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L’utilizzo di vignettes e l’intervista non direttiva

CAPITOLO 3 D ISEGNO DI RICERCA

3.6 L’utilizzo di vignettes e l’intervista non direttiva

Prima dell’individuazione del gruppo di ricerca si sono quindi costruiti gli strumenti di rilevazione dei dati.

In particolare lo strumento delle vignettes si è venuto a definire attra-verso un apposito gruppo (come accennato nel paragrafo precedente) non partecipante successivamente alla rilevazione dei dati dell’indagine (fase 1, tab. 2).

A questo gruppo sono stati somministrati dei brevi testi scritti raccolti dalla letteratura scientifica (Fook, Ryan, Hawkins,1997; Mangen,1999; Sheppard, Ryan, 2003; Urek, 2005; Forrester, McCambridge, Waissbein,

Rollnick, 2008) e dai temi per gli esami di stato per assistenti sociali27 (o-gni vignetta presentava situazioni critiche in ottica di servizio sociale).

Tale somministrazione, avvenuta con trasmissione dei testi on line (previo contatto telefonico o personale) ha permesso di effettuare una “ta-ratura” degli strumenti testuali fino ad arrivare all’individuazione delle due vignettes che sono state somministrate al gruppo di ricerca dei 24 as-sistenti sociali.

L’età media dei partecipanti al gruppo di “taratura” delle vignettes era di anni 40,8 (range 22-65).

Tale gruppo era composto di 13 donne e 5 maschi.

I partecipanti a tale gruppo erano: dottori di ricerca (n.4), assegnista di ricerca (n.1), responsabile dei progetti giovani (n.1), borsista di ricerca (n.1), studente di medicina (n.1), studente di servizio sociale (n.1), studen-te di psicologia (n.1), professionisti psico-sociali (n.3), altri professionisti (n. 4), pensionato (n.1).

I 18 effettivi partecipanti alla taratura dei materiali testuali hanno e-spresso proprie opinioni e commenti sui vari testi a loro sottoposti sugli aspetti di comprensibilità dei testi, plausibilità della situazione critica pre-sentata, reazioni suscitate dalla lettura delle situazioni descritte brevemen-te, libere riflessioni.

Si riportano alcuni feed back considerati per la formulazione finale del-le due vignettes impiegate come strumento testuadel-le da somministrare al gruppo di ricerca dei 24 assistenti sociali:

“bisogna porre attenzione alla vita relazionale delle persone”, “importanti sono i rapporti con il contesto sociale” (Cod. 01);

“con che probabilità può verificarsi una situazione del genere?” (Cod. 02);

“testi comprensibili” (Cod. 03);

“storia preoccupante”, “piccolo paese dove tutti sanno, ma nessu-no parla, tutti si conessu-nosconessu-no e nessunessu-no esce allo scoperto” (Cod. 04);

“povera madre e poveri bimbi” (Cod. 05);

“tutto può accadere”, “come a volte certe relazioni sono invi-schianti” (Cod. 06);

“tutte queste variabili in campo?” (Cod. 07);

“testi comprensibili e plausibili”, “io porrei l’attenzione sul tipo di attaccamento nelle figure genitoriali che emerge dai racconti” (Cod. 08);

“in molti di questi casi la variabile indipendente è il pattern d’attaccamento” (Cod. 09);

“è plausibile: tutto può accadere e ormai ne ho viste davvero tan-te” (Cod. 10);

“mi è venuto il dubbio che non ci fosse mai stato abuso sulla mamma ” (Cod. 11);

(Cod. 13);

“probabilmente c’è anche uno scompenso psichico o un disturbo di personalità” (Cod. 14);

“che storie preoccupanti” (Cod. 15);

“viene da pensare a un destino già segnato per la bambina”; “che rabbia” (Cod. 16);

“mi ero dimenticata che c’era qualcun altro che stava male”(Cod. 17);

“ho sentito molta empatia verso i personaggi più deboli” (Cod. 18).

(Cod. 19 n.p.; Cod. 20, n.p.)

L’idea dell’individuazione delle vignettes come tecnica di raccolta del materiale dei dati testuali si è resa necessaria per il particolare ambito del-la ricerca (del-la conoscenza tacita ed esplicita).

Le vignettes infatti hanno assunto la funzione di stimolo quale storia fi-gurata per favorire l’emersione alla memoria delle conoscenze (per lo più implicite), suscitare delle reazioni nei soggetti partecipanti alla ricerca, creare un contesto (seppur indotto) di immedesimazione nel ruolo dell’ assistente sociale figurato.

L’intervista non direttiva invece ha assunto il ruolo di inserirsi all’interno di un contesto cognitivo ed emotivo già attivato e permettere una circolarità della comunicazione con i partecipanti rispetto al materiale

da loro prodotto sul compito svolto con le vignettes come “storie figurate” (Marradi, 2005).

L’intervista è stata quindi non direttiva (per lo stile di conduzione) con l’intento di far esprimere agli intervistati il loro modo di comprendere le situazioni prospettate nelle vignettes, di raffigurarle, di darne una loro va-lutazione, ma di poter permetterne anche l’emersione degli aspetti inediti non espressi (Addeo, Montesperelli, 2007).

La combinazione vignettes e intervista non direttiva è sorta nell’intento di stimolare spontaneamente la produzione del materiale testuale e di po-terlo approfondire attraverso l’intervista non direttiva.

Nello specifico le vignettes somministrate riportano due storie raffigu-ranti delle situazioni problematiche (vedasi appendici).

La prima vignetta descrive sinteticamente il quadro di una situazione famigliare ove è avvenuto nel passato un abuso sessuale da parte del capo-famiglia. Nella situazione prospettata è presente anche una minore che viene segnalata all’assistente sociale per un problema comportamentale a scuola. Nel nucleo famigliare sono presenti anche problemi di salute e di occupazione lavorativa.

La seconda vignetta riporta invece il quadro di una situazione famiglia-re ove sono pfamiglia-resenti due minori e un unico genitofamiglia-re di riferimento, la

ma-dio. Nel nucleo famigliare sono presenti problemi di salute e di occupa-zione lavorativa.

A ogni assistente sociale del gruppo di ricerca è stato quindi chiesto, per ognuna delle vignettes, di scrivere:

- le informazioni ritenute rilevanti rispetto alla situazione prospetta-ta;

- quali informazioni avrebbe ritenuto utile assumere ulteriormente; - la formulazione di un giudizio sulla situazione;

- cosa e come ha condotto a tale formulazione; - le emozioni provate rispetto a quanto presentato.

L’intervista non direttiva e non strutturata, è partita da una domanda “Dopo aver steso il compito assegnato sulle brevi storie descrittive, vorrei che Lei esprimesse con libertà, cosa ricorda degli episodi, ciò che pensa ora rispetto a quanto scritto, ciò che sente ora o quant’altro ha eventual-mente pensato nel frattempo o provato e che ora sente. Inizi da dove cre-de”.

Le interviste sono state registrate.

Al di fuori dell’intervista sono stati annotati su un notes oltre a rifles-sioni e osservazioni suscitate in noi dall’intervistato, gli aspetti non verba-li emersi nell’intervista (Montesperelverba-li, 1997): paraverba-linguistici (volume

della voce, ritmo del discorso, velocità di parola), cinesici e mimici (po-sture, movimento del corpo, espressioni facciali, cenni del capo), prosse-mici (la collocazione dell’intervistato, la sua distanza).

L’intervista iniziava generalmente con l’uso del pronome personale “tu” da parte nostra perché richiesto dallo stesso intervistato (all’inizio dell’intervista o già nel contatto telefonico).

In 4 interviste si è iniziato con l’uso del “lei” anche se poi con il prose-guo dell’intervista si è passati all’uso del primo pronome personale (per richiesta dell’intervistato).

I temi che sono emersi nel loro complesso dalle interviste non direttive sono stati:

- il senso della conoscenza per l’intervistato (come si conosce una situazione, come assumere le informazioni, gli aspetti della cono-scenza);

- il significato di esperienza per l’intervistato (cosa è fare esperien-za, il contesto, lavorare in situazione);

- la rappresentazione del problema (come si esprimono i pensieri sul problema, come definire un problema e la sua formulazione, ove porre il focus dell’attenzione rispetto a una situazione complessa); - il sé professionale (l’identità professionale, percezione esterna del