• Non ci sono risultati.

Architettura e natura

2. Il Foro Bonaparte e la città

2.2 Architettura e natura

“L’architetto è colui che mette in opera la natura”19 così Etienne-Louis Boullée descrive il

lavoro del progettista. “L’architettura per Boullée non è solamente l’arte di produrre delle immagini attraverso la disposizione dei corpi, ma consiste anche nel saper riunire tutte le bellezze della natura per metterle in opera”20. Per l’architetto francese mettere in opera la

natura non significa ricorrere all’apparato figurativo degli elementi naturali, ma il ricorso alla natura restituisce un metodo compositivo, con cui dare forma ai volumi. “Le forme, diventate pittoresche, hanno la seducente attrazione della novità: la diversità dei loro contorni le ha rese stimolanti e la luce, contrastando con le ombre, produce sorprendenti effetti che incantano”21. La lettura e l’attenta osservazione del mondo naturale spingono

Boullée ad individuare gli elementi naturali in grado di poter essere utilizzati in chiave compositiva nel progetto di architettura. La basilica, il teatro, il palazzo del sovrano, il palazzo di giustizia, il palazzo nazionale, il palazzo municipale, il colosseo, la biblioteca pubblica, i monumenti funerari o i cenotafi, l’architettura militare, i ponti, sono isolati dal contesto urbano. Come sostiene Aldo Rossi, nell’opera di Boullée la città “si presenta sempre come il luogo architettonico che fornisce certe occasioni e i suoi interessi si riferiscono sempre ad una sistemazione parziale dell’intorno”22.

Se Boullée non applica i principi del pittoresco alla dimensione urbana della città, Laugier propone gli elementi naturali in relazione alla forma urbana. La città per Laugier deve essere considerata “come una foresta: le vie della prima sono le strade della seconda e debbono essere tracciate in modo analogo. Ciò che essenzialmente costituisce la bellezza di un parco è la molteplicità delle strade, la loro larghezza, il loro andamento rettilineo. Ma questo non basta: occorre che un Le Nôtre ne disegni il tracciato, che vi profonda gusto e riflessione, che vi si possano trovare, simultaneamente, ordine ed eccentricità, simmetria e varietà; che qui si scorga un crocevia a stella, là a zampa d’oca; da una parte strade a spina di pesce, dall’altra a ventaglio; più oltre parallele; e ovunque piazzali di disegno e di forme differenti. Maggiori saranno i contrasti, le scelte, l’abbondanza e perfino il disordine, nella composizione; maggiori saranno le bellezze toccanti e deliziose del parco”23. La teoria urbana di Laugier denuncia una consapevolezza del problema della

città nella sua totalità. “La bellezza e la magnificenza di una città dipendono principalmente da tre fattori: gli ingressi, le strade e gli edifici”24. Al pari dei monumenti pubblici, anche

l’edilizia minore, le case, i quartieri e i servizi, assieme alle strade e agli ingressi, rendono bella e magnifica la città stessa. Un altro aspetto che conferisce bellezza alla città risiede nella cura dei giardini e nella progettazione dei parchi. La città ingloba nel suo tessuto urbano gli elementi naturali. Architettura e natura restituiscono il quadro complessivo della dimensione urbana.

Nel progetto per il Borgo Nuovo a Faenza, presentato il 3 novembre 1797, Antolini ricorre alla restituzione di alcuni elementi naturali: il viale alberato e il giardino che suggeriscono differenti spazi. Il viale disegna una piazza circolare, dove al centro è posto l’arco di Trionfo. Il filare continua il suo tracciato che conduce al centro della città. Oltre la strada alberata sono presenti da un lato gli isolati urbani e dall’altro il parco che si integra nel disegno urbano complessivo. L’alberatura prosegue con un passo regolare per 19 E.L. Boullée, Architecture. Essai sur l’art, 1953, trad. it Architettura. Saggio sull’arte, piccola biblioteca Einaudi, Torino 2005, p. 28

20 Idem 21 Idem, pp. 75 22 Idem, pp. XL

23 M.A. Laugier, Essai sur l’architecture 1753,trad. it Saggio sull’architettura, Aesthetica, Plalermo 1987, p. 145 24 Idem, p. 140

interrompersi in corrispondenza del colonnato dei due edifici che segnano le architetture del Borgo Nuovo. Incontrando l’architettura, l’elemento alberato diventa colonnato. L’albero e la colonna si succedono lungo l’asse mantenendo lo stesso passo quasi ad identificare i due elementi in un unico segno compositivo che regola la composizione urbana complessiva. Architettura e natura disegnano un progetto urbano, un frammento di città e marcando l’importanza dell’elemento naturale nell’architettura della città. Nel dettaglio della pianta e del prospetto prevale l’elemento naturale, che non è solo parte della struttura urbana della città, ma segno integrante dell’architettura, cardine con cui articolare l’intero progetto. Il giardino inserito nel retro delle abitazioni non assume solo il ruolo di parco pubblico, ma si relaziona con la parte privata, articolando la composizione dell’architettura.

Nel Foro Bonaparte l’elemento naturale è parte fondamentale della composizione. Il filare di alberi, il naviglio e il giardino non sono semplicemente elementi di decoro dello spazio urbano, ma contribuiscono alla conformazione complessiva dell’impianto architettonico. L’ingresso del naviglio nel Foro è puntualizzato dall’architettura della dogana. Alla figura circolare geometricamente definita, si contrappone la figura dell’architettura che si modella seguendo il tracciato del bacino d’acqua. L’architettura sul canale denuncia la peculiarità dell’elemento naturale, che entra a far parte del progetto del Foro, in forma precisa attraverso la composizione dell’architettura. Il canale del Foro Bonaparte non è utilizzato quindi solo come elemento funzionale atto a risolvere il problema della navigazione, ma concorre alla composizione complessiva. Sulla sponda del canale verso la piazza sono collocate le alberature che ombreggiano la ripa. All’elemento naturale del naviglio è giustapposta l’alberatura, che crea riparo e rende più ameno il luogo. Antolini non individua nell’elemento naturale un semplice decoro con cui accrescere la comodità e

LEGENDA

Percorso verde Corso d’acqua Giardino abitazioni

Fig.50 Planimetria generale del Borgo Nuovo a Faenza

Fig.52 Planimetria generale del Foro Bonaparte

Fig.53 Schema della sistemazione a verde nel Foro Bonparte. Filari alberati (in rosso); naviglio (in blu); giardini (in grigio)

la salubrità del luogo. Il naviglio diventa anche elemento scenografico, quando “la pubblica allegrezza si mostrerà con illuminazioni notturne, cresceranno infinito vaghezza allo spettacolo tanti lumi dall’acqua ripercossi”25. Al di fuori dello spazio circolare i giardini,

siano essi pubblici o privati, chiudono il disegno d’insieme del Foro, riproponendo la geometria circolare che caratterizza l’architettura del Foro Bonaparte. Se dunque si conferma la tesi di un’architettura che nella città e nel progetto urbano individua le proprie regole e i principi strutturanti dell’architettura, si includono tra gli elementi fondamentali che compongono il disegno complessivo il vuoto e la natura.