2. Attori ed interessi nel mercato dei prodotti petroliferi
2.2. Caratteristiche della rete di produzione dei prodotti petroliferi
2.2.3. Gli attori
Nella letteratura (Bridge, 2008; Dicken, 2011) si propone una classificazione funzionale degli attori economici.
Bridge (2008) sottolinea la rilevanza delle compagnie petrolifere (vertically integrated oil companies), soggetti che estendono la propria attività lungo le diverse fasi che compongono la filiera petrolifera. La loro posizione di dominio nel mercato deriva, in primo luogo, dalla possibilità di assicurarsi l’accesso alla materia prima per il tramite di diritti di proprietà sul territorio o concessioni di estrazione e, in secondo luogo, dal raggiungimento dell’efficienza nella produzione, nel trasporto e nella distribuzione dei prodotti petroliferi. De Graaff (2011) analizza la dinamica storica nel mercato petrolifero come una competizione fra due macrocategorie: le imprese petrolifere internazionali dei paesi dell’Occidente, principali consumatori di energia (International Oil Companies, IOCs), e le compagnie petrolifere nazionali dei paesi partecipanti all’OPEC (National Oil Companies, le NOCs), ossia le compagnie dei paesi esportatori di petrolio11
Oltre agli operatori verticalmente integrati, si possono individuare altri attori che sono partecipi ad una sequenza più limitata di operazioni. Nello specifico si possono individuare (Ivi, p. 398) sia imprese che forniscono servizi o prodotti nella fase estrattiva a compagnie petrolifere, come servizi di perforazione, logistica (es. Schlumberger, Baker Hughes, Diamon Offshore) sia operatori indipendenti nel campo dell’estrazione, raffinazione, deposito,
. Attualmente la maggior parte dei giacimenti mondiali di petrolio è sotto il controllo delle NOCs e nei giacimenti petroliferi tradizionali diventa difficile estrarre quantità addizionali senza far ricorso a tecnologie innovative. Da qui sorgono nuove sfide per le IOCs che devono dedicare ingenti investimenti per lo sviluppo di conoscenza e tecnologia al fine di sviluppare nuovi campi. Riboldazzi (2011) osserva che oltre a questi soggetti integrati, ci sono anche le compagnie petrolifere dei paesi consumatori, come ENI, che sono nate per perseguire finalità di interesse nazionale e contrastare il dominio delle IOCs nel mercato locale. Per Bridge (2008, p. 398) ci sono altri soggetti integrati in campo, segnatamente le compagnie petrolifere con partecipazione pubblica dell’Asia dell’Est, come Petronas (Malesia), KNOC (Corea), OGNC (India), CNOOC, CNPC e Sinopec (Cina), le quali hanno adottato delle strategie internazionali di investimenti dagli anni ′90 per assicurarsi proprie riserve petrolifere.
11 Senza la pretesa di voler descrivere la storia del settore petrolifero, qui si vuole solo ricordare, ripercorrendo il lavoro della Riboldazzi (2011) di come storicamente le IOCs hanno dominato fino alla seconda guerra mondiale il settore. Esse consistevano in un gruppo denominato “Sette Sorelle”, nominatamente le americane Exxon, Mobil, Chevron, Texaco e Gulf Oil, le europee Royal Dutch/Shell Group, British Petroleum. Tale insieme originario si è evoluto ed ha incluso in seguito ConocoPhillips e Total per formare un gruppo di supermajors, imprese verticalmente integrate e caratterizzato da una distribuzione globale delle loro attività. Con la decisione del Consiglio Rivoluzionario iraniano di chiudere ogni concessione petrolifera stipulata con le compagnie straniere, si costituisce nel 1951 la National Iranian Oil Company, compagnia petrolifera nazionale iraniana che ha dato l’avvio ad una campagna di nazionalizzazioni in altri paesi esportatori. Saudi Aramco (Arabia Saudita), Petròleos de Venezuela (Venezuela), Kuwait Petroleum Corp (Kuwait) e Iraq Petroleum Company (Iraq) sono altri esempi di compagne nazionali che contendono il primato in termini di produzione alle tradizionali compagnie petrolifere internazionali.
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distribuzione. Più specificatamente, la letteratura manageriale (cfr. Riboldazzi, 2011) individua le figure dei raffinatori pure-play che raffinano il greggio per altri operatori della filiera e spesso sono legati da contratti con i grossisti, niche refineries, imprese specializzate in alcune fasi dei processi di raffinazione, società di stoccaggio che detengono infrastrutture logistiche come depositi, imprese di distribuzione indipendenti.
L’autrice inoltre (Ibid.) sottolinea come a partire dagli anni ′80 siano presenti nel mercato anche operatori commerciali e finanziari come traders, brokers, investitori che non sono presenti nella fase propriamente produttiva bensì influenzano i mercati negoziando e commercializzando grossi quantitativi di petrolio greggio e derivati. Dunque imprese di distribuzione indipendente e traders, brokers ed investitori sono attori economici che partecipano di fatto alla filiera produttiva ma non si occupano dei processi di trasformazione dei beni. Queste soggetti economici si occupano propriamente della collocazione nel mercato, sia esso intermedio o finale, del prodotto.
Nella Figura 2.4 è presente uno schema che descrive quali sono gli attori rilevanti per la realizzazione delle varie fasi del processo di produzione. Si entri nel dettaglio per descrivere il loro ruolo all’interno della rete di produzione.
In linea generale le grandi compagnie petrolifere governano il sistema, determinando la quantità di greggio da raffinare e con quali modalità immetterla nel mercato. Nella fase a monte, oltre alle tradizionali imprese integrate, sono presenti altri operatori che forniscono servizi specializzati o altri soggetti economici che offrono servizi generici. Quest’ultimi sono principalmente attori economici locali che si occupano di attività generiche come costruzione, fabbricazione, manutenzione, ma è raro che tali relazioni vengano conservate in altri contesti geografici. Molti soggetti, dunque, partecipano all’upstream sia perché per la compagnia petrolifera è preferibile procedere con l’attività di esplorazione assieme ad altri partner per ripartire il rischio geologico e finanziario sia perché il ricorso a servizi offerti da operatori specialistici, operanti su scala globale, permette all’impresa verticalmente integrata di concentrarsi nelle attività chiave. L’attivazione di legami orizzontali permette alla compagnia petrolifera di rispondere prontamente alle esigenze della domanda senza dover procedere con investimenti di capitali propri.
Per quantificare la partecipazione all’upstream si prenda come riferimento le stime che emergono dallo studio di Mackinnon et al. (2004) sull’importanza delle reti inter-aziendali come canali per il trasferimento di conoscenza e innovazione nell’industria petrolifera nella zona di Aberdeen, in Scozia. Nel descrivere la metodologia del loro lavoro, affermano che nell’anno 2000 sono 1.027 le imprese coinvolte con vari funzioni nell’estrazione di petrolio nell’area. Si tratta di compagnie petrolifere, le maggiori multinazionali come British Petroleum, Amoco, Shell, Elf, le quali possiedono le licenze ed i diritti per l’estrazione del petrolio e del gas, terzisti/appaltatori che forniscono servizi alle compagnie petrolifere ed infine una serie di piccole-medie imprese che offrono prodotti e servizi ai terzisti, quali attività di perforazione, fornitura di equipaggiamento meccanico, personale qualificato.
49 Fonte: Bridge, 2008, p. 398, Fig. 3.
Fig. 2.4 - Processo di produzione dei prodotti petroliferi.
Passando al tratto intermedio della sequenza produttiva si nota che vi è numero limitato di soggetti che si occupano del trasporto del petrolio greggio verso i luoghi della lavorazione come pure di operatori della raffinazione. Gli elevati costi di produzione e le grandi dimensioni degli impianti comportano la necessità di effettuare consistenti investimenti fissi per avviare indipendentemente l’attività di raffinazione. Le compagnie petrolifere utilizzano oltre che le proprie infrastrutture e mezzi anche la capacità logistica di terzi, soprattutto per quanto riguarda il trasporto di greggio via nave.
Nel tratto finale, per quanto riguarda il secondo ramo dello schema della Figura 2.4, ossia quello che riguarda la distribuzione di carburante in rete, c’è da osservare che oltre alla presenza delle compagnie petrolifere integrate sono presenti altri attori, riconducibili alla figura dei grossisti e dettaglianti.
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Lo Stato è presente come attore in tutte le fasi. In primo luogo, è detentore delle risorse e determina le condizioni per cui gli attori economici possono averne accesso. A questo proposito sia Dicken (2011) che Bridge (2008) utilizzano il termine territorialità (territoriality) per definire come il petrolio sia (Ivi, p. 413) “radicato in strutture proprietarie, istituzionali, culturali-politiche dello stato-nazione”. La constatazione di base è che lo Stato ha la proprietà delle risorse, però può consentire all’investitore di effettuare l’attività estrattiva a fronte di compensazioni monetarie come royalties, canoni, imposte. Nelle altre fasi, è altresì presente con il suo potere normativo, che si sostanzia con l’emanazione di leggi concernenti la sicurezza, la salute, l’ambiente. Anche nella fase del consumo ha molta influenza. Bridge (2008) individua tre motivi per cui lo stato ha interesse nel sorvegliare la fase del consumo dei prodotti petroliferi. In primo luogo, i prodotti petroliferi ed, in particolare, i carburanti sono una fonte importante di entrate fiscali; in secondo luogo lo stato deve garantire delle riserve; infine, i prezzi del petrolio sono delle determinanti critiche dei tassi di crescita dell’economia. Inoltre, c’è da ricordare che lo Stato può essere presente non solo con il suo potere normativo, ma anche come operatore, ossia con proprietà delle compagnie petrolifere (Dicken, 2011, p. 256).
Queste varietà di ruoli e funzioni fanno sì che lo Stato condizioni la geografia e l’organizzazione delle reti di produzione. La capacità di sfruttare la sua posizione e le ricadute in termini economici dipendono in particolare dalla forza in termini negoziali dello stesso (Ivi, p. 258). Dunque, (Bridge, 2008, p. 400) “in merito al bene petrolio, l’intensità del coinvolgimento dello stato introduce un fattore geopolitico più forte nel plasmare il sistema produttivo rispetto ad altri prodotti”.