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CAPITOLO 3 D ISEGNO DI RICERCA

3.4 Questioni etiche

Il ricercatore qualitativo deve essere molto sensibile verso le proprie pratiche di ricerca non solo per garantire un atteggiamento il più possibile etico e deontico, ma anche per osservare le ricadute evidenti e meno evi-denti che esse hanno sul processo di costruzione della conoscenza (Ri-chards, Morse, 2009).

Il ricercatore qualitativo è chiamato a rapportarsi con due ordini di pro-blemi.

Da una parte quello di garantire alti standard di eticità e deontologia per il tipo di ricerca.

Dall’altra, in ottica dell’utilizzo di determinate tecniche, il ricercatore è chiamato a riflettere e a sentirsi responsabile dell’influenza che può de-terminare nella costruzione della conoscenza.

Nella nostra ricerca, l’etica e i concreti modi per garantire l’anonimato e la privacy dei partecipanti sono stati un momento delicato dell’assunzione dei dati.

La natura (intima, personale) dei temi suscitati attraverso le due vignet-tes e l’assunzione successiva dei dati con l’intervista non direttiva hanno richiesto infatti il rispetto di alcune importanti garanzie nei confronti dei partecipanti.

Il rispetto dell’anonimato è stato pertanto da noi esplicitato nei diversi contatti.

Alcuni assistenti sociali hanno chiesto spontaneamente il mantenimento della privacy e dell’anonimato.

Con i dati emersi è risultato pertanto importante non rendere conoscibili gli elementi identificatori del singolo partecipante riportando quindi le ca-ratteristiche dell’intero gruppo.

Sesso, età, caratteristiche demografiche sono state riferite al gruppo complessivo in media o in ranghi.

necessità di non forzare la volontà o fuorviare la loro motivazione alla partecipazione.

Sono state poste attenzioni alla presenza di eventuali aspettative dei partecipanti, al significato da loro attribuito agli obiettivi dell’indagine, al loro ruolo assunto e percepito nel processo di ricerca.

Attenzione è stata posta anche alla percezione della figura del ricercato-re-assistente sociale.

A tal proposito sono stati colti alcuni atteggiamenti iniziali “contrappo-sti” in alcuni assistenti sociali.

Da una parte un atteggiamento di curiosità e stupore (n. 6 assistenti so-ciali) per il nostro ruolo di ricercatori e con un bagaglio esperienziale pro-fessionale di assistenti sociali.

Dall’altra, un atteggiamento iniziale di distacco e diffidenza (n. 4 assi-stenti sociali) rispetto alla percezione di una nostra “duplice” appartenen-za (ricercatori e assistenti sociali).

Questi aspetti si sono manifestati per lo più in forma non verbale.

Nella manifestazione di tali atteggiamenti è stato (eticamente) utile ac-coglierli ed esplicitare il nostro ruolo come ricercatori (ma con un baga-glio esperienziale di assistenti sociali) per rendere maggiormente “fluida” e coinvolgente la situazione interattiva della raccolta dei dati e per non rendere fuorviante il contesto di ricerca.

3.4.1 Riferimenti filosofici per un’etica di ricerca in servizio sociale

In qualsiasi disciplina il ricercatore deve considerare l’etica come parte connaturata alla sua ricerca.

Questa esigenza si pone come necessità di salvaguardare l’oggetto dell’indagine da possibili manipolazioni o strumentalizzazioni.

Nell’etica del ricercatore vi è la sua responsabilità circa i metodi impie-gati e i risultati raggiunti nei confronti della comunità scientifica, in quella professionale e nella stessa società (Quattrocchi, 1984).

I valori del ricercatore, la sua appartenenza storica e sociale, fa si che egli sia all’interno di un programma di ricerca per motivazioni valoriali extrascientifiche talvolta indotte dai sistemi d’appartenenza (culturale, po-litico, organizzativo, economico) o al contrario mosso da valori insiti nella propria morale come persona e ricercatore (Antiseri, 1977).

Tuttavia l’aspetto intenzionale e motivazionale del ricercatore di stare dentro un sistema di ricerca debbono essere ricondotti verso un fine prati-co della disciplina (Galvan, 1990) di servizio sociale che ha prati-come obietti-vo il raggiungimento di azioni “prescrittive” per l’interazione (e modifica-zione) con la realtà (al contrario delle discipline puramente teoriche che hanno finalità descrittiva ed esplicativa).

ricer-comunque una loro giustificazione “extrascientifica” in quanto non orien-tati a un conoscere puramente teorico ma a un sapere ove l’etica e il no-stro sé pensante sono in relazione con il mondo per finalità di natura “pra-tica” (Corradini, 2006).

Come assistenti sociali ricercatori è quindi risultato utile possedere una “guida” etica (Porcarelli, 2010).

La nostra guida (interna) ha orientato il nostro comportamento sulla dimensione dei valori e dei principi riferiti al codice deontologico profes-sionale (aspetto etico della ricerca) e sui nostri valori e pregiudizi come ricercatori ma anche persone (dimensione morale della ricerca).

Anche l’attenzione alla comunicazione dei risultati della ricerca (espli-citazione del processo di ricerca, delle metodologie, delle tecniche, del ri-spetto della privacy, dei risultati) è stato un ari-spetto di attenzione etica nei confronti dei partecipanti, della comunità scientifica e professionale.

3.4.2 Il codice deontologico degli assistenti sociali: una guida etica anche per la ricerca

Per la nostra ricerca una guida concreta per la conduzione della stessa è stato il codice deontologico rivisto e approvato da Consiglio nazionale degli assistenti sociali il 17 luglio 2009.

Facendo ricerca come assistenti sociali ci si è attenuti alla deontologia professionale e al codice deontologico come concreto “statuto normativo” scritto, pubblico, obbligatorio.

Il codice deontologico non descrive nel dettaglio (né potrebbe esserlo essendo un codice professionale onnicomprensivo a garanzia del profes-sionista, della persona, della comunità professionale, della società, della stessa professione) l’etica dell’assistente sociale nel ruolo di ricercatore.

Pertanto, nella nostra ricerca l’aspetto etico (con riferimento al codice deontologico) è stato considerato prevalentemente in una duplice prospet-tiva: quella dell’attenzione agli assistenti partecipanti alla ricerca e quello di attenzione alla responsabilità “scientifica” nei confronti della profes-sione stessa.

Per quanto riguarda la prospettiva etica nei confronti degli assistenti partecipanti all’indagine i riferimenti prevalenti del codice deontologico sono stati:

- art. 5: il riconoscimento della dignità e unicità della persona assi-stente sociale partecipante all’indagine, il rispetto dei diritti rico-nosciuti quali quello del consenso informato e della privacy;

- art. 8: il rispetto delle diversità d’appartenenza, se conosciute, di preferenza politica, di approccio teorico professionale, di sesso, età, etc.;

- art. 9: la valorizzazione delle opinioni e percezioni dei partecipanti alla ricerca e l’astensione come ricercatore dall’esprimere giudizi di valore sui partecipanti o manifestare comportamenti o espres-sioni verbali di condizionamento nei loro confronti per gli esiti di ricerca.

Per quanto riguarda la prospettiva etica nei confronti della professione il riferimento prevalente del codice deontologico è stato l’art. 53 da inter-pretarsi come il valore morale per adoperarsi in qualità di assistente socia-le ricercatore nel far conoscere i contenuti emersi dalla ricerca, socia-le metodo-logie e gli strumenti impiegati con gli assistenti sociali partecipanti alla ri-cerca.