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CAPITOLO 3 D ISEGNO DI RICERCA

3.1 Quali percorsi fondano i processi di conoscenza di assessment?

3.1.5 Interrogativi in “progress”

Per quanto sopra esplicitato e per la natura della metodologia usata dal-la Grounded Theory presentiamo qui di seguito gli interrogativi che hanno condotto alla formulazione della domanda di ricerca.

con-Semanticamente, nella loro annotazione circostanziata in riflessioni av-venute nel tempo, tali interrogativi si possono così riassumere.

Cos’è il sapere?

Il dizionario della lingua italiana (Gabrielli, 1993) lo definisce sotto più aspetti: 1) l’acquisizione di conoscenze attraverso l’apprendimento e quindi un’attività di tipo intellettuale; 2) apprendere cognizioni di tipo pratico, assunte attraverso l’esercizio, l’esperienza e la pratica; 3) venire a conoscenza e assumere informazioni circa fatti, eventi, nozioni astratte; 4) essere consapevoli di come si compone un fatto o un comportamento u-mano; 5) possedere competenze, abilità e capacità nel saper fare.

Il sapere può essere finalizzato a un’utilità pratica del vivere quotidiano oppure, nel caso del sapere scientifico è prodotto in specifici contesti cul-turali e sociali da professionisti del sapere, gli scienziati (Pontecorvo, A-jello, Zucchermaglio, 1995).

È questo secondo aspetto che ci ha interessato nel dar corso a una moti-vazione iniziale di ricerca.

Nell’utilizzo delle vignettes come strumento di assunzione (ed evoca-zione) delle conoscenze è risultato utile il riferimento ai modelli di cono-scenza postulati da Magnani (1997).

Il primo riguarda la rappresentazione della conoscenza che si rifà alle immagini mentali iconiche attraverso i sistemi percettivi in interazione con la memoria. Il contesto della giustificazione (la “verità”) è dato dalla nitidezza nel soggetto conoscente di tale rappresentazione e dalla sua ade-guatezza rispetto a ciò che si intende rappresentare.

Il secondo modello della conoscenza considera la conoscenza come so-vrapponibile alla proposizione “che descrive le relazioni tra le cose” (id, p. 170), tipico dell’enunciato scientifico che si giustifica nei principi da cui deriva e nella corrispondenza con il mondo esterno.

Qual è il sapere del servizio sociale?

Il servizio sociale come professione e servizio è anche una disciplina scientifica.

Perché è una disciplina e cosa la distingue dalle scienze naturali20? Nei capitoli precedenti abbiamo cercato di rispondere a questi interro-gativi per definire il contesto e il nostro punto di vista.

Di fatto il sapere di servizio sociale è connotato per la sua valenza non speculativa ma orientato all’operatività.

Una conoscenza pratica che si manifesta nel momento dell’azione, co-noscenza ancora poco conosciuta nel campo dell’indagine scientifica.

Una conoscenza implicita che si esprime attorno ad identità professio-nali accumunate da un’appartenenza a prassi condivise non sempre espli-citate.

Le comunità di pratiche.

Come avvengono i processi di conoscenza nelle comunità di pratiche del servizio sociale?

La lettura della manualistica in servizio sociale (adottata in molti corsi universitari per la preparazione anche agli esami di stato), ha risaltato la diversificazione degli approcci teorici di servizio sociale.

La diversificazione tuttavia va colta non come indeterminatezza cono-scitiva, ma come una ricchezza che deve comporsi in frame di modelli te-orici, a conferma che la complessità del mondo sociale non può che far ri-saltare letture e interpretazioni concettuali composite e non onnicompren-sive.

La visione “trifocale” del servizio sociale (Gui, 2004; Lazzari, 2008), l’uso connotativo del linguaggio e la visione qualitativa degli interventi di servizio sociale (Fargion, 2002, 2006, 2009) ci sono sembrate chiavi di lettura entro cui guardare le modalità operative del servizio sociale incon-trate nella ricerca nelle loro diversità e similarità.

Ciò che ci è sembrato essere imprescindibile da qualsiasi modello stu-diato anche prima dell’avvio concreto della ricerca è che il sapere

dell’assistente sociale non è di tipo speculativo, “metafisico”, ma è un sa-pere finalizzato all’operatività.

Un fare non semplicemente “filantropico” lasciato alla spontaneità ma costitutivo di un’intenzionalità (Crespi, 2007) ove il fare è collegato al pensare, ove l’agire pratico è intimamente collegato all’attività conosciti-va e alla dimensione teorica, anche implicita.

Un sapere che non è relegato alla sola dimensione individuale dell’operatore sociale ma che si viene a costituire in “forme” situate di comunità di conoscenza pratica (Hall, White, 2005; Lave, Wenger, 2006; Wenger, Mcdermott, Snyder, 2007).

Come conoscenza pratica il servizio sociale ha un proprio processo me-todologico.

Quale fase di questo processo metodologico riteniamo possa essere di nostro interesseai fini della ricercaper far emergere i processi di cono-scenza tacita ed esplicita?

L’interesse si è riferito all’aspetto iniziale del processo di aiuto, l’assessment da noi guardato all’inizio della ricerca in ottica costruttivista e costruzionista come questioning model, procedural model o exchange model21 (Parton, O’Byrne, 2005).

La fase dell’assessment ci è sembrata una buona opportunità di ricerca sia perché è una funzione essenziale nel lavoro dell’assistente sociale sia perché è circoscrivibile come campo di indagine.

Già in fase di costruzione del disegno di ricerca si è quindi guardato al-le risorse o possibilità per accedere alal-le comunità di pratiche attraverso degli stakeholders quali gli ordini professionali, i responsabili di servizio e alcuni assistenti sociali da noi conosciuti.

Nell’assessment quali sono le dimensioni di conoscenza che lo costitui-scono?

In risposta a questa domanda è stata condotta un’analisi bibliografica e teorica degli elementi che possono costituire un assessment di servizio so-ciale e ci si è riferiti (Milner, O’Byrne, 2005; Campanini, 2006; De Am-brogio, Bertotti, Merlini, 2007) con un’attenzione particolare all’ottica co-struttivista e costruzionista (Milner, O’Byrne, 2005).

Abbiamo visto che il servizio sociale italiano non ha ancora una forte esperienza di definizione o applicazione di strumenti valutativi specifici per quanto riguarda la dimensione di assessment (Prizzon, 2006).

In fase di riflessione sulla focalizzazione della domanda di ricerca, ab-biamo tuttavia fatto nostre alcune questioni dibattute in letteratura che so-stengono che le aree di assessment sulle quali l’assistente sociale è chia-mato a esprimere un giudizio professionale sono quelle dell’abitazione,

delle relazioni familiari, delle relazioni sociali, della salute nella sua va-lenza biopsichicosociale, della condizione economica, della situazione occupazionale, dell’istruzione, dei livelli di autonomia, delle dipendenze e degli stati giuridici (problematici) ove si trova la persona in alcuni mo-menti della sua vita (Prizzon, 2006.)

Quali aree di intervento professionale possono far emergere alcune

dimensioni dei processi di conoscenza nella formulazione

dell’assessment?

Con questa domanda sono state analizzate le aree di lavoro del servizio sociale nelle quali fosse possibile far emergere (con una sufficiente acces-sibilità al campo di ricerca) i processi di conoscenza manifestati dagli as-sistenti sociali.

Le aree di intervento analizzate per orientare la nostra indagine sono state quelle con riferimento ai minori e alle famiglie, agli anziani, alla de-vianza penale, alle dipendenze, all’handicap, alla progettazione e alla programmazione dei servizi nell’ottica di lavoro di comunità (Dominelli, 2005).

Rispetto a tali aree di intervento del servizio sociale ci si è quindi chie-sti quali fossero i nostri interessi di ricerca.

Tuttavia si è valutato che le due aree (speculari) quella dei minori e quella della famiglia sarebbero state la più idonee anche per l’aspetto tipi-camente convergente dell’una sull’altra (Ardesi, Filippini, 2008; Donati, Folgheraiter, Raineri, 2011).

L’area minorifamiglia ci è apparsa anche quella maggiormente percor-ribile per gli strumenti e l’arco di tempo a disposizione per la ricerca e la più evocativa nei confronti del gruppo di indagine che avremmo selezio-nato (e quindi saliente per l’emersione del materiale di ricerca) per gli a-spetti emotivi, cognitivi, “irrazionali”, etici, valoriali, di protezione e tute-la suscitati (Dominelli, 2005; Canali, Vecchiato, Whittaker, 2008).

Da qui l’interrogativo di ricerca: quali sono i processi di conoscenza implicita ed esplicita nell’assessment di servizio sociale nell’area profes-sionale minori e famiglia?