irraggiati durante le ore diurne, accumulano calore che possono rilasciare durante le ore notturne. Questo comportamento nel periodo invernale abbatte notevolmente i costi per il riscaldamento forzato. In estate gli elementi vetrati saranno opportunamente schermati per evitare il fenomeno.

Impiego di materiali naturali. La consapevolezza della esauribilità

della risorse energetiche ha portato investimenti nella ricerca verso tecniche costruttive, anche legate alle tradizioni locali, basate su materiali facilmente reperibili a basso carico energetico e sull’autocostruzione. L’alta MICROCLIMA INTERNO FUNZIONE BIOCLIMATICA DELLE PIANTE CIRCOLAZIONE DELL’ARIA ESPOSIZIONE SOLARE IMPIEGO DI MATERIALI NATURALI

riciclabilità dei materiali naturali, che possono essere impiegati nelle costruzioni a basso costo come la terra cruda, la paglia, il bambù, il legno insieme a materiali di recupero come copertoni usati, bottiglie di vetro e plastica, carta riciclata ecc., associata alle tecniche costruttive semplici e tradizionali capaci di sfruttare i principi della bioclimatica per i fabbisogni energetici, ci consentono di realizzare costruzioni ecologicamente consapevoli e responsabili, capaci di rispondere ed esprimere con l’artificio delle forme le forze non lineari della natura inglobandole in un nuovo legame tra architettura e natura.

“L’architettura non deve più mettersi a confronto con la natura, ma deve rispettare le sue leggi. I progettisti devono affidarsi sempre meno a tecnologie “attive” ad alto consumo di energia e devono esplorare sempre più il mondo delle tecniche “passive” che impiegano energia rinnovabile

ricavata da risorse naturali quali piante, vento, sole e acqua.”28

Le tecnologie informatiche, con le applicazioni nel campo della progettazione, consentono oggi di ideare edifici a basso consumo energetico analizzando con appositi programmi di calcolo tutte le caratteristiche del sito e le azione climatiche su di esso e sulle costruzioni che si intendono realizzare, consentendo anche in fase di progettazione avanzata di generare modelli che simulano il movimento dell’aria, i livelli di illuminazione e l’accumulo ter mico. Questo consente ai tecnici di potere intervenire raffinando ulterior mente tutte quelle caratteristiche costruttive che utilizzino l’ambiente naturale per ridurre il proprio consumo di energia. Sono in fase di sperimentazione veri e propri “sistemi nervosi” artificiali capaci di registrare le condizioni interne di un ambiente e rispondere a bisogni specifici. Esistono nuovi materiali che possono trasformarsi da altamente a scarsamente isolanti, da opachi a trasparenti, che reagiscono organicamente all’ambiente e si modificano rispondendo ai cicli diurni e

stagionali.29

“Il futuro è sempre più vicino, ma il suo impatto sull’architettura è solo

agli inizi. Inserire i nostri edifici nel ciclo naturale restituirà l’architettura alle

proprie origini.”30

28

R.Rogers, Op.cit. pag 3/87 29

Cfr. R.Rogers Op.cit. pag. 3/90-3/96 30