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Negli ultimi anni, in varie parti del mondo, molti giovani progettisti, sensibili ad una nuova espressione dell’architettura, capace di coniugare estetica, utilità, resistenza con la consapevolezza dell’esauribilità delle risorse, stanno tentando, con una sperimentazione sul campo, di progettare e realizzare edifici con un budget molto limitato.

Negli anni settanta del secolo scorso, in risposta alla altra crisi legata all’aumento sconsiderato del prezzo degli idrocarburi, qualche pioniere intraprese la strada delle alternative ecologiche nei settori delle costruzioni, coinvolgendo gli utenti a partecipare al progetto e alla realizzazione degli

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edifici. Questa filosofia, in contestazione alla rigidità della cultura del movimento modernista, ha ispirato la realizzazione dei primi progetti a basso costo: le case popolar i di Joachim Eble in Germania; il progetto di residenze “Tinngarden” del gruppo Vandkunsten, vicino a Copenaghen; le scuole e la “casa dei ragazzi” a Stoccarda di Behnish & Partner; le abitazioni a Gelsenkirchen di Peter Hubner. Nel decennio successivo, molti architetti decidono di cimentarsi con materiali più naturali: Jourda e Perrudain e Sverre Fehne realizzano residenze impiegando la terra cruda. Paolo Soleri, profeta del low-tech, sperimenta quella che lui stesso

definisce una nuova forma di architettura ecologica.5

Oggi, con alle spalle questo fenomeno pioneristico di questa primigenia architettura povera, in una nuova fase economico-culturale che vede in regressione economica e culturale i paesi ad economia consolidata e, contemporaneamente, in crescita costante i paesi ad economia emergente che stanno prendendo coscienza delle proprie risorse culturali, compaiono nuove soluzioni progettuali dettate da un’insieme di premesse diverse rispetto al passato. Il concetto di sobrietà diventa terreno fertile e attraente per i progettisti, che coniugano capacità di ricerca e sviluppo della creatività per produrre nuove concezioni architettoniche, meno costose, più intelligenti e più accoglienti. “Questa riduzione delle risorse è il principale incentivo di un’architettura migliore che, forse, è l’avanguardia che prepara il terreno per la prossima ondata di edifici totalmente sostenibili, ecologici ed energicamente virtuosi, che probabilmente domineranno l’architettura nel prossimo futuro. Ripulendo, semplificando, inventando, usando nuovi e vecchi materiali e rifiutando le astuzie e i trucchi dell’esibizione fine a se stessa, questi edifici, spazi pubblici e giardini sono testimoni e prove di una rinnovata mentalità, di un approccio al progetto che è maturo per affrontare

la costruzione di un mondo diverso.”6

La cultura del low cost nasce da una esigenza: la scarsa disponibilità di mezzi. Questa esigenza può essere interpretata, in fase progettuale, come una necessità oppure come una scelta; in entrambi i casi è un terreno di sperimentazione che sfida l’incognita del budget limitato per escogitare soluzioni nuove, talvolta imprevedibili, che nascono in divenire: Anna Heringer, David Barragan e Pascual Gangotena, in una breve corrispondenza intrattenuta, in occasione di uno scambio di informazioni per il lavoro di ricerca nell’ambito del dottorato, hanno confidato che nei lavori di realizzazione sia della METI- Handmade school in Rudrapur, Bangladesh sia della HOME made-family houses Rudrapur, Vishnupur (Dinajpur district, Bangladesh), per la Heringer, che per la Casa Entre Muros, a Tumbaco, Quito in Bolivia, per Barragan e Gangotena, alcune

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Cfr. D. Gauzin-Muller, Architettura sostenibile, Milano 2003, pag.16. 6

A. Rocca, low cost/loe tech, Schio, 2010, pag.7 >KtK^d

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scelte tecnologiche legate alla struttura resistente, ad esempio le unioni degli elementi costituenti l’orditura dei solai, da realizzarsi in travi composte di bambù,

Fig.4, schizzi e appunti per la def inizione dei giunti tra la muratura in terra e i telai in bambù. Cantiere in Rudrapur, Bangladesh, di Anna Heringer

Fig.5 , progettazione in sito con il metodo “learning by doing”. Cantiere in Rudrapur, Bangladesh, di Anna Heringer

sono state cambiate più volte in corso d’opera, studiando e sperimentando in situ, quasi in tempo reale, delle soluzioni più idonee in virtù della progressione e della modalità di realizzazione dei lavori.

La lezione minimalista della cultura del progetto moderno, preannunciata da Adolf Loos nel suo “Ornamento e Delitto” e percorsa dalla filosofia essenziale di Le Corbusier, che ricorre alla terra cruda, come mater iale da costruzione, in un momento di grande crisi e fame di r icerca come la fine della seconda guerra mondiale, e racchiusa nell’assunto di Mies van der Rohe: Less is More, segna una linea di pensiero dell’intero novecento che ancora oggi è humus fertilissimo per una riflessione critica rivolta alla ricerca della essenzialità nell’architettura.

Nella progettazione architettonica l’eterna interazione tra forma e funzione, tra essere e apparire, tra realtà e immaginazione deve confrontarsi con le azioni quotidiane legate alle esigenze di vita. Le necessità individuali, di abitare un architettura, di sentirci protetti da essa, di sentirci a proprio agio in essa, di sentirci rappresentati da essa, come si conciliano quando le disponibilità economiche diventano scarse? Bisogna ripartire dalla scala dei pesi da attribuire alle singole necessità. La rinuncia a qualcosa che di solito è considerato necessario, nell’architettura “normale”, è possibile soltanto considerando l’architettura come un mestiere artigianale, capace di produrre un oggetto “custom”, su misura, che riesca a calzare a pennello come una tuta da subacqueo. Bisogna rivisitare ed attualizzare il concetto di “existenzminimum”, alla luce di una nuova sensibilità basata sull’analisi della risorse locali e sulle potenzialità che queste possono apportare alla progettazione consapevole e responsabile. Alejandro Aravena, con il suo impegno nel progetto Elemental, ha percorso sicuramente questa strada, dimostrando che è possibile fare architettura senza estremismo hi-tech, con costi ridottissimi coinvolgendo i futuri abitanti delle case da realizzare in fase di progettazione e successivamente in possibili, “autonome”, espansioni dell’edificato. L’iniziativa internazionale nasce in Cile per promuovere l’innovazione nell’architettura, le tecniche edilizie, l’urbanistica e lo sviluppo di una progettazione e realizzazione di alloggi a basso costo, e viene applicata per, la prima volta, nel progetto pilota di Iquique, dove sono stati realizzati 94 alloggi per altrettante famiglie con un budget di 7500 $ Usa, per alloggio, con un iter che parte da un complesso dialogo partecipativo concretizzato in un progetto base; questo verrà sottoposto, una volta ultimato, ad un continuo processo di ampliamento e modificazione delle

architetture e degli spazi ad opera degli abitanti.7

Grazie ai laboratori di appoggio tecnico e progettuale coordinati dagli architetti di Elemental, gli abitanti, coinvolti già in fase di progettazione, inizieranno un processo di ampliamento con una serie di interventi di completamento che vanno dall’integrazione di elementi di arredo, all’assemblaggio di frammenti di vecchie case, fino a interventi più

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Cfr. F. Gallanti, Elemental, Aravena, sta in Domusweb.it 15 nov. 2005 >:EZK

complessi di ampliamento edilizio. Aravena in una recente intervista, pubblicata sulla rivista “Y magazine”, pone un importante riflessione: “dobbiamo rispondere a un processo di urbanizzazione mondiale che ha una portata, una velocità e una povertà di risorse senza precedenti nella storia dell’uomo. La migrazione verso le città è sempre stato sintomo di progresso e particolarmente per i poveri, che vi hanno trovato condizioni migliori rispetto a quelle che lasciavano in campagna, anche se può sembrare paradossale.

Fig. 6, Project Elemental-Alejandro Aravena, prima e dopo l’intervento degli assegnatari

Il problema è quello che si ha davanti, ovvero la migrazione dalla campagna alla città nei paesi in via di sviluppo che ha un’intensità mai misurata prima. Nei prossimi vent’anni ci troveremo a dover costruire per città che crescono di un milione di unità alla settimana avendo a disposizione 10.000 $ a famiglia, e, per far fronte a questo processo, non abbiamo le conoscenze necessarie. Quindi il futuro è una sfida difficile in cui l’architettura, con il suo potere di sintesi, può avere un ruolo da protagonista”.

Appare pressante l’esigenza di pensare ad una architettura capace di interpretare il contenimento dei costi, il risparmio delle materie prime, l’impiego di materiali r iciclabili e riciclati, il coinvolgimento degli abitanti delle case da progettare, tutto in una nuova opportunità creativa sperimentando nuove soluzioni, avventurandosi sul terreno infido deprivato di elementi e qualità apparentemente irrinunciabili. L’architettura povera riscopre la centralità del corpo dell’essere umano, può accettare di durare di meno e forse di essere anche meno solida, ma alla fine, non può evitare il rapporto primario: il confronto con l’uomo. I corpi e i loro cicli, le loro

necessità e fragilità: il caldo e il freddo, la luce e il buio, il lavoro e il r iposo, funzioni che entrano a far parte del progetto e lo alimentano trasformando

una struttura in casa, in habitat commisurato alle esigenze della vita. 8

2.3

PERCORSO PROGETTUALE SOSTENIBILE: