• Non ci sono risultati.

CAPITOLO 2 L’ ASSESSMENT DEL SERVIZIO SOCIALE

2.2 L’assessment nelle comunità di pratiche

Gli approcci di assessment appena visti fanno riferimento a diverse as-sunzioni teoriche (Milner, O’Byrne, 2005).

Vi sono quelle che guardano al passato, alla genesi del problema, alla situazione problematica nella persona; altre invece pongono maggiore at-tenzione sugli aspetti del “qui e ora”, sulle distorsioni di pensiero, sull’influenza dell’ambiente; altre ancora privilegiano le potenzialità e le risorse dell’utente piuttosto che i “deficit”, il futuro, le competenze e le possibilità aperte sul divenire.

Tuttavia spesso l’assessment di servizio sociale non fa riferimento a un approccio teorico preciso e si configura dentro dei confini sfumati nelle stesse comunità di pratiche.

Abbiamo ritenuto che di fronte a questa pluralità di approcci all’assessment, un orientamento di ricerca costruttivista e costruzionista,

si possa porre come un “modello mentale” utile per l’emersione e inter-pretazione dei dati all’interno delle diverse pratiche professionali.

2.2.1 Costruzionismo, costruttivismo e assessment

Confrontiamo quotidianamente i nostri punti di vista sul mondo che ci circonda: un continuo adattamento tra le nostre definizioni con quanto ca-de sotto i nostri sensi e all’interno ca-del flusso ca-dei nostri pensieri.

Sottoponiamo a prova le nostre visioni della realtà.

Gli scenari sociali si manifestano anche attraverso la donazione di sen-so del punto di vista assunto dal rilevatore, professionista o ricercatore.

Costruzione di significati che si vengono a definire tra chi conosce e l’oggetto della conoscenza.

La conoscenza riflessa, in tale posizione esplorativa diventa frutto di un processo esso stesso sociale ove conoscente e “oggetto” conosciuto sono in stretta relazione.

È su tale interazione che si pone la consapevolezza professionale in quanto i processi di conoscenza delle discipline sociali non sono analoghi a quelli delle discipline dei mondi “naturali”.

Per meglio intenderci e semplificando, un conto, per esempio, è dimo-strare l’esistenza della forza di gravità sulla terra (e non sulla luna) e un

nerazionale, fenomeno in parte rilevato attraverso alcuni indicatori ma non ancora definibile nella relazione semantica tra indicatori e concetto “sfruttamento sessuale di genere e generazionale”.

L’effetto che ne deriva è quello che il fenomeno, in mancanza di una definizione esauriente empirica conoscitiva, rimane in gran parte nella sfera del percepito (Marradi, 2007).

Le tecniche e il nostro bagaglio teorico plasmano le proprietà dei fatti sociali e la conoscenza che poniamo in loro: “la nostra conoscenza della realtà […] non si basa sulla percezione diretta e passiva di fatti ontologi-camente dati, ma consiste in un processo di costruzione e ricostruzione” (Bannister, Fransella, 1986: 5-6).

L’assistente sociale è persona portatrice del suo particolare punto di vi-sta teorico, valoriale e anche strettamente personale.

Nella sua costruzione del sapere deve porre come primo oggetto della conoscenza la riflessione sul proprio modo personale di vedere e signifi-care gli scenari sociali che si pongono o si vengono a definire nell’interazione tra sé e gli ambienti esterni (costruzionismo sociale) (San-tambrogio, 2010).

Nella funzione professionale di assessment poi, l’assistente sociale deve saper guardare il proprio pensiero come un “oggetto” per tessere trame di

riflessioni a un livello meta ove coglie il sé conoscente nell’azione del co-noscere (costuttivismo sociale) (Santambrogio, 2010).

L’assunzione di tale approccio (costruzionistacostruttivista) deve tut-tavia togliere l’idea (critica) di un “relativismo assoluto” della percezione della realtà e della sua conoscenza per orientare un pensiero che vede i professionisti concreti dentro realtà storicosociali in grado di cogliere con consapevolezza, gli aspetti contestuali, culturali, processuali dei per-corsi di conoscenza e di definizione degli scenari del mondo percepito.

2.2.3 Astrazione, praticità e assessment

L’assessment è il frutto di un lavoro pratico che avviene sul campo. Si sviluppa in un contesto professionale emotivo, pratico ed esperien-ziale, tanto che vengono impiegati strumenti quali il colloquio, la cartella sociale, le relazioni, la documentazione, i genogrammi familiari, le eco-mappe, i fogli di bilancia, la struttura di reti e le griglie per la raccolta dati (De Ambrogio, Bertotti, Merlini, 2007).

La pratica nella realtà si può distanziare dalla teoria, come se il fare a-vesse una tacita “teoreticità”, una conoscenza situata in luoghi reali ed e-sperienziali, ove l’efficacia di un intervento, della validità di un

asses-sment si misurano sul grado di sostenibilità e di adeguatezza rispetto alla realtà dei fatti.

Le comunità di pratiche trovano una propria ragione d’essere mediante la plausibilità e l’aderenza della praticità del lavoro implementato, anche se questo può non essere ricondotto necessariamente a immediate astra-zioni teoriche (Milner, O’Byrne, 2005).

Esistono realtà diversificate, molteplici, verità “multiple”, come lo sono quelle che sorgono dall’esperienza pratica di servizio sociale.

Il riferimento a teorie astratte è utile per avere abiti mentali di pensiero, ma non può corrispondere alla realtà e varietà delle situazioni professiona-li incontrate.

Nelle comunità di pratiche, l’assessment è uno dei domini (Wenger, 2006) di comune interesse professionale.

Oltre a rinforzare l’identità alla stessa comunità su un’importante fun-zione professionale, l’assessment determina una competenza condivisa ove gli uni si arricchiscono con gli altri in forme linguistiche, in punti di vista e in strumenti diversi, ove si mantiene un interesse verso la particola-rità di ogni situazione problematica.

Nelle comunità di pratiche più che ricercare “grandi teorie” di spiega-zione, si ricercano comprensioni parziali, adatte alla realtà incontrata.

Si colgono differenze e atipicità che non possono essere colte attraverso uno schema generale teorico.

Il coinvolgimento della comunità nell’esperienza situata, il vivere l’esperienza da parte dell’operatore nella sua totalità e il coinvolgimento dell’utente sono ciò che differenzia l’astrazione teorica non storicamente collocata dalla situazione concreta.

Ecco che l’approccio teorico suggerisce nel singolo una prima direzione per formulare un assessment (Milner, O’Byrne, 2005), ma non esaurisce la necessità pragmatica che trova nella comunità di pratiche particolari modalità condivise di significazione delle realtà incontrate.

2.3. Conoscenza esplicita e conoscenza tacita nei processi