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Ministero degli affari interni, Pagamenti per la diffusione delle tavole, 25 novembre 1803, s.l.

Coll. ASMi FC p.m. cart 38

Il citt. Antolini ha consegnato alla segreteria di stato i 60 esemplari della 13ma e 14 ma tavola del Foro Bonaparte, e prega di esserne pagato nella somma di £ 540 di milano

La segreteria di stato rimette questa istanza perché questo ministero ordini il sudd.o pagamento

I.43 G.A. Antolini, Minuta di lettera a Francesco Melzi d’Eril, 5 marzo 1803, Milano Coll. BCFo, Coll. Piancastelli, Sez. CR 25.302, Antolini

Cittadino Vice Presidente

Per mezzo del Prefetto del Palazzo vi feci rimettere la mia lettera, con la quale vi prevenivo, che la mia operetta sotto i vostri auspici sul Tempio di Minerva, confrontato colle tavole di Andrea Palladio, era sortita dal torchio: che doveva pubblicarla senz’avervi fatto l’omaggio dei primi esemplari dell’edizione: pregandovi in fine di concedermi un momento per adempire a quest’atto di dovere.

Vi rinnovo Citt: Vice-Presidente la memoria, e nella speranza che mi accordiate la grazia che vi chiedo, attendendola ho l’onore di significarvi.

Salute e rispetto Antolini Milano 5 marzo 1803

I.44 G.A. Antolini, Minuta di lettera a Francesco Melzi d’Eril, s.d. (N.d.a. forse novembre 1803), s.l.

Coll. BCFo, Coll. Piancastelli, Sez. CR 25.303, Antolini Citt. Vice-presidente

Il governo provvisorio, volendo elevare un monumento al Fondatore della Repubblica incaricò me’ del Disegno di tale opera; ed io feci quel Disegno del Foro Bonaparte, il quale à meritata l’approvazione della Commissione Legislativa destinata ad esaminarlo, l’approvazione del primo Console Presidente, ed ardisco dirlo, anche l’approvazione di tutti gli artisti dell’Italia e della Francia se debbo credere ai giudizi inseriti nei giornali letterali, alle lettere che da molti ho ricevuto, ed alle numerose associazioni, che da tutte le parti si sono sottoscritte per l’Edizione de Disegni medesimi.

L’onorevole incarico, che allora mi fu dato non fu opera ne di mia domanda, ne de miei intrighi. Io avevo fino a quell’epoca riportati i premi in tutti i concorsi per opere nazionali, ed alcune di esse erano state fate da me, e tra le altre l’Arco Trionfale di Faenza. Il principale, l’unico mio oggetto è stato sempre quello di poter essere utile alla patria con quei pochi talenti che la natura mi aveva dati, e con quei deboli studi, per quali io avea procurato di coltivarli; ed oltre le opere pubbliche, nel tempo istesso in cui era tutto occupato per li Disegni del Foro, io ho pubblicato l’opera del Tempio di Minerva in Assisi, della quale vi siete compiaciuto accettare la dedica, onorando così con la vostra alta approvazione, se non i talenti, almeno le intenzioni di chi cercava di essere utile alla patria.

Perché mai vi parlo io tanto di me stesso? Io vi prego, Citt.Vice-Presidente, a non voler considerar ciò come un effetto di superbia, ma di sola naturale o legittima difesa dell’onore di un artista, che lo vede in pericolo, e che ricorre e parla a voi come ad un giudice giusto ed illuminato. L’abbandonar se stesso si è reputato sempre cosa turpe; l’abbandonarlo quando è giudice Melzi sarebbe turpissimo, perché oltre la propria viltà indicherebbe una diffidenza ingiusta di colui che deve giudicare. Il mio primo Disegno del Foro Bonaparte per ragioni economiche non ha potuto eseguirvi; ed io rispetto queste ragioni. Ho creduto mio dovere presentarne un secondo meno dispendioso, e se il mio amor proprio non m’inganna ho ragione di credere che esso sia stato approvato.

Si è detto che questo secondo mio disegno era simile ad un altro che già esisteva presso il Governo; e quasi si è tentato far nascere contro di me il sospetto di un plagio a cui la mia condotta passata, il mio nome, ed ardisco dirlo anche le opere mie mi dovevano rendere superiore. Sarà possibile che due architetti i quali lavorano sul med.o soggetto, colle stesse limitazioni di luogo e di oggetto si accordino da vicino nelle loro idee; ma non è credibile che uno di essi faccia dono all’altro de propri suoi pensieri, e che poi li tenga occulti, e non dia alla luce se non quando quest’altro abbia già pubblicati i suoi.

Intanto odo una voce, secondo la quale io debbo temere, che il Foro Bonaparte sarà costruito dietro disegni e sotto la direzione di altri.

Permettetemi Citt. Vice-Presidente, che io parli liberamente, e qual si conviene ad un uomo che io reputo degno di udire la verità. Questa risoluzione, quando fosse vera sarebbe la rovina di un uomo, il quale, se non per i suoi talenti almeno per le sue intenzioni e per le sue cure, crede aver meritato ben altro dalla sua patria.

Non vi parlavo d’interesse: fate eseguir l’opera da chi volete, da chi credete possa eseguirla con risparmio maggiore. Ma i miei lavori; ma un disegno approvato dal Governo; dal Primo Console, da tutta l’Europa, mi han dato un diritto sù quel luogo, dove il Foro Bonaparte si deve elevare; il togliermelo sarebbe lo stesso che avvilir il mio nome, di cui un artista non ha capitale più prezioso. Che direbbero tutti coloro i quali sanno e le mie fatiche ed i miei disegni quando vedessero, senza alcuna ragione apparente, preferirsi un altro? Quali sospetti sulla mia onestà, sull’abilità mia? Chi mai vorrebbe allora valersi di me? Io ho data la prima idea del foro; mia ne è l’invenzione, mio il nome; il Governo non ha fatto altro che approvarlo e tanto solennemente da eternare la memoria con una moneta che è forse la più comune e

la sola coniata dal Gov. Repubblicano. Qualunque altro corra la stessa carriera non fa che seguire i miei passi: egli non potrà mai essere Inventore. Questo fatto è noto a tutti; e che si direbbe se un altro mi preferisse nella stessa carriera, che io prima di tutti ho aperta? E così questa nuova scelta che sembra indifferente ridurrebbe all’avvilimento ed alla mendicità un artista il quale non ha altri mezzi da alimentare sè e la sua famiglia che le oneste sue fatiche. A condizioni eguali il Disegno mio dev’esser preferito, tra perché le mie fatiche sono anteriori a quelle di ogni altro, tra perché hanno già meritato il pubblico compartimento; tra perché finalmente il voler preferire un altro sarebbe lo stesso che fare inutilmente la mia rovina per favorire uno il quale non ha diritto alla preferenza, ne trascurato soffrirebbe nessun danno. A condizioni disuguali; quando anche si credesse che il nuovo Disegno di un altro Architetto sia preferibile al mio, pure questa preferenza non dovrebbe accordarsegli senza un concorso, senza un esame. Io raccomando a Voi, Citt. Melzi, gl’interessi miei, quelli della giustizia, quelli della gloria nazionale fondata in gran parte sulle belle arti, le quali non si proteggono più efficacemente che colla più imparziale giustizia verso gli artisti, con quella giustizia che sola conforta il merito reale; e raccomandandoli a Voi credo raccomandarli al Magistrato umano, giusto, ed intelligente protettore delle belle arti.

I.45 S.a., Pagamenti per la diffusione delle tavole s.d., s.l. Coll. ASMi FC p.m. cart 38

Mandato di £ 144 emesso a favore dell’Architetto Antolini per esemplari N° 13 in doppio delle tavole del Foro Bonaparte

I.46 G.A. Antolini, Pagamenti per la diffusione delle tavole, s.d., s.l. Coll. ASMi FC p.m. cart 38

Cittadini Vice Presidente

Ho consegnato alla segreteria di stato li 60 esemplari della 15 e 16 Tavola del Foro Bonaparte per la quale il Governo onora l’associazione.

Mentre mi fo un dovere di rassegnarvi la consegna fatta vi prego Cittadino Vice Presidente di passare l’ordine opportuno per il consueto pagamento nella somma convenuta coi soscrittori di £ 540 milanesi computando lire 9 per ogni due tavole.

Salute e rispetto Giovanni Antolini

I.47 Ministero degli affari interni, Pagamenti per la diffusione delle tavole, 3 maggio 1804,