• Non ci sono risultati.

AI NO KORIIDA e LA FINE

APPENDICE 1 ART THEATRE GUILD

L‟ATG fu una società cinematografica indipendente capace di operare una trasformazione radicale del cinema dell‟arcipelago, inizialmente attraverso la sola distribuzione, poi occupandosi direttamente anche della produzione di pellicole innovative, trasgressive, rivoluzionarie. Fondata nel 1961, questa società divenne attiva dall‟anno successivo, configurandosi come una rete di diffusione nel paese per quei film stranieri che difficilmente avrebbero potuto trovare una collocazione nei programmi delle grandi compagnie nipponiche. La prima opera a venir presentata fu un film di Kawalerowicz, “Madre Giovanna degli Angeli” (Matka Joanna od Aniolów, 1961), cui seguirono poco dopo classici mai distribuiti in Giappone come “La corazzata Potëmkin” o “Quarto potere” (Citizen Kane, 1941). Ma anche gli autori della Nouvelle Vague francese, il regista indiano Satyajit Ray, Glauber Rocha, ebbero modo di vedere le loro opere presentate pubblicamente nell‟arcipelago grazie all‟ATG. Il primo film giapponese distribuito dall‟Art Theatre Guild fu Otoshihana (“La trappola”, 1962) di Teshigahara Hiroshi. Ma ben presto seguiranno anche Ningen (“L‟Uomo”, 1962) di Shindō Kaneto, Minna wagako (“Tutti miei Figli”, 1962) di Ieki Miyoji, Kanojō to kare (“Lei e Lui”, 1963) di Hani Susumu e Tobenai chinmoku (“Silenzio senza ali”, 1966) di Kuroki Kazuo.

Il merito di questa nuova realtà andava ascritto all‟opera di individui come Kawakita Nagamasa della casa di produzione Tōwa, Mori Iwao della Tōhō e poi Iseki Taneo, presidente della Sanwa Kōgyō e rinomati critici cinematografici quali Ogi Masahiro e Kusakabe Kyūshirō.

“ATG‟s artistic integrity and flexibility generated a canon of work that resonated with expressive energy and an eagerness to experiment; their corpus perhaps unparalleled in the rest of the world. An attempt to assemble the commonalities within their work meets with complications as their modus operandi entailed individual autonomy, diversity and artistic experimentation.” 299

L‟ATG si occupò poi di far conoscere al grande pubblico opere auto-prodotte di notevole interesse, come Yunbogi no nikki di Ōshima e Yūkoku (“Patriottismo”) di Mishima Yukio nel 1966; poi nel 1967 distribuì il capolavoro di Imamura Ningen jōhatsu (“Evaporazione di un uomo”). Verso la fine degli anni sessanta, però, a causa di una serie di difficoltà finanziarie, dovute anche al fatto che anche altri cinema iniziarono a proiettare pellicole straniere con una certa regolarità, l‟ATG decise di fondare una propria unità di produzione, dando avvio a partire dal 1968 alla

299 Julian ROSS, “Industry Spotlight: the Art Theatre Guild”, in Directory of World Cinema: Japan, (a cura di John

170

famosa politica dei “film a 10 milioni di yen”, prodotti a metà col regista di turno. La prima opera realizzata con questa formula fu il Koshikei di Ōshima, diventando il motore che avrebbe trascinato la scena cinematografica indipendente dell‟arcipelago per i successivi trent‟anni circa. Tutte le pellicole successive del regista fino a Natsu no imōto vennero prodotte grazie all‟ATG, compreso Ninja bugeichō (“Il manuale dell‟arte marziale ninja”), dal manga omonimo di Shiratō Sanpei. Realizzare un jidaigeki partendo dal fumetto sarebbe stata un‟operazione commerciale difficilmente realizzabile, così Ōshima decise di utilizzare una tecnica simile a quella che aveva già sperimentato per Yunbogi no nikki. In questo caso, avendo a che fare con un manga, si trattava di riprendere le varie vignette e montarle, aggiungendo poi voci e musiche. Il film venne distribuito nel 1967, ottenendo un ottimo successo.

Nonostante il budget limitato, i vari artisti potevano godere di assoluta libertà, oltre appunto alla certezze di una distribuzione per le loro opere e la possibilità di una visione anche all‟estero grazie ai contatti con vari festival di Kawakita.

L‟ATG contava di una decina di sale sparse in tutto il paese, col maggior centro, lo Shinjuku

Bunka, situato nell‟omonimo quartiere di Tokyo. Shinjuku sul finire degli anni sessanta divenne

una zona calda, il quartiere in cui si sviluppavano e si concentravano le proteste politiche organizzate dallo Zengakuren (Ōshima darà una descrizione molto vivida e “passionale” dell‟area nel suo Shinjuku dorobō nikki), trasformandosi così nel palcoscenico ideale per gli scambi tra arte e politica. Dimostranti e artisti confluirono in quegli spazi favorendo il dialogo tra questi due universi che in moltissime occasioni arrivarono a toccarsi e sovrapporsi in maniera produttiva.

L‟ATG fungeva da ricettacolo per le idee e le ispirazioni artistiche che circolavano in quegli anni. Poeti, registi, documentaristi, artisti visuali e sperimentatori, ecc: tutti furono attratti dal clima di libertà e possibilità che una società simile forniva, alla continua ricerca di progetti originali che sovvertissero gli schemi tradizionali del cinema dell‟arcipelago. “Formal innovation was also encouraged in the ATG and film-makers interrogated cinema as a medium, re-evaluating artistic certainties. The boundaries between reality and fiction were frequently explored through the medium, often disruptively mediating between temporal spaces to generate an immersive experience of confusion and uncertainty.” 300

Come Hirasawa Gō sottolinea nel suo studio sull‟ATG, questo luogo aveva rappresentato il fulcro dell‟esperienza artistica di quegli anni, che spesso travalicava i confini dell‟ambito cinematografico. Senza condizionamenti di genere nacquero opere innovative e trasversali. Tra le pellicole che scaturirono da questo magma creativo si registrarono capolavori assoluti, opere pregiate che affrontavano senza paura anche quei temi socio-politici su cui il cinema mainstream non si soffermava mai. Oltre ai film realizzati da Ōshima in collaborazione con l‟ATG, si

171

possono ricordare prodotti pieni di un‟energia nichilistica e distruttrice come Bara no sōretsu (“Il funerale delle rose”, 1969) di Matsumoto Toshio, Hatsukoi jigokuhen (“L‟inferno del primo amore”, 1968) di Hani Susumu, Tenshi no kōkotsu (“L‟estasi degli angeli”, 1972) di Wakamatsu Kōji o Sho o

suteyo, machi he deyo (“Buttate i libri, usciamo per le strade”, 1971), di Terayama Shūji.301

La spinta innovatrice e rivoluzionaria dell‟ATG tuttavia sembrò attenuarsi intorno alla prima metà degli anni settanta, in coincidenza con la fine delle lotte studentesche. Il mutato scenario politico e sociale del paese, in cui la vitalità che aveva animato le strade di Shinjuku fino a pochi anni prima sembrava essere del tutto scomparsa. In un simile clima di incertezza, l‟incredibile successo commerciale di Honjin satsujin jiken (“Il caso dell‟assassinio Honjin”, 1975)di Takabayashi Yōichi, da un romanzo di Yokomizo Seishi, sembrò rappresentare la normale evoluzione da seguire. L‟ATG iniziò quindi una lunga produzione di adattamenti letterari, o comunque progetti meno sperimentali. Si puntò per esempio su quei nomi che a differenza dei vari autori della nuberu

bāgu, possedevano solidi legami con le case di produzione: Teppōdama no bigaku (“Estetica della

pallottola”, 1972) di Sadao Nakajima della Tōei, Matatabi (“I Girovaghi”, 1973) di Ichikawa Kon oppure Tsugaru jongarabushi (“La Ballata di Tsugaru”, 1973) di Saitō Kōichi. Si erano persi il coraggio e il carattere sperimentale di molte delle opere dei primi anni, nonostante la libertà che ancora regnava.

Un nuovo “cambio di rotta” sembrò possibile a partire dalla fine degli anni settanta, col passaggio di testimone da Iseki Taneo, storico presidente dell‟ATG per più di 17 anni, a Sasaki Shirō. Si cercò di favorire il lavoro di nuovi registi, giovani debuttanti che per lo più provenivano dai “laboratori” cinematografici universitari o dall‟ambiente dei roman poruno della Nikkatsu. Nascono in quegli anni ottime pellicole a volte coronate anche da un certo successo commerciale, come Hippokuratesu-tachi (“I discepoli di Ippocrate”, 1980) di Ōmori Kazuki, Enrai (“Tuono lontano”, 1981) di Negishi Kichitarō, Kazoku gēmu (“Giochi di famiglia”, 1984) di Morita Yoshimitsu o Gyakufunsha kazoku (“Famiglia pazza”, 1984) di Ishii Sōgo. Tuttavia a partire all‟incirca dal 1986, l‟ATG entrò in un periodo di stallo che si concluse, insieme all‟attività dell‟azienda, nel 1992 con Bokutō kidan (“Una stana storia oltre il fiume Sumida”) di Shindō Kaneto, che rappresentò il canto del cigno dell‟ATG.

301 HIRASAWA Gō, Art Theatre Guild of Japan (ATG) – Esperimenti di cinema indipendente, materiale informativo

172

APPENDICE 2