• Non ci sono risultati.

I progetti editorial

Antolini pubblicò tra il novembre 1801 e 1804, ventiquattro tavole incise all’acquaforte e all’acquatinta, con le vedute d’insieme del Foro Bonaparte accompagnate da piante e alzati dei vari edifici. Interrotta la diffusione a stampa in fogli sciolti delle tavole del Foro, nel 1804 inizia a valutare la stampa di un volume di pregio con tavole rilegate e accompagnate da una descrizione, che fece stendere dall’amico e collega Pietro Giordani82,

più organica e dettagliata rispetto al Piano Economico-Politico del 1801. Anche se la planimetria generale del Foro e la descrizione è inclusa tra le opere di Giordani nel 184683,

non v’è dubbio che essa svolga e sviluppi le indicazioni di Antolini. Il progetto editoriale si concretizza in La descrizione del Foro Bonaparte co’ tipi Bodoniani, Parma 1806. L’opera è composta di ventiquattro incisioni introdotte da una descrizione del Foro84.

Le uniche differenze di rilievo fra le tavole di Bodoni e i disegni di Parigi riguardano l’impaginato dei progetti del teatro e del monumento a Bonaparte, in verticale nelle incisioni, in orizzontale nei disegni parigini85.

Per accompagnare l’edizione bodoniana, l’architetto scrisse una dedica a Napoleone. Il testo che accompagna le stampe dell’edizione bodoniana si discosta fortemente dalla descrizione presente nel Piano Economico-Politico: questa volta Antolini non è interessato a dimostrare la fattibilità dell’opera, ma il suo interesse verte nella descrizione architettonica d’insieme e di ogni singola fabbrica che la compone. La figura di Napoleone risulta preponderante nella stesura di entrambi i testi. Nel Piano Economico-Politico dato alle stampe il 31 ottobre 1801 Antolini, dedica a Bonaparte “l’eterno monumento, il quale, per quanto magnifico e grande egli sia, sarà sempre minore della sua gloria e delle incomparabili virtù”. Il documento esplicita nella volontà di Bonaparte il mantenimento del Castello: “Un sommo personaggio, mentre applaudiva alla destinazione fattane dalla consulta legislativa, soggiunse, che questo luogo poteva servire d’abitazione al Governo, perché così si sarebbero eccitati i Cittadini a fabbricarvi all’intorno”86. Oltre ai precisi ed espliciti riferimenti a Napoleone è legittimo leggere il Piano Economico-Politico come una risposta alle perplessità relative al costo dell’opera sollevate da Napoleone durante il loro colloquio. Il piano analizzando modi e mezzi per l’edificazione si configura come la risposta concreta e fattibile dell’esecuzione del progetto per il Foro Bonaparte.

La Descrizione del Foro Bonaparte87 edita da Bodoni nel 1806 si apre con la dedica

“alla maestà di Napoleone Imperatore de’ francesi e Re d’Italia”. Nella descrizione dei monumenti Antolini, paragonando il Foro ad un tempio, consacra l’architettura a Napoleone e anche in questo testo, nella descrizione del Castello, rimanda a Bonaparte la decisione di porvi la sede del principato. Antolini riferendo il colloquio con l’allora Primo Console88 informa che Napoleone approva il mantenimento del Castello e che suggerisce 82 Pietro Giordani (1774-1848) è stato letterato. È stato monaco benedettino dal 1797 al 1800; prosegretario dal 1808 all’Accademia di Belle arti di Bologna, lascia l’ufficio e la città nel 1815, trasferito a Milano diventa condirettore della Biblioteca Italiana. Nel 1818 si ritirà a Piacenza. Tra i più grandi titoli d’onore di Giordani resta l’aver intuito il genio poetico del giovane Leopardi. Nel 1824 è stato esiliato ed egli, sebbene l’esilio è stato subito revocato, si stabilisce a Firenze dove si consolida la sua fama e ampliamente s’irradiò dal circolodi G.P. Vieusseux. Nel 1830 si stabisce a Parna, nel 1834 subisce una breve prigionia politica.

83 P. Brighenti, Opere di Pietro Giordani, Vol I, 1846. Nella raccolta delle opere di Giordani è presente la descrizione che completa l’edizione bodoniana e la planimetria generale di piccolo formato, firmata da G.A. Antolini e Giuseppe Rosaspina incisore. Segnalo che nelle tavole in folio diffuse attraverso il prospetto associativo e nelle tavole raccolte nell’edizione bodoniana risulta come incisore G. Canini.

84 Si veda negli apparati doc. III.A 06

85 A. Scotti, Il foro Bonaparte…, Ibidem, p. 150 86 G.A. Antolini, Piano Economico-Politico…, Ibidem

87 G.A. Antolini, Descrizione del Foro Bonaparte, co’ tipi bodoniani, Parma 1806 88 Si veda negli apparati doc. I.23

Fig.22 G.A. Antolini, Spaccato per il lungo e per il traverso del Teatro. Stampa tratta dall’edizione co’ tipi bodoniani (a sinistra) e disegni provenienti dalla raccolta conservata alla Biblioteca Nazionale di Francia (a destra)

Fig.23 G.A. Antolini, Monumento decretato dalla Commissione provvisoria di Governali 5 Messidoro an. 8 per

eternare la memoria dell’Eroe Bonaparte dopo la Battaglia di Marengo. Stampa tratta dall’edizione co’ tipi bodoniani

in quel luogo la residenza del Governo per attrarre maggiormente la popolazione.

È necessario rilevare che sia nel Piano Economico-Politico sia nella Descrizione del Foro Bonaparte Antolini rinuncia alla demolizione del Castello, assecondando la volontà di Napoleone, mentre per ciò che riguarda l’esistenza del teatro non accenna nessuna indecisione sul suo mantenimento. Contrariamente alla volontà di Napoleone, il teatro persiste come monumento nel Foro e nella descrizione elaborata successivamente subisce un’implementazione attraverso una revisione sostanziale. Se dunque è disposto ad abbandonare la scelta di demolire il Castello, perché non abbandona anche la soluzione di insediare all’interno del Foro un teatro?

Per Antolini nei teatri contemperai si cerca “l’esempio e la licenza de’ vizi”. Abbandonando l’ordine mostrato dai greci e dai romani, l’architettura teatrale si trasforma in un esempio di corruzione. Antolini prendendo le distanze dai costumi che imponevano i teatri strutturati su ordini sovrapposti, recupera il modello antico per ritrovare in questo la ragione e la magnificenza dell’arte. Il teatro per Antolini diversamente dal Castello è un’architettura capace di aprire i termini di un dibattito più ampio. Nella prima parte della Descrizione del Foro Bonaparte Antolini analizza l’opera generale, sottolineando come la figura circolare sia la più conveniente, indica gli ingressi al Foro, le destinazioni degli edifici, descrive l’andamento del canale navigabile e sottolinea l’importanza e l’utilità dell’acqua nel Foro Bonaparte. Antolini prevede la piantumazione di specie vegetali a ridosso della riva che ombreggia l’area e suggerisce l’immagine evocativa del naviglio, capace di riflettere e moltiplicare l’illuminazione notturna. Indica al centro del circolo il Castello e richiama alla memoria la presenza delle basiliche al centro delle piazze nei fori romani, sottolineando come la figura circolare del Foro e quella quadrangolare del Castello possano, in tale luogo, coesistere senza interferire l’una con l’altra. Questa nota che richiama alle antichità romane, le cui basiliche erano talvolta poste al centro dei fori, può essere letta come una risposta alla denuncia di Pistocchi che individua nel Foro Bonaparte la mancanza delle prerogative presenti nei modelli antichi a cui Antolini si riferisce. La descrizione prosegue con la presenza di quattro

Fig.24 G.A. Antolini, Pianta del teatro nel Foro Bonaparte a Milano, 1801 (a sinistra); G. Pierma- rini, Pianta Teatro alla Scala a Milano, 1776-78, (a destra)

monumenti, posti sulle diagonali del Castello e l’articolazione di una seconda piazza, che termina con un propileo da cui diparte la strada del Sempione. Cita i terreni limitrofi al Foro, dove è possibile edificare nuovi edifici e giardini pubblici o privati. L’architettura in ogni emiciclo è composta di abitazioni e monumenti, le cui destinazioni si succedono le une alle altre a ritmo costante con una partitura di tipo A-B-A-B-A-B-A. Tre sono le classi individuate entro cui sono sintetizzati i quattordici monumenti: nella prima classe rientrano le terme e la dogana, nella seconda la borsa, il teatro, il pantheon e il museo e nella terza la sala per la pubblica istruzione. Ai monumenti segue la descrizione dei dodici colonnati, i quattro monumenti, il Castello, il propileo, e la strada del Sempione. Nella descrizione delle terme, Antolini cita i riferimenti romani: in particolare le terme di Caracalla, di Diocleziano, di Tito, di Livia e di Agrippa, dichiarando espressamente che l’articolazione delle terme evoca il modello romano, senza voler essere un’imitazione fastosa dell’antichità, ma piuttosto la risposta concreta alle esigenze e necessità dei tempi moderni. Prosegue nella descrizione dell’articolazione degli spazi, descrivendo prima le piante, poi lo spaccato verso i laconici89, lo spaccato del salone dei bagni, lo spaccato dei bagni verso l’esedra e infine il fronte principale. Antolini revisionando il suo piano non aderisce a tutti i suggerimenti della commissione avuti nel 1801. In questa versione abolisce l’attico sopra le abitazioni, conservando le proporzioni altimetriche delle parti presenti nel primo disegno, mantiene le mura a definire il limite della città di Milano e in aderenza ai suggerimenti della commissione restituisce il disegno per il Castello. Nella descrizione dello spaccato del salone dei bagni, Antolini puntualizza nuovamente il riferimento romano nella distribuzione e nella forma, ma prende le distanze dal fasto e dal lusso che pervase i tempi imperiali. Per chiarire ulteriormente la sua posizione cita le terme di Diocleziano e la sua grande sala di radunamento, dove sono presenti otto colonne di granito rosso orientale, che sostengono la volta a tre crociate sovrastate dalla trave carica di ornamento. Per il salone ricorre alla forma delle terme di Diocleziano, 89 Il lacònicum è una sala delle terme romane adibita a bagni di sudore, il cui nome deriva dall’attribuzione ai Laconici dell’invenzione e pratica di questo genere di bagno, Vitruvio (V, 10-11) lo descrive di forma circolare e coperto a cupola è detto perciò anche tholos, con foro centrale, chiudibile mediante un disco di bronzo, per regolare il calore.

Fig.25 G.A. Antolini, Descrizione del Foro Bonaparte, frontespizio edizione co tipi bodoniani, Parma 1806

ma in aderenza alla purezza di stile che ricerca nella sua opera si priva delle colonne e appoggia la volta sulla nuda muratura. Nel descrivere la darsena, Antolini ne puntualizza l’importanza assegnando a questo e alle terme il ruolo di “maggior edificio di pubblica ragione”90, spiega l’articolazione e la distribuzione dell’edificio, il percorso del canale navigabile, il sistema di controllo, il sistema di carico e scarico delle merci. Interessante notare che le due fabbriche di prima classe nel disegno del Foro Bonaparte siano dedicati uno al commercio e quindi al lavoro e l’altro al riposo e al comodo.

Nella descrizione delle fabbriche di seconda classe, Antolini definisce la borsa come il “luogo dedicato ai commercianti che devono radunarsi per i loro bisogni, e siccome il commercio reca numerosi vantaggi alla nazione è dovere offrire loro una giusta sede”91,

La borsa è l’unico dei quattro monumenti in cui Antolini indica la precisa collocazione nel Foro. Ponendola a fianco della dogana attribuisce la scelta della sua posizione a valori di tipo utilitario e funzionale. Antolini descrive l’articolazione dello spazio e la destinazione dei locali principali, mentre nella descrizione dello spaccato della borsa puntualizza la gerarchia dello spazio e l’ornamento di questa in quanto l’edificio è dedicato alla ricchezza. Nella descrizione del teatro Antolini denuncia la corruzione dei teatri moderni, dove si sovrappongono uni agli altri gli ordini dei palchetti allontanandosi dagli antichi modelli romani e greci. Prendendo le distanze da questi usi, ripropone un teatro che segue il modello antico e quindi la costruzione della grande cavea. Non si priva della luce del sole, anzi la cattura al suo interno per poter usufruire del teatro anche nelle ore diurne, in occasione di adunanze, sperimentazioni scientifiche o altre manifestazioni. Descrive lo spaccato del teatro dichiarando di voler mostrare lo sviluppo della gradinata del Foro che conduce all’atrio, alla scena, all’orchestra, alla gradinata, ai ridotti, alle botteghe e alla loggia.

Il pantheon è il tempio dedicato agli eroi che onorarono la nazione e per questa architettura Antolini sceglie la figura circolare, disponendo sulla circonferenza nicchie semicircolari 90 G.A. Antolini, Descrizione del Foro…, Ibidem

91 Idem

Fig.27 Quadro riassuntivo delle tre soluzioni di progetto relative alle abitazioni:

1. Soluzione proposta da Antolini (dic.1800), 2. Sistemazione proposta dalla commissione di architetti (feb.1801), 3. Soluzione adottata da Antolini e presentata a Bonaparte (mar-mag. 1801), 4. Soluzione finale adottata da Antolini (1802-1804) SOL. 1 Dic. 1800 SOL. 2 Feb. 1801 SOL. 3 Mar-Mag 1801 SOL. 4 1802-1804

dove esporre l’effigie scolpite dei grandi uomini. In questo edificio progetta otto nicchie uguali da cui si innalzano otto pilastri, e pone al piano superiore in corrispondenza della galleria colonne di ordine corinzio. Al piano terra il muro scavato e sagomato accoglie al suo interno le sculture. Antolini ha ben chiaro l’utilizzo fatto dagli antichi del muro, dell’arco, della colonna e della trabeazione: la sua architettura riflette questo criterio compositivo in coerenza alla purezza di stile che andava ricercando. Il tempio di San Vitale di Ravenna è citato come l’opera più vicina al pantheon, anche se da questa si scosta per alcune scelte compositive. Nel descrivere lo spaccato del pantheon, Antolini individua la tripartizione delle nicchie: la prima parte poggiata a terra è liscia, la seconda a formare la galleria è abbellita dalle colonne corinzie e la terza è composta di mezzi capitelli ai quali fanno ornamento conchiglie grandiose e bassi rilievi. Anche per questo edificio Antolini fa riferimento alla luce che entra dalla sommità della cupola.

Nella descrizione del museo Antolini giustifica la presenza di tale edificio in onore delle arti, che trovano nel Foro Bonaparte il loro pubblico domicilio. Il museo deve accogliere le arti del disegno, della meccanica, delle scienze sperimentatrici, lo studio della natura e della storia. La sala e le due gallerie laterali conterranno statue, groppi, busti, iscrizioni, bassorilievi, dipinti di figure o di paesi e disegni di architettura civile e militare, mentre le gallerie circolari conterranno materie di storia naturale.

Tra gli edifici di terza classe Antolini indica le sale della pubblica istruzione in numero di otto ed ognuna deve servire gli otto rioni in cui è suddivisa la città92. Come nei teatri,

la sala presenta al suo interno una parte dedicata alla scena ed una dedicata agli uditori. Descrive lo spaccato della sala e sottolinea il carattere sobrio e privo di ornamento che suddetto edificio deve soddisfare, per terminare con la spiegazione della facciata.

Dopo gli edifici di terza classe, segue la descrizione dei dodici colonnati. Questi accolgono al loro interno le botteghe e le case private e formano con i quattordici edifici di pubblica utilità un’unica grande opera. Ogni colonnato è composto di sei casamenti, i quali consistono in due magazzini grandi e due più piccoli al piano terra. In corrispondenza del portico, sono ubicate due botteghe, due loggette e due camere. Nel mezzanino sono inserite altre camere e al piano primo quattro stanze, due logge e un bagno. Antolini conclude la descrizione dell’edificio stimando possano alloggiarvi circa 1000 persone. All’interno del Foro è ubicato il monumento con cui Antolini vinse il concorso nel 1800 dedicato a Bonaparte93 e suggerisce di porvi un secondo monumento, “dedicato ai

valorosi eserciti che il sommo duce condusse ai trionfi e alla salute d’Italia”. I monumenti necessari sono due, ma per poter soddisfare l’euritmia ne predispone quattro, posti sugli assi individuati dalle diagonali del Castello.

Dell’edificio collocato al centro, si dichiara voler mantenere la sagoma quadrangolare, intervenendo con un programma di ridisegno della facciata.

Per i propilei si indica la chiusura e il ricongiungimento delle mura: porta Portella e porta Tenaglia sono chiuse e la loro soppressione determina che il “viaggiatore che venga dalla Francia si trovi dinanzi una sola grande entrata in Milano in corrispondenza del Foro Bonaparte”94. I propilei accolgono gli ufficiali dei dazi e i soldati delle guardie. Nella

parte basamentale sono sovrapposte due lanterne doriche a forma di templi che servono a far filtrare la luce durante il giorno e illuminare la notte, come fosse un faro per indicare la strada del Sempione, rettificata affinché si congiunga al Foro, e innanzi al propileo si pone una piazza per rendere più maestoso l’ingresso nel Foro Bonaparte.

La descrizione del Foro Bonaparte nel testo permette di individuare i temi architettonici 92 Si veda negli apparati doc. III.B 06

93 G. D’Amia, Il monumento celebrativo…., Ibidem, pp 249-271 94 G.A. Antolini, Descrizione del Foro…, Ibidem

del progetto. Si evince la continua ricerca da parte di Antolini di una composizione che fonda le proprie regole nella costruzione geometrica, con l’utilizzo del muro e delle colonne, in continuo riferimento alle opere romane e greche, restituendo volumi semplici e assegnando ad ognuno di questi un carattere preciso. Infine il ruolo della luce diventa parte integrante dell’architettura: su questo tema l’esempio più eclatante è nel propileo, dove l’architettura è costruita con la luce. “Così abbiam disegnato l’ingresso. Due edifizi e due grandi piedistalli in fronte. Gli edifizi accoglieranno gli uffiziali dei dazii e i soldati delle guardie. Finiscono in piramide, per due lanterne doriche a foggia di tempii, delle quali doppio è l’uso: mandar d’alto il lume nell’interno; e rischiarar di notte, quasi Faro, la strada che dal Propileo comincia”95.

All’edizione edita da Bodoni si affianca un’ulteriore e in parte differente edizione, edita dai Fratelli Bettalli Progetto sul Foro che doveva eseguirsi in Milano dall’architetto professore Giovanni Antolini96.

Di questa edizione si hanno commenti critici di studiosi contrastanti. Ezio Godoli97 ipotizza

trattasi di una precedente edizione alla bodoniana Descrizione del Foro Bonaparte edita nel 1806. Questa edizione a differenza di quella bodoniana è priva del testo descrittivo e nella sezione dedicata alla raccolta delle stampe si evince che siano stati utilizzati gli stessi rami dell’edizione bodoniana. I nomi degli incisori98 sono gli stessi per entrambe

le edizioni. La nota presente in Osservazioni ed aggiunte ai principi di architettura civile di Francesco Milizia pubblicata nel 181799 da Antolini cita oltre all’edizione bodoniana, 95 Idem

96 Si veda negli apparati doc. III.A 07 e doc. III.A 08 97 R. Fregna, E. Godoli, Una raccolta inedita…, Ibidem, p.7

98 I nomi degli incisori che compaiono nelle tavole sono Bonsignore, Caniani, Albertolli, Mugnon, Antolini, Rados, Aspari, Barioli, Bence

99 “Vedasi la descrizione per i tipi Bodoniani, 1803, e le 24 tavole grandi in rame date in luce l’anno 1802” in G.A. Antolini, Osservazioni aggiunte ai Principii di Architettura civile di Francesco Milizia. Proposte agli

Fig.28 A sinistra G.A. Antolini, Progetto sul Foro che doveva eseguirsi in Milano, frontespizio edizione Fratelli Bettalli, [s.d.]; A destra G.A. Antolini, Opera d’architettura ossia Progetto sul

datata erroneamente 1803, “le 24 grandi tavole in rame date in luce l’anno 1802”. Tale affermazione potrebbe riferirsi alle tavole sciolte, e non alla pubblicazione a stampa, diffusa a seguito del prospetto associativo. È probabile che le tavole incise siano quelle date alla stampa, in occasione della diffusione del prospetto associativo, nel periodo compreso tra il 1801 e 1804, e corrispondano alla prima incisione effettuata. Il titolo indica che l’edizione fu data alle stampe dopo il definitivo affossamento dell’esecuzione del progetto antoliniano, ma indica anche che Antolini ha già ottenuto il titolo di Professore conferitogli il primo novembre del 1803. A settembre del 1804 sono date alle stampe le ultime quattro tavole del prospetto associativo. Il progetto si interrompe con la diffusione di ventiquattro tavole senza mai raggiungere le trenta promesse nel prospetto originale. E’ improbabile che in concomitanza della raccolta per una pubblicazione, Antolini si preoccupi di curare una nuova versione, che ripropone le stesse tavole diffuse tra il 1801 e il 1804, senza completare la raccolta, che si prefigurava inizialmente avere un corpo di trenta elaborati. Si ipotizza pertanto che a seguito della diffusione a stampa promossa nel prospetto associativo, si collochi l’edizione bodoniana e successivamente la nuova pubblicazione edita dai Fratelli Bettalli che ripropone nella forma e nel contenuto la precedente edizione bodoniana, di cui è maggiormente auspicabile riferirla anche alla figura di Napoleone, sostenitore e ammiratore dell’editore di Parma.

studiosi ed amatori dell’architettura dal Prof. Giovanni Antolini, Stella, Milano 1817, p.137

Fig.29 G.A. Antolini, Progetto sul Foro che doveva eseguirsi in Milano, particolare del fron- tespizio, edizione Fratelli Bettalli