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4. Narrazione del mercato

4.1. Aspetti metodologici

4.1.1. Fasi della ricerca

Analizzare, dal punto di vista scientifico, un mercato significa in primo luogo definire i mezzi e gli strumenti attraverso i quali avvicinarsi all’obbiettivo di ricerca. In Loda (2012) vi è un’ampia trattazione della definizione del disegno di ricerca in geografia sociale che si è seguito per strutturare l’analisi.

La prima operazione affrontata è stata la delimitazione del campo d’indagine. Nel caso in esame si è considerato l’impatto del confine nel mercato del carburante in Friuli Venezia Giulia.

La ricerca investiga gli effetti delle politiche economiche attuate in regione nel settore carburanti: confronta l’applicazione della manovra economica con le aspettative degli attori economici che offrono nel mercato il prodotto carburante e si trovano concretamente ad affrontare il problema del rifornimento estero. Il fenomeno oggetto di studio, riguardando l’esito di iniziative politiche, comporta il ricorso a diversi strumenti metodologici. Si ha l’obbiettivo di descrivere l’impatto del confine narrando sia testualmente che graficamente il mercato della commercializzazione in rete del carburante.

Lo studio prevede tre fasi. La prima parte costituisce l’analisi di sfondo, attraverso cui si approfondiscono i meccanismi della politica regionale, la comprensione di chi sono i beneficiari e la verifica del perché anche oggigiorno si rende necessario uno sostegno alla domanda. Una seconda parte riguarda l’analisi di come l’organizzazione del mercato risenta del confine. Tale parte dello studio è stata condotta tramite interviste a funzionari rappresentanti di istituzioni formali ed attori economici che distribuiscono carburante nella regione tramite punti vendita a loro marchio. Una terza fase consiste in un’analisi cartografica del mercato: viene eseguito un esercizio di interpolazione del prezzo pieno del carburante per visualizzare come si caratterizza spazialmente l’offerta. I dettagli di ogni fase della ricerca vengono esposti nel corso del Capitolo. Ad ogni modo è doveroso menzionare che c’è stato un certo parallelismo nello svolgimento delle fasi, dal momento che l’interazione con gli attori del mercato ha consentito di districare le complessità normative che regolano il settore. I prodotti cartografici realizzati nell’ultima fase non sono stati oggetto dei commenti da parte degli intervistati.

La disponibilità presso la Regione Friuli Venezia Giulia di un’ampia e precisa documentazione riguardo il carburante consente di effettuare un’approfondita analisi esplorativa sul mercato. L’esistenza di un sistema di contributi per litro venduto implica che vi sia un sistematico monitoraggio dei quantitativi erogati presso i punti vendita regionali, una dettagliata

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conoscenza dei beneficiari e dei soggetti economici che elargiscono il contributo nelle veci della Regione.

Inoltre, il funzionamento di un sito internet istituzionale in cui sono presenti i prezzi pieni applicati alla pompa del carburante per ogni punto vendita consente di individuare attraverso il marchio la società che si occupa di rifornire con carburante il punto vendita stesso e, dunque, individuare il soggetto economico coinvolto nella distribuzione del prodotto in rete. In secondo luogo, ai fini dello studio è rilevante che il punto vendita venga individuato attraverso l’indirizzo di localizzazione, permettendo dunque l’attribuzione di una dimensione spaziale al prezzo. L’esistenza del sito internet istituzionale è di fondamentale importanza per la ricerca in quanto consente di attingere a dati ufficiali e, quindi, non ad informazioni di natura commerciale per ricostruire il sistema d’offerta.

4.1.2. Pratiche di ricerca in geografia economica

La comunità accademica e gli stessi autori delle GPN non negano che lo studio delle logiche organizzative e localizzative delle imprese è notevolmente segnato da difficoltà in ordine metodologico (cfr. Coe, 2012): ad un approccio quantitativo più indicato per individuare le relazioni fra luoghi, si contrappone l’uso di metodi qualitativi per analizzare dal basso il funzionamento dell’impresa, della regione e dei settori industriali35

In generale in geografia economica si assiste ad un allentamento del legame diretto fra opzione teorica e scelta metodologica (Loda, 2012, p. 137), che rende la scelta del metodo legata alla natura della ricerca piuttosto che all’egemonia di un approccio rispetto all’altro. Ad esempio nelle teorie classiche sulla localizzazione l’interesse verte sul comportamento razionale delle imprese, dove forme e funzioni di queste rimangono entità vaghe. La volontà di superare la visione dell’impresa come mero luogo in cui si realizza la trasformazione di input in output ha fatto emergere un approccio comportamentale allo studio della geografia industriale (Healey e Rawlinson, 1993, p. 339) dove anche lo stesso dirigente diventa rilevante per la ricerca accademica. Il tracciare qualitativamente le strategie degli operatori economici e le connessioni tra imprese permette di superare il problema della staticità e generalità delle informazioni desumibili dallo studio di meri dati aggregati (Markusen, 1994, p. 479). Nello specifico, i metodi quantitativi hanno trovano un fertile campo applicativo in geografia socioeconomica, in quanto modalità efficaci per comprendere il funzionamento delle organizzazioni economiche in ragione delle motivazioni e dinamiche sociali fra attori. Schoenberger valuta l’utilizzo di questo metodo di ricerca in ambito aziendale in quanto permette di “capire il comportamento osservato dell’impresa (concernente, per esempio, le sue strategie localizzative) alla luce della sua storia, delle circostanze, e nel contesto di altre considerazioni come la strategia competitiva dell’impresa, la relazione con i suoi mercati, la tecnologia dei prodotti, i metodi di produzione, le relazioni di lavoro, il comportamento dei competitori, e simili” (Schoenberger, 1991, p. 180).

Lungimirante è la riflessione dell’autrice rispetto ai contenuti stessi dell’approccio delle catene . Le interazioni delle imprese con gli altri attori hanno rilevanza nello spiegare il successo dei luoghi, ma lo studio della natura di queste relazioni è una questione più empirica che teorica (Markusen, 2003, p. 710).

35 È doveroso menzionare che la preferenza della letteratura sulle GPN per l’utilizzo di approcci qualitativi nasce dalla difficoltà nel misurare gli elementi sociali dell’economia. Esistono tuttavia apprezzabili sforzi di natura econometrica volti a rendere operativi concetti quali potere, valore e radicamento (cfr. Tonts et al., 2012 per lo studio della relazione fra potere e occupazione).

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di prodotto e, soprattutto, delle GPN, in quanto individua le interviste come metodo che permette di riconoscere le imprese come “agenti istituzionali radicati in una rete complessa di relazioni interne ed esterne” (Ivi, p. 181). Prestando attenzione alla natura relazionale dell’attività di impresa, appare dunque molto forte l’idoneità dei metodi qualitativi a studiare le forme di radicamento dell’impresa alla trama produttiva generale. Anche Markusen (1994) nello studio delle regioni sottolinea come l’ intervista sia un metodo flessibile per mappare le relazioni locali ed extra-regionali degli attori economici. Più specificatamente l’autrice illustra come le imprese possano essere analizzate quali soggetti che operano su due dimensioni. Da un lato, partecipano all’economia trasformando input in output; dall’altro, competono con altre imprese che svolgono funzioni simili e, con le stesse, cooperano attraverso la partecipazione ad associazioni e altre organizzazioni economiche di categoria.

L’interazione fra ricercatore ed organizzazioni economiche comporta diverse sfide nella realizzazione del caso studio, egregiamente spiegate in McDowell (1998). Nel lavoro l’autrice effettua alcune considerazioni sulle difficoltà nel selezionare ed intervistare persone nella loro posizione di lavoratori altamente qualificati. È rilevante ricordare la difficoltà dell’autrice nel rispettare il piano di campionamento prestabilito. Le connessioni personali con figure privilegiate sono state, nel suo caso, mezzo per ottenere talvolta il contatto e la disponibilità delle organizzazioni economica a partecipare allo studio (Ivi, p. 2136).

Oltre al problema dell’apertura dell’impresa all’osservazione da parte degli accademici, indisponibilità legata anche al momento economico sfavorevole che il settore può vivere, emergono difficoltà legate nell’effettuare colloqui proficui ai fini della ricerca con soggetti professionali impiegati in funzioni economicamente strategiche: l’informazione ricercata nell’intervista è spesso di natura commercialmente sensibile (Ivi, p. 2137).

La difficoltà nel generalizzare le risposte delle interviste fa sorgere la questione della validità (validity) e dell’affidabilità (reliability) dell’informazione ricavata attraverso l’impiego della metodologia qualitativa. Schoenberger (1991, p. 184) definisce con affidabilità “la probabilità che la ripetizione delle stesse procedure possa produrre gli stessi risultati” e con validità “la precisione di una data tecnica – in che modo i risultati si adeguino alla ′vera′ realtà”. L’autrice non arriva ad una conclusione definitiva, ma discute su come le interviste possano offrire rispetto alle procedure standardizzate maggior precisione e qualità perché risultano più adatte a cogliere la complessità dei fenomeni. L’esistenza di un’interazione fra intervistatore e rispondente costituisce una modalità per prevenire possibili malintesi nella comprensione dei quesiti e nella formulazione delle risposte (Healey e Rawlinson, 1993, p. 345). McDowell (1998, p. 2144) d’altro canto sottolinea che la necessità di preservare il carattere di confidenzialità dell’informazione trasmessa durante l’intervista fa emergere problematiche riguardanti la possibilità di effettuare future comparazioni con altri studi su fenomeni analoghi.

Come ricorda Yeung (1995) in un lavoro sulle metodologie da applicare negli studi sui legami orizzontali fra imprese, la produzione di dati tramite tecniche qualitative è soggetta a critiche soprattutto a causa di difficoltà nella successiva riproducibilità e convalida. Ad ogni modo per l’autore è l’instabilità del contesto di ricerca a determinare la scelta di un metodo piuttosto dell’altro ed è il mondo sociale, cioè l’oggetto di studio, a determinare la non replicabilità della ricerca.

L’analisi qualitativa non si esaurisce con l’interpretazione dei contenuti delle interviste.

Attori economici ed istituzioni sono caratterizzati per produrre documenti, cioè materiale informativo generato nella sfera pubblica di ogni società ed esistente indipendentemente

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dall’azione del ricercatore. L’analisi dei documenti che l’uomo e le istituzioni producono rientrano fra le tecniche di ricerca presentate da Corbetta (2003). I documenti istituzionali, siano essi prodotti entro la sfera politica o le organizzazioni di lavoro, possono diventare dati per la ricerca in quanto definiscono la dimensione istituzionale del fenomeno utilizzato.

Loda (2012, pp. 188-9) inserisce fra le fonti di informazione anche le fotografie, in quanto altra manifestazione attraverso cui è possibile comprendere un contesto sociale o interattivo.

Crang (2010) ricorda come i metodi visuali non siano mai stati oggetto di scelta privilegiata nella geografia anglosassone. Tuttavia il diffondersi di apparecchiature tascabili per la fotografia e dei software per la condivisione delle immagini impongono una profonda riflessione sull’utilizzo della visualizzazione come metodo per il processo di informazioni. L’utilizzo di metodi visuali come fonte di conoscenza trova nei GIS, i sistemi per la gestione, l’elaborazione e la rappresentazione di dati georeferenziati, terreno fertile di crescita. L’esigenza di rappresentare ed interpretare i fenomeni territoriali e le loro complessità ha creato da sempre uno stretto rapporto privilegiato fra cartografia e geografia. Con lo sviluppo dei GIS, la produzione cartografica non è soltanto mezzo di rappresentazione, ma anche risultato dell’analisi dei dati (Loda, 2012). I GIS come strumento di analisi spaziale consentono di costruire modelli interpretativi di problematiche reali, di procedere con la conseguente elaborazione e produzione di una rappresentazione cartografica che comunica i risultati della ricerca quantitativa. Le tecniche di analisi spaziale possiedono il merito di ridurre la complessità di grandi database in un insieme inferiore di informazione, che attraverso un’adeguata rappresentazione cartografica diventano fonte di conoscenza per il ricercatore. Le carte hanno l’abilità di “presentare, sintetizzare, analizzare ed esplorare il mondo reale” (Kraak, 2009, p. 468) e per questo sono utilizzate per stimolare il ragionamento sulla distribuzione spaziale dei fenomeni. Nella ricerca geografica i dati non hanno bisogno per la divulgazione necessariamente della produzione di un testo scritto: la visualizzazione è un’ulteriore modalità per il ricercatore per la presentazione, grafica, dei dati (Demšar, 2009). Se il mix metodologico è un fatto consolidato della disciplina, l’utilizzo congiunto dei GIS e dei metodi quantitativi sta trovando relativo successo fra gli autori. È infatti modalità per aumentare il potere esplicativo della ricerca in ambito geografico attraverso l’individuazione di correlazioni fra fenomeni non osservabili attraverso una singola modalità di analisi (Elwood, 2010).